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Capitolo 24

L'estate passò in fretta così iniziarono gli allenamenti e la scuola.
Io e Mark riuscimmo a vederci solo in poche occasioni durante l'anno, tre credo.
La prima fu il giorno del mio diciottesimo compleanno, avevo organizzato tutto alla perfezione in un piccolo locale di Roma.
C'erano tutti i miei parenti, i miei amici e le miei compagne di squadra.
Mark arrivò con un'ora di ritardo ed io, l'avevo capito che era diverso, si notava.
Dopo il tipico ballo con mio padre, ballai anche con lui ma non era concentrato su di me, pensava ad altro.
Lo baciai ma si scostò immediatamente.
Mentre io scherzavo e cercavo di passare al meglio la mia serata, Mark stava al telefono. Quelle chiamate li aveva definite "di lavoro" ma nessun procuratore ti chiama alle 03:00.
Per quella sera lasciai stare ma il giorno dopo litigammo vivacemente.
Eravamo a casa mia.
Iniziai ad urlargli contro dicendogli che io dovevo sapere di chi erano tutte le chiamate che aveva ricevuto durante il MIO giorno. Rispose in modo vago, a monosillabi poi alzò la voce, mi urlò di farmi i fatti miei, di non impicciarmi.
Non ci parlammo per qualche settimana.
Mi scrisse lui, si scusò e lo perdonai.

La secondo volta che ci "scontrammo" fu a Capodanno. Io ero in Calabria per passare le vacanze con i miei parenti e lui venne a farmi una sorpresa. Andammo ad uno dei soliti veglioni. Io indossai un abitino nero con i tacchi e lui si ingelosì.
Ovviamente ricevette una chiamata. Gli chiesi chi era e lui generalizzava troppo.
Litigammo in macchina mentre tornavamo a casa.
Quella situazione mi faceva stare male, ero abbastanza disperata, non lo riconoscevo più. E sinceramente mi mancava il Mark attento e premuroso nei miei confronti.

Quando Mark era a Madrid non facevamo spesso delle video chiamate e quelle poche volte che riuscivo a convincerlo aveva sempre qualcosa da fare e quindi tagliava corto. Nemmeno Jessica riusciva a decifrare quello che passava nella testa di suo fratello.
L'unica persona con cui passava quel poco tempo in cui stava a casa era Carly, la sua nipotina. Aveva quasi un'anno ed era bellissima.

Durante gli esami preferì non sentire Mark, mi avrebbe solo fatto innervosire ed avrei perso la concentrazione.
Sapevo che stava bene solo grazie alle pagine create per lui o agli articoli sul giornale. Era quasi sempre con una ragazza con i capelli ricci ma non capivo chi fosse e Jessica non era d'aiuto.
Gli esami andarono bene, mi diplomai con il 98.
Comunque rividi Mark in una data molto importante per la sua famiglia: Davide si sarebbe finalmente sposato.
La data del suo matrimonio era fissata per il 6 agosto.
Era davvero felice di poter finalmente rivedere Mark e di poter passare una settimana con lui così decisi di fargli una sorpresa, sarei andata a trovarlo due giorni prima della data che avevo detto a lui. Era precisamente il 3 agosto.

Era una calda mattina d'agosto quando arrivai a Madrid trascinandomi dietro la mia valigia. Per il troppo caldo indossavo un top abbinato a dei pantaloncini e le mie amatissime converse.
Avevo parlato con Jessica, quella mattina a casa ci sarebbe stato solo Mark così lei mi avrebbe lasciato le chiavi nel vaso della pianta che c'era all'ingresso. Per spostarmi dall'aeroporto a casa di Mark presi un taxi. Arrivai davanti all'enorme villa e presi le chiavi per aprire il cancello.
Erano le 11:15, quella mattina Mark non avrebbe avuto allenamenti quindi sicuramente stava dormendo.
Aprì delicatamente la porta, mi guardai intorno. Era una casa davvero bella, Anna aveva dei gusti fantastici per quanto riguardava l'arredamento.
Jessica mi aveva detto che per arrivare alla stanza di Mark dovevo fare le scale e poi entrare nella seconda porta a destra.
Lasciai la valigia all'entrata, salì lentamente le scale e sentì dei rumori. Mi avvicinai alla porta e quei rumori, o meglio, quei gridolini furono più forti.
Aprì la porta e vidi la ragazza con i capelli ricci che c'era nelle foto dei giornali avvinghiata a Mark. Erano entrambi in intimo ed io rimasi abbastanza scioccata.
Mark si staccò da lei all'istante e mi guardò.
Cerco di divincolarsi dalla stretta della ragazza.
Io intanto mi avvicinai al suo letto e presi quella "lurida puttana" dai capelli.
Lui era il mio ragazzo.
Come si permetteva a toccarlo?
Trascini quella ragazza giù dal letto ed iniziai a picchiarla. Mark provò a fermarmi ma prese qualche schiaffo anche lui.
Scaricai tutta la mia ira, la mia umiliazione contro di lei che magari nemmeno sapeva che Mark era fidanzato.
Dopo nemmeno dieci minuti Mark mi prese in braccio e mi fece allontanare da lei che scappò via immediatamente. Mark mi guardava dal letto, adesso era in pantaloncini.
-"Scusa..."- disse con un filo di voce.
-"Scusa?! Cioè l'unica cosa che riesci a dire è scusa?"- dissi cercando i suoi occhi.
-"Hope, stavo male senza di te."-
-"Io invece, da ora, starò benissimo senza di te."-
-"Non arrivare a conclusioni affrettate, non puoi lasciarmi così."- disse alzandosi dal letto.
-"Ah no. E perché non posso?"-
-"Perché io te l'avevo detto che era difficile stare senza di te."- disse alzandosi per avvicinarsi a me.
Gli tirai uno schiaffo.
-"Stai dicendo solo delle stronzate."-
-"Hope, ma io ti amo..."- disse con gli occhi velati di lacrime.
"Cazzo!" pensai. Non riuscivo a vederlo piangere.
-"Non dire stronzate!"- lo ammonì urlando.
Corsi fuori da quella stanza in cui si respirava un'aria troppo pesante. Mark mi corse dietro e mi abbracciò. Mi baciò i capelli.
Provai a divincolarmi ma la sua stretta era troppo forte.
-"Mark, lasciami andare."- dissi mantenendo la calma.
Lo sentivo, stava piangendo.
-"Hope, ti prego, dammi un'altra possibilità. Ti prometto che non farò mai più una cosa del genere."- disse mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-"Da quanto tempo andava avanti questa storia?"-
-"Da qualche mese. Lei è Carmen..."-
Questa volta ero io quella in lacrime.
Mark cercò di asciugarmi le lacrime.
-"Ti prego, non mi toccare!"- dissi.
-"Hope, non mi lasciare..."- disse Mark guardandomi negli occhi.
-"Torno a casa per pranzo, lasciami andare via."- dissi scendendo le scale.
-"Posso venire con te?"- disse Mark guardandomi.
-"No. Mi devi lasciare sola."- dissi richiudendomi il portone alle spalle.

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