Capitolo VII
Restai fino a mezzanotte in camera a disperarmi: avevo paura di vedere i segni sul mio collo e sul petto, ma avevo bisogno di una doccia. Alla fine mi decisi ed andai in bagno, cercando di non fare rumore, dato che sembrava che Severus stesse dormendo.
Mi misi davanti allo specchio e dopo aver preso un profondo respiro mi tolsi il maglione, tutta dolorante. La scena che mi si parò davanti mi fece tremare le gambe, era raccapricciante: il collo sembrava stato morso da un animale, c’era un succhiotto violaceo molto esteso ricoperto di sangue, ed i seni avevano il segno delle dita e delle unghie. Trattenendo a stento le lacrime mi fiondai sotto la doccia, cercando di rilassarmi con l’acqua calda, ma questa volta sembrava impossibile. Con molta cura mi lavai il collo e il resto del corpo, cercando di non sentire troppo dolore, la parte superiore sembrava che andasse in fiamme…
Dopo essermi asciugata mi misi la mia solita maglia, peccato che questa avesse proprio lo scollo a V, che mi fece di nuovo vedere tutto quell’orrore: lacrime calde cominciarono a scendermi dagli occhi. Distolsi lo sguardo dallo specchio e aprii la porta del bagno, ma andai a sbattere contro qualcosa, anzi contro qualcuno.
Appena alzai gli occhi incontrai quelli di Severus, che mi guardava stranito ed io non ce la feci più: caddi per terra in ginocchio e iniziai a singhiozzare, i miei argini erano crollati. Perché quella bestia non voleva capire di lasciarmi in pace? Io non lo volevo e soprattutto non volevo tutto ciò!
Pensavo che Severus mi avrebbe lasciata lì, magari sbuffando e dicendomi di alzarmi e di non fare la bambina, ma stranamente mi sentii avvolgere dalle sue braccia, una intorno alle spalle e l’altra sotto le ginocchia, e mi sollevò, portandomi in camera, adagiandomi poi sul letto. Stavo ancora piangendo, avevo gli occhi appannati dalle lacrime e lo vidi di sfuggita, stava per andarsene, ma io avevo bisogno di qualcuno che mi consolasse, anche che restasse al buio con me, in quel momento avevo persino paura di quello, infatti avevo lasciato la luce accesa prima di andare in bagno. La sua presenza mi calmava, mi sentivo protetta con lui, ma perché era così dannatamente distante?
“Ti prego, r-resta…” singhiozzai allora io, facendo uno sforzo enorme per afferragli la maglia, facendolo girare verso di me e tirarlo sul letto, seduto.
Lui mi guardò con uno sguardo indecifrabile, ma notai che i suoi occhi erano corsi al collo e alla scollatura, e sicuramente aveva visto i vari ematomi… sembrava combattuto, probabilmente non sapeva se restare o andarsene, ma non gli diedi il tempo di decidere, dato che mi fiondai tra le sue braccia, nascondendo il volto nell’incavo del collo e continuando a piangere.
La sua schiena era appoggiata alla testiera ed io ero tra le sue gambe; sentivo che si era molto irrigidito, sembrava un palo di legno, e le braccia erano ferme lungo i fianchi, solo dopo un po’ mi diede una specie di pacca sulla spalla, a mo’ di incoraggiamento.
Mentre mi sfogavo pensando a tutta la paura che avevo avuto quel pomeriggio, mi stringevo sempre di più a lui, tremando; stranamente mi stava circondando con le braccia, e il suo profumo mascolino, ma delicato allo stesso tempo, mi riempiva le narici.
~☆~
Piton si era svegliato di soprassalto, stava facendo un sogno strano, ma non lo ricordava. Quindi si era alzato per andare a sciacquarsi la faccia, ma arrivato davanti alla porta del bagno era stato travolto da Mia, e quando lo aveva guardato negli occhi aveva visto chiaramente che stava piangendo, anche se lo aveva confermato poi lei, cadendo a terra singhiozzante. Aveva due opzioni: andarsene lasciandola lì, facendosi odiare per il resto dei suoi giorni, oppure prenderla e portarla in camera. Ovviamente non aveva intenzione di iniziare a starle antipatico, quindi scelse la seconda, scortandola poi nella sua stanza e adagiandola sul letto. Non si fermò nemmeno a guardarla, stava tornando in soggiorno, ma non fece nemmeno in tempo a muovere qualche passo che si ritrovò seduto sul letto con lei, che dopo averlo pregato, lo stava abbracciando mentre tremava e singhiozzava. Si era irrigidito subito, non aveva mai tenuto una donna così, nessuna lo aveva mai abbracciato e non gli avevano mai detto di restare. Non poteva stare lì, ma lei era attaccata come una piovra, quindi il minimo che potesse fare era consolarla un poco, se aveva capito bene cosa era successo: aveva un brutto ematoma sul collo, e sembrava soffrirne, forse era stato il ragazzo dell’altra settimana…
Pian piano sentì che si stava rilassando, stava quasi smettendo di piangere. Erano passati parecchi minuti da quando era stato costretto a consolarla, non era da lui fare tutto ciò… ma cosa gli stava prendendo? Continuava a carezzare la pelle della spalla di Mia, come per rassicurarla, anche se lei dopo aver strofinato il viso umido di lacrime sulla sua maglietta si era addormentata per la stanchezza; ma era impazzito? Non doveva nemmeno sfiorarla, cosa diavolo gli stava passando per la testa?
Ora doveva assolutamente svignarsela da lì, ma non doveva svegliarla, altrimenti sarebbe ricominciato tutto da capo e lui avrebbe dovuto dormire lì con lei. Si alzò piano, tenendola ancora in braccio e molto lentamente la adagiò sul letto, rimboccandole le coperte, perché sennò si sarebbe svegliata per il freddo e sarebbe stato imbarazzante trattenersi ancora lì. Spense la luce e sgattaiolò fuori dalla camera, e dopo che si fu sdraiato sul divano sbuffò infastidito. Era stato tutto un enorme sbaglio, dopo averla portata in camera avrebbe dovuto andarsene, non restare lì a coccolarla!
Era tutta colpa di Mia: non doveva abbracciarlo, non aveva mai avuto una donna che lo avesse stretto così, era restato sbalordito e non aveva reagito in tempo per evitarla. Nessuna donna si era avvicinata a lui, lo avevano evitato come la peste, le uniche che si era concesso erano servite per sfogare i suoi istinti, non si era nemmeno sprecato a baciarle. Mia non doveva affezionarsi in nessun modo a lui.
~☆~
Mi svegliai con una fitta allucinante al collo e gli avvenimenti del giorno precedente mi destarono come un secchio di acqua gelata: la violenza di quel bastardo, gli ematomi, il pianto e Severus. Severus! Mi girai nella speranza che si fosse addormentato lì con me, ma se n’era andato sicuramente non appena ero caduta nelle braccia di Morfeo. L’ultima cosa che mi ricordavo era il calore del suo corpo e il suo respiro tranquillo; sorridendo strinsi di più le coperte ed inspirai profondamente, sentendo così il suo profumo, adoravo la menta mischiata al muschio bianco…
E adesso che facevo? Mi alzavo e lo salutavo così come se non fosse successo nulla? Alla fine decisi di rimanere ancora un po’ a letto, e come se non bastasse avevo il morale sotto i tacchi, in quei momenti avrei avuto bisogno di mia mamma, lei sapeva sempre come farmi stare meglio. Presi il cellulare che era sul comodino e schiacciai il suo numero in rubrica, appoggiandomi poi l’I-Phone all’orecchio.
“Pronto?” mi rispose una voce molto familiare e dolce.
“Ciao mamma…” le dissi io, con la voce ancora impastata dal sonno.
“Hei piccolina mia, come stai?” mi domandò subito lei, chiamandomi con il suo nomignolo preferito, dato che ero la più giovane in casa, mia sorella aveva due anni più di me.
“Tutto bene.” Mentii io, per non farla preoccupare. “Da te tutto ok? È da tanto che non ti chiamavo, mi mancavi.”
“Oh Mia, mi manchi anche tu, ti saluta anche papà!” disse poi, facendomi sorridere. “Che ne dici se per Natale venissi a pranzo da noi? Quest’anno non facciamo viaggi, quindi avevamo pensato di chiamare anche Becky…”
“Certo, è una bellissima idea! Dovrei venirvi a trovare più spesso però, anche se c’è un’ora di strada…” le risposi io; mi sentivo un po’ in colpa a non andare dai miei genitori almeno una volta a settimana, e nell’ultimo periodo ero stata molto impegnata quindi era da un mese che non li vedevo.
