CAPITOLO 28-Villaggio vulcanico
(Yeela)
Incalcolabile è l'adrenalina che mi ha appena attraversato. Prima di provarlo in prima persona avrei faticato a credere che tutto questo si potesse provocare digitando una parola. "View".
Fatto sta che, dopo esser stata avvolta da una specie di nebbia bianca luminosa, tutto si è rischiarato rivelandomi questo livello segreto. Richiederà coraggio affrontarlo senza Quassus, che è dovuto per forza di cose restare ai comandi del computer. Mi tirerà fuori tra un quarto d'ora.
Lui me lo descriveva come un deserto buio in cui c'era una sola colonna di cifre luminescenti. Be', a quanto pare anche qui le cose sono cambiate.
Perché il cielo è rosso. Ma non del rosso del tramonto, ma un rosso scuro, bordeaux, inquietante.
Il pavimento, che dovrebbe essere invisibile, è invece un'unica distesa continua ed uniforme di roccia vulcanica.
Se quella colonna di cifre doveva starmi davanti, è stata sostituita da una sorta di castello. No, è un castello, di mattoni blu.
Insomma, questo è chiaramente un riferimento a Mario Bros, che in fondo non poteva mancare. In fondo, è quasi una pietra miliare dei videogiochi.
Guardando intorno, vedo che è tutto uguale. Cielo bordeaux e pietra vulcanica grigia in ogni dove. Anche se qua e là mi pare di scorgere dei puntolini scuri.
Ma penso che questo sia il punto da cui dovrei partire.
Quindi la mia prima mossa è, dopo qualche decina di passi (abbastanza larghi), di raggiungere l'immenso portone in ebano.
Non mi è troppo difficile spalancarlo. Il legno sembra leggero come la piuma, né sembrano esserci dei blocchi dall'altra parte a tenerlo fermo.
Davanti a me c'è un solo grande corridoio. Pavimento, soffitto e pareti in pietra grigia. Solo qualche torcia interrompe la monotonia.
Poco più avanti ci sono anche delle scale, che girano ad un certo punto, impedendomi di vedere.
Le salgo senza troppi complimenti e mi ritrovo subito in un'altra sala. È un semplice e basso cubo, con una porta trasparente in fondo.
Mi fa vedere soltanto, anche una volta aperta, una specie di piscina lavica. Direttamente davanti alla porta si staglia una grande sala, solo che è piena di lava. Letteralmente piena di lava, non c'è un centimetro di pavimento libero.
Perfetta logica da computer. Non sono stupidi come i creatori di un videogioco, che lasciano una possibilità di riuscita. Qui si ragiona come gente vera: finché puoi bloccare il nemico, fallo. Perché mettere una schiera di nemici, del tutto mortale, quando si può creare una piscina che davvero non si può attraversare, a meno che non si possa governare il codice? Cosa che io qui non posso fare non avendo un computer, e neppure Quassus, che non penso abbia un potere su quest'area, non registrata nel computer. Può soltanto il suo creatore.
"Fai come me."
È l'unica voce che sento nella mia mente. Quasi mi viene un colpo, ma poi ritorno alla razionalità.
Sono sicuro che la voce è esistita solo nella mia testa. Ma per davvero, non è uscita dall'ambiente, me ne sarei accorta altrimenti.
Questo vuol dire che qualcuno ha impresso il messaggio nel mio codice. Può essere stato solo Quassus, l'unico che conosca qui dentro abbastanza perché intuisca cosa farebbe.
E lui cosa farebbe? Tirerebbe fuori il computer.
Guardo in avanti: in effetti dall'altra parte c'è un'altra porta, dietro cui stanno alcune scale che salgono ancora.
Mi dà un brivido provare. -Servimi.
Il monitor grigio, seguito dalla tastiera, compaiono a fluttuare nell'area satura di calore.
Analizzo subito le stringhe.
Purtroppo non ci capisco quasi nulla. Non sarei in grado di individuare le pareti, figuriamoci le migliaia di stringhe che comporranno la lava.
Come dice Quassus? "Quando non puoi modificare la Datospiana, modifica te stesso."
O simile. Comunque non dovrebbe essere difficile programmarmi perché possa nuotare nella lava. Per fortuna, la lava è quasi a livello della porta. È chiaro che questo creatore deve aver ritenuto sufficienti le già presenti misure di sicurezza. Chi si preoccuperebbe con una piscina che già da sola non può essere attraversata?
Già, certe volte noi umani sappiamo essere proprio superficiali.
Non è una stringa molto difficile, anche un'imbranata come me sa comporla. Infatti, in due righe, ho ordinato di annullare il comando per cui la lava dovrebbe danneggiarmi.
Quando mi tuffo in quel turbinio di rosso ed arancione, nel fuoco, mi rendo conto che non potrei farlo nel mondo reale. Alla fine, è questa una delle bellezze della Datospiana. Fa schifo al cazzo, ma si possono vivere cose che non esisterebbero mai. Il che sicuramente non è un male.
Purtroppo sarò anche immune ai danni, ma non al calore. Minchia, qui faranno migliaia di gradi. La stringa dovrebbe attutire l'effetto, ma a quanto pare questo è il calore minimo che non mi danneggi.
Ma a questo punto saranno quaranta fottuti gradi.
