XII. Resa dei conti
"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre "Andiamo", e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole."
-Charles Baudelaire.
"Voi che dite?"
Per tutta risposta, Morrison si lanciò in avanti e ottenne l'effetto che tutto il resto dell'equipaggio si ritraesse.
Alcuni saltarono sulle funi, altri sull'albero maestro, cercando il punto migliore da cui godersi lo spettacolo.
Killian, dal catto suo, doveva aspettarsi quell'attacco improvviso perchè rispose con un abile movimento del polso.
"In che cosa ci stiamo cacciando, Gen?" esclamò Peter accanto a lei.
Le prese la mano e la tirò.
"Andiamocene!"
"No!" lei si liberò della stretta, guardandolo "Non posso!"
"Troveremo un'altra nave!"
"Non si tratta della nave! Non possiamo lasicare Killian così!"
Peter sbattè un piede a terra.
"Per favore" disse, a denti stretti.
"Peter"
Genevieve lo guardò intensamente e gli disse in silenzio che lei non poteva andarsene.
Non avrebbe mai potuto.
Quindi si voltò di nuovo, con il cuore che le martellava nel petto come se fosse impazzito.
Il duello continuava, imperterrito, ricco di stoccate e parate.
Erano entrambi bravi, ma Morrison aveva molta più esperienza di Killian.
L'equipaggio batteva le mani e incitava i duellanti, perchè zampillasse il sangue.
Erano affammati di sangue e dolore.
Uno dei due sarebbe morto entro il calare del sole.
Ma erano umane quelle persone?
Potevano ancora chiamarsi tali?
Genevieve rabbrividì.
Una parte di lei avrebbe voluto voltarsi e nascondere il viso nel petto di Peter, il suo porto sicuro, il suo rifugio da una vita intera, ma un'altra parte di lei non riusciva a staccare gli occhi dal duello, non riusciva ad evitare di seguire ogni movimento delle lame che brillavano al sole con gli occhi dorati.
Ad un certo punto Morrison fece una finta e Killian ci cascò, quindi gli tirò l'elsa della spada dritta in faccia.
Killian emise un gemito, cadendo di lato.
"Perchè non intervieni?" gridò Genevieve ad Henry, che in qualche modo si era ritrovato accanto a lei.
"Non posso" rispose lui, il volto segnato dalla preoccupazione "noi pirati seguiamo un codice d'onore. Nessuno può intervenire"
"Se tenessi davvero a lui faresti qualcosa!"
Henry si voltò a guardarla di scatto, con gli occhi verde nocciola furenti.
"Non provare nemmeno a dire che io non tengo a Killian, capito? Non ne hai alcun diritto"
Genevieve rimase zitta, mordendosi il labbro.
Aveva ragione.
All'improvviso sentì un botto sotto di lei e si voltò di scatto, stringendo le mani istintivamente sulla gonna dell'abito da sposa.
Killian era andato a sbattere contro il bordo della nave, proprio di fronte a Genevieve.
Erano faccia a faccia.
Così vicini che se solo uno di due si fosse sporto di poco le loro labbra avrebbero potuto toccarsi.
Il naso di Killian sanguinava dove Morrison lo aveva colpito.
Si guardarono negli occhi, oro contro azzurro, come il sole che muore e viene accolto dalla vastità del mare, come se lo stesse abbracciando per proteggerlo, per cullarlo fino alla sua rinascita il giorno seguente, così da sempre e per sempre.
Genevieve stava per fare qualcosa, non sapeva nemmeno lei esattamente cosa, ma non potè, perchè Morrison scoppiò di nuovo nella sua risata rauca e prese Killian per la camicia bianca, tirandolo di nuovo al centro del ponte.
"Non fai più il presuntuoso, non è vero, orfano?" lo sbeffeggiò.
Killian alzò la spada, con la mascella serrata e lo sguardo fisso sul nemico.
Con la manica della camicia si asciugò il sangue che stava colando.
"Non è ancora finita" ringhiò.
"Come vuoi"
Morrison fece una serie così fitta di stoccate, mosse così tanti fendenti, che disarmò Killian.
La spada cadde per terra ma il suo rumore venne coperto dalle grida dell'equipaggio.
Fu intonato un coro di voci che chiedeva la sua morte.
