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Prologo - CAROVANA 2


🖤❤️
Uhhh Madonna, che emozione ogni santa volta...

Mie amate lettrici, bentornate! Eccoci di nuovo qui, a un mese dalla fine di Carovana 1. Scusatemi se non vi propongo sottotitoli, nuovi titoli o qualcosa che distingua un volume dall'altro, ma fidatevi, è meglio così. Facciamoci andare bene il numeretto. ☝🏻🫠

Grazie infinite per avermi aspettata.
Cosa pensate che accadrà nella parte 2?

Mi auguro che questo nuovo atto della storia riesca a farvi emozionare, ridere tantissimo e, perché no, anche commuovere.

Non perdiamo tempo e partiamo subito!

Vi ricordo di cliccare sulla stellina, che è davvero fondamentale (non scherzo). E, se vi va, di lasciare un commento, mi farebbe tanto piacere sentirvi.

Mi trovate anche su Instagram e TikTok come @mf.autrice. Vi aspetto!

Vi amo.
Manu 🎪


Bass

Esistono legami e affetti che nascono senza che ce ne accorgiamo. Bussano alla porta dell'anima in modo naturale, ti privano di ogni difesa e diventano parte integrante di te e delle tue giornate. Puoi tentare di soffocarli, fingere che non esistano, respingerli, ma loro rimangono, persistono. Perché la verità è che non si può scappare da ciò che ti tiene in pugno e lo sto imparando a mie spese.

Non vedo Layla da cinque fottuti giorni, da quando abbiamo interrotto tutto.

Lei è in Francia, io in Inghilterra.
Mosca è svanita.

Eppure, nonostante la distanza, la sua presenza è più forte che mai. Ogni pensiero sembra riportarmi a lei. Persino qualche mio semplice gesto, come salire delle rampe di scale. Provo a ignorarla, a convincermi che non è più parte della mia vita, ma i ricordi, le risate nate per le mie scemenze e tutti i nostri discorsi più profondi sono sempre lì, ad aspettarmi in un angolo della mente.

E giuro che ci sto provando a concentrarmi su ciò che Melinda sembra stia per vivere e su quello che potrei diventare quest'estate, ma non è semplice. Metto tutto in termini ipotetici perché troppi dettagli non mi tornano. Ci sono cose che non si incastrano affatto.

Ripropongo le mie solite liste numerate, sennò mi confondo e muoio.

1. Melinda mi ha mostrato quel test di gravidanza positivo con una sicurezza che mi ha spiazzato. Mi ha detto che è incinta da settembre, ma quando le ho chiesto di rifare il test, si è rifiutata, ferita dalla mia mancanza di fiducia. Mmh...

2. Arrivati a Liverpool, approfittando dell'assenza di Scarlett che era a casa di Terence, le ho chiesto quali sintomi di gravidanza avesse. Ha iniziato a elencare tutto ciò che di più tipico c'è: nausea, vomito, stanchezza. Ma io non vedo nulla di questo in lei. Mai una volta che l'ho colta in bagno, in preda a un malessere. In questi giorni, tanto per dire, Scarlett ha sofferto più di sua madre. Lei ha davvero avuto nausea e vomito. Un virus intestinale, credo.

3. A quasi quarantasei anni, Melinda sta per entrare in menopausa. Su questo non ci piove. Ne abbiamo parlato più volte e sapevo che le probabilità di una gravidanza erano molto basse. È possibile che siamo riusciti a concepire?

Ci manca solo che rovisti nei suoi acquisti su Amazon e scopra una pancia finta nel carrello...

Mi sento intrappolato in un labirinto di domande senza risposta. O forse sono io a cercare un'illusione per evitare di affrontare la realtà. Non lo so. Ma di una cosa sono certo: se ha architettato tutta questa messinscena solo per tenermi al guinzaglio e separarmi da Layla, o farò esplodere il tendone del Carovana o farò saltare in aria lei.

Non la sento quell'emozione di diventare padre, accidenti...

Per fortuna sono a Windermere, nel cuore delle Lake District, e il paesaggio è una fotografia vivente. Il lago è offuscato da una leggera bruma mattutina e riflette le montagne innevate. Seduto nel ristorante del mio hotel, sorseggio il caffè. Poi prendo il telefono che ho messo nella tasca dei miei pantaloni termici da sci.

Vorrei scattare una foto e condividerla con il mondo, perché le uova strapazzate, morbide e cremose, il bacon croccante che emana un profumo irresistibile, le salsicce piccole ma saporite, i pomodorini grigliati, i funghi e le fette di pane tostato meritano di essere ammirati da tutti. Ma non so come si crea una... ehm... stories?

