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12-PRESENTE

                  

Daemon ruggì fra sé mentre, ancora in macchina, guardava fuori dal finestrino la città di Washington che cominciava ad apparire all'orizzonte, illuminata delle luci della mattina. Era fuori dal giorno prima e si era recato fino in periferia dal branco degli Hale perché Alan, il cugino di Derek, aveva organizzato un attacco a suo discapito per prendere il potere dal momento che lui non aveva ancora avuto un erede.

Nessuno sapeva il motivo di quella sua infertilità: i lupi non avevano mai problemi a procreare e le donne, una volta marchiate, diventavano estremamente fertili ed erano quasi sempre pronte all'accoppiamento. A dire il vero l'ormone animale si risvegliava in loro ogni volta che si trovavano vicino al loro partner e ciò gli permetteva di essere sempre pronte ad un rapporto sessuale.

Ma Sarah non riusciva a concepire nonostante desiderasse con tutta sé stessa dare una discendenza a Derek e ciò aveva spinto Alan ad intervenire per prendere il posto del cugino e nessuno, nemmeno l'influenza dei James, di Daemon in persona, l'avevano intimidito.

Gli bruciavano ancora le parole che Alan gli aveva rivolto riguardanti la sua posizione di Alpha, mettendolo sullo stesso piano di Derek rivelando a tutti che Ivy non aveva ancora concepito e che, anzi, era persino fuggita da lui riuscendo a stargli lontana per ben tre anni.

Se la sua donna per prima non lo rispettava nessun altro lupo con un minimo di orgoglio l'avrebbe fatto –aveva detto- e Daemon sapeva dannatamente bene che quel figlio di puttana mirava a renderlo debole agli occhi degli altri branchi. Non poteva lasciarglielo fare.

Gordon si era ritirato e lo aveva designato come nuovo Alpha, ma a lui mancava ancora un erede per poter dormire sonni tranquilli senza che nessuno venisse a spodestarlo.

Il lupo ruggiva dentro di lui, furente, perché in fondo al suo cuore sapeva di essere lui stesso la causa dei suoi mali: se due anni prima non avesse marchiato Ivy con così tanta veemenza, mettendola in pericolo, lei non sarebbe fuggita e lui avrebbe avuto il tempo di mettere le carte in tavola e far sì che lei iniziasse a pensare alla maternità, preparandosi psicologicamente ad un simile passo.

Aveva giurato che non si sarebbe più lasciato dominare dall'istinto, ma la bestia dentro di lui ruggiva e ululava, spingendolo a prendere in considerazione azioni che non avrebbe voluto compiere.

Una volta entrati con l'auto nel cancello della tenuta il bisogno che lo spingeva a prendere Ivy e a compiere il proprio dovere lo attanagliava con una forza tale da rendergli difficile persino respirare: il lupo aveva preso il controllo della sua mente, ormai, e non c'era niente che lui potesse fare per contrastarlo mentre entrava in casa e, seguito da Cole e Alec, si dirigeva in cucina dove si trovavano Veronica e Ivonne che, sedute l'una di fronte all'altra, chiacchieravano a bassa voce per non svegliare le altre donne che ancora dormivano.

Veronica si illuminò quando vide Cole, ma la sua espressione divenne scura quando si rese conto dallo sguardo di Daemon che qualcosa  non era andato per il verso giusto.

Ivy si voltò a sua volta e le sue labbra carnose si dischiusero quando vide l'aria feroce di Daemon che, con i canini appuntiti e gli occhi completamente neri, la guardava mordersi la tenera carne rossa della bocca e sentiva l'eccitazione montargli dentro, irrefrenabile e inarrestabile.

Furia e afflizione lo pervasero perché sapeva qual era il suo aspetto. Lo sapeva, perché aveva visto in Derek la stessa rabbia. L'animale giubilava nel profumo dell'eccitazione che sentiva pervadere Ivy, l'uomo invece urlava di rabbia per la fatalità, la crudeltà di quello che stava per fare.

Il ruggito agonizzante che risuonò per tutta la casa era carico di ira, sofferenza e protesta contro la realtà di una vita così ingiusta. Una protesta contro la perdita di innocenza che presto avrebbe subito Ivy.

Ivonne non aveva mai sentito né visto nulla di simile alla scena di quel ruggito. Guardò Daemon scioccata, mentre lui tirava indietro la testa, espandeva il petto lasciando che il suono primitivo di rabbia e angoscia gli lacerasse la gola. Tutti si zittirono.

Ivy capì subito di che cosa si trattasse quel lamento ed il suo cuore perse un battito; per l'amor del cielo, come avrebbe fatto ad alleviare un tale dolore?

Daemon si mosse verso di lei rapidamente, la afferrò per il polso e la strattonò perché lo seguisse verso la porta.

