Capitolo 12
L'archeologa gli sorrise; era un piccolo gesto in cui mise tutto l'amore e l'affetto che provava verso lo spadaccino.
Lui era incredulo. Finalmente dopo un mese e mezzo poteva rivedere i suoi occhi, i suoi sorrisi e sentirla di nuovo al suo fianco. Si sporse in avanti e le diede un delicato bacio sulla fronte.
-Mi sei mancata.- disse amorevole.
-Anche tu.- rispose lei. Alcune lacrime di gioia scesero lungo le guance della donna.
-Avevo paura di non poterti più vedere.- disse Zoro.
-Ancora non ti fidi di me.- disse Robin. -Sai che non vi abbandonerei mai. Ora sono di nuovo qui e te lo posso dimostrare...- detto questo lo baciò appassionatamente e lui rispose. In quel bacio si scambiarono tutto l'amore e la passione di un mese e mezzo lontani; un bacio in cui dovevano recuperare tutti i momenti persi.
Quando si staccarono Zoro le sorrise.
-Ti amo.- disse.
Robin era ancora più bella adesso, raggiante e piena di vita.
In quel momento entrò Chopper allarmato.
-Zoro perché hai gridato? È successo qual...- si bloccò vedendo l'archeologa sveglia e gli vennero le lacrime agli occhi. -Robin!-
Entrò anche il resto della ciurma e furono felici del risveglio della compagna. Nami emise un urletto felice e corse ad abbracciare Robin e la strinse forte.
-Sono felice che tu sia ripresa!- disse con un sorriso, ma poco dopo si spense.
-Tutto bene Nami?- domandò Robin.
La navigatrice tornò a sorridere.
-Certo! Tutto a posto! Ora pensa a riposare.- ma l'archeologa non si convinse del tutto perché le era sembrato che il sorriso fosse più tirato adesso.
-Nami ha ragione.- intervenne Chopper. -Devo farti gli ultimi controlli per vedere se è tutto a posto.- poi intimò gli altri ad uscire dalla stanza e rimasero solo la donna e la renna.
Mentre Chopper le stava cambiando la fasciatura Robin gli prese una zampa e gliela strinse.
-Chopper... Come sta la bambina?- nella sua voce c'era ansia e preoccupazione.
Lui sperò che non glielo avesse mai chiesto. -Ecco...-
A Robin batté forte il cuore.
-Eri in uno stato di pre-morte per un mese e mezzo... non credo sia sopravvissuta...- la renna non riuscì a dirglielo guardandola negli occhi.
Robin si sentì svuotata. Ma provò ad aggrapparsi ad una misera scintilla di speranza.
-Hai detto che credi non sia sopravvissuta, ma c'è quella possibilità...-
-Robin, ragiona!- la riprese la renna. -Le possibilità sono meno del 3 per cento... Quella ferita ti ha provocato una grossa emorragia e salvare entrambe era impossibile! Mi dispiace...-
La donna lasciò la zampa della renna e lacrime silenziose scesero lungo le sue guance.
Chopper si sentiva in colpa a darle questa brutta notizia, ma il suo dovere di medico glielo imponeva.
Zoro camminava nervosamente avanti e indietro sul ponte della nave.
-Se vai avanti così consumerai il pavimento.- gli disse Usop, ma lo spadaccino non lo ascoltò. Pensava a Robin, la sua Robin che finalmente si era risvegliata. Si chiedeva come avrebbe dovuto parlarle dopo che lei gli aveva salvato la vita e soprattutto dopo aver ricevuto la notizia. Era immerso in questi pensieri quando la porta dell'infermeria si aprì e uscirono Chopper e Robin, entrambi con espressione triste. La donna aveva perso tutta la sua raggiante vitalità di poco prima e quando Zoro le si avvicinò per parlarle, lei lo allontanò e si rinchiuse in camera senza dire una parola.
-Provo ad andare a parlarle...- disse Zoro, ma venne fermato da Nami.
-Meglio di no. In questo momento neanche io posso fare niente, è molto addolorata e la cosa migliore è lasciarla da sola e aspettare che le passi.- disse la navigatrice.
A Zoro non andava a genio quella situazione ma dovette adattarsi.
~
"Perché Robin si comporta così? Cosa le ho mai fatto?"
