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20.

- A cosa è dovuta quell'espressione da funerale, Freya?- vorrei tanto alzare la testa, prendere un martello e dargliene un forte colpo in testa, magari così si deciderà a lasciarmi in pace. O magari non lo farebbe nemmeno così.

Continuo ad osservare la mia insalata, comprata al bar qua davanti, come se fosse la cosa più interessante del mondo. Non ho voglia di guardare il rosso. - Vattene, oggi non ho proprio voglia di litigare con te.-

Lo sento sospirare e poi la sedia accanto a me si sposta, segno che si sta accomodando, facendo, come sempre, proprio il contrario di ciò che gli ho chiesto. Maledico mentalmente il suo nome e la sua fama, che lo autorizzano ad entrare nel negozio dove lavoro, come se fosse normale.

- Cosa ti ha ridotto così?- il suo tono di voce non mi sembra derisorio. Ma sicuramente mi sbaglio, se sapesse la verità starebbe già organizzando una festa in grande stile.

- Non credo siano affari tuoi.- taglio corto, continuando a giocherellare con l'insalata. Ormai è ridotta a brandelli, sto sfogando il nervoso su di essa.

Non ho chiuso occhio stanotte, la mia mente non ha smesso di rivivere la scena con Matteo nemmeno una volta. Sto male, malissimo. La lontananza con lui mi uccide, ma quello che mi ha fatto ancora di più. Mi sembra surreale, proprio lui ha fatto un gesto simile? È una cosa che non ho mai messo in conto, è sempre stato fuori discussione.

Matteo è sempre stato il mio porto sicuro, gli ho sempre affidato tutta me stessa, ed ero certa che mi avrebbe sempre protetta, fino a ieri, almeno. Mi sento persa e sconvolta. Non riesco a darmi pace, ma credo sia una reazione abbastanza normale, no?

- Almeno dimmi perché piangi.- sussulto davanti alle parole del rosso e mi asciugo immediatamente gli occhi. La mia mente ha riniziato a navigare, e la mia reazione istintiva è stata quella di piangere, senza che me ne accorgessi, senza potermi trattenere.

- È pure colpa tua se sto così.- finalmente alzo lo sguardo, incrociando gli occhi castani del rosso. So che non è così, non totalmente almeno. Sì, lui ha sbagliato nel cercare di farmi litigare con Matteo, ma nessuno ha obbligato quest'ultimo ad alzare le mani. Quella è stata una sua scelta. - Tu e le stronzate che ti sei messo in testa. Volevi farmi lasciare con Matteo? Beh, ti faccio i miei complimenti, perché ci sei riuscito alla perfezione. Io e Matteo, dopo anni, non stiamo più insieme.-

Alcuni singhiozzo abbandonano le mie labbra e scatto in piedi, in preda alla rabbia e alla tristezza. Dirlo a voce alta fa ancora più male, assurdo.

- Cosa ti ha fatto?- torno a guardarlo e mi sorprendo quando nel suo viso non ci vedo nessuna traccia di vittoria e di orgoglio. - Freya, sei sconvolta, e non credo sia solo perché vi siete mollati.-

Si avvicina a me e cerca di bloccarmi, visto che mi sto dinemando nervosamente. Sono agitata e quasi vicina a un attacco di panico. - Guardarmi Demetra. Guarda me e respira.-

Faccio esattamente come mi ha detto, meravigliata dal modo in cui mi ha chiamata. Credo sia la prima volta che mi chiama con il mio nome. - Perché non mi lasci stare, Sfera?-

Lui non risponde e continua a passare le mani sulle mie spalle, cercando di farmi smettere di tremare e di piangere. Mi sento così sciocca in questo momento, non vorrei reagire così. Dovrei avere la forza di cacciarlo e di reagire alla storia di Matteo. Invece sono qua a piangermi addosso, mentre una delle cause della mia tristezza sta cercando di farmi calmare.

Il mio respiro torna regolare dopo pochi secondi e Sfera mi sorride debole, mentre mi sposta un ciuffo di capelli dal viso. - Dimmi cosa ti ha fatto.-

- Perché dovrei?- mi ritraggo dal suo tocco e lui si mette le mani in tasca, capendo che non voglio essere nemmeno sfiorata. Apprezzo la sua decisione di stare lontano.

- Perché non ho mai voluto questo.- mi indica con la mano destra, facendo spallucce. Il suo tono è tornato neutro, non vuole mostrare i suoi sentimenti.

Mi stringo nelle spalle e torno a sedermi. Per qualche secondo mi fisso le punte delle mie scarpe, mentre decido se sia il caso di dirglielo o no, poi torno a guardare il rosso. È giusto che sappia cosa ha causato la serie di cose che ha fatto, tutto ciò che si fa ha delle conseguenze. - Matteo mi ha dato uno schiaffo, dopo che tu gli hai fatto sapere del quasi bacio. A proposito: sei proprio uno stronzo.-

Lui sussulta davanti alle mie parole e sgrana gli occhi per qualche secondo. - Che cosa?- si passa la mano destra sul ciuffo e scuote leggermente la testa, sbalordito. - Non avrei mai iniziato a provarci con te, se avessi saputo una cosa del genere.-

Mi mordo le labbra e annuisco un sacco. - In questo caso non me la sento di darti le colpe. È vero, tu hai sbagliato. Ma lui era il mio ragazzo, lui mi conosce bene e non doveva farlo. Non c'è nulla che possa giustificarlo.- sento nuovamente gli occhi pizzicare, ma stavolta riesco ad evitare il pianto.

- Forse non mi crederai, ma mi dispiace. Nessun uomo dovrebbe alzare le mani sulla propria donna, in realtà nemmeno su una che non è la sua.- annuisco, trovandomi per la prima volta d'accordo con lui. Strano, ma vero.

- Ora che sei tutto, puoi andare via?- chiedo, tornando in me, scocciata come al solito dalla sua presenza.

Scuote la testa e mi sorride sghembo. - Perché non vieni a pranzo con me e molli la tua insalata malridotta? Non vorrai davvero mangiare quella roba?-

- Rifiuto l'invito. Non sono scema, so cosa hai in mente. Non verrò con te. Sopratutto ora che non sto con Matteo, il tuo piano sta andando proprio come volevi.- ringhio, infastidita dalla sua proposta. Ha davvero osato chiedermelo? È senza limiti.

Sul suo viso vedo comparire una smorfia nervosa, che tenta di mascherare immediatamente. - Come ti pare, se pensi questo di me, non hai capito nulla.-

Lo guardo alzarsi il cappuccio sulla testa e poi andare via, senza voltarsi più. Tiro un sospiro di sollievo e non mi pento nemmeno per un secondo di averlo trattato così.
Fa tutto parte del suo subdolo piano, pure fare finta di offendersi davanti alle mie parole. A lui non interessa come sto, a lui interessa solo vincere la battaglia che lui stesso ha avviato.

Ma se pensa di vincere con me, si sbaglia di grosso.

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