Sì. Ho chiesto a Scarlett di scaricarmi Instagram, perché so che Layla lo usa sempre più spesso. Mi seguono già tre gatti. Io ne seguo solo una: lei. Non voglio diventare il suo stalker, sia chiaro. Voglio solo spiarla. Mia sorella mi ha detto che si chiama "orbiting" e che non è punibile dalla legge.

Non riesco a fare a meno di vedere cosa combina, anche se ci ho messo un po' a capire come funziona. Persino adesso scorro le sue stories e mi fermo su una che ha appena pubblicato. È una foto serale in città, forse scattata ieri, con la Torre Eiffel illuminata dietro di lei. Ha una sigaretta accesa tra le dita e un sorriso un po' stralunato.

Merda. Sta fumando.
E chissà, starà anche bevendo nonostante le pessime condizioni del suo stomaco.

Fantastico il tuo modo di mantenere una promessa, piccolina. Complimenti.

«Che cazzo di fastidio...» borbotto sottovoce.

Sotto la foto c'è il tag di Ollie e un altro nome che mi fa rabbrividire: MarcLemoine2000. Per un attimo vedo rosso. Aiuto. Credo mi sia salito il sangue al cervello. È uno di quei lumaconi con la bava alla bocca che starà tentando di portarsela a letto. Stando al nickname, dovrebbe avere nove anni in meno di me. Nove. Al suo confronto, sembro un vecchiaccio con la pipa.

Mi fermo a guardare ancora la bio di Layla e noto un nuovo link in fondo. L'avevo ricontrollata alle 7:55 e non c'era. Ora, alle 8:01, c'è. Che cazzo è? La curiosità mi assale, ma non faccio in tempo a cliccare. Melinda entra dall'ingresso principale, distogliendo subito la mia attenzione. In fretta chiudo Instagram, perché non voglio che si metta a ficcanasare nei miei affari.

Si siede al tavolo imbandito, già imbacuccata per sciare. Ha indosso un elegante piumino nero, stretto in vita, con il cappuccio bordato di pelliccia, che ora si sfila per adagiare intorno allo schienale della sua sedia. Completino impeccabile, certo, ma non dovrebbe essere così attiva in questo sport, considerando che è un pochino incinta (?). Questa è la quarta voce della mia lista di dubbi da non sottovalutare.

«Potevi aspettarmi per fare colazione» esordisce e prende una forchetta per affondarla in una mia salsiccia.

«Avevo f-fame, e v-v-voi dormite troppo.» Dalla grande vetrata tra le pareti di legno, mi accorgo che Scarlett sta scendendo le scale.
Ho quindi pochi secondi per porgere a Melinda la domanda delle domande. «Quando ci s-sarà la visita?»

Mi guarda per un attimo, incerta. «Quale visita?»

«Dal ginecologo, dopo le a-analisi del sangue che f-farai.»

Sgrana gli occhi, colta da un accenno di sorpresa. «Oh be', presto, sì. Ho fissato un appuntamento per metà mese.»

«Verrò anch'io, n-nnn-naturalmente.»

«No.» Scuote la testa. «Non possiamo destare sospetti in Scarlett. Non è ancora arrivato il momento di dirglielo. Io andrò a quella visita e tu rimarrai con tua sorella.»

Col cazzo!

Batto un pugno chiuso al lato del piatto, facendola sobbalzare per lo spavento. «Okay, senti, comincio a s-stancarmi. Mi sa t-tutto di un trucchetto, ma ti a-assicuro che è mal costruito, perché io non ci casco, Mel. Mi hai sottovalutato.»

«In che senso?» chiede, ma è solo una controbattuta automatica. Sa già dove sto andando a parare.

«Nel senso che mi r-reputi un babbeo» rispondo. «Pensi che non veda tutto, c-che non capisca.» Mi fermo prendendo fiato, con il petto che brucia di rabbia. «Ti sei illusa di poter tirare le fila senza che me ne accorgessi. E invece eccomi qui, d-davanti a te, pronto a chiamare le cose con il loro nome. Non sarò il complice del tuo teatrino, né la v-vittima, ma c-colui che ti smaschererà e demolirà, se ce ne sarà bisogno.»

In risposta, si sfiora il centro della pancia. «Non posso credere che tu stia dicendo queste cattiverie alla madre di tuo figlio.»

Scarlett è già oltre l'ingresso e cammina verso il nostro tavolo. Ho poco tempo per farmi ancora valere. «Prega Buddha c-che un figlio ci sia davvero, perché se hai giocato con qualcosa di così serio, sappi che d-dovrai prepararti a sparire completamente d-dalla mia vita.»

