4. L'inizio di una vita da pirata
Dopo qualche giorno a bordo della nave di Barbanera, James cominciò ad abituarsi al ritmo di lavoro con la ciurma. A volte puliva il ponte, altre volte gli venivano affidati lavori più umili, come spostare pesanti barili da una parte all'altra della nave. La sera era distrutto, si addormentava subito non appena sfiorava la sua amaca. Non aveva più con sé il fazzolettino rosa di zia Emily, temeva di averlo perso e con esso anche ogni speranza. Faceva di tutto per non scordarsi di nulla, del suo passato e delle persone a lui care per poter tornare a casa, anche se Barbanera gli aveva portato via la sua scorta di polvere di fata e quindi non poteva nemmeno volare via da lì. Finché stavano nei paraggi dell'Isola che non c'è, James poteva rischiare di dimenticarsi dei suoi ricordi e questo non poteva permetterlo.
Un giorno, mentre puliva il ponte per l'ennesima volta, ci fu una rissa a bordo. Due pirati, uno più giovane ed esile e l'altro più vecchio e tozzo, stavano facendo a botte. Quello più anziano stava accusando l'altro di averlo trovato a dormire invece di lavorare e voleva buttarlo lui stesso in mare. L'altro implorava pietà mentre cercava di difendersi inutilmente. Prima di ricevere altre botte, James si mise in mezzo ed urlò: "Fermo, lascialo stare!". Il pirata più anziano si innervosì e ringhiò: "Fatti da parte, moccioso! Non ti immischiare!", e lo colpì con un pugno in pieno viso, facendolo cadere a terra. James rimase immobile per qualche secondo, mezzo svenuto, poi si sentì sollevare. Era Drake che l'aveva afferrato per le braccia, dicendo: "Che succede qui?". L'aggressore di James rispose: "Stavo dando una lezione a Morgan, signore, quando questo pivellino si è messo di mezzo! Ancora non conosce le regole della nave!". James provò a parlare: "Lo voleva uccidere!". Drake gli diede uno schiaffo, intimandogli di fare silenzio. Subito dopo arrivò il capitano, chiedendo spiegazioni. Finito di spiegare, disse: "Il ragazzo, in fondo, è nuovo. Da oggi imparerà che succede ad interferire negli affari degli altri sulla mia nave. Legatelo all'albero e dategliene venti!". James non capì. Venti cosa? Intanto, Drake e un altro pirata lo legarono per le braccia all'albero, strappandogli la giacca e mettendo in mostra la sua schiena. Poi arrivò un altro pirata con in mano una frusta. James, spaventatissimo, provò a liberarsi, ma invano. Quello, intanto, tirò il primo colpo sulla sua schiena. James urlò per il dolore, mentre quello continuava a colpirlo. Era una sensazione veramente terribile e angosciante. Dopo venti colpi, lo slegarono e James rimase sdraiato a terra a pancia in giù. Sentì ridere due di loro, mentre un altro gli diceva: "Ti è andata bene, moccioso!", e lo lasciarono lì per un po'. Gli ci vollero parecchi minuti a James per riprendersi dal dolore e dallo shock. Era stato molto peggio che prendere le bastonate da suo padre. Camminò a fatica, poi riprese a pulire il ponte.
