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40 - Promettere


Scarlett

La mancanza di luci artificiali nell'attico mi permette di ammirare Amburgo al meglio. Dalla finestra la vista del quartiere antico, coperto da un leggero strato di neve, cattura tutta la mia attenzione. Osservo le case a graticcio e il maestoso Rathaus, che svetta imponente tra gli altri edifici. La bellezza di questo paesaggio, così ordinato e fotogenico, si fonde con l'amore che sento crescere dentro di me.

Il cuore mi esplode di gioia quando Terence mi raggiunge alle spalle e mi avvolge in un abbraccio. Ansimo, stringendo il lenzuolo attorno alle mie forme, e mi lascio trasportare dal suo respiro che si posa delicatamen­te sul mio collo.

Ho fatto bene a venire qui. In questo appartamento ci siamo amati fino allo stremo, e nei momenti di massi­mo piacere abbiamo persino stipulato una promessa eterna: sposarci non appena avremo entrambi raggiunto la maggiore età. Ce lo siamo ripetuti anche dopo averlo fatto per la terza volta.

Mentre intreccio le dita dietro la sua nuca, il lenzuolo scivola senza difese sul parquet. Le luci della città illuminano e ombreggiano il mio corpo e nei suoi occhi leggo il desiderio di assaporarmi nuovamente e di chiedermi ancora di sposarlo. E io gli direi di sì per una quinta, una sesta, una settima volta, perché è tutto così bello con lui, tutto così eccitante, tutto così facile.

Mi sorride, invitandomi a muovere i fianchi in una danza senza musica, pur sapendo che il tempo non è dalla nostra parte. A mezzanotte, purtroppo, dovrò tornare al mio "castello con le ruote" così come ho promesso a Bass, che immagino in pena per me.

Tento di scacciare qualsiasi pensiero quando Terence mi bacia le labbra. Pian piano, ci avviciniamo a quel nostro piccolo angolo di felicità: l'ampio letto matrimoniale.

«Rimaniamo qui per sempre» mi dice impulsivamente, con un tono che sembra quasi un lamento.

«Sarebbe bello.»

Il suo sguardo si fa quasi distante dopo alcuni attimi di silenzio. «Ci hai pensato? Questo sarà il primo Natale senza "noi".»

«Lo renderemo comunque speciale, amore mio» aggiungo, riprendendo a ondeggiare per lui. «Pochi mesi an­cora, e poi saremo in Inghilterra. Londra, Manchester, Liverpool, Leeds: quattro tappe. Hai idea di cosa que­sto significhi? Tu ed io, insieme, vivremo momenti infiniti come questo.»

Sorrido, passando sotto il suo braccio con una piroette lenta.

«E poi?» Posso captare dalla sua voce almeno sette note di amarezza, mentre mi attira più vicino, stringendomi a sé come se temesse di perdermi.

«Poi cosa?»

«Ripartirai.»

Il nodo che sento crescermi in gola è doloroso, ma cerco di mascherarlo. «Ci ritroveremo.»

«E poi?» ripete, con un sospiro che segna la sua frustrazione. «La verità è che tu sei una circense e io non lo sono più.»

«Ma un giorno ci sposeremo, come abbiamo deciso, e saremo sempre insieme» ribatto.

Emette uno sbuffo. «Come potremo stare insieme? Tu sarai sempre in giro per il mondo con le tournée e io rimarrò ad aspettarti a Liverpool.»

«Hai dei dubbi? Dubbi su come potrebbe essere?»

«Chi c'è della tua età al Carovana?» svia la mia domanda in un modo che non mi piace. Cos'è questa gelosia esplosa all'improvviso?

«Nessuno, amore mio. Nessuno. E anche se ci fosse, io...» cerco di rassicurarlo, ma le parole restano a metà, interrotte dalla sua risposta.

«Lo spero» sussurra.

Ho bisogno di trovare nuove parole che possano infondergli un po' di sollievo e credo di sapere a cosa fare appello.

«Quando il circo sarà finalmente stabile e Bass prenderà in mano la gestione, gli chiederò di reintegrarti. Lui capirà.»

«E dove vado senza i miei animali?» mi chiede, abbassando le spalle avvilito. So quanto le sue belve signifi­cano per lui: sono state la sua vita, il legame più profondo con il nostro mondo. Tuttavia, dovrebbe avere la maturità per rinunciarvi, qualora si dovesse presentare quell'eventualità, perché qui quei numeri non verran­no mai reintegrati.

«Layla» rispondo senza esitazione. «La mangiafuoco. Hai visto la sua esibizione di stasera? Doppia, ma straordinaria.» Prendo un respiro prima di continuare. «Non siamo più al Powell Circus. Al Carovana puoi essere chiunque tu voglia e addirittura reinventarti. I francesi ce lo hanno insegnato: l'arte è dentro di te, nel tuo cuore. E tanto basta per essere un circense.»

Lui scuote la testa, come se le mie affermazioni non stessero bastando a placare quel vuoto che avverte tra le pieghe del cuore. «Ma contano anche i dettagli, i contorni. E io... senza le mie tigri sono nessuno.»

Gli accarezzo i capelli castani, portandoli indietro. «Tu sei tutto perché hai te stesso. Non ti serve nient'altro.»

I suoi occhi tornano a fissarsi su di me e con una voce più lieve, quasi implorante, mi chiede: «E ho te?».

Il cuore mi si riempie di un calore spropositato. «Per la vita.»

Questa notte lo abbiamo fatto ancora, ma nell'ultima occasione, quando si è staccato da me, abbiamo scoper­to che il preservativo si era bucato. Non me ne preoccupo. Nulla può rovinare la magia di questo momento. L'estate scorsa, dopotutto, abbiamo già vissuto il sesso senza utilizzare precauzioni. Non capiterà nulla di spiacevole neppure queste volta. Ne sono certa.

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