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CENERE E FILI

cenere e fili |
eddie munson | oneshot
2022 ;
©pearlcut

consiglio la lettura solo ad un pubblico maturo, in quanto questa oneshot contiene una scena esplicita e il sesso è il fulcro della storia.
finale triste e rapporto non protetto (ovviamente regola da non seguire, proteggetevi sempre!)

questa oneshot appartiene a ©pearlcut e nessun altro, siete pregati di dare i crediti se prendete spunto dalla mia trama.

opera protetta da copyright ©️












____________________

dove jodete hill scompare
nel nulla,
lasciando eddie munson
con il cuore spezzato
____________________



























tu urlavi per nascondere il tuo bisogno d'amore
capì che ti volevo perché sai cos'è il dolore
iniziare come amici fino a sentirsi così sicuri
dell'altro da sentirci liberi, ma liberi da che?
siamo travolti dall'entusiasmo
urliamo mentre scopiamo e muoriamo in un orgasmo

( luchè, ti amo )
























𝗖𝗔𝗦𝗧

𝗮𝗹𝘆𝗱𝗮 𝗴𝗿𝗮𝗰𝗲 𝗮𝘀 𝗷𝗼𝗱𝗲𝘁𝗲 𝗵𝗶𝗹𝗹

𝗷𝗼𝘀𝗲𝗽𝗵 𝗾𝘂𝗶𝗻𝗻 𝗮𝘀 𝗲𝗱𝗱𝗶𝗲 𝗺𝘂𝗻𝘀𝗼𝗻



















nota dell'autrice : ho scritto questa oneshot in due notti, ne sono molto fiera e se il tempo (e la scuola specialmente) me lo permette potrei scrivere altre storie brevi e metterle qui e creare una raccolta.



























got the music in you, baby
tell me why
got the music in you, baby
tell me why
you've been locked in here forever
and you just can't say goodbye
your lips, my lips
apocalypse


hawkins
settembre, 1986

Jodete Hill era incantevole nel suo vestitino rosso e lungo, le aderiva così bene ai fianchi mettendo in mostra il seno prosperoso che negli anni aveva sempre nascosto. Ma ora no, non l'avrebbe più fatto, perché era fiera di lei e del suo corpo imperfetto, dei capelli ramati e scalati che rendevano la sua faccia più ribelle e meno bambinesca.

Sospirò e arricciò il naso per colpa dell'aria viziata che c'era lì dentro, non era abituata a quella tipologia di feste, ma per una volta voleva partecipare e dire al mondo che era un adolescente normale, e come tutti, si divertiva anche lei a modo suo.
Il fumo galleggiava nel piccolo abitacolo con in sottofondo "City Boy Blues" dei Mötley Crüe, i corpi di giovani ragazzi che ballavano e si univano tutti sudati e con voglia di continuare i festeggiamenti. Tutti erano felici e spensierati, cosa assolutamente normale, ma lei non lo era per nulla.

Buttò giù tutto il contenuto del piccolo bicchiere, plausibilmente della vodka alla fragola, e subito sì sentì strana e stordita non connessa con il mondo. Voleva cercare di rendere giustizia a quella sera, divertirsi e ubriacarsi fino a vomitare la mattina dopo, ma il fato e la disgrazia erano ovunque insieme a lei. La seguivano come un cane segue il suo osso, o un felino rincorre la sua preda. Ma questo era anche peggio.

Aveva attirato l'attenzione del famigerato e stravagante Eddie Munson, la stava osservando da tutta la sera mentre parlava con i suoi amici, fumava o semplicemente beveva una birra fresca. Jodete inghiottì quintali di saliva per tenersi impegnata, ma niente sembrava venire in suo aiuto. Perfino la sua amica era andata via a ballare con il suo scontroso ragazzo, lasciando la giovane da sola con la compagnia di shottini alcolici che lei non avrebbe mai mantenuto.
Il bicchierino di plastica era già stato schiacciato sotto la forza della sua mano ansiosa, sentiva i suoi occhi addosso e credeva di squagliarsi vicino al tavolo delle bevande.
Eppure in certi casi lei amava il suo sguardo famelico, in ogni dove, ma quella sera c'era qualcosa di diverso e che non andava.

