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3. un pugno solo!


«Oh, ti prego, non fare quella faccia»
«E che faccia dovrei fare?!»
Anastasia alzò gli occhi al cielo. «Lo sapevo, che non ti dovevo dire niente»
Ted allargò le braccia e tornò ai fornelli. «Non hai altri, con cui parlarne»
Lei gli face il verso e si sedette sul bancone accanto ai fornelli dove lui stava trafficando. «Che prepari, oggi?»
«Nasi nuovi» sorrise Ted, alzando il coperchio di una pentola che sembrava bollente. «I tuoi fratelli li adoreranno»
Anastasia alzò gli occhi al cielo e sbuffò, mentre Harry Potter faceva il suo ingresso in casa Lupin allentandosi la cravatta. «Che cosa, adoreremo?»
«Sicuramente non il modo in cui ti sei pettinato» rispose prontamente la sorella, mentre lui si avvicinava per baciarle dolcemente la guancia, e lei, senza nasconderlo, se ne beò. «Auguri, vecchiaccio» gli disse, poi.
Subito dopo, anche Hermione fece il suo ingresso, con espressione altrettanto stanca.
«Gliel'ho detto anche io, che pettinato così è inguardabile!» sorrise la Grifondoro ad Anastasia. «Ma non sente ragione»
«Sono indomabili» si giustificò Harry, cercando di riflettersi nella finestra.
«Lo sono sempre stati» gli disse Ted. «Buon compleanno, Harry» gli disse poi anche lui, battendogli una mano sulla spalla in modo fraterno.
«Ted, tu da che parte stai?» domandò immediatamente Harry posandogli una mano sulla spalla per sporgersi a vedere cosa stesse cucinando.
«Non dalla parte della lacca» sorrise il cuoco.
«È gel»
«Peggio!» risero in coro i tre, mentre anche Robert faceva il suo ingresso in casa Lupin, spegnendo la sigaretta.
«Uh, mia moglie» disse, avvicinandosi per baciarle con delicatezza le labbra. Poi si avvicino ad Anastasia e con la stessa dolcezza di Harry, le baciò la guancia e si sedette accanto a lei sul bancone per passarle un braccio attorno alle spalle. «George e Fred faranno un po' tardi»
«Peggio per loro» si annunciò Ronald. «Più cibo per me» Batté il cinque a Robert e Anastasia e accolse l'abbraccio di Hermione, per poi guardare il suo migliore amico. «Miseriaccia, Harry, come ti sei pettinato?»
«Ci abbiamo già discusso tutti, Ron» gli disse Anastasia. «Pare sia convinto di stare bene»
«Sicuramente sto meglio di prima» si difese Harry.
«Sarà colpa della vecchiaia. E aspetta che ti veda papà» gli disse Robert, aprendo un pacchetto di patatine. «Uh, prima che arrivi Kayla o la mamma: qualcuno sa se quel pezzente di Draco Malfoy si sia messo in qualche pasticcio?»
Anastasia stava rubando il pacchetto di patatine dalle mani del fratello maggiore, quando si sentì gelare il sangue nelle vene.
«Non è che io ci parli troppo, Robert» rispose Harry, avvicinandosi per rubare una patatina dal pacchetto che la sorella teneva troppo stretto tra le mani.«Ma dimmi: ti sei svegliato stamattina pensando a Malfoy o sai qualcosa che noi non sappiamo?»
«Spero davvero che tu non ti sia svegliato pensando a Malfoy» replicò secca Hermione.
«Deficienti. L'ho incrociato oggi e pareva proprio che avesse il naso rotto»
Anastasia si schiarì la voce, sperando che non tremasse o comunque, che loro non se ne accorgessero. «Sicuro che fosse rotto?»
«Beh, sicuramente non era messo bene» replicò il fratello maggiore.
