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Aldo Palazzeschi

IL CONTESTO

Nasciamo senza poter scegliere.
Però, probabilmente, diventiamo chi decidiamo di essere.

Nel caso di Aldo Palazzeschi questa scelta è ben visibile nel cognome adottato: figlio di Alberto Giurlani e Amalia Martinelli, si firmerà con quello di una sua nonna.

Per volontà del padre frequentò gli studi in ragioneria ma quando, non ancora diciottenne, si scrisse ad una scuola di recitazione non incontrò i favori del genitore.
Egli non vedeva di buon occhio il fatto che il figlio si dedicasse a quest'attività, tanto meno se questa veniva praticata con il nome di famiglia.

Dopo qualche anno, nel 1909, Palazzeschi scrisse un brano simile ad una riflessione che tutti noi, almeno una volta nella vita, facciamo davanti ad uno specchio.

IL TESTO
"Chi sono?"

Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".

Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".

Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia".

Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.

Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.

CARO TESTO TI RISCRIVO...
"Di Ego"

Gli altri

Animali senz'anima nel criticare
Parole ignorate dal mio orecchio
Gente gentile docenti in adulare
Preferisco guardare lo specchio

Gli anni

Questo tempo empio mai mi avrà
Io lo decido se incide sul da farsi
Nelle ore dolore e gioia in alternarsi
Accetto in riga la ruga che arriverà

Il bene

Sento il sentimento ma non mento
Alla tenerezza tenere è il mio sento
Amare è bere anche lacrime amare
Mai vinto son convinto di dissetare

La vita

Non ho direzione precisa o rima
Credo abbia ragione ogni perché
Non ho sempre qualcosa da dire
Cerco curioso, do valore all'ascolto

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