Il suo volto si irrigidisce e le pupille si spostano da un punto all'altro, come se stesse cercando disperatamente una via di fuga. Ma non c'è alcun posto dove nascondersi, perché d'ora in poi sarò il suo tormento, ovunque vada.

«Allora? Ci sono delle salsiccette anche per me?» interviene mia sorella, con il suo solito tono disinvolto.

La sua comparsa mi costringe a mettere un freno alla mia furia. In un attimo ricaccio un respiro profondo e le faccio cenno per invitarla a sedersi accanto a me.

Nello stesso istante, Melinda si alza in piedi con un movimento brusco. Le gambe della sedia stridono contro il pavimento. «Io torno su. Non ho fame. Vi vediamo sulle piste, più tardi.»

Sì, vai. Ciao ciao.
E fammi un piacere: non tornare.

Non la fermo.
Non c'è nulla da dire, né da fare.
Il caso è chiuso.

Scarlett si siede accanto a me, sfiorando il mio braccio. «Tutto okay tra voi?»

«Sì, certo. Tu? Tutto o-okay?» ribatto distrattamente, mentre riprendo il telefono per visionare ancora il profilo di Layla.

«Mmh. Sinceramente? Volevo dormire di più.»

Mi rifocalizzo sul link che ha appena aggiunto alla sua bio. Lo clicco, ma non mi dice nulla. La pagina che si apre è confusa, con un groviglio di informazioni che non hanno alcun senso. Mi arrabbio per essere così boomer, ma poi ricordo di avere accanto a me una specialista del settore. Del resto, mia sorella ha più di sessantamila fan su TikTok grazie ai balletti che improvvisa un po' ovunque.

«Scarlett, amore mio, fammi un f-favore.»

Sbuffa sollevando gli occhi al cielo, visibilmente seccata. «Non dirmi che per la centesima volta mi stai chiedendo come si fa a cambiare il colore di capelli al tuo avatar di Instagram. Nessuno li usa, quegli stupidi avatar!»

«No, tranquilla, p-pelato e con l'anello al n-naso mi piace. Semplicemente...» Le passo il telefono. «Mi s-s-sspieghi cosa cavolo è questo sito?»

Scarlett si fa più attenta, scruta lo schermo e poi si porta una mano alla bocca per ridacchiare in maniera sommessa. «È OnlyFans.»

Non mi sembra di aver mai sentito questo nome. «Only... cosa?»

«OnlyFans» ripete, fin troppo divertita. «Probabilmente, Layla si sarà iscritta per arrotondare.»

Increspo la fronte. «C-ccche significa arrotondare?»

«È uno di quei siti dove la gente carica contenuti in cambio di un pagamento mensile. Foto che possono essere anche un po' "così, così", e video un po' "così, cosà"... quelle cose, insomma.»

Così così.
Così cosà.

Cioè?
Ho un brutto presentimento.

«Tutti conoscono questa piattaforma» riprende, sollevando le spalle come per dirmi che sta parlando di qualcosa di ovvio. «Non è un segreto. È pieno di gente che lo fa, ormai. E non è necessariamente per contenuti... espliciti. Molti caricano materiale relativo ai loro hobby, alla loro vita.»

Sono sempre più perplesso. «Cosa intendi per c-contenuti espliciti?»

«Sessualmente espliciti, Bass.»

Una scossa elettrica mi risale fino al cranio e sbatto le palpebre più volte.

«E... tu-tuuu-tutti, in quel caso, p-potrebbero v-v-vvvederla nnn-nuda?»

Annuisce. «Se è richiesto e lei accetta, naturalmente.»

È uno scherzo, vero?
Questo dolore non me lo meritavo.

Nonna Élin, spiegami che fa quella piccolina.
Che. Cazzo. Fa.

Accidenti. Gli gnomi del Bassbosco mi stanno consumando in una modalità così intensa da poter incendiare questo hotel di legno.

Come posso eliminare ogni potenziale abbonato?

Mi sta venendo un mal di testa fulminante.

Capiamoci, la situazione può risolversi solo in due modi. So benissimo che può fare del corpo ciò che vuole. Perché non è mio. È suo. Ma se lo fa perché non la paghiamo abbastanza allora si può rimediare. Provvederei a un aumento del suo stipendio, in tutta tranquillità. O a Londra gliene parlo in maniera formale, cercando di capire durante un colloquio quali siano le sue esigenze da dipendente del mio circo, o... 'fanculo, mi abbono e la riempio di soldi da lì, dandole dieci volte più di quanto non le diano quei beoti.

Diventerei il suo fottuto cliente esclusivo.
Il suo sceicco.

Sì.

Fantastico. Che idea brillante.

Sarò Bashid Ed-Phohel, dagli Emirati Arabi.

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