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4.

Sistemo delle magliette, ancora confezionate, sugli scaffali in magazzino, finché sento il mio capo fare il mio nome con tono autoritario.

Appoggio la confezione e mi giro stranita verso l'uomo, ma comunque senza smettere di sorridere. So che la cordialità è una delle doti che apprezza di più, l'ho appreso dalla primissima volta che l'ho incontrato.

- Sì, Cristian?- chiedo rimanendo calma, nonostante il suo sguardo sembri leggermente adirato. Non è solito a rimproverarci, ha instaurato con noi dipendenti un rapporto molto calmo e civile, alcune volte sembrerebbe proprio nostro padre, non solo per l'età, ma proprio per il modo in cui ci tratta, dispensa sempre consigli e ha sempre un sorriso e una parola carina per noi.

- Un cliente richiede la tua presenza di là, dice che ti sei rifiutata di servirlo- il suo tono sembra quasi deluso, visto che non è mai successo un episodio simile prima d'ora.

Stringo forte i pugni, immaginando perfettamente chi possa essere colui che è andato a lamentarsi di me con il mio capo. Per quale motivo l'ha fatto? Sta cercando di farmi perdere il lavoro?

- Cristian, posso spiegarti...- tento di giustificarmi, ma lui alza la mano in aria zittendomi. Sbuffo mentalmente davanti alla sua reazione, ma davvero Sfera Ebbasta ha questo potere sulla gente? Come fa a condizionare tutti?

- Sai chi è quello, Demetra?- me lo chiede come se fosse il papa e io alzo gli occhi al cielo, senza riuscire a trattenermi. Sarà pure un personaggio famoso, ma per me rimane un deficiente che tenta solo di farmi innervosire, nonostante non lo conosca nemmeno da ventiquattro ore. - Quello è Sfera Ebbasta, sai quanti soldi potrebbe portare al negozio? Oltre che lui, tutti i suoi fan verranno ad acquistare nel luogo dove il loro idolo compra, quindi tu ora vai a servirlo. Ha espresso chiaramente e perentorio la tua presenza, perciò vai, non mi importa perché hai rifiutato prima, l'importante è che ora rimedi!-

Il suo tono non ammette repliche e io, spaventata, annuisco. Non posso permettermi di perdere il lavoro.

Ora andrò di là, lo servirò e una volta che uscirà da qua non lo vedrò più, giusto? In fin dei conti non l'avevo mai visto fino a ieri sera, perché dovrei rivederlo prossimamente?

Sospiro a fondo e mi dirigo nel reparto dove è rimasto lui, sotto consiglio di Donatella. Entra immediatamente nel mio campo visivo, e noto che è comodamente seduto su un pouf blu, intento ad usare il cellulare.

- Sei stato accontentato e sono qua, ora se non ti spiace muoviti a dirmi cosa vuoi, perché non sei l'unico cliente che abbiamo!- il mio tono acido gli fa alzare la testa e fa comparire quel sorrisino urtante sulle sue labbra.

- Non parlarmi così Freya, oppure dovrò dire al tuo capo che sei stata veramente poco carina con me!- si alza dalla poltrona e si mette il telefono in tasca, per poi guardarmi dritto negli occhi.

- Perché lo stai facendo?- chiedo nervosa - Perché sei qua? Perché hai fatto la spia al mio capo come un bambino di sette anni? In fin dei conti tu non sei qui per comprare davvero! Hai vissuto fino ad oggi senza entrare in questo negozio, perciò potresti benissimo acquistare altrove!-

- Funziona così?- chiede, ridendo - Il marketing intendo, suggerisci ai clienti di comprare da altre parti? Male male signorina Demasi Demetra.-

Sussulto sentendolo chiamarmi con il mio nome intero, e per un attimo valuto l'idea che sia uno stalker. - Come diavolo sai come mi chiamo?-

- Sapere come ti chiami è il minimo visto che sono riuscito a scoprire dove lavori!- sorride ancora - Comunque non è complicato sapere come si chiama la ragazza di Vegas Perdente Jones.-

La paura che sia pericoloso viene immediatamente sostituita dal nervoso che provo nel sentirlo nominare il mio ragazzo e affibiargli appellativi offensivi. Si sta dimostrando sempre più maturo eh.

- Tu non sei nessuno per parlare male di Matteo, idiota.- sibilo a denti stretti, mentre lui mi osserva dalla testa ai piedi, con un sorriso sbilenco, mordendosi il labbro inferiore.

Improvvisamente si gira di spalle, senza rispondermi, e inizia a cercare qualcosa nello scaffale delle felpe. Io lo osservo per qualche secondo, cercando di capire cosa spera di trovare, poi si gira verso la mia parte e mi fa segno di avvicinarmi. - Allora Freya, mi serve una felpa di questa taglia, però la voglio nera. Non è che me la cercheresti, gentilmente?- fa il labbruccio come se potesse intenerirmi, ma ottiene l'esatto contrario, mi sta solo infastidendo di più.

Gli strappo la felpa dalle mani e inizio a cercare quello che mi ha chiesto, ignorando i suoi commenti sulla "mia dolcezza andata male". Quando sarà abbastanza sveglio da capire che non cambierò mai con lui sarà troppo tardi!

Trovo la felpa e gliela mostro, così lui mi ringrazia facendo un mezzo inchino, in modo derisorio, per poi chiedermi di accompagnarlo ai camerini. Apre la tenda e lo vedo sorridere compiaciuto allo specchio, Oh Cristo Santo.

- Se non ti dispiace ora andrei a continuare il mio lavoro.- lui si gira di scatto verso di me sentendomi parlare e scuote la testa in segno di negazione.

- Ma anche no, Freya. Finché sono qua dentro devi servire solo me. Fidati che il tuo capo è d'accordo con me.- mi fa l'occhiolino - Ho bisogno di sapere se quello che misuro fa per me!-

- Come se non fossi abbastanza narcisista per decidere da solo cosa comprare!-

- Dici che mi sta tutto bene addosso?- chiede, passandosi una mano sui capelli rossi, mentre io sgrano gli occhi. Non mi pare di aver detto questo!

- Scusami, hai bisogno di un'apparecchiatura acustica?- chiedo sarcastica - Non mettermi parole in bocca che non ho detto!-

- Altrimenti Matteuccio si mette a frignare che Sfera Ebbasta cerca di rubargli la ragazza e poi fa una scenata di gelosia e povero piccolo bambino!- usa un tono di voce derisorio, mentre poi scoppia a ridere davanti alle sue stesse parole - Non possiamo permettere che succeda questo. Perché già immagino che viva una condizione un po' particolare, povero, dev'essere brutto vivere oscurati dal sottoscritto, peccato che non so cosa si provi, non capiterà mai che io sia secondo a qualcuno.-

Fa spalluce e mi prende di mano la felpa, per poi sorridermi un'ultima volta ed entrare dentro il camerino, chiudendosi la tenda alle spalle con facilità, visto quanto è alto.

Scuoto debolmente la testa allibita e meravigliata da tutta questa situazione assurda e dai mille pensieri che questo ragazzo si fa.

Matteo mi ha sempre detto che si crede come se fosse Dio, ma io credo che sia persino peggio di come il mio ragazzo mi aveva descritto.

Lo sento canticchiare da dentro il camerino e io sbuffo sonoramente, già stufa di questa storia.

Perché non si decide una buona volta a lasciarmi in pace?

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