13-PRESENTE
Ivy si risvegliò ad ora di pranzo, il dolore in mezzo alle gambe che si sovrapponeva a quello del braccio ferito che, tuttavia, non era nulla in confronto al dolore del suo cuore.
Daemon l'aveva presa solo poche ore prima, rubandole la sua verginità con rabbia animale e rilasciando il proprio seme dentro di lei con il solo scopo di indurre il concepimento: non negava che non avesse provato piacere –l'orgasmo devastante che l'aveva colta ne era la prova- ma il pensiero che le azioni del suo compagno fossero dettate solo dalla necessità che aveva di dare vita ad un erede le lacerava l'anima.
Lei gli aveva confessato i suoi sentimenti, gli aveva detto che lo amava dannazione! E lui non le aveva nemmeno risposto, aveva continuato imperterrito a spingere dentro di lei, prendendola e possedendola come l'animale che era.
Ma Ivy sapeva di non poter protestare: era una compagna che era fuggita per tre anni e rappresentava una debolezza finché non avesse concepito, che cosa si aspettava? Che Daemon le organizzasse una romantica serata con cena e candele profumate?
Era un'idiota senza speranza.
Si alzò a fatica, con la testa pesante, e si infilò un paio di vecchi leggins e le scarpe per poi scendere al piano di sotto con un vecchio libro sottobraccio e sgattaiolare verso la porta-finestra dell'enorme soggiorno che dava sul giardino.
"Ivy..." Angel fece capolino dalla cucina guardandola con aria preoccupata.
Ivy si arrestò con lo sguardo basso sperando di mimetizzarsi con la tappezzeria della stanza, non ancora pronta a parlare con nessuno. Quanto avrebbe voluto essere ancora la ragazza di tre anni prima per poter cambiare le cose e non lasciare che Daemon la marchiasse così brutalmente.
"So che non ne vuoi parlare ma..." Angel esitò, avvicinandosi a lei ed abbassando la voce per far sì che nessuno la sentisse. "Se hai bisogno di punti il dottor Shelley effettua visite a domicilio per quelli come noi... Sarebbe estremamente discreto e..."
"Grazie per il pensiero Angel, ma non credo ce ne sarà bisogno." La interruppe Ivy con la mente che vagava altrove. Certo, le faceva parecchio male, ma non era quello che molte ragazze normali sentivano dopo il primo rapporto?
"Ivy, dovresti farti dare un'occhiata in ogni caso." Continuò Angel, più comprensiva.
Ivy sospirò e chiuse gli occhi pensando che Angel ne sapeva più di lei, sicuramente, e che prevenire era meglio che curare.
"D'accordo." Acconsentì "Ma... tra poco. Ora ho bisogno di stare un po' per i fatti miei."
Angel annuì e, abbassando lo sguardo, la lasciò sola tornando nella grande cucina dove i membri del branco pranzavano.
Raggiunse una delle panchine al limitare dell'enorme giardino della proprietà e si sistemò contro l'alto muro di cinta, nascosta fra l'erba alta ed umida che in inverno veniva raramente tagliata, aprì il libro e cercò di immergersi nella lettura con scarsi risultati.
I suoi pensieri vagavano e la riportavano puntualmente ai momenti di quella mattina, in camera con Daemon e poi sotto la doccia, tormentandola e straziandole sempre più il cuore. Lui aveva detto che il marchio era stato intenzionale, che l'aveva scelta, ma quanto poteva essere vero? Subito dopo il rapporto si era sentito talmente in colpa che le avrebbe creato un unicorno se lei glielo avesse chiesto, come poteva verificare la veridicità delle sue dichiarazioni?
Rimase fuori talmente a lungo che il sole si abbassò e, ad un tratto, erano già quasi le quattro del pomeriggio.
"Ivy" Angel la chiamò mentre si addentrava sempre più nell'erba alta alla ricerca. "Ivy."
"Sono qui." Ivy chiuse il libro e si alzò, per farsi vedere meglio, ma gli steli le arrivavano comunque fino ai fianchi. Angel si rasserenò quando la vide.
"Il dottor Shelley è arrivato. L'ho fatto sistemare in camera mia, così nessuno ci disturberà."
Si riferiva a Daemon. Ivy era certa che se dalla visita fosse emerso qualcosa di negativo lui sarebbe andato su tutte le furie e l'unico modo per evitargli anche quella preoccupazione era tenerlo all'oscuro di tutto.
Si diresse su per le scale con passo lesto e furtivo trattenendo il respiro finché non fu al sicuro in camera di Angel e Alec dove il dottore, con già il camice indosso, aveva preparato i suoi oggetti distribuendoli ordinatamente sulla cassettiera appoggiata al muro.
"Ivonne, è un piacere conoscerti." Il dottor Shelley le porse una mano sfoderando un sorriso rassicurante sul volto maturo, solcato dalle prime rughe dell'età. A giudicare dai capelli brizzolati aveva sui cinquant'anni ma era ancora un uomo nel fiore degli anni.
"Dottor Shelley." Lo salutò lei, educatamente e leggermente intimidita. Lui le indicò con un gesto della mano il letto.
"Devo chiederti di stenderti e toglierti i pantaloni e l'intimo." Disse con fare pratico, con il solito atteggiamento sbrigativo ma educato dei dottori. Ivy deglutì mentre il cuore le batteva forte nel petto nel frattempo che si spogliava e si sistemava sul letto come le era stato detto di fare.
