21: Blue
E' come cadere da una sedia. Tutto intorno a te vortica pericolosamente, finchè non ti trovi distesa su un marciapiede e con la schiena dolorante.
<<Ahi...>>.
Ti metti seduta e ti massaggi la testa, mentre ti guardi intorno. Senza dubbio sei in una città. Una città normale, probabilmente.
E tu sei appena uscita da un muro: roba da tutti i giorni.
<<Ehi, ti senti bene?>>.
Alzi la testa e incontri lo sguardo curioso di una ragazza.
E' alta, castana e le punte dei capelli sono tinte di blu.
Indossa un paio di Vans nere, leggins e una felpa troppo larga.
<<Sì, sì, sto bene>> Rispondi. Ti alzi. <<Dove sono?>>.
<<Sul marciapiede>>.
<<Ah. Ah. Molto divertente. Senti, non ho tempo da perdere: dimmi dove sono>>.
<<New York. Hai presente? La Grande Mela>>.
<<Co... Cosa?! New York? E adesso come ci torno indietro?!>>.
Ti giri verso il muro e inizi a tastarlo, cercando un qualsiasi modo per attivare il portale. Niente. Stai solo facendo la figura della scema.
La ragazza intanto continua a osservarti con quel suo sguardo curioso, poi mette le mani nelle tasche.
<<Dubito che riuscirai a trovare un mezzo di trasporto dentro quel muro. E non c'è nemmeno una porta nascosta, mi dispiace. Quello è di sola andata!>>.
<<Eh? Cosa? >>.
Ti volti di scatto verso di lei: forse questa ragazza non è una passante che si trovava qui per caso. <<Ehi, ehi, non guardarmi così! Non ho idea di cosa ci sia lì dietro, so solo che da quando vivo in questo quartiere ho visto più persone uscire da lì che dal negozio di alimentari qui davanti>>. <<Senti>> Dici ansimando per l'ansia. <<Quello è un portale dimensionale, ma credo che sia solo "andata" perchè permette di uscire da una dimensione falsa>>.
<<Ok, va bene>> Dice lei.
Una persona normale ti avrebbe guardato con occhi sgranati e ti avrebbe definito "pazza". Lei no. Si limita solo a guardarti e a incitarti a continuare la spiegazione.
<<Io devo andarmene da qui, ma con un portale, capisci?>>.
<<Sì, ti capisco. Parliamo la stessa lingua, sai?>>.
<<Sono seria!>>.
<<Bel nome>>.
Emetti un grugnito esasperato e inizi a camminare come una furia su per il marciapiede. <<Non dovresti andare in giro da sola in questo quartiere, sai? Io posso, perchè sono di casa. Ma tu no>>.
<<Va' via>> Ribatti.
<<Ok, ok. Credevo che ti interessasse sapere che potrei aiutarti, ma se non vuoi... Allora vado a casa>>.
<<No, aspetta! E' che il tuo modo di fare è irritante>>.
<<Grazie, lo so. Sedici anni di allenamento! Comunque, il mio nome è Blue. Lo so, non lo senti spesso ma ehi, quando non hai dei genitori devi arrangiarti! Tu sei?>>.
<<(T/n)>>.
<<Bene, (t/n). Domani mattina andremo da Jason>>.
<<No, dobbiamo andarci adesso!>>.
<<Vuoi scherzare? E' quasi mezzanotte e ci vogliono due ore per raggiungerlo! Partiremo col primo treno, prometto, ma adesso non possiamo proprio! Anche perchè l'ultimo è partito mezz'ora fa...>>.
<<E quanto ci vuole in autobus? O in aereo?>>.
Blue scoppia a ridere. <<In aereo? Hai idea di quanto costi il bigloetto?. L'ultimo autobus era alle diciotto>>.
<<Ma dove vive questo Jason? E chi è?>>.
<<A Philadelphia. Ed è l'unico che potrebbe aiutarti, in base a quello che ne so io>>.
<<E non possiamo proprio andarci adesso?».
«No, se non vuoi fartela a piedi. E poi mi sembri stanca: devi riposare».
«Ma...».
Dopotutto è vero. Non puoi fare nulla, non ci sono mezzi.
Ma sei preoccupata per Isabel. Molto.
Blue ti posa una mano sulla spalla.
«Senti, non so in che situazione ti trovi, ma capisco che non sia una delle migliori. Ti va di spiegarmi tutto?».
E così inizi a spiegare, mentre vi avviate lungo il quartiere.
Quando finisci hai il fiatone.
«Quindi... Tu vieni dall'Oregon» Commenta Blue.
«Sì».
«Wow. Ne hai fatta di strada! E dimmi, attraverso a quante pareti sei passata per arrivare fino a qui?».
Malgrado tutto accenni un sorriso, che si spegne subito.
«Blue... Perché mi credi? Voglio dire, non mi reputi pazza?».
«Non più di altri».
«E come mai?».
«Primo: ti ho visto uscire da un muro. Secondo: ho visto, come ti ho già detto, centinaia di persone uscire proprio da quel muro.
Terzo: Quando vivi in strada poche cose possono stupirti».
Fa per dire qualcos'altro, ma chiude subito la bocca.
«Da quando vivi in strada...?».
«Boh, da quando ne ho memoria».
«E non hai dei genitori... Una famiglia?».
«La mia famiglia sono i ragazzi che vivono con me e che mi aiutano ogni giorno» Ribatte lei secca.
«Ti hanno chiamata loro "Blue"?».