Eddie Munson e Jodete Hill si conoscevano e avevano già scopato, fin troppe volte,il ragazzo si era preso anche la sua verginità con vigore e senza nessuna difficoltà. Molto semplicemente la ragazza voleva provare qualcosa di diverso e lui era vicino a lei per soddisfarla, all'inizio era stato molto strano, il dolore che si insinuava nelle gambe e la volontà di stare per sempre dentro un letto senza nessuna intenzione di muoversi da lì.
Era stato gentile, Eddie Munson, non scopava come un animale era premuroso e basta e lei voleva ricordarlo per tutta la vita.
La seconda volta non era stata prevista, invece, ma l'avevano fatto e si erano sentiti assolutamente meglio. L'aveva baciata delicato sulle labbra già rosse e il cuore della giovane era sprofondato nell'eterno abisso del piacere.
Sapeva che non sarebbe andata bene, quando erano ormai dieci volte che si chiudevano dentro lo sgabuzzino degli inservienti e ci morivano lì dentro, ogni volta era sempre peggio, perché i sentimenti nascevano e prendevano il controllo prima della sua mente e poi del suo cuore.

Lo vedeva con altri occhi, anche quando ormai dopo il sesso svolgevano altre attività, come andare al cinema o semplicemente mangiare insieme in un ristorante. Jodete Hill ci sperava in una storia con lui, ci sperava così tanto che sentiva il respiro diventare corto, trovava fiducia in tutto anche nei suoi piccoli gesti.
Il corvino aveva insegnato alla ragazza anche a suonare la chitarra, un passo importante per entrambi, e l'aveva invitata a vedere le prove della sua band ogni settimana.

Un sogno.

Ma, come qualsiasi cosa bella, era tutto destinato a finire e concludersi. Eddie Munson l'aveva tradita, non nel vero senso della parola ma certamente aveva trattato male il suo cuore. Dopo la festa del diploma il metallaro era entrato nella grazie della fantomatica e bellissima cheerleader Chrissy Cunningham, e Jodete era rimasta completamente scioccata e scossa dal suo tradimento. Poteva fare quello che voleva, certo, ma sperava almeno in parte che i sentimenti che provava erano forse ricambiati.
Non era mai importato, lui ora usciva con lei e Jodete la invidiava così tanto.

Aveva infine troncato i rapporti, ogni cosa, con lui e provava a dimenticarlo ma non riusciva quasi mai. Il dolore s'era trasformato diventando suo amico, doveva conviverci.

Tre mesi dopo erano ancora lì, il suo vestito rosso che andava in contrasto con i suoi capelli non era d'aiuto, continuò a fumare anche se all'interno della casa non si poteva e Jeff notò la sua totale mancanza di attenzione.

«Ehi, tutto bene?»

Eddie spostò lo sguardo, Jodete ancora lì con il viso basso e senza nessuna voglia di incontrare il suo, guardò Jeff e cacciò via il fumo.

«Sì... certo, perché me lo chiedi?»
Jeff indicò con un cenno del capo verso la zona che prima stava guardando, Jodete era facile da riconoscere in quella città con persone tutte uguali. I suoi capelli rosso fuoco erano una luce tra le ombre.

«No, tu sei pentito... ti manca, ma non vuoi ammetterlo.» sospirò e poi passò una mano sulla sua frangia già attaccata alla fronte sudata e ingestibile.

«Non posso farlo, lei... lei mi odia.» disse e buttò il mozzicone di sigaretta dentro un posacenere sul tavolino basso, Jeff non era d'accordo e scosse la testa.

«Sei un cazzone, Eddie. Uscire con Chrissy perché non riuscivi ad accettare i sentimenti che ti legavano a lei!»

«Ho detto che mi odia, Jeff, non mi ha neanche guardato.» ribattè, perché Jeff stava divagando e sembrava parlare da solo.
Aveva sbagliato, l'aveva sempre fatto. Jodete Hill era veleno nella sua mente, come poteva scordarla e andare avanti senza di lei?

«Sei così stupido, Eddie, neanche noti l'amore che prova per te. Ma io... io sono un bravo osservatore e nessuno ti ha mai guardato come Jodete.»

La festa era ancora in circolo, sembrava peggiorare con le ore che passavano, e lei si sentiva inadatta con il suo vestito lungo e aperto in uno spacco, non era una cerimonia e lei doveva saperlo.
Catherine, la sua amica, era occupata a ballare con un bicchiere in mano, si sballava, ondeggiava e scuoteva i capelli, senza pensare a lei.
Milioni di occhi addosso, non le bastavano quelli del corvino, si sentiva di troppo in quella sala da ballo e i suoi piedi presero a camminare verso le scale di quella abitazione.

Verso i piani superiori, e oltre, con la volontà di chiudersi dentro un bagno e rimanerci per tutta la durata della sera. La serata poteva essere la migliore della sua vita, con l'inizio del college tra poche settimane, ma non era stato così facile.
Jodete Hill non aveva mai dimenticato Eddie Munson.

