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Capitolo 27: È un addio mia Treia? [R]

Aeron

Sono dentro al battistero, con la lettera in mano. La leggo altre tre volte.

<<Cosa stai facendo?>>, urla Erika mentre entra.

Non rispondo.

<<Come hai potuto lasciarmi lì? Davanti a tutti, poi!>>

<< È finita>>.

<<Cosa?>>, urla.

Ha un aspetto veramente orrendo: il trucco le è colato, i capelli sono semi disfatti e gli occhi le stanno uscendo dalle orbite.

<<Non ho intenzione di ripeterlo>>.

Mi slaccio la giacca, richiudo la lettera e la metto nel taschino sul petto, esattamente vicino al cuore, al suo posto.

<<Non ti azzardare a uscire da quella porta>>, mi minaccia. Le do le spalle e mi fermo sulla soglia del battistero. <<Tua madre mi ha scelto. Devi sposarmi. È la tradizione>>.

Mi volto. <<Avevi detto di non amarmi, quel giorno nel bosco>>, commento.

Resta zitta.

<<Che cosa è cambiato? Avevi detto la verità?>>

<<Sì, avevo detto la verità. Ma avevo. Ho imparato ad amarti e ti amo>>. Mi si butta addosso. Poggia le mani sul collo e mi accarezza la guancia.

Tolgo la sua mano e mi allontano. <<Io non ti amo>>.

<<Ma mi amavi>>.

<<No. Pensavo fosse amore, ma era solo infatuazione>>.

Fa un passo indietro, ferita.

<<C'era un ragazzo, prima che mio padre mi obbligasse a venire qui e sposarti. Si chiamava David. Aveva ventidue anni. Lo amavo>>, sussurra abbassando lo sguardo.

<<Allora perché sei qui?>> Mi avvicino.

C'era un ragazzo che lei amava.

<<Pensavi che io non sapessi che avevi una cotta per me>>. Accenna un sorriso. <<Invece lo sapevo, ma non ricambiavo. Quando i miei genitori mi hanno detto che avrei dovuto sposarti, come richiesto dalla tradizione, l'ho lasciato e sono venuta qua>>. Le cade una lacrima. <<Ma non l'ho mai dimenticato>>. Si copre il volto con le mani.

È la prima volta che Erika si espone in questo modo: è sempre stata così espansiva e irruenta. Mi ha fatto impazzire girando per i negozi, con quelle giornate passate a fare selfie per Instagram e tutto il resto. Mi ha portato in giro per locali e mi ha fatto ubriacare più volte.

<<Ti ho usato per dimenticarlo e ho approfittato della tua vecchia cotta per me. Ti chiedo scusa>>.

Ho usufruito anche io di lei, soprattutto a livello sessuale.

<<Anche io ti ho usato per...>>.

<<Per dimenticarla?>> Alza un sopracciglio.

Annuisco. Senza successo.

<<Ti porgo le mie più sincere scuse>>. Mi avvicino e la abbraccio. Lei mi ricambia con trasporto.

<<Non potevamo farlo prima?>> Ride.

<<Se solo l'avessi saputo prima>>, commento ad alta voce.

<<Che cosa significa?>> Mi osserva con aria interrogativa.

<<Francesca, nella lettera che mi ha dato Teresa, mi ha scritto di aver visto tutto quel giorno nel bosco>>.

Mi dispiace non essere lì per questo tuo giorno speciale, ma devo dirti tutto di me prima di tornare in Inghilterra.

<<Dannazione!>>

<<Che succede?>>

<<Sta per partire per l'Inghilterra>>.

<<Cosa fai ancora qui allora? Corri!>>

Esco di corsa dal battistero. Tutta la chiesa si alza di scatto appena mi vede.

<<Aeron, prendi!>> Mi volto e afferro delle chiavi di una moto. Alzo lo sguardo: è Antonio.

<<Grazie>>.

Prendo la moto, parcheggiata proprio dietro la chiesa, e cerco di andare più veloce del vento. Sto andando a centrotrenta chilometri orari: il mio smoking svolazza come se fosse una bandiera.

Arrivo in aeroporto, parcheggio ed entro.

Sarà troppo tardi?

Francesca

Sono in attesa dell'apertura del gate.

Sto partendo per Londra, per andare a casa di mia madre.

Qualche ora prima...

Sono sul balcone a osservare il paese in festa, quando il telefono squilla.

Numero sconosciuto.

<<Pronto?>>

<<Salve, parlo con Evelyn Francesca Brooke?>> È inglese.

<<Sì. Chi mi cerca?>>

<<La stiamo chiamando dall'ospedale di Londra, il St. Mary. Vorremmo parlarle di sua madre>>.

Mi si gela il sangue delle vene.

<<Cosa succede?>>, rispondo freddamente.

<<Ha avuto un ictus. Hanno dichiarato la morte celebrale e ci serve la sua autorizzazione per procedere. Potrebbe presentarsi al nostro desk dopodomani intorno alle quattro del pomeriggio?>>

<<Certo>>.

Chiudo la telefonata.

Mia madre è morta.

Oggi...

<<Gentili passeggeri, vi informiamo che il gate del volo diretto a Londra, codice WE9877, è aperto. Vi preghiamo di procedere con l'imbarco>>.

Prendo il borsone e il trolley ed entro.

Mi mancherà l'Italia: il suo affetto, il suo calore, i suoi paesaggi e le sue persone.

Soprattutto le persone. Aeron.

Chissà se avrà letto la mia lettera.

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