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VI.


Non era scritto da nessuna parte, ma era una regola, una regola che nessuno avrebbe mai detto ad alta voce: semplicemente, tutti sapevano che era così, tutti sapevano che la sera del trentuno ottobre, indipendentemente da impegni improrogabili e cause di forza maggiore, tutti si sarebbero dovuti riunire attorno a Sirius e Martha a Villa Black.
Sirius avrebbe tenuto il broncio tutto il giorno, fingendo che andasse tutto bene, e Martha avrebbe a stento aperto bocca e avrebbe saltato il pranzo, come ogni anno.
Non importava quanto tempo passasse, quanti anni, quanti compleanni, quanti capelli bianchi (negati, ovviamente, da Padfoot), quante lune piene, quanti nipotini in arrivo potessero passare: il trentuno ottobre era quando le loro vite erano cambiate, quando i loro più cari amici gli erano stati strappati via, e loro erano stati separati, e per dieci anni sarebbero stati costretti a stare lontani. Martha avrebbe messo al mondo una figlia senza sapere se avrebbe mai potuto vedere suo padre, e Harry era cresciuto da solo, lontano da loro.
Anastasia stringeva tra le mani una tazza di tè bollente.
"Stasera ... devo stare con i miei." disse, con un filo di voce.
Draco corrucciò la fronte, seduto davanti a lei mentre sfogliava il Profeta. "Mi sono dimenticato qualche compleanno?"
"No, no." sospirò lei. "Non mi aspetto che tu capisca," disse poi con un sospiro "perché in realtà non lo capisco molto neanche io, ma io sono ... io sono la più piccola, sai, io ... non sapevo neanche che Harry non fosse nato dai miei genitori."
Draco posò il quotidiano sul grande tavolo di marmo. Non disse niente, ma si lasciò cadere sullo schienale della sedia, e rilassò i muscoli del viso: Anya sapeva che quella era la sua posizione di ascolto, e che significava che fosse aperto a sforzarsi di capire qualche micro meccanismo della sua personalità o della sua famiglia.
"Me lo hanno spiegato quando avevo sette o otto anni, che Harry fosse stato adottato. Io non lo sapevo, e non mi ero mai chiesta nulla a riguardo, perché Harry è semplicemente mio fratello quanto lo è Robert." continuò allora lei, facendo girare il cucchiaio nella tazza di tè senza toccarlo. "Questo per dire che ci sono cose della mia famiglia che io so, conosco, ma capisco poco, e una di queste è ... la notte di Halloween."
Draco annuì quasi impercettibilmente. "Mi pare di ricordare che James Potter e Lily Evans ..."
"Esattamente." lo interruppe subito lei. "E i miei genitori ... ecco, non ne parlano granchè, anzi oggi probabilmente non parleranno affatto, e quindi noi ... noi andiamo tutti lì a casa, cuciniamo per mamma e cerchiamo di far ridere papà, perché loro oggi fanno fatica a ricordarsi che la vita va avanti e che loro ce l'hanno fatta, oggi loro penseranno solo a quello che hanno perso."
"Anastasia, non è del tutto scorretto dedicare dei pensieri a chi si è perso."
"Certamente! Ma non è neanche giusto concentrarsi solo su quello."
"Io non trovo così sbagliato che-"
"Loro sono stati separati per dieci anni. Dieci anni, Draco, quando Kayla è nata papà non c'era, e per quanto mia madre si ostini a dire che sapeva che sarebbe tornato, non poteva esserne certa."
Draco si mostrò di nuovo impassibile.
"Ogni tanto mi chiedo ... come abbiano fatto, sai?"
"A fare che?"
"A rimanere così innamorati, anche se così lontani. Come facesse lei ad esserne così sicura, che lui sarebbe tornato da loro, perchè io al posto suo non so ... non so se ne sarei stata capace."
Draco distolse lo sguardo pensieroso. "Forse dovresti chiederglielo." rispose, con una nota di dolcezza. "Non sottovalutare la fortuna che hai nel poter porre loro delle domande del genere." 