Ron si strinse nelle spalle. «Se lo sarà meritato» decretò. «Parola mia, quello non metterà mai la testa a posto»
«A me sembra molto più tranquillo da dopo la battaglia» lo contestò Harry. «Quasi pentito»
«Pentito è un parolone» ribatté Robert. «Però sicuramente da quando è morto suo padre lui è più tranquillo»
«Suo padre è morto?»
Anastasia ringraziò silenziosamente Ted per aver dato voce ai suoi pensieri.
«Sì, non più di quattro anni fa» rispose Hermione. «Ricordo che ero incinta, quando l'ho saputo»
Robert la indicò e annuì, masticando una patatina. «Vero» le disse, coprendosi la bocca. «Ce lo disse Andromeda: d'altro canto, era comunque suo cognato»
Quella banale considerazione colpì Anastasia come uno schiaffo in pieno viso. O forse, proprio come un pugno sul naso.
«Comunque adesso voglio sapere chi lo ha preso a pugni» borbottò Harry con aria pensierosa.
«Un pugno solo» si lasciò sfuggire Anastasia.
Tutti, di scatto, si voltarono a guardarla.
Oh, cazzo.
«Sai qualcosa?» chiese immediatamente Robert.
«Come hai detto?» lo seguì a ruota la moglie.
«Anya, ma che dici?» aggiunse Harry.
«Non sai se sia stato preso a pugni» rispose, spalancando gli occhi e gesticolando nervosamente. «Sai che si è preso un pugno e credi che gli abbia rotto il naso. Anzi, forse non era neanche un pugno»
«Fidati, quello era un pugno, e anche un bel pugno» le rispose subito Robert.
«Odio quando fai la persona così ragionevole, Anya» le disse Ron. «E poi certo che si è rotto il naso!»
La porta si aprì di nuovo, accogliendo George, Fred, Kayla e la sua pancia gemellare di quattro mesi portata con fatica. Alla vista della sorella, Anastasia capì che l'argomento "Draco" si sarebbe chiuso fino a che lei non se ne fosse andata, e si sentì sollevata. Ted, così rapido da farsi a malapena notare, le strizzò l'occhio.
«I gemelli sono arrivati, gente! Tutti quanti!» annunciò George trionfante . «Può iniziare la festa! Auguri, Prescelto!»
«Mamma e papà stanno parcheggiando la moto» disse Kayla, lasciandosi cadere su una sedia mentre scrutava Harry con aria perplessa. «Hai forse messo della lacca?»
«È gel» rispose lui fieramente.
«Fossi in te non ne andrei così fiero» gli disse il primogenito.
«Neanche un po'» aggiunse Anya.
«Mi unisco al coro» sorrise Kayla. «Di che parlavate?»
«Lyall» rispose subito Ted, spegnendo i fornelli. «È diventato Prefetto» annunciò, sorridendo. «La lettera è arrivata stamattina»
Kayla fece un sorriso a trentadue denti e si portò le mani sul viso. «Oh Merlino! Chissà Remus come è fiero!»
Ted annuì con estasi. «Infatti mamma e papà sono con lui a Diagon Alley a comprare una divisa nuova»
Robert riposizionò il braccio attorno alle spalle della sorella minore. «Stai bene, mostriciattolo?» le sussurrò, approfittando dell'entusiasmo generale per l'annuncio prontamente dato da Ted.
Helen si voltò verso il fratello ed annuì. «Sì» mentì. «Perché?»
«Ti sei incupita» spiegò Robert. «Pensi troppo, come sempre»
Anya gli strizzò l'occhio e lasciò che lui le baciasse la tempia e la stringesse a sé. «Hai ragione» chiuse gli occhi e si concesse di abbandonarsi a quell'abbraccio colmo d'amore, così che quando Sirius e Martha fecero il loro ingresso, seguiti da Lyall, Remus e Dora, non poterono fare a meno di commuoversi davanti a quella scena.

Draco rientrò in casa dalla porta sul retro, reduce dal suo allenamento giornaliero, con addosso soltanto i vecchi pantaloni da Quidditch dei tempi della scuola, incurante del sudore che gocciolava sulla moquette dalle punte dei suoi capelli zuppi. Appellò un bicchiere di acqua e lo trangugiò, per poi accorgersi che Kora, l'elfo domestico, esitava sulla porta della cucina.
