7. Nuova ciurma e nuove delusioni
Una mattina, appena James tornò a casa, trovò sul suo letto un biglietto. Lo lesse: 'Caro James, ieri ho finalmente scoperto dove si trova la mia vecchia casa. La mia famiglia abita nel quartiere di Bloomsbury, da alcune ricerche che ho fatto. Mi farò portare fin lì da una carrozza, dopodiché spero che mi riconoscano ancora e che non mi abbiano dimenticata. Tornerò presto, te lo prometto. Prima voglio ricordare ciò che avevo scordato da tempo. Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Ti voglio bene – Elizabeth'. Appena finì di leggere, lasciò cadere il foglio per terra e si sedette sul letto, completamente sconvolto. Ci teneva ad aiutarla a ritrovare le sue origini, ma non si aspettava che ci andasse da sola e così all'improvviso. Aveva paura che non tornasse più e questa cosa lo fece agitare molto. La amava e la voleva con sé. Ma non era certo costringendola a fare quello che voleva lui che avrebbe conquistato il suo cuore. Decise di lasciar passare del tempo, sperando che tornasse presto. Nel frattempo, provava a tirarsi su il morale suonando e navigando.
I giorni passavano, ma Elizabeth ancora non era tornata. James cominciò ad essere stufo di aspettare. Chiese a Barrie se lui sapeva qualcosa. "Sì, ho il suo indirizzo, signorino James", gli disse il domestico, "Avevo fatto venire fin qui una carrozza per farla andare fin là, come da lei richiesto. Prima di partire, mi ha detto che faceva presto ritorno, ma non ha detto di preciso quando". James, nervosamente, gli disse: "Svelto, dammi quell'indirizzo! Sto troppo in pensiero, devo almeno sapere se sta bene!", "Va bene, va bene. Vado subito a prenderlo". Barrie andò a prendere il foglio con l'indirizzo della famiglia di Elizabeth. 'Poverino, tutti quegli anni in mezzo ai pirati sembra diventato un'altra persona', pensò. Ci era rimasto un po' male per i suoi modi bruschi, ma per il momento non disse nulla. Non voleva peggiorare le cose e James era già parecchio agitato. Dopo tutto quello che aveva passato, erano più che comprensibili i suoi scatti d'ira. Appena gli diede il biglietto, James tornò in camera sua a prepararsi. Aveva intenzione di andare verso quella casa quella stessa notte con la sua nave, così nessuno lo avrebbe visto mentre navigava in cielo. Non riuscì quasi a mangiare nulla quel giorno, era troppo nervoso per questa situazione. Fumava di continuo per provare a distrarsi, tant'è che un sigaro non gli bastava quasi più. 'Sarebbe bello avere un bocchino doppio per poterne fumare due alla volta', pensò. Un giorno, lo avrebbe costruito lui stesso.
Calata la notte, James andò a prendere la sua nave e navigò in aria fino alla casa della famiglia di Elizabeth. Si fermò sopra il tetto, poi calò una fune e scese giù, fermandosi davanti ad una finestra. Guardò dentro, ma non vide nulla, era troppo buio. Tirò fuori dalla tasca il suo uncino e, senza far rumore, aprì la finestra ed entrò piano piano. Si avvicinò ad un letto e vide una bambina che dormiva. Pensò che fosse Elizabeth, invece la guardò meglio e notò che non era lei. In un altro letto dormiva un bimbo, ma Elizabeth non c'era. Andò in un'altra stanza e la trovò lì, che dormiva serena su un comodo letto. Voleva svegliarla per salutarla, ma preferì lasciarla sognare ancora un po'. Perlustrò il resto della casa e scoprì che il cognome di quella famiglia era Darling. 'Lo stesso cognome del mio rivale di Eton!', pensò, 'Spero sia solo una coincidenza'. Non si era scordato di Arthur e delle sue prepotenze e aveva sempre sognato di dargli una bella lezione, prima che Peter lo portasse via dal college. Andò in un'altra stanza e trovò a dormire su un letto matrimoniale una felice coppia. Si avvicinò e guardò lui da vicino. Gli era molto famigliare, assomigliava proprio ad Arthur Darling, il bulletto della scuola. Sperava di sbagliarsi, ma poi notò nella stanza dei documenti col suo nome sopra. Ebbene sì, la sua dolce Elizabeth era parente di Arthur! Questo per James era veramente troppo. Se lei gli avesse parlato di lui, chissà cosa le avrebbe messo in testa Arthur. Temeva di perderla per sempre per colpa sua. 'No, questo mai!', pensò furioso, 'Non ne posso più di tutti questi imprevisti! Me la pagherai, Arthur! Prima le umiliazioni a scuola e ora questo! Ora basta!'. Voleva portarlo sulla sua nave e dargli una lezione, ma come faceva a portarlo via senza svegliare tutti gli altri? Allora ebbe un'idea: uscì di casa e bussò alla porta, sperando che andasse proprio Arthur ad aprire. Dopo pochi minuti, la porta si aprì. "Chi è?", disse una voce maschile. Era proprio lui. Prima che potesse richiudere, James gli saltò addosso, lo imbavagliò e lo immobilizzò per bene con una corda, poi lo legò alla fune con cui si era calato sul tetto, si arrampicò fino alla nave e partì.
Prima di atterrare in mare, tirò su Arthur. Poi, appena la nave toccò l'acqua, lo slegò. "Chi sei? Che cosa vuoi da me?", disse Arthur spaventato. "Come? Non mi riconosci?", disse James, "Eppure a Eton mi davi fastidio di continuo", "Eton? Eravamo compagni di college?", "Ma certo, prova a ricordare. Il mio miglior amico era Roger e tu non facevi altro che infastidirci! Avrei tanto voluto fartela pagare, ma purtroppo la vita ha avuto per me altri piani!". Arthur lo osservò meglio, poi gli rispose: "James?!", "Esatto! Mi riconosci ancora, dunque!", "Ma... Ma com'è possibile? No, non può essere vero! Sto sognando! Tu eri sparito anni fa dal college senza lasciare traccia e ora ti ritrovo qui, nel cuore della notte e in mare aperto! E come ti sei combinato? Dove credi di andare vestito così?", "Ti assicuro che tutto questo è reale, e per tua informazione, ora sono il capitano di una nave pirata!". Arthur rise. "Tu?! Ma fammi il favore! A scuola non facevi altro che prenderle! Adesso che cosa vuoi, una rivincita, per caso? Ora sono sposato e sono padre, in più ho anche ritrovato mia sorella, anche se, quando era sparita anni fa, era più grande di me! Ora, invece, è ritornata e ha la stessa età di quando era scomparsa! Non riesco ancora a spiegarmelo, ho dovuto inventarmi qualcosa con mia moglie e i miei figli, di sicuro non mi avrebbero creduto se avessi detto loro che lei è mia sorella maggiore! Troppe cose assurde stanno accadendo! Lei ritorna a casa e non è invecchiata di un giorno e tu ricompari con una nave volante e mi porti via da casa mia!". James si bloccò per qualche secondo. La sua dolce Elizabeth era la sorella maggiore di Arthur! "Credi ancora che sia un sogno?", gli disse James, "E comunque, se proprio vuoi saperlo, è solo grazie a me se ora è di nuovo insieme a te! L'ho riportata io qui dal luogo in cui era tenuta prigioniera!", "Ah, davvero? Elizabeth, comunque, non fa altro che parlare di una strana isola e di un ragazzino volante che non cresce mai! Tu, invece? Se sei stato dove è stata lei, perché sei cresciuto e lei no?", "Perché io sono stato venduto da quello stesso ragazzino a una ciurma di pirati e il loro capitano andava via spesso dall'Isola che non c'è, dandomi la possibilità di crescere. Alcune volte tornava indietro ed io un giorno ebbi l'occasione per salvare Elizabeth da quel luogo e riportarla qui!", "E ora che cosa vuoi? Un ringraziamento? Una ricompensa? Perché mi hai portato via da casa?", "Perché io la amo! Ci tenevo ad aiutarla a ritrovare la sua famiglia, ma venire a sapere che è imparentata con te, questo proprio non lo accetterò mai e poi mai!", "E che cosa vorresti fare? Portarmela via? Non ti permetterò di farlo! Finalmente ho ritrovato mia sorella e non permetterò che scompaia di nuovo! Stalle alla larga, mi hai capito?". James, preso dalla rabbia, sguainò la sua spada e lo minacciò: "Mi hai dato fastidio a scuola e la passavi sempre liscia! Anche ora tu ti fai la bella vita, mentre io non ho avuto altro che dolore! Elizabeth si è presa ciò che restava del mio cuore e adesso tu vuoi impedirmi di vederla per sempre! Questo mai! Sono stufo di soffrire e di perdere tutto ciò a cui tengo di più! Decideremo stanotte con chi andrà! In guardia!". Detto questo, gli lanciò una spada, sfidandolo. Arthur prese al volo la spada e si mise in guardia. "Sono anni che faccio scherma, anche dopo il college non ho mai smesso di allenarmi! Vediamo cos'hai imparato in mezzo ai pirati!", gli disse. "Oh, lo vedrai presto!", gli rispose James. Duellarono a lungo, parando e schivando, senza mai colpirsi. "Sei migliorato, devo ammetterlo!", disse Arthur, "A Eton crollavi dopo pochi minuti!", "E invece adesso nessuno può più battermi! Neanche tu!". Arthur era agile, ma non era sanguinario come James. Non aveva mai ucciso nessuno nella vita, e in quel momento non riusciva neanche ad immaginare che James, negli anni, aveva imparato ad uccidere le persone a sangue freddo. Riuscì a disarmarlo e a farlo cadere per terra, poi gli puntò la spada alla gola per impedirgli di rialzarsi. "Ah, ah! Dopo tutti questi anni, continuo a batterti!", gli disse Arthur. James tremò, un po' per la rabbia e un po' per la paura. Era sempre terrorizzato di morire, in più non voleva dargliela vinta e perdere Elizabeth un'altra volta. Cominciò ad implorare pietà come un bambino indifeso. Arthur rise: "Sei patetico! Proprio come a scuola! Non ho intenzione di ucciderti, non sono un assassino! Ma finirai in prigione, stanne certo! Ora alzati e riportami a casa! Sarai scarso come spadaccino, ma almeno a navigare ho visto che te la cavi! Avanti, alzati, e non fare scherzi!". Gli tese la mano per aiutarlo a rialzarsi, ma appena lo afferrò, James tirò fuori dalla tasca il suo uncino e, rapido come un fulmine, lo ferì al braccio. Arthur urlò per il dolore e per la sorpresa, e in quei pochi secondi di stupore, James ebbe il tempo di saltargli addosso, buttarlo giù e togliergli di mano la sua spada. Poi lo ferì alla gola con l'uncino, facendolo gemere. Mentre Arthur si teneva la gola con le mani, James prese delle corde lì vicino e lo legò. "Brutto vigliacco!", urlò Arthur, "Sei scorretto, James!", "E che ti aspettavi? Io sono un pirata ormai, e la vita di un bucaniere è così! O si vive o si muore, si usa qualunque mezzo senza avere pietà per nessuno!". Detto questo, lo trascinò fino all'albero della nave e lo legò lì. Prima di ucciderlo, aveva intenzione di torturarlo ancora un po', in parte per vendetta, in parte per divertimento suo. Quando era con Barbanera, lo aveva visto molte volte torturare tanti prigionieri nei modi più orribili e inimmaginabili. Uno di questi era l'olio bollente. Andò di corsa a prenderne un po', lo fece bollire e poi si avvicinò ad Arthur. "Che cosa fai?", gli disse spaventato quest'ultimo, "Sei impazzito? Che cosa vuoi fare?", "Oh, lo vedrai! Soffrirai almeno quanto ho sofferto io finora! Almeno in parte!". Gli versò alcune gocce d'olio bollente sul braccio destro, facendolo urlare di dolore. "Smettila, ti prego!", implorò Arthur, "Non avrai mai mia sorella, chiaro?!", "Lei tornerà da me, invece! Ma prima ho altre cose da chiederti!", "Lasciami andare!", "Sta' calmo, altrimenti te lo farò bere e brucerò le tue budella! Per prima cosa, voglio sapere se sai qualcosa del mio amico Roger, il ragazzo che stava in camera con me a scuola! Anche lui continuavi a tormentare! Ebbene, sai che fine ha fatto?", "Non lo so, e anche se lo sapessi, non te lo direi! Tu sei pazzo!", "Ok, vedo che hai bisogno di schiarirti un po' le idee!". James gli versò altro olio sulla pancia, facendolo urlare con quanto fiato aveva in gola. "Basta, ti prego!", pianse Arthur, "Te lo giuro, non lo so! Lasciami andare, ho una famiglia che mi aspetta!", "Famiglia?! Io non ho mai avuto una vera famiglia! Questa per me è solo una parolaccia, ormai! Che schifo! Tu hai sempre avuto tutto, anche se non ti meritavi niente! E io, invece? E Roger? Che fine ha fatto lui?", "Non lo so, va bene?", "E invece lo sai! Cos'è successo dopo che sono stato rapito?", "Lasciami andare, pazzo di un pirata!". Dopo queste parole, James gli tirò addosso altro olio, stavolta sul viso. Arthur era fuori di sé per il dolore e la paura. Alla fine, si arrese e gli disse con un filo di voce: "Dopo che sei sparito, ti hanno cercato ovunque. Roger diceva che ti aveva sentito gridare in camera e che quando era entrato, ti aveva visto fuori dalla finestra mentre un bambino volante ti stava portando via avvolto in un tappeto. Tutti gli han dato del pazzo, e visto che insisteva con questa storia, alla fine lo hanno rinchiuso in un manicomio poco distante da Eton. Questo è tutto, non so altro. Ti prego, lasciami andare". James, sconvolto, camminò avanti e indietro nervosamente. Il suo miglior amico in manicomio? Tornò da Arthur e gli disse: "E ora dov'è? E' ancora lì? Dimmelo!", "Non lo so, te lo giuro! Venne portato lì anni fa e da allora non ho saputo più niente! Per favore, James! Riportami a casa!", "No, non credo proprio! Grazie delle informazioni, ma tu a casa non tornerai mai più!", "Che cosa vuoi fare?", "Non ti permetterò di raccontare ciò che è accaduto stanotte! Addio, è stato bello duellare con te un'ultima volta!", "Che stai dicendo? Cosa vuoi fare? James, ti prego, fermati!". James prese il suo uncino e lo arpionò al ventre, squarciandolo molto lentamente. Arthur emise un grido strozzato mentre James rideva nel torturarlo. Alla fine, Arthur smise di respirare. James continuava a ridere, portandosi al volto le mani insanguinate e spalmandosi il sangue sugli zigomi. Sentire sul viso il sangue caldo del suo ex rivale lo eccitava molto. "Finalmente hai pagato caro per tutto quanto!", disse ridendo, "Evviva! Ora nessuno mi fermerà più in quello che faccio!". James era completamente fuori di sé. Si accese un sigaro e iniziò a fumare sopra il corpo di Arthur, continuando a ridere. Poi, appena finì di fumare, gli spense il sigaro nell'occhio destro, godendo immensamente. Alla fine, lo slegò e lo gettò in mare, completamente soddisfatto. Andò al timone e fece rotta verso casa. Sistemò la nave nel solito punto e andò in camera sua. Si diede una ripulita e si sdraiò sul letto, suonando il suo flauto prima di dormire. Aveva intenzione di uccidere anche la famiglia di Arthur, ma se Elizabeth si fosse svegliata da sola in quella casa, cosa sarebbe potuto accadere? Sperava comunque che, vista la scomparsa di suo fratello, lei fosse tornata da lui. Prima di rapire Arthur, James aveva chiuso bene tutte le finestre della casa. Aveva paura che Peter Pan potesse tornare a riprenderla.
