Fourth letter
Non so come introdurmi in queste righe del cazzo né perché io ti stia effettivamente scrivendo. Ti detestavo, Carolina. Non sono ipocrita: ti detestavo.
Non posso ancora credere, però, che hai trovato la forza di scavalcare un ponte e gettarti nel fiume sporco. Lo hai fatto, senza pensarci, forse, o con tanti pensieri. Ti sei buttata. E non posso che non condividere questa tua scelta.
Voglio andare per gradi, Carolina, sai che copio tutti i temi in classe. Non so come scrivere. Sarà una mezza telecronaca.
Quando Louna ha inviato quel messaggio in cui c'erano scritte testuali parole: "Cazzo ragazze carolina si è uccisa", ho pensato che non potesse essere vero. Che fosse una messinscena, che fosse una bugia o un pesce d'aprile. Chi si uccide davvero a diciassette anni? Avevo riso.
Poi ho realizzato che non fosse aprile ed ho iniziato a chiedermi il perché. Sapevo già di esserne stata in parte la causa e non me ne pento Carolina. Ti trovavo irritante logorroica strana. Eri anche monotona. Non mi pento di nessuna delle cose che ho fatto. E per cui ti sei uccisa.
Ma non capivo perché tu l'avessi fatto. Perché Elizabeth ti dava fastidio ed io ti rispondevo male? Perché non piacevi a nessuno? Perché a casa tua era tutto realmente un disastro ed io ti ho messo su di un porco* per questo? Perché Connor ti faceva chissà cosa? Non dovevi ucciderti, Carolina.
Sono certa la morte non è mai la soluzione. Per nessuna delle cose che vanno male. E riderai! Proprio io che suggerisco il suicidio ogni volta che qualcosa non va come dico. Proprio io che sparo tante stronzate Carolina.
Come quella volta che suggerii pubblicamente i rimedi nel caso fossi rimasta incinta. Tante pillole, suicidio o qualcuno mi avrebbe presa a calci per farmi perdere il bambino. Tu strabuzzasti gli occhi e mi chiedesti se fossi seria. Scossi la testa e ti presi in giro, ma lo ero. Ero così seria Carolina. Non hai idea di quanto io lo fossi oppure sì, dato che stai dall'altra parte ora.
O quando dissi che da grande avrei voluto essere una di quelle puttane dei ricconi, scopate una volta ogni cinque giorni e non fare altro. Tu accennasti ad un sorriso perché io non ti prendessi in giro per essere credulona. Ma anche lì, ero seria.
Hai visto a chi hai permesso di ucciderti? Eri strana idiota stupida brutta ma non dovevi ucciderti. Non per mano mia. Non è che non lo meritassi, ma io non meritavo di ritenermi colpevole di questa cosa. Non volevo. Volevo farti ognuna di quelle cose, ma non volevo che tu ti uccidessi. Rovini sempre tutto.
Non mi dispiace per nessuno dei pessimi momenti che si sono andati a creare. Se tu avessi smesso di rompere le palle probabilmente non avrei fatto nessuna delle "cattiverie" di cui ti lamentavi in giro. Bullismo, bullismo, bullismo, bla bla bla (pare che si interrompa la grafia semi ordinata e che venga ripresa con più disordine nella riga successiva).
Ma chi voglio sfottere? Cazzo e se è stata colpa mia. Sono stata un disastro. Tu eri l'unica ad aver colto della positività in me, l'unica con cui non avevo parlato di nulla.
Quando quel giorno in prima ti avevo dato buca, volevo eccome se volevo! Volevo vederti piagnucolare la mattina seguente e ridere mentre ti facevo delle foto e le passavo a Gennie per delle meme. Come sono stata cattiva eh Carolina? Perché ti sei uccisa?
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
Sono un disastro. E quando usai Josh per farti star male? Lo avevi capito? Mi dispiace. E tutti i messaggi in cui ti lanciavo frecciatine, mi dispia... Mi dispiace. Non so più scrivere. Le dita sono intorpidite e mi manca l'aria a tratti.
Ma se tu non fossi stata tanto gentile e buona cazzo se tu non fossi stata tanto gentile e buona tutto questo non sarebbe mai successo! Non ti avrei toccata. O forse lo avrei fatto. Non avevo chiesto di piacerti eppure non mi giudicavi.
Perché parlavi sempre? Te la sei cercata. Non dovevi ucciderti, però. Non dovevi. Non dovevi. Non dovevi. Non dovevi. Ma che diavolo sto scrivendo? Come se potesse liberarmi.
I miei genitori mi lasciano a me, lo sai. Quello che i tuoi nonostante i problemi non fanno. Facevano. FACEVANO.
E che invidia Carolina. Che invidia.
A mia madre passa per il cazzo se le sue figlie tornano a casa che sanno di canna o di alcool. Tua madre a te ci teneva. Mi dispiace. Ma te la sei cercata. Piangevi sempre. Chi piange sempre? Che rottura del cazzo.
Questa cosa dovrebbe liberarmi, ma a me manca sempre di più l'aria mentre batto la mano sudata sulla coscia. Non dovevi. Sto facendo un resoconto tristissimo delle mie colpe Carolina. Anche dall'altra parte mi tormenti.
No no no no che non lo fai. Tu non l'hai mai fatto. Ma te la sei cercata.
Dimmi se si sta bene perché da quando non ci sei mi sono guardata allo specchio e mi sono resa conto che mi manca qualcosa. Forse il divertimento.
Forse.
Se ti va saluta la morte
Ci vediamo dall'altra parte piagnucolona
Daisy.
*su di un porco: espressione gergale tipicamente meridionale che indica l'umiliazione pubblica tramite lo spifferare fatti estremamente privati. Per chi non lo sapesse, mi sembrava giusto precisarlo stile treccani.
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