Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Daisy - Now

Infili le dita in gola, provi a rimettere quel che hai nello stomaco e con la mano libera scrivi sul gruppo delle tue amiche di darsi una mossa.

Le ginocchia ti dolgono leggermente e speri che ti portino un antidolorifico o qualcosa del genere in fretta. La testa, la senti come bucata e hai la bocca impastata.

Ti siedi e stendi le gambe strette nei jeans di due taglie più piccoli, continuando a rispondere ai messaggi che ti arrivano.

Tocchi con indecisione la fronte sudata. Gli orecchini grandi strisciano lungo il collo pulsante dall'indecenza: è venerdì, ieri sera sei comunque uscita per ubriacarti. Due foto su ogni social, canne postate e qualche repulsione di te. Non c'è intelletto nelle tue azioni. Non ti interessa di fottere il cervello che è forma e materia, che è da modellarsi, da viversi. È divertimento. Non hai illusioni, moventi. Hai questo, cosa mai potrebbe risolversi come più appagante?

Un bussare alla porta del bagno, un respiro preso e la voce squillante non smorzata «Louna?»

«Sono Elizabeth. Louna aveva tedesco, quella è stronza.» cerca di raccontarti, ridendo, ma «Che cazzo divaghi, oh. Sei scema? Dammi l'advil.» strilli e lei apre la porta, passandoti il medicinale e non rispondendo, come ti aspetteresti - se fossi in grado di riflettere con lucidità - da lei.

Scegli di non badarvi e assumi il farmaco, tenendoti alla porta rovinata dei bagni fradici d'odore di fumo già dalle prime ore del mattino. L'insignificante imposizione che ogni studente decide di apportare nei riguardi di altri è assai odiosa -- se non facessi allo stesso modo, ovviamente. Ma tu giudichi in eguale posizione, poco ti importa.

Riprendi il cellulare fra i polpastrelli e digiti in fretta dei messaggi; ignori con noncuranza la tua amica accorsa in bagno perché ti andava di ubriacarti, ieri sera.

Elizabeth deglutisce rumorosamente, poi «Come ti senti?»

«Ora deve passare.» annuisce e tu accenni un sorriso stereotipato, perfino dovuto. Ti dice che forse è il caso di andare in classe e spiegare all'insegnante di inglese che si tratta di intossicazione alimentare - ti crederà, afferma, ti adora.

Acconsenti e la segui al di fuori dei bagni sudici. Dimentichi l'educazione, qualsiasi accortezza, spendi il tuo tempo nei boomerang di instagram e nelle storie di snapchat. Copierai i compiti da qui a breve tempo e neppure mi ascolti! Tanto frivola che mi spingi nei meandri del tuo interesse i miei sguardi, gli encomi che ti rivolgo ed il tono accusatorio col quale sai ti sto sfidando. Non ha funzionalità la tua opinione!, non l'ho chiesta. Sembra che tu stia affermando, rivolgi quegli occhi da cerbiatta nella mia direzione e fingi di non curarti di ciò. 

I corridoi sono vuoti, eccetto pochi ragazzi che vi passano accanto e che tu saluti, alcuni con baci espansivi, altri con abbracci slanciati, e prosegui verso la classe.

Elizabeth è silenziosa, non smanetta col cellulare e pare ritrovarsi in sogni tutti suoi e «Stai bene?» pare che te ne preoccupi, ma nessuno ti risponde nelle chat aperte.

«Sì, sto dormendo poco.» scrolla le spalle, dovresti accorgerti che è spenta, poco disinvolta, piena di inibizioni. Strabocca di un crogiolarsi nei propri errori adolescenziali, quei pensieri intimi e diaboloci. Ma tu sorvoli, le passerà.

«La scuola ci stressa.» tu non studi, non hai un buon comportamento. L'ipocrisia ti veste a pennello senza alcun dubbio, non credi? E che magone indissolubile, traviato sarà l'adagiarsi nel fondo abissale delle proprie responsabilità quando la vita vorrà un tornaconto e tu ti starai sprecando in tempo effimero.

Nemmeno ti soffermi sul fermarsi improvviso di Elizabeth davanti a due figure a te non nuove.

Ti fa cenno di avviarti e «È un corso che seguiamo insieme. Non trattenerti, quella sarà arrabbiata.» acconsenti.

Cammini a passo svelto, spegni lo schermo del telefono e cogli l'occasione per nasconderti dietro un'ala dei corridoi sgombri per origliare.

Elizabeth passa una mano tra i capelli, la sua postura diviene con rapidità ricurva e la vedi tirare fuori dalla tasca dei fogli spiegazzati - non sai quanti. Ti sporgi per osservare con maggiore attenzione, ma rischi di essere adocchiata. Aggiusti la coda e stringi gli occhi in fessure. Vuoi capire.

Catherine ha le braccia incrociate e non si cura dell'abitino che tende a salire troppo. I suoi occhi sembrano innervositi, pari a quelli di Josh. Il secondo ti è di fronte, ha il capo lievemente chino e gesticola, odi appena «Non erano affari tuoi.»

«Lo sono. Voi non sapete, ma sono stata anche io.» il tono di Elizabeth pare solleticarle la gola, è acuto, accelerato, pare che lo stia affrettando di proposito.

«Non importa, adesso. Riportale da dove diavolo le hai prese e questa volta --- si guarda bene intorno, «Stai ben attenta che nessuno ti veda.»

«Vado dopo scuola.» conferma la rossa.

«È tardi.» poi abbassano l'intonazione e percepisci soltanto che Beth annuisce. Si volta e non li saluta.

I due si separano e tu ti nascondi dietro una porta spalancata. Elizabeth passa ad andatura arrabbiata e frettolosa, sai che non andrà in classe e ricevi un messaggio da una tua compagna.

Che dico alla prof? Vuole sapere se torni in aula.

Riporti gli occhi alla figura già più lontana della tua amica e poi di nuovo al cellulare.

Dille che sto vomitando e coprimi, per favore.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro