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XII pt. 2

Il bar di Insadong, era il luogo perfetto per avere un po' di privacy, almeno questo era quello che Su Bin pensava non appena scese dalla sua auto.

Il locale era super affollato e si meravigliò, era convinta che Jun Wan avesse affittato l'intero bar per stare un po' da soli. Si affrettò ad indossare la mascherina e il cappello e a passo svelto entrò dentro. La cameriera in quel momento, si girò verso di lei e sorrise.

"Miss Su Bin?" chiese senza alzare ulteriormente la voce. Su Bin si girò verso di lei, abbassò di poco gli occhiali che aveva già indosso e annuì.

"Prego da questa parte".

In quel momento Su Bin notò che esisteva un'area del bar completamente isolato da tutti gli altri clienti, sembrava fatto apposita per gente come lei.

Presero un piccolo corridoio vetrato dove si poteva vedere benissimo il giardino del retro, poi imboccarono un'altra uscita fino ad arrivare ad un'altra ampia stanza, stessa grandezza del bar ma conteneva solo tavoli, tutti vuoti, tranne uno. Su Bin si guardò intono, si tolse la mascherina e gli occhiali e la sua espressione si fece confusa.

Sapeva che doveva incontrarsi con Jun Wan, ma non si aspettava di trovare un'altra cliente. Ma, mentre più si avvicinava al tavolo, più era convinta che Jun Wan non si sarebbe proprio presentato.

Quando gli era vicino, Su Bin si sporse per guardare meglio in faccia, la persona che era seduta e si meravigliò.

"Ecco qua" disse infine la cameriera e dopo il saluto con un inchino, girò i tacchi e tornò a lavoro.

Su Bin sbuffò ridacchiando e andò a sedersi di fronte a Jang Mi.

"Direttrice Choi, da quanto tempo" sorrise lei ma la direttrice sapeva benissimo che era tutto una messa in scena.

"Lasciamo stare i saluti. Arriviamo direttamente al punto" cominciò lei e Su Bin annuì incrociando le braccia al petto.

"So che è stata tutta una farsa, parlo dello scandalo – fece una piccola pausa, poi riprese – e usare mio figlio come un'esca per i tuoi giochi sporchi? Questo non lo accetto" – si fermò di nuovo e lanciò al centro del tavolo una busta bianca.

Su Bin conosceva già il contenuto all'interno di essa e la scena gli sembrava proprio una delle classiche scene di serie tv, quelle tipiche che erano diventate dei clichè assurdi. Sospirò, non voleva dare all'occhio di essere una assetata di soldi e potere. Però saltò un particolare, che la fece raddrizzare sulla sedia in un colpo.

"Aspetta, non ho capito cosa intende...cosa c'entra suo figlio?" disse lei, inconsciamente di chi potesse avere di fronte.

"Ryu Jun Wan" la direttrice fece un mezzo sorriso e si tolse gli occhiali da sole.

"Come conosce il mio ragazzo?" Su Bin si mise di nuovo a braccia conserte. Jang Mi storse di poco il capo.

"È il nome di mio figlio. Lo psicologo più famoso di Insadong" sorrise mentre pronunciava quelle parole e lì l'espressione di Su Bin cambiò drasticamente.

Choi Jang Mi era la moglie del professore di psicologia di una delle università più importanti della Corea. Ryu Sang Ji. E a quel pensiero, Su Bin si voleva sotterrare. La sua strategia era stata scoperta e sospirò.

"Ti do solo due opzioni" Jang Mi si sporse, appoggiando i gomiti sul tavolino. "Opzione numero 1: accetti i soldi e lascia stare mio figlio, oltre a rivelare la verità dietro lo scandalo- Opzione numero 2: rivelare la verità o accettare la denuncia che starà per arrivarti".

"Hai tutto il tempo per pensare cara. Ma adesso devo andare" disse subito dopo e lasciò Su Bin con la vergogna in volto. Jang Mi uscì dal bar sorridendo e soddisfatta per poi entrare nell'auto che l'aspettava davanti.

Il suo autista capì già la richiesta e partì.

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Ji Chan e Ho Sook erano finalmente arrivati posto, il gazebo si ergeva in tutta sua semplicità quasi sul confine di un dirupo, che però dava sul mare. Il sole sembrava averli aspettati prima di raggiungere il punto più bello del suo calare.

Le decorazioni così tradizionali, un po' stonava con lo stile architettonico utilizzato e un po' si vedeva la sua somiglianza con i famosi tetti dei templi buddisti. O quelli dei palazzi reali che si ergevano in tutto il loro splendore anche al centro di un incrocio.

Ho Sook aprì le braccia, riempiendo i suoi polmoni di aria fresca e pulita per poi rilassare il suo corpo ed appoggiarsi sulla ringhiera di legno. Ji Chan sorrise e imitò le sue stesse azioni, attirando l'attenzione di costui.

"Chissà come la situazione si starà risolvendo" disse voltandosi di nuovo verso l'orizzonte. Ji Chan si volse, il sorriso era sparito e sospirò.

"Spero bene, non voglio tornare a prendere la pausa" rispose lui e si affiancò a Ho Sook, tanto da far in modo che i loro corpi si toccassero. 

Ho Sook si voltò nuovamente verso Ji Chan, il suo volto era sorpreso e in quel momento si ricordò le parole di Yi Seo. Non sa ancora per quale motivo le avrebbe dette, ma sentiva come se in quel momento, lui lo avrebbe aiutato. Sembrava come se la causa della sua fatidica pausa, durata tre anni, fosse per motivi personali e che non coinvolgevano nessuna terza persona e né tanto meno l'agenzia.

