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7. La battaglia finale

Il giorno dopo, appena Charlie si fu ripreso, James lo aiutò ad esercitarsi con la spada, dovendo usare la mano sinistra. Charlie non era mancino e dover usare la mano opposta era veramente difficile per lui. Dopo un'ora, lasciò cadere la spada. "Mi arrendo, padre", disse sospirando, "Non ce la faccio". James puntò la sua spada contro il suo petto, impedendogli di andarsene. "Non voglio sentirti dire queste cose!", tuonò, "Riprendi subito in mano la tua spada e ricominciamo! Ti sei già dimenticato di quante ore abbiamo passato insieme a combattere quando eri piccolo? Ci è voluto un po' anche allora per farti imparare, ma alla fine ce l'hai fatta! Ora voglio che tu faccia lo stesso con la sinistra! Forza, riprendiamo!". Charlie obbedì, anche se non era molto motivato. James lo faceva esercitare tutti i giorni, la mattina e la sera. Poco a poco l'allenamento diede i suoi frutti, ma per Charlie non era sufficiente. Una sera, James entrò nella sua stanza, si sedette accanto a lui e gli disse: "Stai migliorando, ragazzo mio. Lasciatelo dire da un vecchio spadaccino". Charlie, però, rimase serio. Anche se i risultati negli allenamenti erano migliorati, senza una mano non poteva suonare più il suo flauto e questa cosa lo lasciava depresso. James, per tirarlo su, gli porse un cofanetto. Charlie lo aprì e, con sua grande sorpresa, trovò un uncino di ferro, identico a quello di suo padre. Rimase a bocca aperta quando lo vide. "In realtà, speravo che non si dovesse arrivare a tanto", gli spiegò James, "Ma visto che ti è toccata la mia stessa sorte, pensavo che potesse esserti utile, proprio come a me". Charlie non sapeva cosa dire. Non se lo aspettava proprio questo regalo. Si ricordò quando da piccolo teneva in mano un uncino, imitando suo padre e mostrandogli quanto lo ammirasse. Mise sul tavolo il cofanetto, lo abbracciò e gli disse commosso: "Grazie, padre. E' un regalo stupendo". James sorrise, vedendo suo figlio di nuovo di buon umore. "Facciamo così", gli disse poi, "Per stasera niente allenamento. Ti aiuto a sistemare la tua nuova protesi, così sarai pronto. Anche tu ora avrai la tua nuova arma segreta", "E io onorerò il tuo nome, per sempre", "Grazie, figliolo. Mi fa molto piacere". James aiutò suo figlio a sistemarsi l'uncino sul polso destro. Poi, quando la sua nuova protesi fu pronta, Charlie esultò felice, puntando in alto l'uncino. "Non dimenticarti di pulirlo bene", gli spiegò James prima di uscire, "L'uncino che porti ora è sacro", "Sì, padre. Lo farò", "Molto bene. Ora vai a dormire, domattina presto riprenderemo il tuo allenamento", "D'accordo, buonanotte". Poi, James tornò verso la sua cabina. Ad attenderlo, trovò Scarlett. Gli aveva preparato una buona tazza di thé prima di dormire. "Come sta Charlie?", gli chiese, porgendogli la tazza. "Sempre meglio, direi", le rispose James, bevendo un sorso, "Ha gradito molto il mio regalo. Ora lo vedo molto più determinato", "Meno male, sono contenta. Senti, vuoi che ti dia il cambio qualche volta per allenarlo?", "Non serve, cara. Ci penso io a lui, tu occupati di Glenn. Ormai non è più un bambino, lo abbiamo visto a Suncloud. Combatte come un vero uomo, ora", "E' cresciuto così in fretta, proprio come Charlie e Bethany. E così sarà anche per il prossimo in arrivo". James le mise la mano sul ventre e le disse, sorridendo: "Non vedo l'ora che arrivi quel giorno, mia dolcissima". Scarlett lo baciò, dandogli una carezza. Poi, James la prese per mano, le mise un braccio dietro la schiena e danzò con lei. Non ballavano insieme da un po' di tempo, ma ora che erano quasi tutti tranquilli, si lasciarono andare entrambi a questo momento magico. Danzarono a lungo, dopodiché andarono a letto. James, prima di dormire, chiese a Scarlett di cantare per lui la nuova canzone che aveva cantato a Suncloud, dato che gli era piaciuta molto. Scarlett lo accontentò, accarezzandogli i capelli. In questo modo, James pensava più al presente e meno al passato e soffriva di meno. Cercava di non pensare più ad Elizabeth, anche se era impossibile. Sapeva che ormai era definitivamente finita con lei, ma il sentimento in cuor suo era ancora attivo. Faceva di tutto per andare avanti e lasciarsi tutto alle spalle, ma non ci riusciva completamente. Quando stava con Scarlett, però, tutto era più facile. Finita la canzone, le disse dolcemente: "Hai la voce di un angelo". Lei, sorridendo, gli diede un bacio sulla fronte e si addormentarono.