"Daemon..." La protesta di Cole restò in sospeso quando Daemon si voltò ringhiando, così minaccioso, così esigente, che l'altro lupo si tirò indietro, scuotendo la testa dispiaciuto.

"Dannazione, Cole, fermalo." La voce di Veronica era carica di paura, mentre Ivy veniva trascinata fuori dalla stanza.

Nessuno avrebbe fermato Daemon. Nessuno avrebbe potuto fermarlo ormai, pur volendolo. Lussuria e violenza gli turbinavano intorno, irrigidendogli il corpo, mentre l'animale spingeva con insistenza crescente per uscire in superficie. Ivy non tentò nemmeno di bloccarlo, scossa com'era dall'eccitazione e dalla paura. Lo seguì, quasi correndo per tenere il passo senza rischiare di essere trascinata dietro di lui, il cuore che le rombava in petto, lo shock che le squarciava il corpo.

Aveva già capito che la sua influenza dagli Hale era stata pressoché nulla, e credeva che fosse in parte colpa sua, perché in quanto mate di Daemon sarebbe già dovuta essere rimasta incinta. Dentro di sé sapeva benissimo che qualsiasi cosa fosse successa laggiù aveva fatto scattare qualcosa in Daemon che lo aveva spinto a reclamare il suo corpo –perché sentiva che lui la stava portando di sopra per montarla, come un animale, come succedeva sempre durante il primo accoppiamento.

Daemon la condusse nella propria camera da letto, sbattè la porta dietro di loro e si rivolse a lei.

La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di respirare prima che lui le strappasse la maglietta scoprendole i seni, i capezzoli duri, cominciando ad armeggiare con la lampo dei propri jeans.

"Daemon..." Ivy non sapeva cosa dire. Cosa fare.

"Sei mia." Lui scoprì i denti, facendosi scivolare i jeans lungo i fianchi, liberando così la possente e disperata erezione pressata dentro.

"Ti prego, no..." Lei mugolò, quando lui la raggiunse. La spogliò dei pantaloni e delle mutandine, strappandone il tessuto dalle gambe. La fece voltare e, con una mano fra le sue scapole, la costrinse ad inginocchiarsi fino a che il suo petto non premette contro il tappeto ai piedi del letto facendo sì che i suoi fianchi svettassero in alto, aperti e già pronti per lui.

Daemon si inginocchiò ed afferrò con una mano la pulsante erezione mentre si avvicinava al suo collo e prendeva a tormentare il marchio con i denti e la lingua, facendole impregnare la vulva.

"Daemon, aspetta..." L'eccitazione rendeva soffocata la sua voce e, allo stesso tempo, esprimeva tutto il suo dolore e la sua paura per quel contatto imminente: sapeva che non c'era niente che potesse fare per raggiungere la parte umana di Daemon, dopotutto.

Lui le aprì i fianchi e affondò violentemente nelle profondità sensibili della sua passera. Ivy si accasciò sul pavimento, un urlo soffocato che le sfuggì di gola, mentre il piacere le bruciava il corpo, sebbene il dolore le fustigasse il cuore.

Teneva lo sguardo piantato di fronte a sé mentre avvertiva la grossa erezione farsi spazio nella cavità ancora troppo stretta, senza pietà, allargandola e bruciandola, mentre i suoi fluidi scorrevano sempre più copiosi, impregnandole le cosce.

"Ivy..." Con la voce strozzata, Daemon si arrestò, affondando completamente in lei, un breve barlume di buonsenso a rimpiazzare il cupo orrore nei suoi occhi. "Ivy."

Le lacrime colmarono gli occhi di Ivy, quando lo sentì vacillare dietro di lei, la mano che la teneva giù tremò e lo sentì abbassarsi su di lei.

La feroce intensità era parzialmente svanita, lasciando il posto a una sconvolgente amarezza.

"Daemon..." sussurrò lei un secondo prima che lui si muovesse, i fianchi che scattarono convulsamente, lasciando che il suo pene colpisse le tenere profondità del sesso di lei, esigente in modo straordinario.

"Ti amo, Daemon" si lasciò sfuggire, guaendo.

"Ti amo..."

Daemon gemette. Un suono basso, grave, carico di rimorso, di gratitudine.

La attrasse a sé, alzandosi in ginocchio e stringendole i seni floridi con una mano, mentre con l'altra le avvolgeva possessivamente la vita per tenerla ferma sulla propria erezione muovendo il membro dentro di lei.

Affondi rapidi e violenti le carezzavano il calore interno della sua intimità, mentre lui le baciava la gola, il collo. Daemon strinse le cosce, irrigidendo la schiena, mantenendo comunque ancora i movimenti deliberatamente duri, senza mai rallentare mentre il rumore eccitante delle carni che si scontravano tra loro le riempiva il cervello.

