Capitolo 37: Il grande girasole [R]
Francesca
Chiudo la pagina del mio quaderno, mentre Teresa dorme.
<<Desidera qualcosa?>> , chiede la hostess spingendo il carrello.
<<No, grazie>>.
Chiudo gli occhi per qualche minuto, ma Teresa mi sveglia scuotendomi. <<Francesca, stiamo atterrando>>.
Eravamo in volo nemmeno dieci minuti fa, com'è possibile che stiamo già atterrando?
Un grande tonfo mi avverte che abbiamo appena toccato terra.
<<Gentili passeggeri, vi preghiamo di rimanere ai vostri posti finché il mezzo non si sarà arrestato. Vi ringraziamo per aver viaggiato con noi. Speriamo di rivedervi presto>>, conferma l'annuncio del pilota, seguito da un segnale acustico.
<<Francesca, mi raccomando, seguimi attentamente ora>>, dice Teresa mentre scendiamo dall'aereo.
Io annuisco.
La seguo fino all'uscita numero uno dell'aeroporto.
<<Francesca, ora devi fidarti di me.>>, dice avvicinandomisi molto.
<<Non mi sono fidata fino ad ora?>>, chiedo in modo sarcastico.
Lei ride, tira fuori dalla sua borsa una busta color ocra e me la consegna.
<<Ora saliremo su questa Porsche nera. Io mi metterò davanti, mentre tu starai dietro e aprirai questa busta con tutta la privacy del mondo. Hai capito?>>, dice in modo pacato.
<<Sì, ma cosa succede? Mi stai mettendo ansia!>>, rispondo mentre vedo uscire dalla Porsche nera davanti a noi un uomo alto in smoking con i capelli corti biondi.
L'uomo si avvicina a noi, prende le nostre valigie e le mette nel portabagagli. Prima di salire in auto, Teresa mi abbraccia e dice: <<Ti voglio bene, Francesca. Sei davvero una persona speciale. Ti ringrazio per avermi fatta entrare nella tua vita>>. Sale in macchina dal lato del passeggero, mentre l'autista in smoking mi apre la portiera posteriore.
Salgo, faccio un grande respiro e apro la lettera.
Cara Francesca,
Ti ho promesso che sarei rimasto in contatto con te durante il viaggio: tu pensi di no, ma so tutto. Sei a Roma in questo momento e ti ho preparato, con l'aiuto di Teresa, un'ultima sorpresa.
Ti è piaciuto ciò che hai visto finora? Cosa hai imparato?
Durante il mio viaggio ho capito che i treni, oltre a trasportare un'infinita quantità di persone, portano con sé anche le storie dei passeggeri stessi. Fanno sì che chi scende avverta un senso di novità nell'ariaNelle stazioni cerchiamo di assaporare tutti quei ricordi che non saranno mai nostri.
Per tutto il viaggio hai pensato, magari, di essere sola. Non lo sei mai stata. Hai pensato che non ti fosse permesso avere ricordi ed ecco perché ti nascondevi da Teresa quando scrivevi il tuo diario. Lei lo notava sempre e me l'ha sempre riferito: <<È così carina. Si nasconde da me quando vado negli uffici postali>>.
Quando ci vedremo, vorrei tanto leggerlo.
Spero che tu non rimanga delusa da ciò che ti aspetta, perché l'ho preparato con tutto il cuore. Sono diventato estremamente romantico con te.
A volte, l'unica ragione per cui non lasci andare ciò che ti rende triste è il fatto è stata l'unica cosa capace di renderti felice. Non ti lascerò mai e se dovessi essere tu a lasciarmi, io ti ritroverò sempre.
生き甲斐
Nella cultura giapponese il termine ikigai è traducibile come "ragione di vita", "ragion d'essere". Tutti hanno la propria, ma scoprirla richiede una ricerca interiore che può spesso essere lunga e difficile.
Sono indeciso tra questo nomignolo e quello di Cwtch.
Una leggenda diffusa in Giappone narra che ogni persona porta, sin dalla nascita, un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che la lega alla sua anima gemella. Il filo è indistruttibile e non può essere tagliato: le due persone sono destinate a incontrarsi e innamorarsi.
Siamo destinati a stare insieme, perciò non mi arrenderò.
Ti amo.
A.
Chiudo la lettera e piango. Dopo non so quanto tempo, Teresa abbassa il vetro e mi chiede: <<Tutto bene?>>
Mi strofino gli occhi e cerco di asciugarmi la faccia.
<<Dove stiamo andando?>>, balbetto.
Il finestrino si rialza. <<Hei! Dove stiamo andando? Teresa!>>, urlo picchiettando contro il vetro nero.
Osservo fuori dal finestrino e vedo un cartello verde su cui c'è scritto "Benvenuti a Treia".
<<Teresa, siamo a Treia>>, dico bussando sul vetro.
Riconosco la biblioteca. Quanto mi manca fare la bibliotecaria. Passiamo dal bar e vedo Concetta e Vitale che parlano davanti all'ingresso. Quanto sono cresciuti: Concetta ha i capelli più lunghi ed è diventata più alta, mentre Vitale ha cambiato look, ha tolto gli occhiali e, mi sembra, anche l'apparecchio. La macchina si ferma davanti all'ingresso del giardino della scuola e, a un certo punto, la portiera si apre. Scendo e in meno di un secondo l'auto se ne va, lasciandomi lì da sola. Il grande cancello è aperto e mi invita a entrare. Lo varco e mi addentro nel bosco, seguendo il sentiero cosparso di petali rossi. Mi avvicino al primo albero, su cui è affisso un cartello. Lo leggo.
Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu.
— Hugo Cabret
Che cosa significa?
Mi guardo intorno e vedo che quasi su ogni albero si trova un cartello. Mi si mozza il fiato: non riesco più a respirare.
Vado al secondo albero:
È vero: amiamo la vita non perché siamo abituati alla vita, ma perché siamo abituati ad amare. C'è sempre un po' di follia nell'amore. Ma c'è sempre un po' di ragione nella follia.
— Nietzsche
Il terzo:
Mi capisca. Io non sono come un mondo comune. Io ho la mia pazzia, io vivo in un'altra dimensione e non ho tempo per le cose che non hanno anima.
— Charles Bukowski
Continuo a leggere, passando da un albero all'altro.
A volte mi manchi cosi tanto che credo di non farcela.
Poi ce la faccio, però mi manchi lo stesso.
— C. Bukowski
Certo, io sono una selva e una notte di alberi scuri: ma chi non ha paura delle mie tenebre, troverà anche pendii di rose sotto i miei cipressi.
— Nietzsche
Cercatela ora la felicità. Ce l'hanno data a tutti noi, ma era un regalo così bello da averlo nascosto. E molti non si ricordano dove l'hanno messo. Mettete tutto all'aria. C'è la felicità, è lì. E anche se lei si dimentica di noi, noi dobbiamo ricordarci di lei.
— Roberto Benigni
Tu rendi meno schifoso l'universo e meno pesante ogni momento.
— Inno alla bellezza - Baudelaire
Caddi in uno dei miei patetici periodi di chiusura. Spesso, con gli esseri umani, i miei sensi semplicemente si staccano: lascio perdere.
— C. Bukowski
Spesso le persone fanno arte, ma non se ne accorgono.
— Vincent Van Gogh.
L'amore è una rosa: ogni petalo un'illusione, ciascuna spina una realtà.
— Charles Baudelaire
Arrivo alla fine del percorso di citazioni e il mio sguardo segue i petali rossi per terra finché non vedo un grande girasole.
MI avvicino e prendo il foglio attaccato al vaso. Lo apro e lo leggo.
"Sei come un girasole. Loro sono sempre in cerca del lato più luminoso della realtà".
Riprendo a respirare e comincio a piangere.
Un colpo di tosse mi spaventa e mi giro.
Aeron in ginocchio di fronte a me. Indossa un completo nero: pantaloni neri, una camicia bianca, una giacca nera e una cravatta nera. Ha i capelli sciolti, proprio come piacciono a me: gli circondano il viso e lo rendono un vero dio greco. I suoi occhi mi guardano con adorazione, mentre sostiene con le mani una scatolina rossa aperta, in cui giace un bellissimo anello di zaffiro.
I suoi occhi sono pianeti in cui entri per sbaglio e da cui esci in punta di piedi.
<<Signorina Francesca, non so dire l'ora, il luogo, lo sguardo o le parole che hanno posto le basi. È stato troppo tempo fa. Mi ci sono trovato in mezzo prima di accorgermi che fosse cominciato. Ho lottato invano. Non ci riesco, non reprimerò i miei sentimenti. Deve consentirmi di dirle con quale ardore io la ami e la ammiri. Le sto chiedendo la sua mano, e la sua anima, per il resto della nostra vita. Vuole sposarmi?>>
Le lacrime continuano a scendere. Ha usato la mia citazione preferita e l'ha trasformata a suo piacimento.
Aeron
Ha gli occhi più belli che abbia mai visto. Anche il sorriso non è da meno, sa di felicità. La mia.
<<Davvero?>>, sussurra tra un singhiozzo e l'altro.
Rimango in ginocchio davanti a lei. <<Certo. Perché non mi credi?"
<<Perché nessuno sposerebbe mai una come me...>>, balbetta coprendosi il viso.
<<Io sì>>, dico con fermezza.
<<Lo dici adesso, ma tra qualche anno...>>
<<Guardami>>. Lei toglie le mani dal viso e mi guarda. <<Non cambierò idea>>.
Scuote la testa coprendosi nuovamente il viso. Mi alzo e le tolgo le mani dal viso delicatamente. <<Ma io ti amo>>.
<<Ti amo anche io, lo sai>>.
<<E allora sposami>>.
<<Non voglio rovinarti la vita... insomma, io sono piena di casini>>.
<<Tu la vita me l'hai solo migliorata>>.
<<E se ti stancassi?>>
<<Impossibile>>.
<<E se un giorno non riuscirò più a renderti così felice?>>
<<Sei e sarai sempre la mia felicità. Lo vuoi capire che non riuscirò a trovare nessun'altra che riesca a farmi stare come mi fai stare tu? Lo capisci che io ho questa costante voglia di te e basta? Nessuna riuscirà mai a trasmettermi così tanto anche solo con uno sguardo. Nessuna avrà mai i tuoi occhi o i tuoi capelli sempre in disordine. Nessuna riuscirà a racchiudere così tanta dolcezza. Io voglio solo passare il resto della mia vita con te, ogni momento. Solo con te>>, dico prendendole il viso tra le mani, costringendola a guardarmi negli occhi.
<<Sì>>.
<<Sì, cosa?>>
<<Sì, ti sposo>>.
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