Morrison gli tirò un calcio in pieno petto e Killina cadde a terra, tenendosi sui gomiti.
Il capitano sorrise, puntandogli la spada alla gola.
"Com'è la vita da là sotto?" domandò in tono beffardo.
"No!" gridò Genevieve.
Il capitano si voltò lentamente verso di lei e le sorrise.
"Temo che dovrete cambiare il vostro abito, principessa" disse "sono sicuro che il nero vi doni tantissimo"
Tornò a guardare Killian e il suo sguardo divenne di ghiaccio.
Genevieve doveva fare qualcosa, ma che cosa?
Cosa poteva fare lei?
All'improvviso sembrò che il tempo si fosse fermato.
Certo che poteva fare qualcosa.
Si concentrò come mai aveva fatto e immaginò che Killian, sdraiato a terra con gli occhi puntati su quello che stava per diventare il suo assassino, diventasse invisibile solo agli occhi di Morrison.
Proprio come era diventata lei stessa invisibile quando Malcolm aveva cacciato Killian.
Morrison aggrottò la fronte.
"Ma che diavolo...?" mormorò, ritraendo la spada.
Killian ne approfittò, rotolando di lato e riprendendo in mano la spada.
Si alzò in piedi e disarmò Morrison, che ora era tornato a vedere il suo nemico ma era troppo confuso e sorpreso per contrattaccare in tempo.
Stavolta fu la sua spada a cadere sul ponte in legno della nave, mentre l'equipaggio tratteneva il fiato rimanendo in silenzio per la prima volta.
Killian puntò la spada alla gola di Morrison, che aveva alzato istintivamente il mento per allontanarsi.
"D'accordo, orfano..." fece lui, ma non concluse la frase perchè Killian gli tirò un pugno in volto e lui cadde a terra, sensa sensi.
Genevieve lasciò andare il fiato che non si era accorta di star trattenendo, ma tutto intorno a sè cominciò a vorticare così dovette aggrapparsi alla giacca di Peter per non cadere.
Lui la sostenne, senza dire una parola.
"Ho vinto" disse Killian, quasi più a se stesso.
Poi alzò la voce.
"Ho vinto!" gridò "Ora sono io il capitano!"
Inizialmente ci fu silenzio, ma poi l'equipaggio cominciò a battere le mani e a fischiare.
Henry si lanciò verso Killian e gli diede delle pacche sulla schiena, sorridendogli orgogliosamente.
"Cosa faranno al vecchio capitano adesso?" chiese Genevieve.
Peter le strinse il braccio con cui la stava sostenendo.
"Lo faranno camminare sulla passerella e lo getteranno in mare" disse, in tono sommesso.
Lei rabbrividì.
Se non avesse aiutato Killian, quella sarebbe stata la sua fine.
Peter si voltò a guardarla, con gli occhi socchiusi.
"Lo hai aiutato, vero?" sussurrò, perchè nessuno sentisse "Con il tuo potere"
"L'avrebbe ucciso altrimenti" rispose Genevieve, nello stesso tono "ho dovuto salvarlo"
"Non c'è nessuno che tu non salveresti"
Nel frattempo Killian si era avvicinato al corpo inerme di Morrison e gli stava legando le mani con una corda spessa.
Il vecchio capitano si svegliò di soprassalto.
"Canaglie!" gridò, poi notò le mani legate e si infuriò ancora di più "Aiutatemi!"
"Mi dispiace, Morrison" intevenne Henry "ma ormai non siete più voi il capitano"
Posò una mano sulla spalla di Killian, mentre lui ordinava a due uomini di far alzare Morrison.
"Portatelo sulla passerella" ordinò Killian.
Il prigioniero continuò a dimenarsi ed inveire, ma i due uomini procedevano imperterriti.
Lo spinsero sulla sottile asse di legno che si incrinò sotto il suo peso ed estrassero le spade, puntandogliele contro.
Morrison allora raddrizzò le spalle e camminò come un equilibrista sul filo fino alla fine della passerella.
"Benissimo allora" fece.
Si voltò e fissò Killian dritto negli occhi.
"Ci vediamo all'Inferno" disse e saltò.
Tutti corsero verso le sponde della nave per vedere la sorte del vecchio capitano, ma egli era sparito sotto la superficie del mare.
L'unico segno della sua presenza era un cerchio di spuma bianca che si allargava andando a scomparire.