"Sei mia" bisbigliò di nuovo lui. "La mia donna. La mia compagna"  Le spinte si intensificarono ancora poi, il respiro di lui si fece pesante e difficile, i fianchi a guidare la violenta erezione più a fondo, più duramente, al massimo della potenza possibile, mentre lei gli afferrava il braccio che la teneva stretta, sforzandosi strenuamente per reggersi, mentre sentiva l'orgasmo cominciare a invaderla.

Qualche secondo dopo, avvertì il sesso del ragazzo agganciarsi dentro di lei, udì il suo mugolio, il suo piccolo ruggito famelico, seguito dalle ultime spinte violente e rapide prima di avvertire le esplosioni roventi del suo seme che sgorgava tra le profondità della vulva mentre le sue pareti si stringevano ritmicamente attorno alla grossa invasione ancora pulsante di Daemon.

"Scusami" sussurrò Daemon contro il collo di lei, il volto inumidito, Ivy non riusciva a distinguere se di lacrime o di sudore. "Mi dispiace così tanto che tu abbia dovuto vedere quello che sono."

Ivy era senza fiato e non riusciva a pensare a nient'altro se non al pene di Daemon, adesso più morbido dentro di lei che ancora rilasciava il seme e poi si liberava dalla stretta calda e umida della sua vagina, tirandosi leggermente indietro senza mai lasciarla andare. Di questo Ivy gli fu grata: non era certa di riuscire a mantenersi retta da sola dopo quel primo rapporto così intenso e devastante.

Lui si mise in piedi, portandola con sé prima di metterle una mano sotto alle gambe ed una attorno alle spalle, prendendola in braccio e portandola nell'enorme bagno adiacente alla stanza, aprendo il getto della doccia senza mai staccarle le mani di dosso.

Non emise un suono finché non furono entrambi sotto il getto caldo e non ebbe preso il bagnoschiuma dal ripiano in metallo per insaponare una Ivy silenziosa. Fin troppo silenziosa. Se ne stava ferma sotto il getto di acqua calda, gli occhi chiusi, la mente che piano ripercorreva quella che era stata la sua prima volta mentre Daemon con mani tenere le lavava i capelli ed ogni centimetro del corpo, il senso di colpa quasi concreto fra loro.

Il vapore bollente e il profumo del sapone riempivano l'ampia cabina doccia. Il rumore dell'acqua che le scrosciava addosso e la voce di Daemon che sussurrava scuse a iosa le fluttuavano nella mente. Ogni volta che il suo corpo era sciacquato e insaponato, sentiva che il dolore veniva lavato via a poco a poco dal suo animo.

Seguì una spossatezza incontenibile. Non voleva fare altro che rannicchiarsi sotto le coperte e dormire.

"Finito" sussurrò teneramente Daemon, baciandole una spalla, con le mani che lisciavano la carne umida, accarezzandola mentre singhiozzi involontari  iniziarono a riecheggiare nel suo petto.

Daemon trasalì sentendoli.

"Sssh." Lui la coccolò abbracciandola stretta, baciandola, leccandola dolcemente con incommensurabile tenerezza.

"Perdonami Ivy. Odio quello che ti ho fatto. Odio me stesso per aver impedito ai cacciatori di violarti senza pensare di doverti proteggere dalla bestia dentro di me." Daemon rabbrividì e la strinse più forte.

"Ti meriti più di questo, lo so perfettamente. Tu ti meriti tutto ciò che c'è di buono in questo mondo e detesto sapere che sono io l'ostacolo che si frappone fra te ed una vita felice con un uomo che ti meriti. Che si meriti il tuo amore."

Gli occhi di lei si chiusero contro il piacere struggente che la investiva. Sentire Daemon che le bisbigliava quelle scuse dopo il loro primo, disastroso, rapporto sessuale, le spezzava il cuore.

"Non soffrirai più" mugolò lui all'improvviso, le emozioni che lo squassavano, le braccia contratte intorno al corpo di lei, a stringerla al proprio petto.

"Non potrei vivere sapendo che stai male, che non sei felice qui con me." I sentimenti che lo pervadevano gli strinsero la gola. "Preferirei morire piuttosto che dover affrontar la tua perdita."

"Mi dispiace di essere scappata." Confessò lei finalmente, rompendo il silenzio. "Sarebbe tutta colpa mia se gli altri branchi ti esiliassero, se altri lupi prendessero il tuo posto."

Ivy si voltò verso di lui con le lacrime che le scorrevano lungo le guance, i capelli bagnati ed un'espressione così straziata che Daemon avrebbe preferito bruciare vivo piuttosto che assistere alla sua sofferenza.

"Non sarebbe colpa tua." Lui scosse la testa. "Avrei dovuto controllarmi, corteggiarti prima di marchiarti, farti sapere che ti avevo scelta da tempo..."