«Qualcosa non va, Kora?» domandò, senza nascondere il fiatone.
«Kora si scusa per l'intrusione, padron Draco, Kora sa bene che al padrone non piace essere disturbato durante l'allenamento» disse subito lei. «Ma la signorina Black attende il padrone nell'atrio»
Draco si passò una mano nei capelli, voltandosi verso la porta finestra da cui era appena entrato per nascondere un ghigno che, a sua volta, nascondeva un sorriso. «La signorina Black, hai detto?»
«Sì, padrone»
Draco si trovò a scuotere la testa, inzuppando le sue stesse spalle e la moquette. «Kora ...» si portò entrambe le mani sul viso. «Intendi ... intendi Anastasia Black, non è vero?»
«La signorina Black ha avvertito Kora che padron Draco le avrebbe posto questa domanda» rispose di nuovo prontamente l'elfa, quasi divertita. «Ha chiesto a Kora per favore di non rispondere, padron Draco»
Questa volta, non riuscì a nascondere un sorriso, fin troppo contento della tacita risposta. «È tanto che aspetta?»
«Non più di un quarto d'ora, padron Draco»
«Ti ringrazio, Kora» rispose allora con il solito tono freddo.
«Kora deve avvisare la signorina Black che padron Draco sta arrivando, padrone?»
«No, non ce n'è alcun bisogno» le disse, passandole oltre, mentre lei con naturalezza, schioccò le dita e scomparve, e lui percorreva a grandi passi le varie zone della casa per raggiungere l'atrio principale.
Si era appena reso conto di stare quasi correndo, quando giunse a destinazione.
Lei era di spalle: stava osservando l'enorme arazzo posizionato appena accanto alla porta principale, ritraente lo stesso Draco, appena diciassettenne, suo padre Lucius ed il padre di Lucius, Abraxas Malfoy.
Lui aveva odiato quel quadro così tanto da non farci più neanche caso, ma la scena che gli si parava davanti agli occhi, lo spinse a riconsiderarlo notevolmente.
Lei era vestita completamente di nero, teneva un piede davanti all'altro come una ballerina e stava con la testa rivolta verso l'altro, intenta a scrutare quelle tre espressioni impenetrabili ed identiche, le mani intrecciate che giocavano tra loro dietro la schiena, mentre i capelli scuri le accarezzavano la schiena con delicatezza e lui si sforzava di smettere di fissarle il sedere che sembrava scolpito nel marmo.
«Black?» chiamò.
Lei si voltò, per mostrargli il suo sorriso gentile. «Perdonami, il tuo adorabile elfo mi ha detto che ti stavi allenando e che non potevi essere disturbato» esordì, dispiaciuta. «Ero passata solo per controllare che stessi bene» E, con un gesto, si toccò il naso per accennare all'incidente del giorno prima. «Ma mi pare sia tutto a posto»
«Ho trovato l'incantesimo per sistemarlo»rispose lui fiero.
«E sei riuscito a fartelo da solo?» si stupì lei.
«No, no. Ho chiamato Zabini»
Anastasia annuì, come se la cosa fosse ovvia, mentre lui, con un gesto, indicò il quadro alle sue spalle. «Non credere a tutto quello che vedi in questa casa»
Lei sembrò non capire.