Kayla si morse le labbra. "Come ti è venuta una domanda del genere?"
Anastasia, seduta nella cucina di casa Black-Weasley, si strinse nelle spalle. La pioggia di Londra batteva sui vetri delle finestre della cucina, mentre prensili e pentole, seguendo un saggio incantesimo della padrona di casa, si stavano lavando e sistemando da soli.
Kayla lasciò passare qualche secondo, poi si sedette al tavolo davanti alla sorella, incrociando le gambe sulla sedia. "Ho sempre avuto molte domande su mamma e papà." ammise, quasi con aria colpevole. "Ma tutto ciò che riguarda quegli anni e come hanno fatto è qualcosa di solo loro che forse noi non capiremo mai."
Puff.
Robert Black apparve con una Materializzazione da maestro.
"Che cosa non capiremo mai?" domandò, Appellando la biscottiera di ceramica azzurra.
"Gli anni in cui mamma e papà sono stati lontani" spiegò velocemente Kayla. "e come abbiano fatto a rimanere innamorati l'uno dell'altra."
Robert aprì la biscottiera. "Hai problemi con Fred?"
"Me lo ha chiesto Anya."
"Hai problemi con Draco?"
Puff.
"Hai problemi con Draco?" ripeté Harry, stretto nella sua camicia, con aria divertita.
"Perché non usate mai le scale?" domandò scocciata Kayla.
"Lo devo prendere a pugni?" chiese di rimando Harry, rivolgendosi alla sorella più piccola. "Perché l'altro giorno, al Corso di Difesa, ha-"
"Harry, tu non ci dovresti andare, al Corso di Difesa" lo fermò subito Anastasia. "E se so che ci vai per spiare Draco, giuro che ti riempio la borsa di rane."
"C'era un giro di scommesse, quando papà è tornato" disse Robert fissando il vuoto. "sulla pagina Rosa del Profeta, ogni volta che mamma usciva da sola di casa, scommettevano che si fossero lasciati."
I tre fratelli lo guardarono basiti.
"E tu come lo sai?" gli chiese Kayla.
Robert si strinse nelle spalle. "A scuola, c'era sempre qualcuno che a colazione leggeva il Profeta. Io chiedevo di passarmelo per il Quidditch, ma in realtà spiavo quello. Rita Skeeter era ancora molto in voga, ai tempi, e mamma e papà erano i suoi obiettivi preferiti." Fissò Kayla dritto negli occhi. "Tu eri piccola, non ti ricordi ... come parlava di lui quando non c'era. Come di un eroe, qualcuno da ammirare e stimare. Non solo è riuscita a rimanerne innamorata, ma ... è riuscita a costruire anche per noi qualcuno che valesse la pena aspettare."
Kayla accennò un sorriso e Harry si sistemò gli occhiali sul naso. "Quindi ... non hai problemi con Draco?"
"No" si spazientì Anya. "ma è stato difficile spiegargli che stasera dobbiamo stare con mamma e papà."
"Io non lo faccio perché devo" spiegò Robert con semplicità "lo faccio perché mi va."
"Certo che lo faccio perchè mi va," si difese Anastasia "ma ogni tanto è difficile spiegare queste cose a qualcuno che non è cresciuto come noi."
"Allora lo vedi, che ci sono problemi con Draco?"
"Tu e Ginny vi capite sempre? Senza la minima difficoltà?" rilanciò Anastasia con tono di sfida.
Harry sembrò rifletterci qualche secondo, prima di fare spallucce e dire di sì, rubando un biscotto dalla mano del fratello.
"Davvero?" si stupì Robert.
"Non siamo ... non siamo come Sirius e Martha, se io dovesse stare lontano da lei e dai bambini dieci anni, non so come andrebbero le cose, non so se riusciremmo a rimanere innamorati come lo sono rimasti loro, però ci capiamo al volo e abbiamo la stessa opinione più o meno su tutto."
"E questo non ti annoia mai?" chiese Anastasia. "Essere sempre d'accordo, non ti fa sentire privo di stimoli?"
"Mi fa sentire tranquillo." rispose subito Harry.
"Potevi metterlo nei voti nunziali" sorrise Robert. "Ti sposo perché mi fai sentire tranquillo"
"Hermione non ti fa sentire tranquillo?" gli chiese allora subito Harry.
"Non credo serva essere sempre d'accordo per sentirsi tranquilli" spiegò Robert, pesando ogni parola. "Io e Hermione dibattiamo spesso, ma ... è sempre stato così. Non mi preoccupa non essere d'accordo, mi preoccuperebbe non poter parlare del nostro non essere d'accordo" rimase a fissare il vuoto. "Capite quello che intendo?"
"E se doveste stare lontani dieci anni, ne rimarresti innamorato?" chiese Anastasia.
"Non ci ho mai pensato" ammise senza timore. "Ma Anya, mamma e papà ... sono mamma e papà. Non ha senso fare paragoni, e soprattutto ... noi siamo fratelli, ma tu sei l'unica che è cresciuta con mamma e papà insieme, e Harry è cresciuto da un'altra parte, e Draco ... non credo che abbia avuto l'infanzia felice che abbiamo comunque avuto noi, quindi capisco che faccia fatica a capire cosa si provi, capisco che non capisca cosa dobbiamo fare noi stasera."
Le parole di Robert rimasero sospese a mezz'aria in quella cucina piena di colori. Anya guardò uno per uno i suoi fratelli, trovandosi ancora una volta colma di gratitudine per essere nata nella loro famiglia.
"Come Ulisse e Penelope." disse poi, in un sospiro.
Harry sorrise e annuì. "Vedi? Puoi fare di meglio, di riempirmi la borsa di rane: ti ricordi persino di Ulisse e Penelope!"
"Da bambina ero convinta che fosse la storia di mamma e papà" ammise Kayla con un filo di voce, senza riuscire a guardare in faccia nessuno dei fratelli. "Non mi era chiaro ... dove lui fosse, ma sapevo che sarebbe tornato e lei lo avrebbe riconosciuto subito." accennò un sorriso, poi alzò lo sguardo verso Harry. "E per la cronaca, adorerei riempirti la borsa di rane!" 

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