"Daemon..." Ivy era scioccata da quella rivelazione.

"Ho sbagliato ad aggredirti, è colpa mia se sei fuggita ed è tutta colpa mia se i cacciatori ti hanno presa. Non me lo perdonerò mai, finché avrò vita ricorderò a me stesso che razza di mostro sono."

Ivy gli posò le dita sulle labbra. "Non sei un mostro. Sei l'unico ragazzo che mi abbia mai desiderata, l'unico che avrei mai desiderato al mio fianco..." Daemon sentì il cuore farsi a pezzi dentro al suo petto.

Meritava una donna così? Diamine, no, sapeva di non meritarla, ma sapeva anche che ormai non sarebbe più riuscito a permetterle di lasciarlo. Si schiarì la voce, allontanandosi da lei, gemendo per l'erezione che d'un tratto iniziò a premere tra di loro.

"Devo parlare con Cole" sospirò.

"Poi ci occuperemo di altre cose." E lanciò un'occhiata al suo organo ostinato.

Ivy afferrò gli ampi asciugamani che Daemon aveva preso prima di condurre entrambi sotto il getto d'acqua. Lui la guardava disorientato mentre lo asciugava come un bambino.

"Saresti una madre straordinaria" sussurrò, immaginandola mentre faceva il bagnetto al loro piccolo figlio, prendendosi cura di lui con la stessa tenerezza con cui lo stava facendo ora, o persino di più.

La donna arrossì e si mise dietro di lui strofinandogli la schiena con l'asciugamano che si inzuppava delle ultime gocce di acqua.

"Ti preoccupa il concepimento?" chiese infine Daemon schiarendosi la voce a disagio.

"Avrei dovuto pensarci prima di costringerti con il mio primo bacio. Prima di marchiarti e legarti così saldamente. Avrei dovuto spiegarti..."

"Non sarebbe cambiato niente." Ivy era tornata di fronte a lui. Prese un altro asciugamano per sé.

"Ti avrei voluto comunque." Daemon si zittì, confuso.

"Ne sei sicura, Ivy?"  Lei fece una pausa, prese un profondo respiro, mentre un sorriso divertito le si disegnava sul volto.

"Ti amo, Daemon. Mi sei mancato in tutti questi mesi. Eri tu quello che sognavo, ancor prima di scappare a Petersburg. Altrimenti, ti avrei dato una ginocchiata così forte da farti salire le palle in gola, quando mi hai marchiata. Ora sei soddisfatto?"

Daemon sussultò. Ivy non mentiva. Aveva agito in quel modo in diverse occasioni in precedenza.

Lui annuì velocemente e la osservò con sguardo preoccupato: sembrava esausta. La costante preoccupazione del concepimento, i bisogni sessuali e il pericolo le pesavano parecchio.

Daemon indossò vestiti puliti, mentre Ivy si infilò una delle larghe magliette di lui, con l'orlo che le arrivava quasi al ginocchio. Prese una coperta inutilizzata dall'armadio della biancheria nella camera  e si diresse verso il letto.

"Tomo subito." Lui si chinò e le diede un bacio sulle morbide labbra, mentre lei lo guardava dal basso sonnacchiosa.

"Sbrigati a tornare." Gli disse.

Daemon poteva odorare l'eccitazione che le montava dentro. Annuì repentinamente e si voltò per lasciare la stanza.

Ivy non poteva vivere a lungo in quel modo, pensò. Era palesemente esausta, fiaccata. Se non avesse concepito presto, questo avrebbe potuto minare la sua salute, secondo lui. Ma poi, si chiese, cosa sarebbe accaduto quando avesse concepito?











ED ECCOCI QUI

Avete odiato un minimo Daemon per non essere riuscito a controllarsi ed aver trattato così male Ivy?

La sto facendo troppo santa, questa ragazza... In questo capitolo ha reagito piuttosto bene, ma nel prossimo vi darò un assaggio di ciò che ha provato e di ciò che pensa della situazione.

Nel caso non l'aveste ancora capito lei si sente responsabile per non aver ancora concepito e quindi non ha nemmeno il coraggio di alzare un dito e protestare.

E quindi è divisa tra il senso del dovere e la paura dell'avere un figlio così presto, senza alcuna esperienza e senza desiderare di averne uno.

MAH.

Vabbé.

PASSO A RINGRAZIARE TUTTI COLORO CHE HANNO AGGIUNTO LA STORIA AI LORO ELENCHI DI LETTURA. Siete davvero i miei amori.

E grazie anche a tutti voi che continuate a sostenere questa.... cosa con i vostri voti ed i vostri commenti. Se questa storia sta avendo successo è SOLO ED ESCLUSIVAMENTE GRAZIE A VOI ed io non potrò mai ringraziarvi abbastanza.

Un bacione grande grande.

Ci vediamo domani

William

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