«Già. Allora, cosa vuoi da mangiare?».
«Eh?».
Solo allora ti accorgi che siete davanti ad un supermercato.
«Ehm, io... Non lo so, non ho fame».
«Il tuo stomaco brontola da quando sei arrivata. E anche il mio».
«Ma hai i soldi per pagare?».
«Non ce n'è bisogno».
Blue fa per entrare nel locale, ma tu le afferri il polso.
«Non avrai intenzione di rubare?!».
«E chi ha mai parlato di rubare? Seguimi e guarda>>..
Titubante lasci andare Blue, che entra sbuffando nel supermercato. Rimani stupita nel vedere una cassiera grassottella e sorridente salutarla.
<<Blue! Ti stavo aspettando!>>.
<<Ho avuto un piccolo contrattempo>> Sorride lei.
<<Non preoccuparti, tesoro. Ecco qui: il solito!>>.
La donna posa un gigantesco sacchetto traboccante di cibo sulla cassa e lo allunga verso Blue. <<Grazie, Jasmine! Ci vediamo lunedì>>.
Uscite.
<<Ma tu...?>> Inizi a dire.
<<Guarda che lavoro lì. Ho sedici anni, eh!>>.
<<Ti fai pagare in cibo?>>.
<<E soldi. Per fortuna! Adesso vieni, dobbiamo tornare nel quartiere di prima. Abito lì. Ah, e non aspettarti un castello o qualcosa del genere. E nemmeno pace. Quella non c'è mai>>.
Non avevi notato quanto fossero malmesse le case nel quartiere di Blue.
Lei apre un vecchio portone e ti conduce su per una scala vecchissima, per poi fermarsi davanti all'appartamento 29. Dall'interno provengono delle urla.
Guardi la ragazza abbastanza sospettosa, ma lei non bada a te.
<<Oh, stanno litigando di nuovo!>> Esclama irritata, poi spalanca la porta rivelando un minuscolo atrio in cui sono incastrati quattro divani, un tavolino e una cucina. Lo spazio per muoversi è abbastanza limitato, e il tutto è reso ancora più difficile dalla biancheria e dalla spazzatura sparsa in giro.
Due ragazzi si stanno inseguendo per tutta la casa.
Uno è alto, magro e dai capelli rossi.
L'altro, l'inseguitore, è biondo e ha i capelli legati in una coda di cavallo.
Inizi a pensare che saresti dovuta andare a Philadelphia a piedi...
<<Crowler! Sock! Adesso smettetela!>>.
<<<Blue! Blue, aiutami!>> Urla il rosso.
<<Sock, ridammi subito la mia maglietta!>>.
<<No, a te sta male!>>.
Immediatamente Blue parte all'inseguimento dei due. Saltano sui divani, buttano per terra cose, si buttano per terra a vicenda...
<<Guarda che l'ho pagata!>> Urla quello che, al quanto pare, si chiama Crowler mentre strappa la maglietta dalle mani dell'altro.
<<Sei troppo brutto, non ti servono delle cose così belle! Io invece ne ho bisogno!>>.
Blue afferra il capo di vestiario. <<Tanto siete brutti entrambi, quindi smettetela!>>.
<<E tu piantala!>> Urla Sock salendo su un divano e lanciandosi sui litiganti. I due rotolano via e si lanciano verso il rosso, che cade dal divano.
Il tutto finisce con una testata tra Blue e Crowler.
Scoppi a ridere come una cretina, ancora immobile sulla soglia.
<<Neh Blue, e quella chi è? E' carina!>> Esclama il biondo.
Arrosisci.
<<Devo portarla da Jas. Domani>>.
<<E perchè dovresti portarla da quel tipo strano?>>.
<<Sta' zitto>>.
<<Ehi, ma io ti ho già visto!>> Esclama Sock balzando in piedi.
<<Sei (t/n) (t/c), la ragazza che è scomparsa due settimane fa da una cittadina dell'Oregon... Gravity... Gravity qualcosa!>>.
<<Come lo sai?>> Chiedi.
<<Telegiornale>>.
<<E cosa c'entra Jas con questa storia?>> Continua il rosso.
<<Aspettate... E' il muro, vero?>> Chiede Crowler.
Blue fa un breve riassunto della tua storia. <<Quindi sì, in parte centra il muro>> Continua. <<Almeno adesso sappiamo a che serve!>>.
<<Ad ogni modo, (t/n)...>> Sorride Sock. <<Entra! Non stare lì impalata come un grissino!>>. Arrossisci. <<Ehm... Sì, grazie>>.
Entri e ti chiudi la porta alle spalle.
<<Scusa il disturbo>> Continua il rosso. <<Ma non siamo abituati a ricevere visite>>.
<<Ehi, (t/n)!>> Ti chiama Blue. <<Dormirai su quel divano, ok?>>.
Guardi quel divano, che è ricoperto da vestiti, sacchetti di patatine a altra spazzatura.
<<O... Ok>>.
<<Aspetta, ma quello era di Joe... Non lo ordiniamo da mesi>> Mormora Crowler.
<<Chi è Joe?>> Chiedi.
Blue sospira.
<<Il motivo per cui ti abbiamo creduto quando ci hai raccontato tutto. E il motivo che spingerà Jas ad aiutarti>>.
Angolo meh!
So, people, volevo solo dire che ho scritto una nuova storia, una fanfiction su Owari no Seraph! Se ONS non vi piace non va bene, eh! Quindi andate a leggere. Oh. E shippate MikaxYu. Shiaoooo!
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