La sera, prima di dormire, il capitano gli ordinò di farsi trovare nella sua cabina. James entrò, chiuse la porta e andò verso di lui. "Mio caro ragazzo", gli disse Barbanera, "Oggi mi hai deluso molto. Lo sai che avrei potuto sbatterti in mare?", "Ma io...", "Fa' silenzio, prima che lo faccia davvero!". James non disse più nulla, abbassando lo sguardo. "Ora siediti", gli disse poi il capitano, "Parliamo un po'...". James si sedette e rimase ad ascoltarlo. "Devi sapere che le regole esistono per un motivo. Se sulla mia nave non vengono rispettate, le punizioni sono molto severe. Ormai dovresti saperlo. Hai iniziato da pochi giorni a far parte della mia ciurma, è vero, ma vedi di imparare in fretta. Non posso certo farti da balia, o ti rendi utile o muori". James tremò. Non sapeva quanto a lungo avrebbe resistito. Dopo tutte quelle frustate era ancora scosso e temeva che potesse andargli sempre peggio. Cominciarono a scendergli le lacrime per la paura e la disperazione. Cercò di non farsi vedere dal capitano, ma quest'ultimo se ne accorse e gli disse: "Hai bisogno di questo, per caso?". Tirò fuori dalla tasca il suo fazzolettino rosa. James sgranò gli occhi. Ecco dov'era finito! Si vergognava, però, a chiederlo a Barbanera. "Curioso come colore", gli disse il capitano, "Di chi era? Di una tua vecchia fiamma?". James, tirando su col naso, gli rispose: "Era di mia zia Emily", "Oh, della tua zietta. Ma che tenerezza. Immagino che lo rivuoi indietro, non è vero?", "Sì, signore", "Beh, credo proprio che lo terrò per me, invece. Anzi, mi serve giusto in questo momento". Fece per soffiarsi il naso, quando James si alzò di scatto ed esclamò: "No, vi prego!". Barbanera rise: "Ci tieni molto, a quanto pare. Facciamo così: lo terrò immacolato se tu farai ciò che ti dico. Oltre a lavare il ponte e tutto il resto, verrai da me tutte le sere e ti darò qualcos'altro da fare, siamo intesi?". James annuì. Ci teneva troppo al suo fazzoletto, era l'unica cosa che gli rimaneva di Emily e non voleva perderlo. "Molto bene", continuò Barbanera, "Ora puoi andare". James uscì dalla cabina e andò sulla sua amaca. Prima di dormire, pianse disperatamente. Si era cacciato nei guai da solo pensando di fare la cosa giusta e doveva subire anche i ricatti di Barbanera. Da quel giorno in poi, si sarebbe fatto gli affari suoi. Se qualcuno era nei guai, avrebbe lasciato perdere. Aveva già subìto abbastanza senza doversi accollare anche i problemi degli altri.
Passarono altri giorni. James arrivava sempre più stanco la sera, ma resistette per non permettere al capitano di distruggere il suo prezioso fazzoletto. Barbanera gli faceva rimettere in ordine la cabina e cose simili, ridendo di lui vedendolo lavorare. James tenne duro, non voleva dargliela vinta. Una sera, il capitano si sedette davanti al suo clavicembalo per poter suonare. Anche lui, come James, ne era capace. Se non fosse stato un terribile pirata, forse sarebbero potuti andare d'accordo. James aveva notato quello strumento il primo giorno, ma non aveva avuto il coraggio di chiedere al capitano se poteva suonarlo anche lui. Gli mancava molto poter suonare della buona musica. Barbanera suonò alcune note, poi lo strumento fece un rumore strano. Si alzò nervosamente e urlò: "Drake!". Il nostromo corse nella cabina e il capitano gli disse: "Quest'affare si è rotto di nuovo! Possibile che non riesci mai ad aggiustarlo, incapace!". Drake provò a vedere qual era il problema, senza però venirne a capo. Barbanera camminò avanti e indietro per tutta la cabina, più nervoso che mai. Mentre Drake si distrasse un attimo, James ne approfittò per dare un'occhiata. Oltre a suonare, Barrie gli aveva