«Il quadro, intendo. È falsissimo. Mio nonno è morto ben prima di quel quadro» raccontò. «Ma mio padre voleva assolutamente un'immagine del genere, da tenere nel salotto principale, quindi ha fatto fare un dipinto a noi due appena sono diventato maggiorenne e poi ha fatto aggiungere mio nonno»
Anya si voltò di nuovo a guardare l'opera. «Beh, è uscito bene» ammise. «Ma immagino che questo non sia il salotto principale»
Draco scosse la testa, per poi fingere di guardarsi attorno. «Perspicace» ammise, con aria pensierosa. «Se hai del tempo da perdere, ti ci porto» aggiunse subito, uccidendo l'imbarazzo che lei iniziava a temere. «Però ti chiedo di aspettare ancora qualche minuto perché devo assolutamente farmi una doccia»
Anastasia gli sorrise, e lui non poté che ricambiare. Poi, lentamente, annuì, ed il sorriso di lui si allargò. Portò le mani avanti, come a voler fermare l'immagine di lei in piedi nell'atrio, e fece un saltello all'indietro. «Resta lì, okay? Ci metto un attimo. Mando Kora a portarti qualcosa da bere»
Lei stava per ribattere che no, non c'era bisogno, che sua cognata Hermione aveva speso gli ultimi diciotto anni a spiegarle perché fosse sbagliato avere degli elfi domestici, ma lui era sparito saltellando all'indietro e lei era rimasta sola in quell'atrio dai colori freddi. Passarono giusto una manciata di secondi prima che l'adorabile Kora riapparisse davanti a lei con un sorriso allegro. «Buonasera di nuovo, signorina Black» le disse.
«Buonasera a te, Kora» rispose allora imitando una riverenza per farla ridere.
«Padron Draco ha chiesto a Kora di offrire alla signorina Black qualsiasi cosa lei desideri bere o mangiare»
«Non sono né affamata né assetata, Kora, ti ringrazio di cuore»
«Padron Draco ha avvisato Kora che la signorina Black avrebbe detto di non avere bisogno di nulla, signorina, ma Kora intanto la prega di seguirla nello studio così da potersi sedere e leggere un buon libro per ingannare l'attesa»
«Credi che ci metterà così tanto che farò in tempo a leggere un libro intero, Kora?» ridacchiò lei, mentre seguiva l'elfo lungo un corridoio ancora pi cupo dell'ingresso.
«Kora crede che, contrariamente a quanto sembri, padron Draco sappia essere davvero imprevedibile» rispose allora, aprendo una doppia porta per spostarsi e farle segno di precederla.
Lei entrò con aria timida ma garbata e si guardò attorno, trovandosi nella versione più cupa della sala comune Serpeverde: caminetto, divani, una poltrona, una scrivania con sedia di pelle, vecchi ritratti di antenati, e le pareti ricoperte da scaffali che straripavano di libri antichi.
«La signorina Black può accomodarsi dove preferisce»
«Chiamami pure Anastasia, Kora»
L'elfa sembrò in imbarazzo. «La signorina Anastasia è sicura di non gradire nulla da mangiare o da bere?»
«Più che sicura, Kora, grazie di nuovo» la rassicurò Anastasia, avvicinandosi alla libreria. «Posso?» chiese, indicandola.
«Naturalmente, signorina Anastasia» rispose prontamente Kora. «Padron Draco ha chiesto che la signorina Anastasia fosse a suo agio nell'attesa»
«Sono perfettamente a mio agio, non ti preoccupare» la rassicurò di nuovo, incuriosita dai vecchi libri.
«La signorina Anastasia può chiamare Kora in qualsiasi momento» specificò allora l'elfa.
«Lo terrò a mente»
Non seppe mai quanto tempo passò: sapeva che si era persa nel leggere i vari titoli di quei libri impolverati, tenendo le mani allacciate dietro la schiena come le era stato spiegato da piccola, avendo la chiara sensazione che se avesse sfiorato una sola rilegatura, si sarebbe aperto un passaggio per qualche altra stanza, come nei vecchi film che guardava nei lunghi pomeriggi d'inverno con i suoi fratelli. Osservò ogni dettagli di quello studio, immaginando un giovane Draco davanti al caminetto, o un Draco più adulto mentre sfilava un libro dalla libreria per accomodarsi a leggerlo sulla scrivania.
Quando si voltò, lo trovò appoggiato allo stipite della porta, sul viso la stessa espressione pensierosa che probabilmente sfoggiava lei.
E, istintivamente, si sorrisero. 

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