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James Douglas Morrison

IL CONTESTO

Nel capitolo dedicato a William Blake abbiamo già accennato ai Doors.
Qui parleremo di Jim Morrison, che definire semplicemente il loro leader sarebbe troppo semplicistico.

In questo caso parliamo anche di un artista che usava la sua scrittura anche come narrazione poetica.

Come per altri grandi front men del rock (pensate agli stili d'abbigliamento estremi di Freddie Mercury dei Queen o ai travestimenti di Peter Gabriel con i Genesis), il linguaggio del corpo per Morrison era punto di riferimento durante l'esibizione live.

Lo era anche in molti componimenti letterari.

IL TESTO
"Autoascolto"

A volte indugio ascoltando
La macchina vitale che
Mi pulsa nel corpo:
Sento il battito cardiaco
Ritmare lievi colpi sordi,
Seguo il flusso sanguigno
Percependone il tepore,
Avverto il palpito delle
Viscere e il vellicare
Della peluria rada
e i guizzi muscolari
e la rigidità delle ossa.
Ogni volta l'auscultazione
Finisce con lo smarrimento
Nelle pozze dei pensieri,
Umori che come acque ferme
Mi ristagnano nel cervello.

CARO TESTO TI RISCRIVO...
"E' matematico fare il conto col silenzio del corpo alla fine delle parole"

Sssssst...
Silenzio.
Aver sempre qualcosa da dire toglie valore all'ascolto

In piedi
I piedi saldi sulla sabbia
Di fronte all'acqua in equilibrio
Guardo la linea orizzontale che divide i due colori

Cielo e mare indiscutibili
Il vento non modifica il mio centro
Il suono delle onde non mi confonde

Onda viene
Onda va

Granelli scavano senza avvertimento
L'equilibrio imprevedibile vien meno

In piedi
Niente di me è più saldo sulla sabbia

Niente è orizzontale
Nulla è indiscutibile
Non c'è centralità assoluta
Tutto potrebbe confonderti

Resta il suono del vento

Onda viene
Onda va

Sssssst...

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