"Le cose cambieranno" disse Killian, attirando l'attenzione dell'equipaggio.
Poi alzò lo sguardo e incrociò gli occhi dorati di Genevieve.
Senza dire una parola, si diresse verso di lei.
I suoi occhi azzurri lampeggiavano.
"Che diavolo ci fai qui?" esclamò.
"Sono diventato improvvisamente lo Stregatto?" si lamentò Peter, con voce irritata.
Strinse Genevieve più a sè, come a proteggerla.
"Scusaci, Peter, ma è una cosa tra me e lui" fece lei, allontanandosi dall'amico.
Con uno sguardo gli fece capire di cosa avesse bisogno.
"Guai a come la tratti" decretò lui alla fine, guardando Killian.
Poi si fece indietro.
"Ascolta, Killian..." iniziò Genevieve, voltandosi di nuovo verso il ragazzo.
Ma lui la interruppe subito.
"Io non voglio che tu stia qui" disse, con voce glaciale "te l'ho già detto al castello. Per favore, va' via"
Lei sbattè le palpebre.
"Le isole Shetland sono il mio regno" disse, debolmente.
"E questa è la mia nave" ribattè Killian.
"Perchè ti comporti così?"
Perchè continuavano a litigare ogni volta che aprivano bocca?
Erano davvero due persone così diverse rispetto ad un anno prima?
Killian aprì la bocca, come se fosse sul punto di gridare, ma poi la richiuse.
"Te l'ho già detto" rispose "non hai niente da fare qui, quindi vattene"
"Io ho tutto da fare qui!" Genevieve serrò la mascella e strinse i pugni "Sarei dovuta partire con questa nave proprio adesso"
"Le cose sono cambiate" ribattè Killian "ora la nave è mia"
"E allora portami tu dove devo andare"
Lui rise, ma senza allegria.
"Tu non sei un mio problema" disse.
Le guance di lei si accesero per la rabbia e la vergogna.
Avrebbe voluto colpirlo.
Perchè non riusciva a smettere di amarlo?
Le aveva aspezzato il cuore eppure sapeva che lui era l'unico in grado di ricucirglielo.
Ma non poteva più resistere, non più.
Il suo autocontrollo andò in frantumi come uno specchio.
"Mi avevi promesso che avresti fatto qualsiasi cosa ti avessi chiesto" disse, costringendo la propria voce a non tremare "te lo ricordi?"
Il volto di Killian diventò di ghiaccio.
"Avevi detto che non mi avresti chiesto mai niente" replicò.
"E invece ora ti chiedo di portarmi dove devo andare, visto che hai i mezzi per farlo e mi devi un favore. Vuoi rimangiare la parola data?"
"La metti sull'onore, dunque?"
"Avevi detto che l'onore è l'unica cosa che ti è rimasta"
Sapeva di starlo ferendo, lo aveva fatto apposta.
Forse era il sangue che la legava a Lucifero a farla agire così, facendogli del male per ottenere qualcosa.
Ma sentiva dentro di sè il bisogno di farlo soffrire, come lui aveva fatto con lei.
Forse perchè un Killian arrabbiato era meglio che un Killian indifferente.
Se provava qualcosa, un'emozione come la rabbia, significava che allora era ancora umano e non una statua di marmo scolpita dai pirati e indurita dal tempo.
Killian serrò la mascella.
"Bene" disse "qual è la nostra meta?"
"Londra" Genevieve esitò "l'inferno"
Lui perse la sua nuova compostezza e strabuzzò gli occhi.
"Che cosa?"
Lei si guardò intorno, un po' a disagio.
"Era quello che stavo cercando di dirti prima" disse "devo parlarti in privato"
"Vieni"
Le fece cenno di seguirlo e lei obbedì, tirando su l'abito.
Sentiva gli occhi dell'equipaggio puntati su di sè, come se la stessero esaminando alla ricerca del modo in cui funzionasse.
Sentì qualcuno fare un fischio e altri ridacchiare.
"Non succederà mai" disse Henry.
Killian le tenne la porta del sottocoperta aperta, attendendo che lei entrasse.
Genevieve si voltò e vide Peter che la guardava, quindi annuì per fargli capire che andava tutto bene.
Scese le scale buie che aveva davanti e le tornò in mente quando si erano nascosti nel passaggio segreto accanto alla biblioteca, al castello, quando lei voleva evitare Malcolm.
"La prima porta davanti a te" disse Killian, dietro di lei.
Genevieve l'aprì e si ritrovò in uno studio.
C'erano un sacco di mappe e strumenti come compassi e squadre sulla scrivania, per il resto la stanza era spoglia — eccezion fatta per una libreria posta addosso ad un muro.
Killian posò un quaderno rilegato che doveva aver avuto addosso sul tavolo e si sedette sulla sedia dietro la scrivania.
Guardò Genevieve con gli occhi socchiusi e con un gesto della mano la invitò a sedersi sullo sgabello di fronte a lui.
Lei lo fece e l'abito le si allargò intorno.
"Allora?" chiese con indifferenza.
"Meglio che te lo mostri" disse.
Genevieve si concentrò e immaginò di diventare invisibile, che le sue cellule e i suoi atomi si voltilizzassero nel nulla.
Killian emise un verso soffocato.
"Principessa?" mormorò.
Il modo in cui aveva pronunciato il suo titolo, come se fosse un soprannome, proprio come era solito fare prima, le fece perdere la concentrazione.
Ritornò visibile e si aggrappò alla scrivania davanti a sè.
"Hai visto?" mormorò.
"Com'è possibile?"
Sembrava che Killian fosse sul punto di chiederle anche qualcos'altro, forse se stesse bene, ma che si stesse imponendo di non farlo.
Perchè si tratteneva?
Genevieve lo guardò e capì che i propri occhi dorati stavano brillando quando Killian trattenne il fiato.
"Perché credi che abbia questo assurdo potere? Perché credi che abbia la capacità di far vedere agli altri ciò che voglio che vedano?" fece a bassa voce "Perché mio padre è l'angelo caduto, l'ingannatore per eccellenza"
Lo guardò con i suoi occhi che brillavano come fiamme.
"Mio padre è Lucifero"
Gli raccontò di come fosse venuta a saperlo e del perchè dovesse andare a Londra, gli raccontò di sua madre e del funerale di suo padre, di Anne e la sua natura da angelo.
"Non posso coinvolgere tutto l'equipaggio" disse Killian, alla fine.
L'aveva ascoltata in silenzio per tutto il tempo, con il viso adombrato.
"Saremo solo noi quattro" decretò alla fine.
"Quattro?"
Killian annuì, senza però dire nulla.
Le aprì di nuovo la porta e la fece passare, così Genevieve prese a salire le scale che scricchiolavano sotto i suoi piedi.
Uno dei gradini doveva essere più sporgente, oppure il suo abito da sposa fin troppo ingombrante, perchè ad un certo punto mise male un piede e si sentì cadere all'indietro.
Lanciò un urlo, cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di non cadere.
Trattenne il fiato quando sentì un paio di braccia forti prenderla, una per la vita e una per la schiena.
Si voltò e si ritrovò a pochi centimetri di distanza dal viso di Killian.
Sentiva il suo fiato sulla pelle del viso.
"Sta' attenta" le disse alla fine, lasciandola andare.
Poi, senza degnarla di uno sguardo, proseguì nella salita.
Genevieve sentiva il cuore batterle nel petto, come se stesse per scoppiarle, ma si impose di calmarsi.
Fece un respiro profondo e sperò di non avere le guance in fiamme, dunque lo seguì.
La luce del sole le fece male agli occhi, perchè lo studio del capitano sottocoperta era un luogo piuttosto buio.
Quanto erano stati là sotto a parlare?
Uscita, vide che Killian stava parlando con Henry, il quarto nominato da lui, che aveva una faccia scura come se stesse arrivando una terribile tempesta.
Prese a scuotere la testa, con fervore e abbaiò qualcosa.
Genevieve si preparò al peggio: Henry non avrebbe mai accettato una missione così pericolosa con la ragazza che odiava e quindi avrebbe fatto resistenza.
E Killian avrebbe dovuto scegliere.
Il problema era: chi avrebbe scelto tra i due?
Il suo migliore amico oppure la principessa che gli aveva spezzato il cuore?
All'improvviso Henry percorse ad ampie falcate il ponte della nave e le si piazzò davanti.
"Quindi è per questo che sei qui eh?" esclamò "Per portarci tutti alla morte! Ma io non mi faccio ingannare dal tuo bel faccino, da quell'espressione angelica. Non mi interessa cosa possa dire Killian, che tu eri all'oscuro di tutto o che non è colpa tua. Non cambia le cose. Sei la figlia del diavolo"
"Quindi non ha senso che tu mi odi così tanto per ciò che ha fatto re Malcolm, visto che non era mio padre"
"Tuo padre è perfino peggiore. Sei un mostro"
La mano di Genevieve partì senza che lei se ne rendesse conto.
Una chiazza rossa si allargò sulla guancia di Henry dove lei lo aveva schiaffeggiato.
Sentì in lontananza la voce di Peter che la chiamava, ma tutto ciò che vedeva erano gli occhi arrabbiati del ragazzo che aveva di fronte.
"Non parlarmi così" disse alla fine, con voce bassa ma chiara.
Henry strinse i pugni, ma le braccia e il suo intero corpo tremavano.
Il suo istinto gli imponeva di ricambiare il colpo, ma ovviamente non poteva, non con una donna.
"Altrimenti mi schiaffeggi di nuovo?" fece alla fine, usando un tono sarcastico.
"Ormai la decisione è presa, Henry" intervenne Killian, comparendo dietro di lui.
Henry si voltò di scatto.
"Quindi scegli lei, di nuovo" disse, con i denti serrati.
"Scelgo ciò che è giusto" ribattè lui "e ciò che è giusto è aiutare Genevieve a capire quale sia il piano di Lucifero per fermarlo. E poi gliel'ho promesso, te l'ho detto"
"Certe pormesse possono essere infrante"
Killian lo guardò a lungo e Genevieve ebbe di nuovo la sensazione che stesse avvenendo una conversazione muta tra i due.
Non dovette avere l'effetto che Killian sperava, perchè serrò la mascella.
"Sono il capitano, Henry" disse "e devi obbedirmi. Se la mia decisione non ti va bene, puoi anche andartene. Anche se preferirei non lo facessi"
Forse fu l'ultima frase che lui disse a far cambiare idea ad Henry.
Forse fu il fatto che sembrava tenere davvero a Killian.
Alla fine sospirò, addolcendo lo sguardo per un istante.
Ma quando tornò a puntare i suoi occhi verde nocciola su Genevieve, ritornò di pietra.
Il sorrise che le fece era spaventoso.
"Ho sempre voluto vedere l'inferno" disse.
***
Genevieve osservò i marinai, il resto dell'equipaggio, che raccoglievano le proprie cose e a gruppi lasciavano la nave e si dirigevano in città.
Dopo aver convinto Henry, Killian si era rivolto a loro.
"Uomini!" aveva gridato.
Quelli avevano rivolto la loro attenzione sul nuovo capitano, radunandosi intorno a lui.
Egli aveva raddrizzato le spalle e alzato la voce, in modo che tutti potessero sentire.
"Ho detto che le cose sarebbero cambiate" aveva detto "ed è così, fin da subito. Siete liberi. Il giuramento che prima vi legava a Morrison è sciolto. Andate e siate uomini liberi"
L'equipaggio era esploso in grida di gioia, abbracciando i propri compagni, facendo così chiasso che nessuno aveva sentito ciò che Killian aveva aggiunto.
"Uomini migliori" aveva mormorato.
Genevieve si disse che Morrison doveva essere stato un capitano terribile se ora tutti se ne stavano andando senza protestare, felici come bambini.
E pensò a quanta paura avesse dovuto incutere se durante il duello essi erano stati dalla sua parte, acclamandolo perchè vincesse.
"Gli hai raccontato la verità?" domandò Peter.
Era accanto a lei, seduto su una cassa vicino all'albero maestro, e osservava accigliato il movimento davanti a loro.
Genevieve annuì.
"Era l'unico modo per convincerlo a dirmi di sì" rispose.
Lui rimase in silenzio per un po'.
"Sembra cambiato" ammise alla fine "sembra un'altra persona"
Lei non rispose.
"Per questo ti chiedevo se gli avessi raccontato tutta la verità" continuò "perchè mi sembra strano abbia accettato. Sembra ci sia qualcosa sotto"
"Non c'è nulla sotto"
Genevieve si rese conto di aver dato una risposta fin troppo brusca, cosa che Peter non meritava visto ciò che stava facendo per lei.
Sospirò e si sistemò un riccio dietro le orecchie.
Si chiese che aspetto dovesse avere, dopo tutti gli eventi di quel giorno.
Ormai il matrimonio stava per cominciare, Spencer doveva già essere accanto all'altare in sua attesa.
Probabilmente non vedeva l'ora di potersi sedere sul trono che era appartenuto a Malcolm Adler, prendere in mano il suo scettro del potere e indossare la corona.
Non sapeva che avrebbe potuto farlo prima di quanto si sarebbe aspettato.
"Scusami" disse alla fine lei "non avrei dovuto risponderti così. Sappi solo che Killian mi aveva fatto una promessa, tempo fa, e ora ha avuto l'occasione per non pensarci più e scioglierla"
Peter annuì.
Poi le posò una mano sulla sua, che era posta in grembo.
"Sai che se vuoi parlare io ci sono?" sussurrò.
"Lo so" rispose Genevieve "tu ci sei sempre"
Vide che ormai sulla nave erano rimasti solo loro due, Henry e Killian.
Quest'ultimo stava andando veso il timone, situato a poppa, mentre l'altro stava ritirando la grossa ancora con l'aiuto di una leva.
"È stato proprio un bello spettacolo il tuo schiaffo" le disse.
Genevieve si voltò verso Peter e gli diede un bacio sulla guancia, sorridendogli, poi si alzò dirigendosi a poppa.
Salì le scale e affiancò Killian, che era impegnato a guardare l'orizzonte attraverso un binocolo.
"Capitano" gli disse.
Non avrebbe voluto chiamarlo così.
Le era uscito dalle labbra senza che lei potesse rendersene conto, se non troppo tardi.
Era un po' come quando lui la chiamava "principessa", con un titolo che però usava come soprannome.
Killian abbassò il binocolo, ma continuò a guardare fisso l'orizzonte.
"Che c'è?" fece.
Genevieve fece un respiro profondo.
Doveva indossare un'armatura, come faceva lui, per fare in modo che il suo tono freddo non la ferisse ogni volta.
"Volevo parlarti" disse.
Lui si voltò e la guardò, socchiudendo gli occhi.
Inarcò un sopracciglio scuro, incitandola a parlare.
"So che le cose sono diverse rispetto ad un anno fa e tu hai espresso molto chiaramente la tua opinione su di me" iniziò, poi esitò "ma penso che se dovremo fare questo viaggio insieme, sarebbe utile evitare di finire per litigare ogni volta che ci troviamo vicini. Propongo una tregua. Trattiamoci almeno come due persone civili"
Così, ricordandosi quando anni prima aveva visto suo padre sigillare un'alleanza con un duca con una stretta di mano, allungò la sua verso di lui.
Genevieve poteva dirsi che lo stesse facendo per il bene dell'impresa, perchè avrebbe davvero aiutato andare d'accordo e collaborare, visto che già Henry la odiava.
Ma non era vero.
Sperava che così i suoi sentimenti per lui si sarebbero atrofizzati, che avrebbero finito per scomparire nel nulla.
Killian non avrebbe dovuto venirne a conoscenza mai.
Lui la guardò a lungo, soppesandola con lo sguardo.
Alla fine sospirò e fu come se un grosso peso si fosse sollevato dal cuore di Genevieve.
"D'accordo" disse e le strinse la mano.
Lei sentì una scossa elettrica attraversarle il corpo, così si affrettò a sciogliere l'intreccio e a voltarsi.
Dal punto in cui erano vedeva Peter che aveva aperto un libro e lo stava leggendo, mentre Henry stava mangiando una mela che aveva pulito sulla sua camicia, osservando un'asse di legno del ponte, come perso nei suoi pensieri.
"Disegni ancora?" gli chiese, guardando il mare davanti a sè.
"Tra tutte le cose che pensavo mi avresti chiesto" replicò Killian "questa è l'ultima"
"Cosa pensavi ti avrei domandato?"
Lui scrollò le spalle indicando la nave con un gesto della mano.
"Come sono finito qui" rispose.
Genevieve si mordicchiò il labbro.
Certo che avrebbe voluto saperlo, se l'era chiesto da quella mattina.
Il non sapere la verità la stava torturando, ma non pensava che lui sarebbe stato disposto a risponderle.
"Vorrei saperlo" ammise alla fine "se ti va di dirmelo"
"Dopo che re Malcolm mi ha cacciato dal castello sono finito in Scozia dove si vociferava di alcune navi pirata che facevano scorrerie per il mare del nord" raccontò "un giorno ho incontrato il capitano Morrison in una locanda a bere con i suoi uomini. Henry, che aveva da poco perso suo fratello e si era unito a loro, mi ha notato in un angolo intento a non farmi vedere da nessuno. Abbiamo parlato e mi ha raccontato da dove veniva e cosa stava succedendo lì. Mi ha detto che i pirati sono diventati la casa che non aveva mai avuto, che erano come la sua famiglia nonostante si fosse unito a loro da poco tempo. Diceva che secondo lui avevo la stoffa. Ho visto in loro la mia via d'uscita, perchè avrebbero potuto proteggermi dalla legge, così ho accettato"
"Ora sei al sicuro?"
"Sono temuto"
Le fece un sorriso enigmatico e poi si arrotolò la manica sinistra della camicia, porgendole il braccio.
"Guarda"
Genevieve chinò lo sguardo e osservò il tatuaggio che spiccava sulla pelle chiara: era un'ancora disegnata splendidamente, con intorno un nastro con una scritta.
"Nemini prodendum est" lesse "nessuno deve tradire. Perchè?"
"È il codice d'onore dei pirati"
Killian lasciò cadere la manica che coprì il tatuaggio.
Guardò a lungo di nuovo l'orizzonte, come se aspettasse che ora fosse Genevieve a parlare.
"Non ti ho detto di Spencer Moore, quello che sarebbe dovuto essere mio marito, perchè non volevo renderlo reale" disse a bassa voce "volevo dimenticarmi di lui, perchè Malcolm me lo aveva imposto. Non avevo via d'uscita"
Gli lanciò un'occhiata e lo trovò con la mascella serrata.
"La mattina dopo il mio compleanno sono scappata via per andare da lui" continuò "mi ero scordata che avrei dovuto accoglierlo al suo arrivo e così ho cercato di tornare in tempo. Ma era troppo tardi e Malcolm ti ha dato la colpa, decidendo fosse il momento che tu te ne andassi"
Si voltò completamente verso di lui.
"Ho lottato ma non c'è stato verso di fargli cambiare idea. Io ci ho provato, ma mi ha fatta rinchiudere in camera mia. Mi dispiace tanto sia andata così"
Killian si voltò lentamente verso di lei.
"Davvero eri sul balcone quando mi sono voltato?" le chiese.
Lei annuì.
"Ho desiderato essere invisibile, perchè non volevo mi vedessi piangere" spiegò e fece un lieve sorriso "non pensavo che lo sarei diventata realmente"
Lui lasciò andare il fiato con uno strano verso, come se qualcuno gli avesse strappato una parte di sè.
"Se solo avessi saputo..." mormorò, poi chiuse gli occhi e li riaprì.
Si voltò di nuovo verso il mare e strinse le mani sul timone.
"Ho ribattezzato la nave" disse "vorrei sapere se ti piace il nuovo nome"
Girò la testa e la guardò, come l'avrebbe guardata prima: con sincerità.
Le fece pensare che forse erano sulla buona strada per tornare quelli che erano stati un tempo, quando ancora erano in sintonia l'uno con l'altra.
"Figlia del cielo credo le si addica, no?" sussurrò.
Genevieve trattenne il fiato.
"Spero possa ricordarti che Lucifero era un angelo, prima di ribellarsi a Dio" continuò, senza distogliere gli occhi "e che non sei niente di meno rispetto a quello che eri prima di scoprire chi fosse tuo padre"
Voleva carezzargli la guancia, voleva dirgli che lo ringraziava per averle dedicato il nome della sua nave, voleva chiedergli se le cose si sarebbero potute aggiustare.
Invece non le uscì nulla di tutto ciò.
"Verrai davvero con me all'inferno?" gli chiese alla fine.
Gli occhi di Killian scintillarono di azzurro e il sorriso che gli di dipinse sulle labbra era quello che le avrebbe potuto fare prima.
Il cuore di Genevieve saltò un battito.
"Puoi contarci"
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