Si schiarì la gola e si voltò di nuovo verso il mare. Non voleva sembrare uno che si intrometteva in fatti altrui. Meno sapeva, meglio era.

"Non mi chiedi cosa mi è successo?" domandò Ji Chan dando una piccola spallata al suo manager.

Ho Sook trattenne il respiro per qualche secondo, si morse le labbra per poi guardarlo con la coda nell'occhio.

"Nah, non voglio sembrare uno che si intromette. Non ti voglio neanche obbligare a dirmi qualcosa che..."

"Ho avuto il cancro"

Ho Sook si bloccò e si voltò di colpo, rimase incredulo e non gli importava se lo avesse interrotto. E in quel momento non sapeva esattamente cosa dire, né cosa fare e né come reagire di fronte a tale affermazione. 

"D-dove?" la voce gli tremò e si schiarì di nuovo la gola. Casualmente gli prese la mano e Ji Chan ridacchiò.

Poi, con l'indice indicò un lato della sua testa e ciò fece preoccupare ancora di più il ragazzo, i suoi occhi divennero lucidi in un attimo e sembrava che a momenti, qualche lacrima sarebbe scappata fugace lungo la guancia.

"Meningioma, fortunatamente era benigno e in pochi mesi mi sono operato" spiegò e a quelle parole Ho Sook sembrava però, non calmarsi del tutto.

"E ora? Cioè, come mai hai aspettato tre anni? Come ti è venuto?"

Ji Chan rise e poggiò entrambe le mani sulle spalle di Ho Sook. "Ho Sook-ah! Sto bene ora. Una domanda alla volta".

Ho Sook annuì e cercò di calmare il suo respiro. D'un tratto l'ansia aveva occupato il suo corpo e pensieri invasivi cominciarono ad affollargli la mente tanto da offuscarne il pensiero stesso. Chiuse gli occhi e respinse, portando all'indietro, tutte le lacrime che minacciavano di uscire.

"Prima domanda: Ora qualche residuo o guarito del tutto?" domandò alzando il dito indice.

Ji Chan incrociò le braccia al petto e sorrise.

"Guarito del tutto, ma i controlli li faccio lo stesso". Ho Sook sospirò. Si girò nuovamente verso il mare e sorrise guardando il tramonto.

"Seconda domanda: Com'è successo?" non distolse lo sgaurdo dal tramonto, erano andati lì proprio per goderselo e se lo stavano quasi perdendo.

Ji Chan imitò la posizione di Ho Sook e posò anche lui lo sguardo sul tramonto. Il sole era diventato sempre più caldo e sempre via via più arancione, dipingendo il cielo di vari colori, quasi come se fosse passata di lì una tempesta, lasciando lo spazio all'arcobaleno. Il cielo aveva proprio i suoi colori, più chiari del solito e con ciò si poteva benissimo notare come, piano piano, i colori della sera cominciavano a calare sulla terra.

"Durante le riprese avevo questi costanti mal di testa, che li ho dovuti fermare. Ho fatto la visita dal neurochirurgo e ho scoperto di avere un meningioma sul lato destro del cervello" Ji Chan spiegò nel modo più breve possibile e Ho Sook notò la tranquillità nelle sue parole. Sembrava come se non avesse mai provato dolore, che se lo aspettava, come lo avrebbe preso come un semplice mal di testa finendo comunque sotto gli aghi.

"Qual è l'ultima domanda?" domandò poi girandosi verso di lui.

"Ultima domanda – alzò il terzo dito – Come mai hai preso una pausa di tre anni, se in pochi mesi sei riuscito a fare l'intervento?"

E Ji Chan voleva tanto rispondere a quella domanda, voleva davvero ma non sapeva esattamente che parole utilizzare. Dire che è stata una sua scelta? Dire che è stato obbligato da qualcuno? O semplicemente dirgli la verità?

Voleva essere sincero, ma in quel momento, la sua mancanza di coraggio sembrava mortificarlo.

"Te lo racconterò meglio la prossima volta" sorrise. Ho Sook sembrava aver abboccato e scrollò le spalle.

.

Al ritorno verso casa, il cielo si stava già tingendo di blu, la prima stella comparì in cielo e la luna sembrava essersi nascosta.

"Ah, Ho Sook...una domanda?" Ji Chan lo fermò a metà strada prendendolo dalla mano.

Ho Sook, confuso si fermò e strinse la mano di Ji Chan quasi come se il suo intento, in quel momento, fosse quello di rassicurarlo e calmarlo.

"Ti fidi così ciecamente di Seo Byeol?" a quella domanda Ho Sook aggrottò la fronte, la sua confusione aumentò ancora di più e mille domande gli passarono per la mente.

Seo Byeol? Cosa centra? Come fa a conoscerla? – pensò senza riluttanza.

"Cosa vorresti dire?"

Ma ciò che fece più preoccupare, era lo sguardo ansioso e preoccupato di Ji Chan. Sembrava in parte triste, come se quello che gli stava per dire, non gli avrebbe fatto alcun piacere.

"Ji Chan...Seo Byeol cosa?" urlò e ciò fece quasi eco, facendo svolazzare qualche gazza ladra che era nelle vicinanze e un gatto, spaventato, balzò dal muretto. Ho Sook si era perso qualcosa di sicuro, c'era qualcosa che non ricordava e che in quel momento voleva a tutti i costi sapere.

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N\A: Ed eccoci qui anche con il tredicesimo capitolo. E' più corto rispetto al precedente, perché volevo dividere i capitoli in base a quello che voglio raccontare all'interno di essi. Essendo la seconda parte del dodicesimo, mi sembrava giusto non farlo troppo lungo. 

Ci vediamo al prossimo capitolo! - ciau :) 

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