Un paio di giorni dopo, qualcuno bussò alla porta. Barrie andò ad aprire e annunciò a James la visita di Elizabeth. Lui, tutto contento, le corse incontro, ma lei, abbracciandolo, gli disse piangendo: "Oh, James! Scusami se sono sparita così all'improvviso! Avevo ritrovato mio fratello e volevo passare un po' di tempo con lui per raccontargli ciò che mi era accaduto! Ora, però, è scomparso da due giorni e nessuno sa niente! I nostri genitori non ci sono più, mi era rimasto solo lui e ora è sparito! Non è giusto, James! Non è giusto!". Lui cerco di consolarla: "Mi dispiace, Elizabeth. So cosa provi. Appena pensi di aver ritrovato la felicità, la vita te la fa sparire all'improvviso. Tutto si dirada in una nuvola di fumo. Su questo, ormai, ho una certa esperienza", "Comunque, non volevo darti pensiero! Sarei tornata presto qui da te, mi dispiace se ti ho fatto preoccupare! Ti prego, scusami!", "Stai tranquilla, va tutto bene. Ora sei al sicuro. Qualunque cosa sia successa, l'importante è che tu stia bene. Ho avuto tanta paura quando non ti ho trovata. Inoltre, non volevo che Peter Pan ti rapisse di nuovo", "No, questo mai. Avrei lottato con tutte le mie forze stavolta. Non solo per la mia famiglia, ma anche per te. Sono contenta di aver ritrovato mio fratello e di essermi ricordata dove abitavo prima, ma mai e poi mai ti avrei abbandonato. Io voglio solo stare con te, James. Ora più che mai. La moglie di mio fratello mi incolpa per la sua scomparsa, dice che da quando sono arrivata io ho causato solo guai. Non mi ha mai accettata veramente in casa. Mi incolpa per una cosa che non ho fatto, non è giusto!", "Calmati, coraggio. Lo so che non è colpa tua. Non dare peso a queste parole. Tu puoi restare qui quanto vuoi. Se mai tuo fratello dovesse ritornare, decidi tu se andare da lui o restare qui". Elizabeth si asciugò gli occhi, gli diede una carezza e gli disse: "No, non tornerò più indietro. Il passato è passato. Volevo solo ricordare e ora ci sono riuscita, anche se ora ho altro dolore nel cuore. Ora, il mio obiettivo, è andare avanti come tutti gli altri. Ma non posso farlo senza di te, James. Promettimi che non mi lascerai mai". James la abbracciò forte e le disse dolcemente: "Te lo prometto, Elizabeth. Te lo prometto". Poi, la portò in camera, la mise sul letto e si sedette accanto a lei, suonando il flauto per provare a confortarla. Elizabeth lo abbracciò mentre lo sentiva suonare. James era felice di averla di nuovo con sé, ma mai le avrebbe confessato quello che aveva fatto a suo fratello Arthur due notti fa, altrimenti l'avrebbe perduta per sempre.
Nei giorni seguenti, James assunse un insegnante privato per Elizabeth. Mentre aspettava che crescesse, voleva che avesse una cultura, visto che non aveva mai completato la scuola dopo il rapimento di Peter Pan. Mentre Elizabeth studiava in casa, James si mise alla ricerca di Roger. Riuscì a trovare il manicomio in cui venne rinchiuso e una notte uscì con la sua nave verso quel luogo. Non sapeva se lo avesse trovato ancora lì, ma volle fare un tentativo. Si fermò sul tetto del manicomio, scese con una fune ed entrò da una finestra. Perlustrò per bene tutto il luogo, poi, dopo tanta ricerca, vide un volto famigliare. Sembrava proprio Roger. Si avvicinò al suo letto e scoprì che era proprio lui. Lo svegliò, tappandogli la bocca per non farlo urlare, e poi gli disse di seguirlo senza fare rumore. "Chi sei?", chiese Roger. James, indicandogli di fare silenzio, gli rispose: "Ti farò uscire di qui e ti dirò tutto". Roger lo seguì, anche se confuso. James gli disse di aggrapparsi forte a lui, mentre saliva sulla fune verso la nave. Una volta a bordo, navigò verso il mare aperto e, una volta lì, James gli disse: "Sono io, Roger. Sono James, ti ricordi di me? James Turner, eravamo compagni di stanza ad Eton prima della mia sparizione". Roger era ancora confuso. Probabilmente lo avevano imbottito di medicine prima di metterlo a dormire. James andò verso di lui, gli prese il volto tra le mani e gli raccontò tutto ciò che avevano passato insieme al college. Roger sgranò gli occhi ed esclamò: "James! Oh, mio Dio! James, sei veramente tu! Sei tornato, dopo tutti questi anni! Questo è un miracolo!", "Sì, Roger, sono io! Sono felice di rivederti!", "Nessuno mi ha creduto quando ho detto che eri stato portato in cielo da un bambino volante! Ti prego, dimmi che non mi sono inventato tutto e che non sono pazzo!", "No, non lo sei! E' tutto vero, sono stato rapito e poi sono finito in una ciurma di pirati e lì ho passato tutta la mia adolescenza! Poi sono riuscito ad uscirne!". Roger pianse per la gioia. Era veramente felice di rivedere il suo miglior amico. Fece per abbracciarlo, ma poi divenne serio e lo spinse indietro. "Sono stato rinchiuso in quel maledetto posto per anni perché nessuno mi ha creduto! Avevi detto che saremmo rimasti per sempre amici e invece all'improvviso te ne sei andato!". James, sorpreso, gli disse: "Ma hai capito o no che sono stato rapito? Ti avevo anche chiamato, avevo chiesto aiuto e nessuno era venuto a soccorrermi! Ho cercato per anni un modo per tornare, ma non ce l'ho fatta subito, purtroppo! E ho rischiato la vita un sacco di volte! Mi dispiace per ciò che hai passato, Roger, ma non volevo abbandonarti! Sappi, comunque, che non ti ho mai dimenticato e non c'era giorno in cui non ripensavo ai bei momenti trascorsi con te a scuola!". Roger si buttò in ginocchio, si portò le mani al volto e scoppiò a piangere. James si mise di fianco a lui e lo abbracciò, sperando di riuscire a confortarlo. "Ora la mia vita è rovinata!", urlò Roger, "Non ho più un futuro, non mi hanno nemmeno fatto finire i miei studi a Eton e la mia famiglia non è mai venuta a trovarmi! Non ho più niente e nessuno! Cosa farò adesso? Tanto vale rimanere in manicomio!", "No, ti prego! Non dire così! Ascolta: io ho ritrovato casa mia, mio padre non c'è più, puoi restare tutto il tempo che vuoi! Inoltre, dopo la disavventura assieme ai pirati, ora io sono capitano! Sarei ben lieto se ti unissi a me! Gireremo il mondo, magari troveremo qualche isola con un bel tesoro che ci aspetta, che ne dici?". Roger lo guardò male. "Non ti riconosco più!", gli disse, "Tu volevi studiare e farti una cultura e guardati ora! Vuoi andare in giro a fare il pirata, adesso?", "Roger, ti prego, ormai è l'unica cosa che so fare, non posso più tornare indietro! Vieni con me, vedrai, sarà molto meglio che rimanere in quel lurido manicomio! La vita in mare aperto ti piacerà da matti!". Detto questo, lo aiutò ad alzarsi e gli mostrò la nave. Poi, per ultimo, lo fece entrare nella sua cabina, per farlo riposare un po'. In un attimo di distrazione, non si accorse che Roger aveva trovato in un cassetto una pistola, l'aveva caricata e puntata contro James. "Roger, che fai?!", disse James spaventatissimo, "Non farlo, ti prego!", "Mi dispiace, James! Non ho nessuna intenzione di seguirti! Non voglio fare il pirata! Io volevo solo prendere buoni voti, avere un buon lavoro e rendere la mia famiglia fiera di me! Ma ormai non posso più farlo! Se non ti avessi conosciuto, sicuramente ce l'avrei fatta!", "Basta, ti prego! Non dire così! Non è stata colpa mia, lo sai!", "Sì, invece! Se non fossi venuto a Eton, tutto questo non sarebbe mai successo! Ora basta, c'è solo una cosa che mi resta da fare!". Si puntò la pistola alla tempia e disse: "Addio, James!", e si sparò. James corse verso il corpo del suo amico, lo prese tra le braccia, digrignò i denti e scoppiò a piangere. "No, Roger! NOOO!!! Perché?!", urlò disperato. Rimase abbracciato al suo corpo per svariati minuti. Ancora non poteva credere a ciò che era appena successo. Un altro senso di colpa lo assalì. Si incolpò per la morte del suo amico. Il suo compagno di studi se n'era andato per sempre e James aveva perso un'altra persona cara. Prese la pistola con cui si era sparato e gli venne in mente di usarla su se stesso, ma poi la fece cadere a terra, con le mani tremanti. Voleva farla finita, era stanco di provare solo dolore, ma non aveva il coraggio di togliersi la vita. Inoltre, doveva prendersi cura di Elizabeth. Se avesse perso anche lei, allora probabilmente si sarebbe sparato subito. Il suo allegro compagno di scuola, ridotto a un povero pazzo depresso, non sarebbe tornato mai più. "Non finirà così per te, Roger", disse James in lacrime, "Farò in modo che verrai ricordato come si deve. D'ora in poi, questa nave porterà il tuo nome, assieme all'allegria che avevi un tempo! Tutti conosceranno la Jolly Roger!". Detto questo, prese in braccio il suo corpo ed uscì dalla cabina. Prima di gettare il suo corpo in mare, gli diede un bacio sulla fronte e gli sussurrò addio nell'orecchio. Prese poi una bottiglia di rum e ricominciò a bere per cercare di soffocare il dolore che provava in quel momento. Finito di bere, tornò verso casa.