anche insegnato a ripararlo. Guardò bene e vide all'interno delle corde fuori posto. In pochi secondi le sistemò, ma appena finito il nostromo lo afferrò per la maglietta e gli disse minaccioso: "Ehi, cosa credi di fare?". Barbanera si avvicinò e Drake gli disse: "Capitano, questo moccioso stava mettendo le mani sul vostro prezioso strumento!". James si spaventò molto. Temette di ricevere un'altra brutta punizione, invece il capitano si sedette e riprese a suonare. Stavolta i suoni uscirono melodiosi. James l'aveva riparato bene. Suonando, Barbanera disse a Drake di lasciarlo andare e di uscire dalla cabina. Dopo che il nostromo se ne fu andato, il capitano gli disse: "Ce l'hai fatta, ragazzo. Non mi aspettavo che te ne intendessi così bene. Chi ti ha insegnato?", "Uno dei domestici di casa mia", "Domestici? Ah, quindi sei un nobile o roba del genere?", "Mio padre lo è, poi mi ha cacciato di casa e io non sono più nessuno". Barbanera smise di suonare. Guardò James, poi gli indicò di sedersi di fianco a lui. "E come mai ti avrebbe cacciato?", gli chiese, mettendogli un braccio attorno alle spalle. "Mi ha sempre odiato", rispose James, "Da quando sono nato, non mi ha mai mostrato affetto. Mia madre è morta nel mettermi al mondo e lui non mi ha mai perdonato per questo", "Oh, mio caro ragazzo. Che uomo crudele è tuo padre, trattare così il suo unico figlio. Dimenticalo. Dimentica il tuo passato. Non sei più un signor nessuno, ora sei un pirata e potrai fare ciò che vorrai". Gli prese le mani e continuò: "Coraggio, ora fammi sentire che cosa sai fare. Ti do il permesso di suonare". James cominciò. Suonò la canzone migliore che Barrie gli aveva insegnato anni fa. Appena finito, Barbanera lo abbracciò. Sembrava commosso. "Che talento meraviglioso", gli disse, "D'ora in poi suonerai qualcosa per me tutte le sere. Sarà molto meglio dei lavori che ti ho fatto fare finora, dovresti esserne fiero", "Sì, capitano. Vi ringrazio", disse James ricambiando il suo abbraccio. Nonostante tutto il male che gli aveva fatto, lo strinse forte a sé. Non avendo mai avuto l'affetto da parte di suo padre, James ritrovò in Barbanera una figura paterna in quel momento, dopo aver suonato il clavicembalo assieme a lui. Il capitano appoggiò il mento sopra la sua testa, gli accarezzò la schiena e gli disse: "Hai talento, James. Sono sicuro che imparerai velocemente ciò che ti mostrerò i prossimi giorni. Ora vai pure, è ora di dormire", "Sì capitano. Buonanotte", "Buonanotte a te, mio caro". James si alzò e uscì, diretto verso la sua amaca. Quell'abbraccio lo aveva confortato un po', dopo tutto quello che aveva passato. Quella notte riuscì a dormire più serenamente.
Il giorno seguente, Barbanera svegliò presto la sua ciurma, comunicando a tutti che sarebbero andati in giro per il mondo con la polvere di fata a saccheggiare altre navi. Tutti i pirati esultarono sguainando le loro spade. Poi, il capitano fece cospargere dal suo nostromo la polvere dappertutto e urlò: "Mollate gli ormeggi, cani rognosi! Si parte!". Dopodiché si mise al timone, mentre la sua nave si sollevava in aria. James collaborò col resto della ciurma mentre si dirigevano verso un nuovo posto. Dopo un lungo viaggio, la nave atterrò in mezzo all'oceano. Da lì, cominciò la ricerca di mercantili da saccheggiare. Dopo un po', ne apparve uno all'orizzonte. "Nave in vista a tribordo!", urlò uno dei pirati. Barbanera prese il cannocchiale ed esultò: "Per tutti i diavoli, è il nostro giorno fortunato! Drake, raduna la ciurma, per Giove e Saturno!". Tutti si prepararono per attaccare. James, invece, era titubante. Il capitano lo prese da parte e gli disse: "Lo so che è il tuo primo