Mi sbrigo ad attraversare la lava, con grandi bracciate e potenti spinte di piedi che mi trasportano tra i lapilli fino alla porta di vetro trasparente. Dopo venti secondi, sento di poter morire. Od almeno andare in game over, ammesso che questo dolore psicologico non mi uccida prima.
Non perdo molto tempo a saltare contro la porta, che si spalanca contro il muro posteriore con un suono orripilante. Per un momento credo che potrebbe rompersi, ma quando la vedo rimanere integra, per fortuna tornando al suo posto, ricordo che questa è la Datospiana.
Saltando sono finita distesa sul pavimento, ma non ci metto molto a rialzarmi. Devo solo riprendermi un attimo dallo shock per il calore eccessivo, ma anche quello passa rapidamente. Ed allora sono davanti alla scala. Probabilmente se adesso potessi vedermi allo specchio vedrei i miei occhi colmi di coraggio, orgoglio e voglia di sfida.
Nella mia mente salirei gli scalini lentamente, come in un film, fingendo che questo sia un atto epocale, importante.
Invece, corro, presa dalla fretta. Voglio dire basta a tutto questo.
La scala conduce ad un altro corridoio, che svolta a sinistra.
Corro anche in questo. Ma il tempo sembra dilatarsi, così che vedo i mattoni come allungarsi, fino al distantissimo momento in cui tocco l'angolo del muro.
La vista sembra smettere di elaborare per un momento quando guardo dall'altra parte.
Poi il mio cervello assembla tutti i dati e compare un altro tratto di corridoio, con in fondo una sala quadrata. Ai muri sono appese delle specie di torce con un fuoco viola. Ma a parte questo non c'è nulla.
Stavolta procedo a passi lenti. Un po' per la paura.
Un po' sempre per la paura.
Ma non appena le mie suole calpestano la soglia d'entrata, i miei occhi vengono catturati da un sottilissimo filo di luce argentea al centro della sala.
Mi pare ovvio doverlo ritenere pericoloso, nonostante non sappia assolutamente cosa ne scaturirà.
Infatti man mano questa sorta di filo si allarga, ingrossandosi. Assomiglia sempre più ad una colonna d'argento al centro della stanza, ma rifulgente, di una luce abbagliante che rapisce lo sguardo.
È un peccato che tutto questo spettacolo si interrompa di colpo. La luce argentea si spegne di colpo lasciando prima spazio al bagliore viola sul muro, poi ad un'alta figura nera.
Immediatamente, vedendone la maschera dall'aria metallica, capisco che è lo stesso uomo incontrato nel decimo livello.
Le sue parole sono una lama d'acciaio sul ghiaccio. -Tu. - È riuscito a distruggermi mente e cuore con solo due suoni.
Si avvicina a me a passi lenti. Il suo sguardo mi ha già congelata sul mio posto, sembro ibernata. Il mio cervello è prigioniero del suo viso, non potrei staccarmene. Be', "viso"... si fa per dire.
Ad un certo punto è a pochi centimetri, e quasi sento, per la seconda volta, il suo respiro, che di nuovo mi fa fermare il cuore. -Di nuovo. Tu, e quel Quassus rompicoglioni.
Anche le mie labbra finiscono per congelarsi mentre pronuncio: -Come sai il suo nome?
-Non ha importanza. - Sento la sua risposta mentre una leggera ma fredda pressione preme contro il centro della mia schiena come cingendomi in un abbraccio. Un abbraccio freddo e vuoto.
Lui è ancora vicino a me. Anzi, i nostri corpi, si toccano sfiorandosi delicatamente non solo sulla schiena, ma anche sul tronco, mentre le sue dita si muovono in cerchio e verso l'alto nello stesso tempo, come massaggiandomi. Mi provoca dei brividi. Questo contatto così delicato manda corrente elettrica per le mie vene.
Cazzo, comunque se vuoi scoparmi dillo. Mica devi fingerti un galantuomo e coccolarmi. Tanto io ti vedo solo come un tizio vestito di nero.
-Ciò che ha importanza è che mi state voi due mi state sfuggendo di mano. -La presa sulla schiena si rafforza dandomi un piccolo dolore, come a rimproverarmi. - Volete uscire dalla Datospiana quando mi servite. Abbiamo architettato un sacco di robe per ampliare questo progetto. Pensavo di aver trovato dei soggetti idonei, ed invece vi rivelate dei ribelli, e pure potenzialmente pericolosi se riuscite a scavalcare le mie difese. Come tutti qui. Mi toccherà fare ancora ricerche.
Le sue mani hanno intanto raggiunto le spalle. -Non resterete impuniti. Soprattutto tu.
A quell'ultima parola comincio a sentire una stretta contro la gola che mi mozza il respiro. Capisco dopo un secondo che mi sta strangolando con due mani, ed in qualche modo mi ha immobilizzato mani e piedi. Sono inerme.
-Ora chiama il tuo Quassus se può salvarti. E se proprio accedesse di nuovo a questo codice...
A queste parole, comincio a vedere con la visione periferica una specie di nebbiolina rossa, assieme a delle macchioline di colori indistinti. Visto che sono comparse, comincio quasi a chiedermi, accelerando sangue ed adrenalina, se questa morte sia sempre virtuale. -Ed ora. Muori.
Quei dieci suoni mi svuotano completamente di ogni forza mentre chiudo gli occhi ed il dolore si impossessa interamente del mio corpo.
La stretta non si allenterà mai, e lo so.
E lo so fino al momento in cui tutto si ferma.
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