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Ho ancora tempo.

Sono in mezzo al nulla, immobile, i piedi nudi a contatto con il terreno ancora umido dall'ultima pioggia, l'erba che si infila tra le mie dita. Ho le mani infilate nelle tasche della giacca a vento in cerca di calore, un berretto rosso acceso calcato sulla testa e una lunga sciarpa color mattone che mi avvolge. I jeans scuri sono pesanti, ma non abbastanza da contrastare il vento gelido che minaccia di far volare via il berretto troppo grande per me e che mi fa tremare da capo a piedi. Il mio sguardo è rivolto verso l'alto, il cielo grondante di pioggia che minaccia di cedere da un momento all'altro, lavandomi da capo a piedi. Nonostante ciò non accenno a muovermi. Continuo invece a sostenere lo sguardo, sfidandolo ad un muto gioco nel quale chi lo distoglie per primo perde.
Non so come ci sia finita qui.

Sono vagamente consapevole delle presenze attorno a me, abbastanza vicine da essere tangibili ma ancora abbastanza lontane da lasciarmi respirare. Ho ancora tempo, mi dico. Sento le figure avvicinarsi con il ticchettio dell'orologio nella mia testa, e per un secondo il pensiero di doverle affrontarle prima che sia troppo tardi attraversa la mia mente, ma è solo un attimo prima che io torni a concentrarmi sulle nubi che mi sovrastano.
Ho ancora tempo.

Le ombre che mi circondano non si fermano, ma mi ripeto che finché non le guardo, imprimendomi così la loro immagine nella testa definitivamente, non sono veramente lì. È la cosa più sbagliata e stupida del mondo e ne sono consapevole, ma continuo a sperare in un'altra via di uscita. Continuo a ripetermi che finché non distolgo lo sguardo, lasciando che la pioggia inondi me e tutto ciò che ho intorno, non mi faranno nulla. Non possono.

Gli occhi minacciano di chiudersi, ma combatto contro il senso di sonnolenza che mi assale. Sono qui da quelli che sembrano giorni, settimane, mesi, e che forse lo sono davvero. Ho come la sensazione di essere qui da tutta la vita.
Resisto, e concedo ancora una volta alla mia mente di vagare in mondi lontani, non perfetti ma sicuramente migliori. Mondi in cui la vita non è più facile, ma meno sola e più interessante. Mondi in cui ho tempo, ho tempo per allenarmi nell'affrontare le ombre prima di tornare qui e combatterle per davvero. Mondi che so che esistono, solo non qui, e che so che sono in grado di raggiungere se lo voglio davvero. E io lo voglio con ogni fibra del mio corpo.
Questo però non sembra bastare.

Nonostante ci provi con tutta me stessa sono ancora qui, i miei piedi scalzi ancora piantati nel suolo freddo, e inizio a chiedermi se in qualche modo il fatto di aver qualcosa da affrontare mi stia impedendo di andare dove voglio. Mi chiedo se lo star a tutti gli effetti scappando attivi una qualche regola per il quale non posso attraversare le barriere. Me lo chiedo per la millesima volta, e per la millesima volta mi rispondo che sì, probabilmente è così.

Cosa devo fare allora? Ho aspettato troppo a lungo trattenendo la tempesta e cercando di raggiungere quei luoghi per essere pronta ad affrontare le ombre come si deve, ma so che allo scadere del tempo dovrò per forza scegliere. Potrei affrontarle, perdere e poi rialzarmi, poiché per quanto abbia visto finora pare che possano farmi male ma non uccidermi. Ma non voglio rischiare di cadere e basta, ci dev'essere un altro modo.

Potrei distogliere lo sguardo dalle nubi, lasciando che la pioggia lavi via le ombre, ma so che ritorneranno, e saranno di più. Potrei sfruttare il tempo in cui si riformeranno, nonostante breve, per allenarmi e avere più opportunità di vincere.

No, so che non lo farò. Non l'ho fatto l'ultima volta e nemmeno quella prima, so benissimo che mi ritroverò nello stesso punto in cui sono adesso a sperare di superare le barriere per entrare in quei mondi che aspettano solo me. Se fossi in grado di utilizzare il tempo nel modo giusto lo starei facendo adesso.

La pioggia porta sempre con sé cose brutte, cose che mi indeboliscono ogni volta, e coinvolge altre persone nel dolore. In più, la pioggia può cadere solo un determinato numero di volte prima che mi sciolga anch'io con le ombre, sparendo definitivamente da quel nulla. Non so quale sia quel numero, e non quante volte sia già caduta: ogni acquazzone potrebbe essere l'ultimo. No, non posso lasciar cadere la pioggia.

Il tempo. Il tempo è quello che mi manca. So di aver avuto tutto il tempo del mondo, avrei solo dovuto iniziare ad allenarmi prima. So di avere il tempo dei mondi che ho intenzione di raggiungere, ma so di non essere nelle condizioni di attraversare il portale. Nonostante ciò, proverò.

Non so cosa succederà, non so cosa farò. So che proverò ancora una volta ad attraversare il portale, ma arriverà comunque il momento di scegliere tra le ombre o la pioggia. E allora lo saprete. Saprete cos'avrò scelto, saprete se ho deciso ancora una volta di scappare o se sono pronta a cadere. In qualche modo ve lo farò sapere.



Sono ormai le tre di notte e sono sdraiata sul parquet scuro di camera mia avvolta in una coperta di lana e pile rossa, dello stesso rosso del cappello che spunta fuori dalla mia valigia. La casa, così come il mondo al di fuori di essa, è avvolta nel silenzio. Accanto a me giaciono i libri di scuola dimenticati, tanto chiusi quanto lo sono stati nei giorni passati. Davanti a me il computer è aperto su una scheda di Firefox dalle quali i nomi delle mie classi mi osservano, quasi rimproverandomi. La libreria è quasi vuota, così come lo è il mio armadio: tutte le mie cose sono racchiuse in quattro borse e zaini dietro di me, alcuni spinti a forza sotto la sedia che costituisce l'unico arredamento mobile quando non sono qui, per la metà del tempo della mia vita, rendendo in qualche modo la stanza ancora più triste e vuota.
Sento che dovrei andare a dormire, e finalmente dopo ore in questa posizione sento di essere pronta, di aver raggiunto una conclusione, un punto, per stanotte.
Quindi credo che ora mi alzerò e porrò fine alla giornata, aspettando la successiva, nonostante non abbia ancora deciso cosa fare. Lo saprò quando sarà il momento, domani è un altro giorno.
Con questa frase che mi rimbalza in testa e consapevole che, nonostante il timer non sia ancora suonato, il tempo che mi ripeto ancora di avere è ormai finito da un pezzo, chiudo gli occhi.

Scusate per tutte le volte in cui ho scelto la pioggia, e scusate se lo farò di nuovo.

Catherine

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