Jodete aveva lasciato quella stanza da dieci minuti e il corvino già l'aveva seguita, come un'ombra che raggiungeva il suo peccato, quella ragazza per lui era più del peccato... era droga che, anche se ne hai abbastanza, non sempre era sufficiente.

La trovò mentre aggiustava il rossetto sbavato con le dita delicate e, quando lo notò, serrò gli occhi in due fessure strette.
Lo guardava con soltanto l'aiuto del suo riflesso, bello come la morte, con i suoi capelli ricci e chilometrici, una camicia che non si adattava per nulla al suo stile e un ghigno sfacciato sul volto.

«Ciao, Jodete.» disse semplicemente mentre chiudeva la porta dietro di lui, il suono della sua voce era come una rianimazione per il suo corpo che non l'aveva più udita in quei tre mesi.
Non poteva dimostrarsi così caritatevole, non ora, e vulnerabile... semplicemente sì girò verso di lui, le braccia lungo il corpo distese e lunghe, ricolme di bracciali che suonavano per ogni mossa.
L'odore della colonia e del fumo erano un toccasana troppo grande, e lì il respiro diventava ristretto.

«Che cosa vuoi?» chiese arrabbiata e delusa, non poteva tornare da Chrissy e lasciarla in pace?
Quello che forse Jodete non sapeva era che la bionda, lui, l'aveva piantata in asso da due mesi perché il suo ricordo era troppo grande per intraprendere una nuova relazione.

«Credi che io voglia qualcosa? La tua testa pensa sempre al peggio, non sei cambiata in questi mesi.»
Lo fissò con gli occhi quasi chiusi, e il cuore che batteva feroce, una voce in testa le diceva di baciarlo e non pensare al dopo né a nulla.

«Allora... allora perché sei qui?»
Jodete si fece immediatamente timida e paurosa delle conseguenze, quando fitto il corvino riprese la sua camminata e si avvicinò a lei. Quello che stava succedendo era grave, gravissimo, ma non stavano pensando a nulla se non a ritrovarsi dopo mesi.
La ragazza abbassò lo sguardo verso terra, guardando i piedi che uscivano dal vestito, era sopraffatta e stanca di tutto. A cosa si era ridotta per avere un suo bacio?

«Non ti sono mancato, neanche un po'?»
Eddie l'aveva già raggiunta, le Nike bianche consumate erano davanti a lei, lui era vicino a lei la superava con la sua altezza.

Ed era sbagliato, ogni cosa, anche se si stava comportando da stronzo e la sua presenza era una ventata di aria fresca.
Al corvino, Jodete era mancata e anche tanto.

Jodete voleva dirgli di andarsene via, poteva farlo, ma alzò lo sguardo e i suoi occhi verdi trovarono i suoi che la stavano già osservando da tempo, si sentì morire ma il guaio era già fatto. Completo. Non potevano ritornare indietro.

«S-si, mi sei mancato

Voleva continuare a parlare, ma poi Eddie l'aveva baciata prepotentemente, con solo le labbra che la inghiottivano e la lingua che chiedeva l'accesso per entrare nella sua bocca. Strinse un fianco, coperto dal vestito, e maledì la sua bellezza tentatrice alla quale in quei mesi era stato lontano. Lei quasi si sciolse sotto di lui, si manteneva al lavandino dietro, sentendo le gambe che cedevano.

«Vuoi solo scopare, Eddie.» ma lo disse perché voleva risultare acida, per nascondere la sua felicità, quando Eddie marcò la lingua per farla finire di parlare lei non aggiunse niente altro.

Continuarono il loro rito e lei legò le braccia dietro il suo collo per avvicinarlo, le fronti attaccate e vicine, sudate e con voglia di andare avanti e non lasciarsi mai più. Il rossetto rosso della ragazza sopra le sue labbra, lo sentiva ovunque, quando i loro baci erano cambiati diventando più famelici e caldi. Desiderosi di andare oltre, di recuperare tutto quello che avevano lasciato in quei mesi.
Eddie strinse i suoi capelli rossi tirando la testa all'indietro leggero, Jodete mugugnò un verso voglioso musica per le sue orecchie che si erano sottratte al loro suono, e baciò anche il suo collo bianco e immacolato mentre mordeva la pelle sudata assaporando con la lingua ogni traccia di pelle.
Il ragazzo in tutta la sua vita aveva baciato tante donne ma con Jodete era diverso, non si stancava mai di averla, apprezzarla e dominarla fin quando esausta chiudeva le gambe e sorrideva verso il giovane che l'aveva soddisfatta.

