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Capitolo 3

Le settimane passarono velocemente tra allenamenti ed interrogazioni. Passai la maggior parte del tempo a studiare o al campo da calcio.
Quelle poche persone che avevo conosciuto all'inizio della scuola, mi ignoravano. Gli unici con cui ancora parlavo erano Mark ed Elena. Ogni tanto anche Domy mi rivolgeva la parola, forse suo fratello lo costringeva.
Mark era un ragazzo fantastico, sempre allegro e riusciva a farmi sorridere anche quando non volevo. Un giorno mi ha anche detto che adorava farmi sorridere citando un pezzo della canzone "domani" di J-Ax. Diceva:"E mai nessuna foto, renderà giustizia al tuo sorriso quando esplode all'improvviso sul tuo viso!"
Io arrossii immediatamente e lui mi diede un bacio veloce sull'angolo della bocca. Quell'insignificante bacio ancora mi scombussola lo stomaco...

Una settimana prima di halloween, Jessica stava organizzando una festa a casa sua. Ovviamente non mi disse niente. Non capivo questo suo comportamento. Il giorno prima della sua patetica festa vidi Mark nero per la rabbia. Fumava più del solito mentre eravamo seduti sul prato del parco. Con al sigaretta tra le labbra fissava un punto davanti a sè, senza dire una parola.
-"Cos'hai?"- dissi scuotendogli la spalla.
-"Niente."- disse senza guardarmi.
-"Non ci credo."- dissi avvicinando per guardarlo negli occhi.
-"Mi dà fastidio il modo che ha di fare Jessica con te."-
-"A me non interessa come si comporta lei."- dissi.
-"Quindi domani sera verrai lo stesso a casa mia?"-
-"No, non voglio venire a quella stupida festa."-
-"Stiamo nella mia stanza."-
-"Andiamo a mangiare in qualche fast food?"-
-"Va bene..."- disse schioccandomi un leggero bacio sulla guancia.

Il giorno seguente, sul mio banco, a scuola c'era un sacchetto del bar con un bigliettino "Buongiorno piccola!"
Quella era la scrittura di Mark, feci una foto e gliela mandai ringraziandolo.
Mark pranzò a casa mia con Marta e Gianluca.
Dopo mangiato mi aiutò a studiare inglese.
Dopo aver ripassato per l'ennesima volta uscimmo per andare al parco. Una domanda mi girava in testa da settimane così parlai.
-"Mark, ma tuo padre che lavoro fa?"-
-"È un produttore musicale, sta a New York da quando si è separato con mamma."- disse.
-"Capito."- dissi notando il suo sguardo perso -"Ma domani hai la partita?"- proseguii cambiando discorso.
-"Si, vieni a vedermi?"- disse con gli occhi pieni di speranza.
-"Ovvio, e se segni mi dedichi il goal?"-
-"Certo piccola!"- rispose facendomi l'occhiolino.

Dopo mangiato andammo a casa sua. La zona era troppo silenziosa per una festa. Entrammo a casa passando dal retro. Sul divano bianco del salone, c'era Jessica in lacrime mentre Anna passeggiava nervosa avanti e indietro.
-"Che cazzo è successo?"- urlò Mark.
-"Ah, chiedilo a tua sorella!"- disse Anna mantenendo la calma.
Jessica si alzò dal divano ed abbracciò suo fratello scoppiando a piangere.
-"Sono incinta..."- disse con un filo di voce.
-"Ma che cazzo stai dicendo?! Sei seria?!"- urlò Mark.
-"Si, avevo un ritardo di tre settimane e pomeriggio ho fatto il test."- spiegò Jessica.
Mark restò scioccato dalla notizia, mi afferrò il braccio e mi trascinò fuori.
Andammo al parco ormai deserto e Mark scoppiò in lacrime per il nervosismo.
-"Cazzo!"- urlò
Istintivamente lo abbracciai.
-"Ehi, calmati!"- gli sussurrai dolcemente. -"È un problema suo!"- proseguii alzando il tono di voce.
-"Ma chi si prenderà cura di lei e del bambino?!"-
-"Il suo ragazzo?!"-
-"Ma quale ragazzo?! Un mese fa c'è stata una festa e lei è tornata a casa ubriaca dicendo di non ricordare niente."- disse allontanandosi dal mio abbraccio.
-"Oh!"- dissi sbalordita.
-"Se trovo chi se l'è scopata in quelle condizioni, lo ammazzo!"- urlò stringendo i pugni.
-"Ormai non serve..."-
-"Cazzo, appena lo scoprirà Davide mi romperà i coglioni."-
-"Chi è Davide?"-
-"Mio fratello, è lui che ha gestito me e Jessica quando mia mamma era a New York!"-
-"Capito..."- dissi annuendo.
-"Resti con me?"- disse con uno sguardo da cucciolo a cui non potevo dire di no.
Chiamai Marta e le dissi che sarei rimasta a dormire da Elena, magari poi le spiegherò com'è andata realmente ma per ora è meglio lasciarla dormire tranquilla.
Con Mark ci spostammo da un pub all'altro per tutta la notte e all'alba andammo a mangiare i cornetti appena sfornati.
Rientrai a casa alle 08:00, Marta stava preparando la colazione.
-"Buongiorno!"- disse appena chiusi la porta -"Come mai a casa così presto?"- disse concentrando il suo sguardo sul bollitore.
-"Elena...aveva una visita."- dissi cercando di scappare da quella situazione.
-"Di domenica?"- disse Marta osservandomi incuriosita.
"Cazzo, oggi è domenica!" Pensai.
-"Ehm...doveva andare a visitare dei suoi parenti, hanno avuto un bambino."- dissi sorridendo.
-"Hope, non sei capace di mentire, dove hai passato la notte?"-
-"Sono stata in giro con Mark."- dissi sbuffando.
-"Cosaa?! Avete passato la notte in giro, a Roma, da soli?! Hope ma sei pazza?!"- urlò Marta.
-"No ma..."- cercai di ribattere.
-"Niente 'ma...' tu da oggi alle 19:00 dovrai essere a casa e non dirò niente alla società solo perché  ti rimanderebbero immediatamente a casa!"- disse spostandosi per la cucina.
-"Sei peggio di mia mamma!"- dissi sparendo nella stanza.

Mark mi mandò un messaggio in cui mi ricordava della sua partita, alle 15:45.
Dopo aver risposto al messaggio, mi coricai nel mio lettino e crollai in un sonno profondo.

Il suono del cellulare mi stava distruggendo i timpani. Afferrai il telefono, era una videochiamata da mia mamma.
Risposi.
-"Hope, stavi dormendo?!"- disse mia madre sbalordita.
-"Si."- dissi stiracchiandomi.
-"Io e tuo padre ti volevano dire che verremo a Roma il prossimo fine settimana."-
-"Fantastico."- dissi sorridendo.
Dopo qualche minuto e qualche domanda sulla scuola chiusi la videochiamata.
Erano le 15:20 ed io dovevo ancora prepararmi.
Non ci volle molto ed alle 15:50 arrivai al campo. Mark correva instancabile nel campo per smarcarsi e ricevere una palla buona.
Questo suo tentativo si realizzò dopo 15 minuti dall'inizio della partita e come promesso mi cercò tra gli spalti e mi fece il simbolo di un cuoricino.
A fine partita tornammo a casa insieme e, seduti nel fantastico giardino di casa sua iniziammo a parlare del più e del meno fino ad arrivare al discorso che odiavo più degli  altri...

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