arrembaggio, James. Ma so che ce la farai. Anche perché non troverò facilmente qualcun altro che riparerà il mio clavicembalo. Coraggio, prendi questa e, quando sarà il momento, non avere nessuna pietà". Gli mise in mano un'enorme spada, augurandogli buona fortuna. James, però, era preoccupato. Non aveva mai ucciso nessuno prima, come poteva fare? Ad ogni modo, la nave di Barbanera aveva affiancato il mercantile e quest'ultimo urlò alla sua ciurma: "All'arrembaggio, miei squali!", e tutti i pirati saltarono a bordo della nave da depredare. Anche James si lanciò all'attacco, non voleva che il capitano si arrabbiasse con lui per ammutinamento. All'inizio rimase in disparte, osservando con suo grande orrore i pirati che massacravano senza pietà quelle persone innocenti, ridendoci anche sopra. Voleva scappare, ma ormai ci era finito dentro. Durante la battaglia, capitò il suo turno di colpire un uomo del mercantile quando furono faccia a faccia, ma rimase paralizzato e l'altro cercò di scappare. Drake lo fermò, minacciando James con lo sguardo. Arrivò Barbanera e disse al suo nostromo di fare prigioniero quell'uomo e di portarlo nella sua cabina. Dopo il massacro, i pirati portarono a bordo tutto quello che trovarono sul mercantile e poi ripartirono. Finito di sistemare tutti i tesori e le cibarie che avevano saccheggiato, il capitano fece legare James all'albero e gli fece dare altre venti frustate. Finita la punizione, lo fece portare da Drake nella sua cabina e rimase solo con lui. Chiuse la porta a chiave, poi afferrò James per la maglietta e cominciò a schiaffeggiarlo. "Che cosa ti avevo detto prima?", gli disse minaccioso, "Non devi avere nessuna pietà in battaglia! Perché hai esitato?". Continuò a schiaffeggiarlo finché James non cadde per terra, in lacrime e dolorante. "Non... non ho mai ucciso nessuno, prima!", disse debolmente. "Beh, dovrai abituarti!", gli rispose Barbanera dandogli una sberla in testa, "Dovrai abituarti subito o la prossima volta sarai tu a cui aprirò la pancia e ti farò vedere le tue budella prima che tu possa chiudere i tuoi occhi!". James tremò, rannicchiandosi in posizione fetale sul pavimento. Il capitano lo afferrò per i capelli e lo sollevò. "In piedi!", urlò, "Da stasera tu imparerai ad uccidere senza provare alcun rimorso, chiaro?". Lo lasciò andare e tirò fuori dal suo armadio l'uomo del mercantile che aveva fatto prigioniero. Aveva gambe e braccia legate. Lo scaraventò a terra e disse a James: "Coraggio, uccidilo! Fai quello che non sei riuscito a fare prima!". Gli porse una spada e continuò a ripetergli di ucciderlo. "Che cosa aspetti?", tuonò, "Nessun rimorso, nessuna pietà! Muoviti, o prenderai il suo posto!". James si avvicinò a quell'uomo, ma quest'ultimo cominciò a supplicarlo: "Ti prego, ti scongiuro, non farlo! Non voglio morire!". Barbanera insistette: "Non starlo a sentire, fai come ti ho detto!". James, però, rimase bloccato. "E' un uomo innocente, non ce la faccio!", disse tremando. Il capitano lo schiaffeggiò nuovamente e gli rispose furioso: "Innocente?! Chi è veramente innocente in questo mondo? Con tutto quello che hai passato, ora ti metti a fare storie per uno che neanche conosci? Come puoi dire che è innocente, ne hai la prova? Magari questo miserabile ha fatto del male a tante persone più di quante ne abbia uccise io finora! Non devi provare pietà per nessuno, come nessuno ha mai provato pietà per te! Nemmeno lui la proverebbe se fosse al tuo posto". L'uomo, piangendo, continuò a supplicare: "No, per favore! Ho una famiglia a casa che mi aspetta, una moglie e due splendidi figli! Vi prego, lasciatemi andare!". Barbanera rise: "Andiamo, James! Non sai