Con la mano libera scese più giù, verso il sedere coperto, strinse una natica forte, il freddo degli anelli oltre la pelle, Jodete piagnucolò mentre tirava, stringeva i capelli ricci del suo amante. Le labbra bagnate di Eddie sul collo, la mani che serravano la pelle erano troppo e lei si sentì sprofondare dentro un piacere innaturale e sovrumano.

«Eddie...» mormorò ed Eddie alzò il viso dal suo collo per guardarla, era già sudata e pronta, completamente sciolta sotto il suo tocco. Non disse nulla, la giovane, lo baciò sulle labbra ancora e ancora, voleva consumarle davvero ed Eddie sentì qualcosa oltre il basso ventre. Qualcosa che attendeva altro.

Finirono a terra, con lui sotto e lei sopra, caduti insieme perché il pavimento era l'unico appoggio che potevano usufruire. Andava bene lo stesso, mentre entrambi si spogliavano sotto gli occhi dell'altro. Jodete levò i suoi tacchi, i cinturini fastidiosi da sciogliere, ed Eddie aprì i primi bottoni della camicia.
Non finì mai il suo atto, la rossa aveva scagliato i tacchi all'indietro buttandosi verso di lui per continuare il loro pranzo ancora indisturbato.
Seduta sopra di lui, le mani di Eddie presero posto di nuovo su i fianchi, le loro bocche collegate come prima. Con la musica del piano di sotto che copriva i gemiti, sussulti e lo schiocco dei loro baci.
La mano di Eddie cominciò a tirare giù la cerniera del suo abito e Jodete sorrise con ancora le labbra attaccate, ovunque, era bellissimo il suo sorriso, come lei d'altronde.
Lo aiutò tirando giù le spalline fine del suo abito fuoco, come la stanza intorno a loro, lui ne era grato. Grato che la situazione stava prendendo una piega diversa, e più veloce di quanto aspettasse.

«Quanto sei bella Jodete, mi rovinerai.» disse basso, baciò le clavicola della ragazza e lei portò la testa all'indietro per tutto il piacere che stava trattenendo dentro. L'intimità bagnata prudeva, chiedeva pietà e comprensione.
La frase viaggiava nella sua mente.

Quanto. Sei. Bella. Jodete.

Arrossì, ma lui non notò nulla, anzi, quando ormai la situazione era ovvia cambiò le loro posizioni. Portando Jodete sotto di lui ed Eddie che la sovrastava con la sua figura.
La ribaciò di nuovo, il rossetto consumato, ed intanto lei prese a sbottonare la sua camicia fino alla fine. La sua erezione che premeva contro di lei, si sentiva giusta, amata.

Gli avvenimenti di dopo furono veloci ed interminabili, quando entrambi sfilarono definitivamente i loro indumenti e la schiena della ragazza rivolta al tappeto sporco di quella casa. I capelli di Eddie le finivano in ogni dove, e Jodete sorrise per il solletico che lasciavano.
Non avevano parlato, non importava più, volevano soltanto aversi e consumare la loro pelle in gesti precisi e sfiancati.

Le dita di Eddie presero via in un nuovo gioco, quando trovarono le sue mutandine in pizzo rosa completamente bagnate e lucide. Si abbassò verso la sua intimità e la baciò con dedizione, Jodete allacciò le gambe e strinse mentre inarcava la schiena con il seno che rimbalzava. Chiedeva aiuto, chiedeva altro, quella lenta agonia non era in grado di viverla, non oggi.

«Shh, bambina, una cosa per volta.»

Era la prima volta che parlava, sfiorò l'interno coscia lasciando una scia di baci umidi e non idonei al momento. Eppure quello era un atto che andava oltre il sesso, stava amando il suo corpo e Jodete ne era felice, di averlo ancora e per sempre.
Sì chiuse dentro di lui mentre sbatteva la sua intimità verso la faccia di Eddie, i giochi avevano preso via e ormai non potevano darsi una tregua.

Sfilò delicato le sue mutandine piccole, e guardò l'effetto che aveva sempre fatto sulla rossa: bagnata, fradicia e zuppa. Non aveva importanza, quello non era il momento adatto per prolungare il loro rapporto, e l'unica cosa che fece fu lasciare un bacio lì sopra.

