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Capitolo 6

Il suo profumo era l'odore che mi piaceva di più e le sue braccia che mi stringevano erano la fine del mondo, un universo a parte.
Quel piccolo pezzo di paradiso fu distrutto dalla suoneria del mio cellulare.
Era mia mamma. Risposi con la voce assonnata e lei mi urlò:-"Tesoro, siamo vicino al tuo appartamento!"-
Io dissi semplicemente "ok" e chiusi immediatamente la chiamata.
-"Mark, Mark!"- dissi spintonandogli il braccio -"Stanno arrivando i miei genitori!!"- proseguii urlando.
Spalancò gli occhi e disse:-"Che ti urli?!"-
-"Dai alzati, non ti possono vedere qui!"-
Mark si alzò dal letto. Mi diede un leggero bacio sull'angolo delle labbra e disse:-"Poi parliamo!"-
-"Ok..."- dissi presa dall'ansia.

Quindici minuti dopo che Mark se ne andò, arrivarono i miei genitori. Li abbracciai, mi chiesero della squadra, della scuola e dei miei amici. La sera andammo a mangiare in un ottimo ristorante al centro e mi avevano anche portato dei regali. L'iPhone nuovo e qualche libro.
-"Tesoro, ci dispiace di non poter restare per il tuo compleanno..."- disse mia mamma.
-"Perché no?!"- dissi sbuffando.
-"Saremo a Londra per un viaggio di lavoro di tuo padre!"-
-"Ma che palle! Non posso venire con voi?!"-
-"Hope come farai con la squadra?! Il tuo compleanno sarà di domenica."- disse mio padre.
-"Non giochiamo quella settimana."-
-"Allora va bene. Prendi l'aereo qua a Roma e ci vediamo a Londra."-
-"Ok."- dissi spazientita.

Dopo i due giorni passati in giro per Roma con i miei genitori, riuscì a vedere Mark.
-"Ehi..."- dissi appena lo vidi davanti a scuola.
-"Ciao."- disse guardandomi e sorridendo.
-"Tutto apposto?"- dissi ricambiando il sorriso.
-"Si, tu?"-
-"Apposto, tra 4 giorni vado a Londra."- dissi felicissima per questo viaggio.
-"Perché?!"-
-"Per stare con i miei quando faccio il compleanno."-
-"Capito..."- disse avviandosi verso la scuola.
-"Ma riguardo al bacio dell'altro giorno?"- dissi arrossendo immediatamente.
-"Bho."-
-"Che significa 'bho'?!"-
-"Che ho ottenuto quello che volevo!"- disse sorridendo in modo malizioso.
-"Ovvero?!"-
-"La scommessa."- disse in modo serio.
-"Ma vaffanculo!"- urlai tirandogli uno schiaffo con tutta la forza che avevo in corpo e scappai via piangendo.
-"Hope, cazzo! Stavo scherzando."- disse Mark correndomi dietro.
Mi fermò e mi strinse a sè per calmarmi. Non provai a liberarmi, non ci sarei riuscita.
-"Scusa, stavo scherzando..."- sussurrò baciandomi i capelli.
-"Ti odio!"- dissi mettendo il broncio.
-"Si certo!!"- disse Mark ridendo. -"Comunque..."- proseguì tornando serio. -"Per quanto riguarda il bacio, io non so che fare. Mi fai impazzire ma ci conosciamo troppo poco e non voglio farti soffrire. Ogni volta che ti vedo piangere mi si spezza il cuore. E sono geloso di te ma non potremmo stare bene io e te. Io non so niente di te."-
-"Ok."- dissi senza batter ciglio.
-"Posso abbracciarti?"-
-"No, non ci conosciamo."-
-"Hope, non fare la bambina."-
-"Io non sto facendo niente."-
-"Ok."- disse.
Alla fine, quella mattina non andai a scuola. Restai al parco a fumare.
Durante l'ora di pranzo andai a studiare al campo. Mi allenai più del solito e tornai a casa stanchissima così andai a dormire subito.
I giorni prima di andare a Londra non vidi Mark.

Londra era fantastica e passare il mio compleanno lì con i miei genitori era davvero stupendo ma mi mancava Mark, mi mancava sentirlo anche per telefono così decisi di chiamarlo.
Rispose subito al telefono.
-"Ehi!"- dissi.
-"Hope, auguri!"- rispose Mark.
-"Grazie, ti volevo dire che mi manchi."-
-"Ok."- disse.
-"Mark, davvero, non possiamo continuare così..."-
-"Mi prometti che sei solo mia?"-
-"Ma non stiamo insieme."-
-"Che significa?! A me basta sapere che tu sia mia..."-
-"Ok, sono tua..."- dissi spazientita.
-"Perfetto!"- disse Mark.
-"Vabbè, domani torno, mi aspetti a casa mia?"-
-"Va bene, a che ora?!"-
-"Alle 10:30."-
-"Va bene, a domani."-

A Londra salutai i miei genitori. Abbiamo preso aerei diversi ma non era questo l'importante. All'aeroporto mi stava aspettando Marta.
Appena arrivai a casa, Mark mi stava aspettando davanti al portone. Stava fumando e sembrava nervoso.
Corsi ad abbracciarlo.
-"Piccola mia!"- disse.
-"Ehi!"- dissi.
-"Mi sei mancata..."-
-"Anche tu!"- dissi avvicinando le labbra alle sue ma ci bloccammo entrambi.
-"Ma durante le vacanza di Natale, torni a casa tua?"- disse Mark.
-"Si, mancano solo 15 giorni!"- dissi.
-"Ma il 22 sei qui?!"-
-"Si, parto il 23, perché?!"-
-"Giochiamo contro la squadra femminile della Roma, vieni a vedermi?!"-
-"Certo..."- dissi.
"Cazzo" pensai. Io avrei giocato contro di lui.
Cercai di essere più tranquilla che potevo ma sembrava difficile. Volevo dirglielo ma come?!

Il 22 arrivò velocemente e mentre mi vestivo ero più agitata del solito. Il mister cercò di calmarmi anche perché sapeva benissimo che quei ragazzi avevano quasi tutti la mia età.

Quando entrai in campo, i ragazzi si stavano già riscaldando, mi avvicinai alla mia porta ed iniziai anch'io il riscaldamento con gli occhi di Mark puntati addosso.

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