La maglia di Daemon le faceva da vestito ma lei si sentiva comunque peggio di quando lui l'aveva presa poco prima e sapeva perfettamente che era tutto a causa del marchio che le rendeva sgradevole il contatto con qualsiasi altro esemplare di sesso maschile.
Digrignò i denti e Angel si avvicinò al letto, prendendole i polsi e tenendoglieli fermi ai lati della testa mentre il dottore si avvicinava e scostava la maglietta, aprendole le gambe per visitarla.
Ivy s'irrigidì e dovette ricorrere a tutte le sue forze per non gridare e dimenarsi a più non posso quando il dottore le sistemò le gambe in alto per osservarla meglio.
La visita durò un tempo estremamente lungo e, quando finalmente finì, Ivy era praticamente madida di sudore.
"Dunque, Ivy." Il dottore si tolse i guanti e li gettò in un sacchetto che sigillò con un nodo prima di voltarsi verso di lei. "Non sei messa male come temevamo, ma la situazione non è comunque delle migliori."
Ivy sbiancò a quelle parole.
"Che significa?" Fu Angel a parlare con la sua voce ferma, mentre stringeva una mano ad Ivy che se ne stava inerme sul letto mentre la paura le montava dentro. Che cosa le aveva fatto Daemon?
"Il rapporto di stamattina è stato troppo brutale vista la tua condizione e temo di aver riscontrato delle piccole ferite all'interno della cavità vaginale che, grazie al cielo, non sono fonte di emorragia. Ti do un medicinale che allevierà il dolore e ti aiuterà a cicatrizzare più in fretta, nel giro di tre giorni dovresti essere guarita."
Ivy lo guardò come se non capisse la lingua, poi l'orrore si fece spazio nei suoi occhi. "E per quanto riguarda l'accoppiamento?" Chiese con voce flebile, timorosa di conoscere la risposta.
Il dottore alzò lo sguardo su di lei osservandola come se fosse un'aliena. "Devi astenerti dai rapporti per tutto il tempo della guarigione. Su questo non transigo."
Ivy si sentì morire al pensiero di come avrebbe fatto ad impedire a Daemon di possederla quando era ovvio che avrebbe potuto prenderla in qualsiasi momento e che, volente o nolente, lei si sarebbe bagnata e avrebbe preso parte all'amplesso raggiungendo probabilmente l'orgasmo.
"Dottor Shelley, forse sarebbe meglio che lei lo comunicasse di persona al compagno di Ivy." Angel intervenne, quasi le avesse letto nel pensiero. Il dottore annuì, guardando Ivy con la compassione negli occhi ed uno strano bagliore nascosto in essi.
"Parlerò con Daemon. Gli spiegherò quanto è importante che tu non sollevi pesi e, soprattutto, che tu non abbia rapporti sessuali a livello vaginale."
Ivy annuì, ma dentro di sé sentiva la paura crescere e l'ansia raggiungere ogni cellula del suo corpo seguendo il ritmo del battito del suo cuore. Il dottor Shelley si alzò e si congedò promettendo di chiamare Daemon appena fosse arrivato in ospedale, lasciando Ivy ed Angel da sole nella stanza.
"Come stai?" Angel le accarezzò dolcemente una gamba ed Ivy si strinse nelle spalle.
"So che pensi che Daemon non sarà capace di controllarsi, ma ci tiene a te e non farebbe niente per ferirti, almeno non intenzionalmente."
Ivy abbassò lo sguardo sulle proprie mani, incerta se dare voce ai suoi pensieri o no.
"Parla, sputa il rospo" la incitò Angel con voce giocosa, riuscendo a strapparle un sorriso.
"So che Daemon mi vuole bene" cominciò con un nodo in gola "ed ho paura che sia per questo che il marchio ha funzionato su di me. Non mi ha mai nemmeno degnata di uno sguardo in tutti gli anni che sono stata qui, non ha mai dato segni di desiderio nei miei confronti."
Angel l'ascoltò in silenzio e restò lì quando le sue parole divennero incomprensibili e si mescolarono alle lacrime, abbracciandola e tenendola stretta senza proferire parola, sapendo che non c'era niente che potesse fare per aiutare quella ragazza così giovane ma con delle responsabilità enormi sulle spalle.
Volevo informarvi che poco fa ho postato sul mio profilo un messaggio che diceva che forse non ce la facevo ad aggiornare perché non avevo ancora iniziato a scrivere e bla bla bla.
Nada, cancellatelo, perché mi sono rimboccata le maniche ed ho realizzato questa cagata che non è nemmeno degna di baciarvi le scarpe per quanto siete stupende!
Siamo arrivati a 8000 visualizzazioni e la storia è salita alla postazione numero 15 nella sezione "Lupi Mannari"
Io vi giuro che se arriva fra le prime tre vi scrivo tanti di quei capitoli che vi verrà a noia hahahahahaha
Vi amo tantissimo, vi sposerei ad una ad una.
A voi che commentate vi regalerei tante rose rosse e tanti baci;
A voi che votate vi manderei tanti cioccolatini a casa con un cucciolo di foca allegato;
A voi che inserite la storia fra i vostri elenchi di lettura (che, per la cronaca, hanno dei titoli fantastici, davvero WOW) vi porterei a fare shopping a Beverly Hills.
Grazie mille a tutti, non sono davvero degna della vostra bontà, vi voglio bene!
Un bacione
William
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro