10. Dopo tanto dolore...
I giorni passavano. James aveva costruito un piccolo rifugio con la legna degli alberi per avere un posto dove ripararsi. Inoltre, su quell'isola, aveva di che nutrirsi, con le noci di cocco e vari tipi di frutta esotica da altri alberi, ma mangiava sempre meno, data la situazione. Stava sempre peggio e continuava a rimproverarsi perché non riusciva a togliersi la vita per smettere così di soffrire una volta per tutte. Un giorno, la corrente portò a riva una cassa di legno. James, incuriosito, corse ad aprirla e trovò dentro alcune bottiglie di rum. Le riconobbe, venivano dalla sua nave. "Grazie, Roger!", disse, parlando al mare, "Non mi hai ancora abbandonato del tutto!". Stappò una bottiglia e cominciò a bere. Arrivò a metà e sorrise. Bevendo, riusciva in parte ad affogare il suo dolore. Continuò a bere, finché non cadde in terra ubriaco. Rideva e cantava la canzone dei pirati che aveva imparato da Barbanera anni fa. La sera, accese un falò sulla spiaggia e ci danzò attorno, cantando e continuando a bere rum. Quando fu stanco, si sedette vicino al fuoco ad osservare il cielo stellato. Desiderava tanto avere lì con lui Elizabeth in quel momento, proprio come un tempo. Questo pensiero lo fece stare di nuovo male, così scolò la bottiglia e si addormentò.
La mattina dopo, qualcuno lo stava scuotendo per svegliarlo. James aprì gli occhi. Aveva la vista un po' annebbiata per via dell'alcool e gli ci volle un po' per riprendersi. Pensò di aver sognato, invece venne scosso nuovamente. Girò la testa di scatto e vide dinnanzi a lui due ragazzini, un maschio e una femmina. Provò ad alzarsi, ma dopo la bevuta della sera prima si sentiva troppo debole. Alzò il braccio con l'uncino e disse loro: "Chi siete? Che cosa volete? Come siete arrivati qui? Se vi ha mandati Peter Pan, giuro che...". Uno dei due, il maschio, lo interruppe: "Voi siete Capitan Uncino?". James, guardandolo male, lo minacciò: "Non fare il furbo! Conosco i vostri trucchetti! Indietro, mocciosi!". Il bambino, però, non si scompose. Lo lasciò sfogare, poi, quando fu più calmo, gli disse: "Non facciamo parte della banda di Peter Pan, ve lo possiamo giurare. Siamo qui perché nella nostra famiglia ci hanno tanto parlato di voi come non ha mai fatto nessun altro, ma soprattutto abbiamo una cosa molto importante da dirvi, capitano". James abbassò l'uncino e rimase ad ascoltarlo. La loro famiglia aveva parlato loro di lui come nessun altro? Che cosa intendeva dire? Il bambino continuò: "Noi siamo i vostri pro pro nipoti". James sgranò gli occhi. Com'era possibile? Era diventato bis bis nonno? Era la verità? E poi, come facevano a trovarsi lì dov'era lui? Cercò di afferrarlo con l'uncino, senza riuscirci. "Non dire assurdità, moscerino!", urlò. "E' la verità, capitano", insistette il ragazzino. James rise: "Ah, ah! Certo, avete una prova per dimostrarmelo? Ti avverto, io detesto i ragazzini, soprattutto quelli insolenti!". Il bambino tirò fuori dalla tasca un ciondolo con una catenina d'oro. James smise di ridere. Lo osservò bene e gli sembrava famigliare. Lo prese e lo aprì. Dentro c'era il ritratto di Elizabeth da piccola assieme ai suoi genitori. Era lo stesso ciondolo che lei gli aveva mostrato al loro primo incontro. Rimase immobile per svariati secondi, con gli occhi fissi su quell'oggetto. Poi tornò ad osservare i bambini. Lui aveva i capelli neri, mentre lei aveva dei lunghi capelli biondi e due occhi azzurri dolcissimi, proprio come il suo dolce amore. Sembrava la copia di Elizabeth. Quel ciondolo lo aveva convinto. Chi altri avrebbe potuto averlo, se non la sua famiglia? Aveva un milione di domande. Disse loro di sedersi di fianco a lui e disse: "Va bene, vi credo. Riconosco questo oggetto. Ma prima ditemi: come avete fatto ad arrivare fin qui?". Stavolta parlò la bambina: "Dentro al ciondolo, ben nascosta, c'era un po' di polvere di fata". James era stupefatto. Elizabeth l'aveva tenuta nascosta tutto quel tempo senza dire niente a nessuno e ora i loro pro pro nipoti l'avevano utilizzata per andare da lui. Fece tante altre domande. Il bambino raccontò tutta la storia. Gli disse che la loro bis bis nonna Elizabeth aveva tramandato a tutta la famiglia una sacco di storie su Capitan Uncino, temibile pirata ma di buon cuore, che da giovane le aveva salvato la vita prima di partire per sempre per mare. Elizabeth aveva anche raccontato che Peter Pan non è l'eroe delle fiabe che la gente era solita raccontare, dopo la sua disavventura, e quindi anche per questo Capitan Uncino era tornato all'Isola che non c'è per paura che potesse fare al loro bambino quello che aveva fatto a loro due e voleva fermarlo una volta per tutte. Elizabeth raccontava la sera queste storie, mentre di giorno lavorava, e come lavoro aveva usato i soldi che Uncino le aveva lasciato per poter gestire un grande orfanotrofio per i bambini smarriti, per poter donare loro una casa e una famiglia. Cominciò con uno, poi, coi guadagni, fece costruire altri orfanotrofi per tanti altri bambini. Tutti la amavano per questo. In famiglia, oltre a parlare di Capitan Uncino, aveva anche tramandato il segreto del suo ciondolo, spiegando a tutti che, se volevano vedere James, di utilizzare la polvere di fata al suo interno, usando ovviamente anche un pensiero felice per poter volare. Aveva mostrato anche la mappa che James le aveva lasciato, come prova che tutto quello che raccontava era vero. Purtroppo, però, nessuno ci riuscì. O smisero di crederci una volta cresciuti, oppure non se la sentivano. Mappa e ciondolo vennero tramandati fino ai pro pro nipoti, che avevano sempre creduto a tutte quelle storie ed erano molto curiosi di conoscere di persona il famoso Capitan Uncino. Mentre raccontava la storia, il bambino disse anche che i loro genitori erano morti quando loro erano ancora piccolini. Del loro papà non avevano proprio nessun ricordo, essendo deceduto subito dopo la loro nascita. La loro mamma, invece, morì per un incidente qualche anno dopo. Si sentivano perduti, ma un giorno una donna decise di adottarli ed era diventata la loro figura materna. James aveva ancora tante altre domande da fare, ma per il momento rimase ad ascoltare, sempre più preso da tutta questa storia. Elizabeth non aveva mai smesso di amarlo, nonostante il suo abbandono, in più aveva parlato bene di lui a tutta la famiglia. Era la prima volta che dei bambini lo ammiravano. Iniziarono a scendergli le lacrime. Era stato via da casa più a lungo del dovuto e non aveva potuto veder crescere suo figlio, oltre ad aver perso un paio di generazioni. Era contento che la sua famiglia aveva vissuto a lungo fino ai suoi pro pro nipoti e che Elizabeth era andata avanti con la sua vita senza mollare mai, ma ciò non toglieva quel senso di colpa che lo consumava piano piano. "Non dovevate venire fin qui!", disse, singhiozzando, "Non voglio rovinare la vita anche a voi! Vi prego, andatevene!". La bambina gli rispose: "Dove eravamo prima non eravamo felici. Della nostra famiglia non abbiamo più nessuno. Alcuni sono morti, altri si sono trasferiti. Siamo solo noi e la nostra mamma adottiva e poi è da tanto che volevamo conoscervi". James la guardò. Le ricordava molto Elizabeth. "Potevate restare con la vostra nuova mamma", le disse, "Si starà preoccupando per voi, in questo momento". Dopo questa frase, udì una voce femminile dietro di lui: "Mi preoccupo per loro, ma abbiamo deciso insieme di venire fin qui". James si voltò. Venne verso di lui una bella donna. Alta, capelli lunghi e neri, indossava un vestito lungo, nero ed elegante. "E tu chi saresti?", chiese James. La donna gli sorrise e gli rispose: "Mi chiamo Scarlett. Sono la mamma adottiva dei vostri pro pro nipoti, Charlie e Bethany. Dopo ciò che è successo loro, ho deciso di adottarli. Anch'io sono orfana e fu solo grazie ad Elizabeth se sono riuscita a trovare una casa. Feci in tempo a conoscerla poco prima che passasse a miglior vita. Era come una nonna per me, molto dolce e premurosa. Mi aveva scelta tra tutti gli altri bambini dell'orfanotrofio dicendomi che per lei io ero speciale. La sera, prima di dormire, mi raccontava tante storie su di voi, capitano. Poi, un giorno, mi trovò una famiglia. Dopo la sua morte, andavo spesso a trovare i suoi discendenti, dicendo loro di quanto fossero fortunati ad avere avuto in famiglia una donna così buona ed altruista. Quando venni a sapere che Charlie e Bethany erano rimasti orfani e non c'era più nessuno in quella casa, li presi con me. Ho raccontato loro le stesse storie su di voi che sono state tramandate nella loro famiglia, e un giorno trovai in un cassetto il ciondolo e la mappa. Elizabeth me ne aveva parlato e io lo dissi ai bambini, quando raccontavo loro le favole. Trovati questi oggetti, capii che c'era del vero nei racconti di Elizabeth e pochi giorni fa trovammo al suo interno la polvere di fata e decidemmo di partire per la vostra ricerca. Non ci è rimasto più niente dove eravamo prima. Il resto della famiglia, come vi ha spiegato prima Bethany, non ci sono più. Volevamo rifarci una vita altrove, magari con voi, capitano". James era sempre più stupefatto. Tante cose erano successe da quando se n'era andato. Abbassò lo sguardo e disse tristemente: "Ma io cos'ho da offrirvi? Guardatemi! Guardate cosa mi è successo! Cosa sperate di fare stando qui con me?". In tutta risposta, Charlie tirò fuori una cosa dalla tasca. Era una perla bianca e splendente. "Questa è una perla magica", spiegò, "Abbiamo letto molte storie a riguardo. Prima di venire qui da voi, siamo andati a cercarla tutti assieme in un'isola poco distante da qui. Scarlett ha talento nel cercare tesori nascosti e grazie a lei l'abbiamo trovata quasi subito. Questa perla era stata creata da una sirena e, secondo la leggenda, può esaudire un solo desiderio per una sola persona, per sempre. Volevamo usarla per voi, capitano. Nei vostri racconti c'era sempre sofferenza e dolore e noi siamo qui per aiutarvi ad avere finalmente un po' di felicità". Scarlett, Charlie e Bethany strinsero la perla e fecero per dire qualcosa, ma James si alzò e la prese in mano, fermandoli. "No, non dite nulla", disse loro, "Io non mi merito niente, ho già fatto soffrire la mia amata Elizabeth, non sprecate quell'unico desiderio per me. Siete voi che vi meritate tutto il bene di questo mondo, non io. Sono contento di avervi incontrati, ma non voglio rovinarvi la vita. Per cui, vorrei essere io ad esaudire questo desiderio per voi. Voglio fare qualcosa di buono per la mia famiglia, una volta nella vita". Tenne stretta la perla e continuò: "Desidero che voi possiate essere felici per il resto della vostra vita, in qualunque modo voi vogliate, basta che sarete sempre contenti". Espresso il desiderio, la perla brillò e, subito dopo, qualcosa uscì dall'acqua. Piano piano, venne a galla un enorme galeone. James rimase a bocca aperta. Era la Jolly Roger, ed era intatta! La perla smise di brillare. "Ma... ma com'è possibile?!", disse James, ancora confuso, "Non era questo che avevo chiesto!". Scarlett, sorridendo, disse: "E invece è proprio così, mio caro capitano. Volevate la nostra felicità. Ebbene sì, noi siamo felici di avervi trovato e saremo sempre felici se staremo sempre insieme come una vera famiglia, navigando per mare". James era fuori di sé per la gioia e lo stupore. Abbracciò Scarlett, poi anche i suoi pro pro nipoti. "E' veramente ciò che volete?", disse, sempre abbracciandoli, "Stare in mare con me tutta la vita e dedicarvi al saccheggio? Ne siete proprio sicuri?". I bambini, ricambiando il suo abbraccio, annuirono. James, però, non ne era convinto fino in fondo. Anche lui aveva iniziato presto con la pirateria ed era diventata l'unica cosa di cui fosse capace fare nella sua vita. Ma era anche vero che lui con Barbanera era da solo, mentre in questo caso era con la sua nuova famiglia e insieme si sarebbero sostenuti a vicenda. I piccoli avevano detto che a loro non era rimasto più niente nel mondo vero, il loro unico punto di riferimento era lui ormai, oltre a Scarlett. Accettò di portarli con sé. Prese le ultime bottiglie di rum e la sua pistola, poi salirono tutti a bordo della sua nave. In futuro, quell'isola sarebbe diventata il loro nuovo rifugio, come ricordo del loro primo incontro.
Charlie e Bethany erano emozionati. Non erano mai stati su un vero vascello pirata prima d'ora. Prima di partire, James andò nella sua cabina a cambiarsi i vestiti e a farsi la barba, dopodiché, aiutato da Scarlett, issò l'ancora e si mise al timone. Rimasero in mare aperto per un po', con l'aria salmastra che dava il buonumore. Mentre James pilotava la nave, Scarlett puliva il ponte e i bambini osservavano le onde. La sera, approdarono su una nuova isola. Attraccata la nave, James mostrò ai suoi pro pro nipoti la sua cabina e loro osservavano entusiasti tutto ciò che c'era al suo interno. "Ditemi, quanti anni avete, miei cari?", chiese loro James. "Io ho dieci anni, Bethany otto", gli rispose Charlie. "Così giovani e così audaci", disse James, "Volete già diventare dei veri pirati? Io avevo già quattordici anni quando lo diventai contro la mia volontà", "Siete però diventato il pirata più famoso di tutti i tempi, capitano. Noi vi ammiriamo molto", "Grazie, bambini. Mi riscalda il cuore sapere che non tutti i ragazzini mi odiano". Preparò per loro una buona tazza di thé caldo, poi si sedette al suo clavicembalo e suonò per rilassarsi, coi bambini seduti lì vicino ad ascoltarlo, sorseggiando il loro thé. Appena finito, Bethany gli si avvicinò e gli disse sorridendo: "Posso chiedervi una cosa, capitano?", "Certo, mia cara. Qualsiasi cosa", "Io e Charlie possiamo chiamarvi papà?". James sgranò gli occhi. Che cosa dolcissima aveva appena sentito! La prese in braccio e la strinse a sé. "Ma certo, certo", disse, con le lacrime agli occhi, "Mi fa molto piacere, questo. Davvero". Poi, indicò a Charlie di avvicinarsi e prese in braccio anche lui. Li aveva appena conosciuti, ma si era già affezionato. Erano molto dolci ed educati, e li adorava. Subito dopo, Charlie tirò fuori dalla tasca un vecchio flauto. James lo riconobbe. "Quello era mio", disse, "Lo suonavo sempre quando ero nella mia vecchia casa. Peccato che ora non possa più usarlo senza una mano". Charlie gli rispose: "L'avevo trovato in un cassetto. Mi piacerebbe tanto imparare. Mi potresti insegnare, per favore?". James, sorridendo, lo fece sedere sulle sue ginocchia e cominciò a mostrargli come suonare il flauto. Charlie apprendeva in fretta, proprio come lui, e in pochi minuti riuscì a suonare una canzone completa. "Sei stato bravissimo, ragazzo mio", disse James, dandogli una carezza, "Nei prossimi giorni ti insegnerò altre canzoni". Charlie, abbracciandolo, gli disse: "Grazie, papà. Non vedevo l'ora che qualcuno mi insegnasse. Adoro la musica". Quando venne l'ora di dormire, James li portò nel suo letto, rimboccò loro le coperte e fece per uscire, ma loro lo chiamarono: "Papà, aspetta. Rimani con noi, per favore". James, sorridendo, si sdraiò accanto ai suoi nuovi figli, mentre loro lo abbracciavano, felici della sua compagnia. Come avrebbe voluto fare lo stesso con suo figlio Harry, il figlio che purtroppo non ha mai visto crescere. Aspettò che si addormentassero, poi uscì. Scarlett lo stava aspettando sul ponte. "La nave ora è pulita, capitano", disse lei. "Ben fatto, mia cara", le rispose James. Rimasero a parlare a lungo. Alla fine, James le sorrise e le disse: "Grazie di aver badato ai miei pro pro nipoti in questi anni". Lei gli prese la mano e gli rispose: "E' stato un piacere, capitano. Vostra moglie ha aiutato me e io ho ricambiato molto volentieri il favore". Lui, sospirando, disse che gli mancava molto. Scarlett lo abbracciò. Le dispiaceva tantissimo per tutto ciò che aveva passato e sperava che, con la sua compagnia e i bambini, si potesse riprendere almeno un po'. James le confidò che avrebbe tanto voluto togliersi la vita sull'isola dove si trovava prima, ma si fermava sempre all'ultimo secondo, forse per codardia. "Oppure il motivo era un altro", gli disse poi Scarlett, "Magari, in cuor vostro, nutrivate ancora qualche speranza. Ad ogni modo, avete fatto bene a non premere quel grilletto, altrimenti non vi avremmo mai conosciuto. Ma soprattutto, che mondo sarebbe senza Capitan Uncino?". James ebbe un leggero sussulto. La stessa frase gliel'aveva detta Spugna tempo fa, prima di tradirlo assieme al resto della sua ciurma. Quelle parole sapevano di falso per lui, ormai. Oppure, qualcosa di vero c'era, invece. Senza di lui, Elizabeth non sarebbe mai cresciuta e non avrebbe avuto una famiglia tutta sua, non sarebbero nati nemmeno i suoi pro pro nipoti e Scarlett molto probabilmente non avrebbe mai trovato una famiglia. Del buono l'aveva fatto, nonostante tutto. "Forse hai ragione", disse sorridendole. Si stava lentamente affezionando a Scarlett. Se era stata la preferita di Elizabeth, un motivo ci sarà stato.
I giorni passavano felici per tutti, tra una gita in mare aperto e la scoperta di una nuova isola. James insegnava ogni giorno a Scarlett e ai suoi nuovi figli l'arte della scherma e loro apprendevano in fretta. Continuò ad insegnare a Charlie a suonare il flauto e Bethany, ogni tanto, cantava, proprio come faceva Elizabeth. Di sera, prima di dormire, raccontava loro delle storie, in particolare parlava della sua vita da pirata e loro ascoltavano entusiasti. Insegnava loro tutto ciò che sapeva della pirateria. Spesso si sdraiava accanto a Charlie e Bethany mentre raccontava loro le sue storie, con loro due abbracciati al loro nuovo papà. Una sera, mentre i bambini giocavano sul ponte, James fece entrare Scarlett nella sua cabina, la fece sedere, si sedette davanti al suo clavicembalo e iniziò a suonare la canzone che aveva composto tempo fa per Elizabeth. Scarlett sorrideva mentre lo ascoltava suonare. Appena terminata la canzone, andò verso di lei, le mise il braccio destro sul suo fianco e la invitò a ballare. Danzare con Scarlett gli ricordava i bei momenti con Elizabeth, quando danzavano assieme. Subito dopo, James le mise al collo il ciondolo di sua moglie. D'ora in poi lo avrebbe portato lei. In più, Scarlett gli rivelò che il suo secondo nome era Elizabeth, datogli proprio da quest'ultima. Per James fu come aver ritrovato il suo dolce amore. La abbracciò e la baciò. Scarlett, ricambiando il bacio, gli accarezzò i capelli. I bambini, intanto, stavano osservando la scena da un oblò, ridacchiando. Era quello che speravano succedesse, che la loro mamma adottiva e il loro nuovo papà si innamorassero, così la loro famiglia sarebbe stata davvero unita.
Quella notte, dopo aver messo a letto i bambini, James e Scarlett andarono sottocoperta e fecero l'amore, poi si addormentarono su di un'amaca. Non passò molto, che a James venne l'ennesima crisi di pianto. Scarlett sapeva di questa cosa, Elizabeth le aveva detto che lui era emotivamente fragile e con tutto quello che aveva passato ogni tanto piangeva e lei cantava per calmarlo. Scarlett, proprio come le aveva raccontato Elizabeth, gli accarezzò i capelli e iniziò a cantare una stupenda ninna nanna. James aprì gli occhi e disse: "E' la stessa canzone che mi cantava mia moglie". Scarlett, sorridendo, gli rispose: "Lo so, me lo aveva detto. E lei la cantava a me quando non riuscivo a dormire". La ascoltò cantare sorridendo, poi, finalmente, si addormentò. La compagnia di Scarlett stava cominciando a riempire l'enorme vuoto nel suo cuore.
Un giorno, James andò davanti a lei, si inginocchiò, tirò fuori l'anello del suo matrimonio e le disse: "Scarlett, averti conosciuta mi ha fatto tornare la felicità e la speranza. In questi ultimi giorni, ho capito di amarti davvero, proprio come ho amato la mia dolce Elizabeth. Se lei ti ha preferito tra tanti altri, vuol dire che sei davvero speciale, e infatti è proprio così". Le mise l'anello al dito e le disse: "Mi vuoi sposare?". Lei, felicissima, gli buttò le braccia al collo, gridando 'sì'. Anche i bambini esultarono. James aveva di nuovo una famiglia e stavolta aveva intenzione di stare al loro fianco per sempre, proprio come loro con lui. Ma il suo odio verso Peter Pan non era ancora passato e nemmeno loro sarebbero stati in grado di dirgli di lasciar perdere. Gli dissero, però, di dare una lezione ai pirati che lo avevano abbandonato, per cominciare, e così fece, proprio come aveva sempre avuto intenzione di fare una volta lasciata l'isola dove lo avevano abbandonato. Ci mise settimane, ma alla fine li ritrovò tutti. Ad alcuni tagliò la gola molto lentamente, altri fecero una fine peggiore. Prima di ucciderli, ogni volta che ne trovava uno, diceva: "Lo avevo detto che sarei tornato e che tutti quanti me l'avreste pagata molto cara!". Per ultimo, trovò Spugna, ubriaco come al solito dentro ad una taverna. Aspettò che uscisse, poi Scarlett lo legò, lo imbavagliò e lo portò sulla Jolly Roger. Una volta lì, lo legò all'albero e James andò davanti a lui. "Ma bene, mio caro Spugna", gli disse ghignando, "Pensavi davvero di poterla passare liscia dopo quello che mi hai fatto assieme agli altri?". Il suo ex nostromo si urinò addosso per la paura. "Ca-capitano!", disse balbettando, "Ce l'avete fatta! Siete tornato!", "Certo, ma non grazie a te! E ora dimmi, cosa ti fa credere che non ti ucciderò dopo il tuo tradimento?", "Ehm... Perché siamo grandi amici?". James lo afferrò per la maglietta con l'uncino e urlò: "No, dannato imbecille! Tu mi fai solo pena, ecco cosa! Ti lascio andare solo perché così puoi andare a raccontare in giro che Capitan Uncino è ancora vivo e che niente e nessuno lo potrà mai fermare!". Dopodiché, lo slegò e lo fece camminare sulla passerella. Non gli legò le mani, per permettergli di nuotare fino a riva. Spugna si tuffò, nuotando velocemente. Presto avrebbe raccontato in giro del ritorno di Capitan Uncino.
Completata la sua vendetta, James riprese il viaggio con la sua nuova famiglia. Ancora pensava ad un modo per vendicarsi di Peter Pan. Scarlett, sapendo di non riuscire a fargli cambiare idea, gli disse: "Sarei arrabbiata anch'io se quel moccioso maleducato mi avesse tagliato una mano, oltre a prendermi in giro e tutto il resto. Capisco la vostra rabbia, se voi volete tornare là, noi vi seguiremo. Ma non permettiamogli di avvicinarsi ai bambini". James, puntando la sua spada verso il cielo, disse: "No di certo, mia cara! Questa volta riuscirò a vendicarmi di quel moscerino! Guai a lui se torcerà un solo capello ai nostri figli!". Scarlett, sorridendo, gli disse: "A proposito di figli...", "Sì, mia cara?", "Presto ne avremo un altro". James rimase a bocca aperta, mentre Scarlett prese la sua mano e se la mise sul ventre. Era rimasta incinta! James era felicissimo. La abbracciò tutto contento e le disse: "Ma è stupendo! E' meraviglioso! D'accordo, aspetterò che nasca il bambino, Peter Pan può aspettare. Non voglio perdermi la sua nascita e nemmeno la sua infanzia!". Stavolta, James mantenne la parola. Ebbero uno splendido maschietto e lo chiamarono Glenn, nuovo fratellino di Charlie e Bethany. In futuro, loro due si sarebbero presi cura di Glenn mentre James e Scarlett si occupavano della nave. Per tirare avanti, non avendo una ciurma, si dedicavano a piccoli saccheggi, ma presto avrebbero trovato delle persone disposte a lavorare per loro e avrebbero fatto le cose in grande. La notte, Scarlett cantava per James per farlo addormentare, con Glenn in braccio.
Le cose stavano andando bene per tutti, ma presto James sarebbe tornato all'Isola che non c'è per vendicarsi definitivamente di Peter Pan. Scarlett lo avrebbe seguito, così come anche i bambini. Tutti erano d'accordo che Peter meritava una bella lezione e avrebbero appoggiato James qualunque cosa lui facesse, la cosa importante per loro era restare sempre insieme, tutto il resto sarebbe venuto da sé...
[FINE]
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