Appena arrivato, non riuscì ad arrivare al letto che cadde in terra ubriaco. Elizabeth si svegliò di colpo e, vedendolo sdraiato per terra, corse verso di lui. "James, che ti succede?", disse preoccupata, "Che cos'hai? Stai male?". James emise qualche mugolio soffocato, poi chiuse gli occhi. Elizabeth chiamò Barrie per farsi aiutare a portarlo a letto, dopodiché si sdraiò accanto a lui. Notò delle lacrime scendergli lungo le guance. "Oh, James", gli disse dolcemente, "Non ti lascerò mai più solo, d'ora in poi. Scusami". Gli accarezzò i capelli e gli cantò una dolce ninna nanna, come quando erano alla taverna. Quando lei cantava, James si sentiva meglio. Appena finì di cantare, lo abbracciò e si addormentò.
Nei giorni seguenti, mentre Elizabeth proseguiva con le sue lezioni private, James usciva con la sua nave per cercarsi una nuova ciurma. Ancora non si era ripreso del tutto, ma navigando si sentiva un po' meglio. Un giorno, arrivò con la sua nave in un nuovo porto, attraccò, scese a terra ed entrò in una locanda lì vicino. Una volta dentro, si sedette per chiedere da bere. Poco dopo, notò in un angolo del posto un tizio più anziano di lui, con un berretto rosso in testa. Sembrava buffo e simpatico, e anche attaccato alla bottiglia. James prese in mano il suo boccale e andò a sedersi vicino a lui. "Buongiorno, posso sedermi?". Quello lo guardò, poi riprese a bere. James si sedette, aspettò che finisse di bere e continuò: "Io sono James Turner, e tu chi saresti?", "HIC! Io mi chiamo Smeethington, ma tutti mi chiamano Spugna!", "Molto piacere. Senti, che fai nella vita, oltre a bere?", "Cosa facevo, vorrai dire! Prima ero un mozzo su una bellissima nave, poi è stata attaccata da dei pirati! Io sono riuscito a fuggire su una scialuppa, ma ora non so più cosa fare o dove andare! Il mare era tutta la mia vita! Credo proprio che mi darò anch'io alla pirateria, d'ora in poi! Almeno non rischio più di perdere niente!". James chiacchierò a lungo con Spugna. Era simpatico, anche se aveva l'aria di uno molto ingenuo. Poteva fargli comodo. Colse al volo quest'occasione, gli sorrise e gli domandò: "Ti interesserebbe far parte del mio equipaggio?", "Equipaggio? Quale equipaggio?", "Sto cercando un nuovo equipaggio per la mia nave. Vuoi essere un pirata, giusto? Allora vieni con me e farai la vita che vorrai!", "Un momento, tu sei un pirata? Ma davvero? Ne hai la prova?", "Vieni qui fuori e ti mostrerò la mia nave". James condusse Spugna fuori dalla taverna e gliela mostrò, raccontandogli di aver sconfitto il suo predecessore, il temibile pirata Barbanera. "Barbanera?!", disse Spugna spaventato, "E' proprio quello che ha affondato la nave dove lavoravo prima! Tutti lo temevano e nessuno è mai riuscito a fermarlo! L'hai davvero ucciso?!", "Certo, vuoi che ti mostri anche il punto preciso della nave dove ha smesso di respirare?", "No, no! Ci credo! Hai fegato, davvero! Mi unisco volentieri! Cosa dovrei fare, di preciso?", "Beh, visto che sei il primo, potresti diventare il mio nostromo di fiducia, che ne dici?", "Nostromo?! Hai detto nostromo? Ma è fantastico! Ne sono onorato! Quando si parte?", "Anche subito, se sei pronto. Mancano ancora un po' di uomini da reclutare e poi la ciurma sarà completa", "Va bene, allora tutti a bordo, capitano!". Salirono sulla nave e navigarono lontano da lì.