neanche se è la verità, magari sta mentendo! Chiunque farebbe di tutto pur di salvarsi! E poi che ne sai che la sua famiglia non stia meglio senza di lui? Chissà come li tratta veramente! Andiamo, colpiscilo!". James ripensò a tutti coloro che erano stati cattivi con lui, compreso suo padre. Nessuno aveva avuto pietà per lui quando stava male, a parte alcune persone, che però sono state accanto a lui troppo poco. Ogni volta che gli sembrava di ritrovare la felicità, questa svaniva nel nulla come un'illusione. Viveva ormai con la paura di incontrare solo altre persone cattive nei suoi confronti e non si fidava più di nessuno. Per lui, il mondo era diventato solo un posto crudele. Guardò negli occhi quel pover'uomo e cercò di colpirlo, bloccandosi poi all'ultimo. "Mi dispiace, capitano", disse tremando, "Non ci riesco, non l'ho mai fatto". Barbanera gli prese la mano con cui teneva la spada, aiutandolo a spingere l'arma verso il ventre di quel poveretto. "Va bene", disse, "Per questa volta ti aiuterò io, poi vedrai che ti verrà tutto più naturale!". Mosse la sua mano e quella di James con la spada verso quell'uomo e gli perforò il ventre. Il poverino urlò di agonia. Il capitano non si fermò lì, costrinse James, usando il suo corpo, ad aprirgli la pancia. Dopo averlo squarciato, fuoriuscirono i suoi intestini, dopodiché l'uomo esalò l'ultimo respiro. James cadde in ginocchio sotto shock, con gli occhi sgranati e il viso bianco come un lenzuolo, con le mani sporche di sangue. Barbanera lo spinse sopra quel corpo privo di vita, sporcandolo ancora di più col sangue della vittima, ridendo di gusto. James, però, rimase immobile, completamente traumatizzato. Il capitano si ripulì le mani, si sedette davanti al suo clavicembalo e cominciò a suonare tranquillamente, come se non fosse successo nulla. Lasciò James sopra quel cadavere per un bel po', poi lo tirò su, lo scosse per svegliarlo e gli disse: "La prima volta è sempre così, ma ti abituerai, ragazzo". James, ripresosi, cominciò a piangere. Barbanera lo abbracciò forte, poi continuò: "Va bene, va bene. Ora datti una ripulita e vai a riposare. Sono sicuro che al prossimo arrembaggio non ti farai problemi come oggi". Gli diede una pacca sulla spalla, poi gli aprì la porta e lo lasciò andare. James era talmente sconvolto che non riuscì nemmeno ad andare a sciacquarsi per levarsi di dosso tutto quel sangue. Non si accorse nemmeno di essersi urinato addosso dopo quello shock. Sentì ridacchiare alcuni pirati alle sue spalle, ma non ci badò. Andò sulla sua amaca e rimase lì, immobile, con gli occhi sgranati rivolti verso il cielo. Non riusciva a levarsi dalla testa ciò che era appena successo. Si guardò le mani insanguinate e se le portò al volto. Poi, in un momento di follia, cominciò a leccarsele. Nonostante il trauma di quella sera, provò uno strano piacere al sapore del sangue. In pochi minuti si ripulì in questo modo, poi cominciò a ridere, completamente fuori di sé. Dopo qualche risata nervosa, finalmente si addormentò, distrutto. Quella notte fece incubi orrendi, in cui vedeva cadaveri di persone uccise durante l'arrembaggio di quel giorno che si rianimavano e lo inseguivano e lui non sapeva dove scappare. Si svegliò in piena notte tutto sudato, mettendosi di nuovo a ridere nervosamente quando capì che era solo un incubo, anche se una parte di esso lo stava vivendo davvero. Aveva appena ucciso un uomo e ne avrebbe uccisi altri in futuro, e così avrebbe fatto per molto tempo, finché si trovava nella ciurma di Barbanera. Ormai la sua vita era rovinata per sempre, e altri eventi erano in arrivo...
[continua]...
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