Lo spadaccino faceva addominali appeso a testa in giù sul palo della vela maestra. Erano due giorni che Robin se ne stava per la maggior parte del tempo nella sua stanza e non voleva parlare con nessuno, eccetto Nami. Usciva solo per i pasti e se ne stava a testa bassa senza parlare. Zoro provava a parlarle con dolcezza ma lei si girava e non lo guardava. L'unica cosa che gli disse fu quella mattina a colazione, quando lui le chiese se poteva parlarle e lei gli rispose sull'orlo di un pianto: -Ti prego, lasciami stare...- e si era alzata e rinchiusa nella sua stanza.
Una goccia, due gli caddero sul viso. Il cielo si era annuvolato e stava cominciando a piovere, quindi lo spadaccino si spostò in palestra.
~
Robin era seduta sui divanetti della palestra con le ginocchia raccolte al petto. Aveva cercato di trattenere le lacrime mettendo la testa tra le ginocchia, ma non era servito. Erano due giorni che si rinchiudeva in camera a piangere come una bambina e non ne poteva più, voleva farsi coraggio, ma ogni volta che incontrava lo sguardo di Zoro non riusciva a sostenerlo e scoppiava di nuovo in pianto. Sentiva di non essere alla sua altezza. Alzò il viso e il suo stato d'animo si trovò un sintonia con il tempo fuori: grigio, incolore e piovoso, e le gocce erano come le sue lacrime.
Una mano le scivolò lenta fino al grembo, ormai freddo, vuoto, e una lacrima scese silenziosa lungo la sua guancia; fiondò la testa tra le ginocchia e pianse ancora.
Sentì la porta aprirsi e sapeva già chi stava entrando ma non si girò né disse una parola. Era proprio l'ultima cosa che voleva. Zoro vide Robin rannicchiata sui divanetti ma decise di allenarsi in silenzio e non disturbarla.
-Mi dispiace... Zoro...- disse Robin dopo una decina di minuti. Lui rimase in silenzio, confuso. Perché mai Robin dovesse chiedergli scusa? -Io...ti ho deluso...mi dispiace...- scoppiò ancora in lacrime e Zoro appoggiò i pesi con cui si stava allenando e si sedette davanti a lei. Le prese le mani. -Perché mai mi avresti deluso?- chiese con dolcezza. Lei ritrasse le mani.
-Tu non mi meriti...- disse sempre senza guardarlo negli occhi.
Zoro non accettò la risposta e le prese il mento costringendola a guardarlo. Gli occhi di lei erano lucidi e esprimevano dolore profondo.
-Robin, mai e poi mai dovrai anche solo pensare una cosa del genere.- disse serio.
-Io ho perso la bambina, ti ho deluso...-
-Sono io quello che non è degno di guardarti negli occhi. Tu hai usato il tuo corpo, la tua stessa vita, come scudo per salvare la mia. Come mi sarei sentito se tu fossi morta? Se tu fossi morta per colpa mia, perché sono io che ero destinato a essere trafitto. Come mi sarei dovuto sentire?-
Robin in quel momento si sentì la donna più fortunata del mondo ad avere Zoro come fidanzato. Si sporse in avanti e lo baciò appassionatamente e lui rispose.
-Non mi deluderai mai...- disse lui una volta terminato il bacio. Lei gli sorrise e si strinsero in un abbraccio protettivo.
-Io lo sapevo già...- disse Zoro ad un certo punto. -Chopper me lo aveva detto tempo fa, ma tu non potevi saperlo. Lo sanno tutti, ma ti staremo a fianco.-
La donna si strinse a lui. Amava la sua nuova famiglia, quella che si era presa cura di un demone bambino, che l'ha accolta noncurante del suo passato e accettandola per quello che è; quella ciurma di pirati sgangherati, forse un po' fuori da comune, ma che era diventata la sua casa, il suo rifugio. E questa nuova famiglia le aveva donato la cosa più bella di tutte: uno spadaccino testardo che le aveva rubato il cuore. Sorridendo si addormentò tra le braccia di Zoro. Lui, quando sentì il respiro di Robin farsi regolare, la prese in braccio e la portò nella sua stanza, lasciandola dormire. Era stata una giornata pesante per lei, è tutto quello di cui aveva bisogno era di tranquillità. Zoro uscì dalla stanza non prima di averle dato un leggero bacio sulla fronte.
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