Durante il viaggio, James parlò a Spugna della polvere di fata che teneva nascosta sottocoperta e che usava per spostarsi velocemente da un luogo all'altro. Gli raccontò una parte della sua disavventura con Barbanera e dell'Isola che non c'é. Spugna disse che la sua mamma gli raccontava spesso fiabe simili e gli credette. Viaggiarono per giorni in ogni parte del mondo, in cerca di uomini valorosi disposti a far parte del suo equipaggio. Ne reclutarono un po', alcuni erano ancora giovani, ma con niente da perdere e ben disposti ad unirsi alla sua ciurma. Ogni volta che qualcuno si univa a James, quest'ultimo gli faceva un tatuaggio gratis sul corpo a loro scelta, come marchio della sua ciurma. Con Spugna come testimone, raccontò loro di aver sconfitto Barbanera e di avere con sé polvere di fata per spostarsi in un luogo in cui avrebbero saccheggiato le navi per molto, molto tempo. Vedendolo usare la polvere per far volare la nave, gli credettero, come credettero alla storia della morte di Barbanera, avendo, alcuni di loro, riconosciuto la nave di quest'ultimo. James apportò alcune modifiche alla nave, oltre ad averle dato il nome del suo migliore amico, poi un giorno indossò dei veri abiti da capitano. James adorava il classico e trovò da indossare degli abiti rossi da pirata seicentesco, molto eleganti, da vero capitano. In più, prese la spada che usava Barbanera. Aveva una lunga lama tagliente ed era perfetta per lui. Il suo nuovo abbigliamento era completo.
Quando la ciurma fu pronta, diede loro una parte del bottino avanzato dai vecchi arrembaggi e disse loro di aspettarlo in una taverna da lui indicata, finché non fosse tornato a prenderli il giorno dopo con la nave per condurli in un nuovo posto per il loro primo arrembaggio.
Poi, James tornò a casa e trovò Elizabeth in camera sua che lo stava aspettando. "Dove sei stato? Perché sei stato via così a lungo?", gli chiese tristemente. James le si sedette di fianco, la prese per mano e le disse: "Ti prego, scusami. Essendo stato in mare per anni, non riesco a rinunciarci. So che tu per il momento non vuoi viaggiare, ma io, quando navigo in mare aperto, riesco a non pensare alle disgrazie che mi sono capitate finora. Tu riesci a farmi sentire bene di notte, ma di giorno, mentre tu studi, io ho bisogno dell'aria di mare. Mi capisci?". Elizabeth, perplessa, abbassò lo sguardo. Aveva paura che potesse andare in giro a commettere qualcosa di brutto, ma decise di dargli fiducia, dopotutto era tornato più allegro quel giorno, quindi non gli negò più di uscire in mare. "Ora ti devo dire una cosa importante", le disse poi, "Domani mattina dovrò uscire ancora in mare, starò via per un po'. Tu promettimi che continuerai a studiare e che mi aspetterai. Io ti prometto che tornerò presto, su questo puoi stare tranquilla". Elizabeth si preoccupò. Per quanto si sarebbe dovuto assentare? Però, finora, le sue promesse le aveva sempre mantenute, perciò gli diede fiducia. Gli diede un bacio sulla guancia e gli disse: "Fai attenzione, mi raccomando". Lui la abbracciò e le rispose: "Non temere, non succederà nulla. Tornerò da te e ti insegnerò a suonare il clavicembalo, se lo desideri. Così suoneremo insieme". Lei gli sorrise. Appena calata la notte, si addormentarono abbracciati. James non vedeva l'ora di vederla crescere, così da poterla sposare.
La mattina dopo, James disse a Barrie di prendersi cura di lei. I conti di suo padre non erano ancora andati in rosso, in parte grazie anche al bottino di Barbanera che James aveva custodito con cura, senza dire nulla a nessuno. Il signor Turner, ormai, era dato per disperso, ma James continuava a dire a Barrie di non preoccuparsi di questo. Lo salutò, poi andò da Elizabeth, le diede un bacio sulla fronte e le disse sorridendo: "Fai la brava, mi raccomando". Lei, sorridendo, lo abbracciò e si salutarono.
James andò a prendere la sua ciurma, tutti salirono sulla nave e, appena furono in mare aperto, lui cosparse la polvere di fata dappertutto e si sollevarono in cielo, diretti verso la seconda stella a destra. Aveva intenzione di fare lì il primo arrembaggio. Barbanera gli aveva parlato spesso di un certo John Silver che si aggirava nei mari dell'Isola che non c'è e che si erano sfidati molte volte. James aveva intenzione di scovarlo e di sconfiggerlo definitivamente, voleva fare quello che Barbanera non era riuscito a fare, in modo da conquistarsi la fiducia completa della sua nuova ciurma. A Peter Pan avrebbe pensato per ultimo, prima gli arrembaggi e le cacce al tesoro, e poi la resa dei conti sarebbe finalmente arrivata...
[continua]...
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