“Stai tranquilla tesoro. Facciamo che prima di Natale vengo io da te, così passiamo un po’ di tempo insieme!” mi propose, ma dopo la felicità mi venne in mente Severus: conoscendo bene mia mamma mi avrebbe sottoposto ad un interrogatorio degno del FBI... con la tipica domanda iniziale ‘Ma è il tuo ragazzo?’
“Sì, ok, quando decidi avvertimi!” le suggerii; che non mi piombasse in casa e magari trovasse un marasma.
“Va bene, ciao piccolina.”
“Ciao, mamma ti voglio bene…” la salutai, con il cuore più leggero, la mamma era sempre la mamma, solo la sua voce era miracolante, mi rendeva felice all’istante.
“Anch’io.” E riattaccò, dopo avermi mandato un bacino.
Mi alzai allora dal letto, con il morale decisamente sollevato, e mi diressi in soggiorno, dove Severus stava suonando un brano di Chopin, molto tranquillo e delicato.
Questa volta cercai di avvicinarmi il più silenziosamente possibile e ci riuscii, senza andare a sbattere su tavolini molesti…
Ora non sapevo cosa fare, ero alle sue spalle, continuavo ad ascoltare o lo interrompevo? Mi dispiaceva, ma dovevo assolutamente parlargli.
Allungai il braccio e con un dito gli battei sulla spalla, fermando così il suo preludio.
“Ciao…” fu tutto quello che riuscii a dirgli, dopo tutti i discorsi che mi ero preparata nel frattempo, ma perché ero così goffa?
“Buongiorno.” Mi rispose lui, girandosi verso di me.
“Io volevo, sì, ehm, scusarmi per quello che è accaduto ieri sera… ero alquanto sconvolta, non volevo metterti in imbarazzo…” feci io, torcendomi le mani e guardandomi le punte dei piedi.
Stavo aspettando una sua risposta, che però tardava ad arrivare, quindi decisi di alzare lo sguardo per vederlo: mi stava semplicemente osservando.
“Ti fa male il collo?” mi domandò soltanto, alzandosi e mettendosi di fronte a me, indicando con un cenno del capo la parte dolorante.
“Abbastanza…” gli risposi io, coprendo l’ematoma con la mano. Magari adesso dovevo pure spiegargli il perché del pianto e del succhiotto gigantesco!
Lui mi prese la mano e me la spostò, alzandomi poi il mento con l’indice affusolato, facendomi esporre il collo al suo sguardo. Il mio battito cardiaco stava aumentando, ancora un po’ e mi sarebbe uscito il cuore dalla cassa toracica…
Mentre cercavo di controllare il mio respiro, Severus allungò la mano e l’appoggiò con il palmo aperto sulla parte violacea, iniziando a sussurrare alcune parole. Assomigliavano a quelle che aveva pronunciato per far cicatrizzare le ferite a Draco Malfoy dopo che Harry gli aveva lanciato il Sectumsempra. Dopo un po’ sentii una sensazione di calore, che si irradiava per tutta la zona interessata e quando levò la mano non c’era il solito bruciore, sembrava che fosse passato. Infatti tastai la pelle e non mi tremarono le ginocchia dal dolore, anzi era ritornato tutto normale.
“Ora dovrebbe andare meglio…” borbottò lui, abbassando il braccio.
Io ero andata lì per scusarmi dell’imbarazzo che gli avevo provocato, ma probabilmente ne avrei creato ancora di più per quello che stavo per fare… era stato talmente gentile, che era impossibile non agire in quel modo.
Sorrisi ed annuii, sporgendomi e dandogli un lieve bacio sulla guancia, tornando poi nella mia camera, per vestirmi.
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Piton era imbalsamato, con lo sguardo fisso davanti a lui: Mia lo aveva baciato? E perché? Aveva fatto solo sparire il succhiotto! Neanche avesse fatto un miracolo! Era rimasto semplicemente allibito.
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Appena chiusi la porta mi appoggiai ad essa, mettendomi una mano davanti alla bocca, incredula: avevo dato un bacio a Severus, sulla guancia, ma un bacio! Non ci credevo…avevo avuto un coraggio bestiale!
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Spazio autrice
Ciao! Dato che avevo un po' di tempo libero ho deciso di pubblicare questo capitolo dolcissimo... che l'abbraccio e il bacio sulla guancia cambino qualcosa tra Severus e Mia? Lo scoprirete solo leggendo... spero vi sia piaciuto! Alla prossima miei Potterhead! 👋 (le prossime pubblicazioni saranno regolari: ho concluso la storia! 🎉🎊🎉)
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