Jodete era sudata, sentiva le ascelle cacciare liquidi e i capelli appiccicati, non era pronta, pronta a nulla. Eddie era sempre stato delicato, ma non quella volta. Stuzzicò i suoi seni, i capezzoli che avevano quella conseguenza soltanto con il corvino. Intanto sfilava i boxer neri che erano soltanto un brutto incastro. Una pelle che li divideva e lui non desidera questo, quando forse l'eccitazione superava il buon senso.

E lì, sotto di lui sudata e nuda, Eddie la penetrò. Senza preservativo e protezione, facendo percepire tutta la sua lunghezza a Jodete che non se lo aspettava.

«Sei di dimensioni abbastanza notevoli.»

Aveva mormorato durante la loro prima volta, dopo aver abbassato lo sguardo, non rimangiava nulla in quel caso era sempre una novità. Arrivò fino all'apice e la fanciulla sentiva la schiena spezzarsi, la mano che stringeva un pezzo di tappeto per trattenere qualsiasi gemito. Prese la cosa con più forza, ci morì lì dentro, dentro le sue mura che attendevano soltanto la sua presenza.

«Oh, Jodete.» disse, le braccia ai lati della sua testa e lei sudata con il suo membro tra le gambe, spinte facili e non gentili. Ogni scarica di adrenalina la sentiva nella loro unione avvenuta per caso. Affondò il viso nel suo collo velato di sudore, mordeva continuamente la pelle, arrossata per colpa sua.
Non lo sapevano, nessuno dei due, che quella festa avrebbe cambiato per sempre le cose.

E neanche lei che sentiva tutto il piacere all'improvviso, come una calamita era attratta da lui. Eddie la guardò sentendo la stessa agitazione e le spinte diventarono più forti spaccavano qualsiasi cosa e le gambe della fanciulla stanche immerse nei suoi fianchi. Tremava già pronta all'orgasmo, un po' si vergognò ma non importò.

Perché entrambi erano già arrivati al confine, con lei che stringeva i capelli e lui che completava il suo lavoro con ultime spinte. La testa nel collo della giovane, bello, che colmava i suoi vuoti come una mamma che culla il suo bambino quando piange troppo.
E lì, con le spinte terminate, mentre usciva da lei, ora bagnati entrambi, mormorò quelle parole. Che sentiva da dentro, che non aveva mai detto, aspettavano da sempre quel momento e nel mentre attendevano sulla punta della lingua.

«Ti amo. Ti amo. Ti amo.»

Il suo corpo chiedeva di restare, ma sapeva che era sbagliato, che era stato un gesto inopportuno. Lo amava, l'anima chiedeva di stare ferma con le chiappe sul pavimento, ma quella volta non l'ascoltò. Eddie era nudo, la camicia lo copriva, mentre guardava Jodete che si rimetteva i suoi tacchi e allacciava i cinturini.

«Mi dispiace, non doveva succedere.» mormorò, ma anche lui sapeva di sbagliare, lo desiderava così tanto che non se ne pentiva.
Non parlò, dal ti amo non aveva più detto una parola, e sì sentì sciocco alla fine. Lui l'aveva provocata e ora doveva ripagare le conseguenze.

Invece lei, bella più che mai, si avvicinò e si abbassò per arrivare alla sua altezza. Lo accarezzò, una guancia sudata, e legò le loro labbra che già provavano solitudine.

«La debolezza è una virtù umana.» disse dopo aver interrotto il bacio, il rossetto ovunque per colpa sua, sembrava una Dea. Le ricordava la Dea Artemide, con più precisione.
Si innalzò di nuovo, i tacchi che riecheggiavano, e lei che aveva già raggiunto la porta del bagno chiusa a chiave. La aprì, con un po' di timore, il cuore le diceva di restare ma il buon senso no.

«Ci rivedremo? In futuro, dico?»

Non era vero, lui lo sapeva, Jodete rispetto a lui aveva una borsa di studio e non l'avrebbe rifiutata per colpa sua. Sì girò di nuovo, le lacrime potevano uscire fuori, ma non era il momento adatto.
Non era sicura che l'avrebbe più rivisto e quindi, invece di rispondere alla domanda, lo guardò con occhi sinceri e mormorò la sua confessione.

«Ti amo, Eddie, ricorda solo questo

Poi uscì dal bagno, i capelli rossi nella sua mente. Poteva inseguirla ma l'amore diceva che doveva lasciarla andare. Che avrebbe trovato di meglio all'infuori di lui, era un pensiero triste ma anche giusto, lasciare le persone che ami perché troppo diverse.
Ma lui ci sperava ogni giorno a un suo ritorno.

Tornerà.
Si diceva ogni volta. Ma lui, Jodete Hill, non l'aveva più rivista da quella notte.

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