La mattina dopo, Charlie si svegliò prima di tutti. Era più determinato del solito e non vedeva l'ora di maneggiare di nuovo bene la spada. Poco dopo, arrivò James. Combatterono per alcuni minuti, ma poi quest'ultimo si fermò di colpo. "Tutto bene, padre?", gli chiese Charlie. James, un po' sovrappensiero, gli disse distrattamente di provare per un po' da solo perché doveva fare una cosa. Charlie maneggiò la sua spada per tutto il ponte, provando anche a tagliare l'aria col suo nuovo uncino. James, intanto, era andato verso la camera di Bethany. Bussò ed entrò. La trovò seduta al tavolo di fianco a Celia. Quest'ultima le stava mostrando l'arte dei tarocchi. "Buongiorno, padre", disse Bethany, "Tra tutti gli oggetti Voodoo saccheggiati tempo fa a Black Island c'erano anche queste carte. Celia mi stava mostrando un paio di trucchi". Celia si girò verso James: "Buongiorno, capitano". Lui, dopo i saluti, le chiese se poteva restare da solo un attimo con sua figlia. Celia obbedì, lasciando la stanza. Dopo che fu uscita, James andò verso Bethany, le diede una carezza e le disse: "Perdonami, figlia mia". Lei, guardandolo negli occhi, gli chiese: "Per cosa, padre?". Lui notò i suoi grandi occhi azzurri. Quasi la copia della sua Elizabeth. La sua unica figlia femmina, e ripensò al momento in cui stava per ucciderla in preda alla rabbia. La abbracciò e, piangendo, continuò: "Perdonami, ti prego! Non farò mai più una cosa del genere! Se ti avessi uccisa, non me lo sarei mai perdonato!". Lei ricambiò il suo abbraccio, accarezzandogli la schiena per cercare di consolarlo. "Non pensiamoci più, padre", gli disse dolcemente, "Alla fine non l'hai fatto. Non è successo, io sono ancora qui. E poi, ricordi quando anch'io perdevo il controllo più volte?". James, tra le lacrime, rise. "Mi ricordo eccome", le disse, "Sei proprio sangue del mio sangue. Ti voglio bene, mia cara", "Te ne voglio anch'io, padre. Tutti noi te ne vogliamo". James la baciò sulla fronte, accarezzandole i suoi lunghi capelli biondi. "Stai molto attenta quando andremo all'Isola che non c'è. Non voglio che tu faccia la fine di Charlie", le disse serio. "Tranquillo, padre", gli rispose lei, "Finché saremo tutti insieme, non succederà. Gliela faremo pagare a quel moccioso". James tornò a sorridere. Le diede un'altra carezza, poi uscì. Si era tolto un enorme peso dallo stomaco. Fortunatamente, nessuno dei suoi figli lo odiava, nonostante la sua ultima crisi. Tornò da Charlie, che nel frattempo si era fermato ad osservare il mare. "Per la trippa di Nettuno! Che cosa stai facendo fermo lì?", gli disse James alle sue spalle. Charlie si girò di colpo. "Perdonami, padre", gli rispose agitato, "Mi sono distratto un momento. Non riesco a smettere di pensare a una persona". James si mise di fianco a lui. "Ti sembra questo il momento, giovanotto?", gli disse, guardandolo male, "Devi allenarti o non riuscirai a tenere testa nemmeno a un merluzzo!", "Lo so, ma... ecco... lei mi ha aiutato a scappare e ora per colpa mia sta soffrendo più di prima. Le avevo promesso che l'avrei salvata e invece l'ho tradita", "Parli della ragazzina del tuo racconto?", "Sì, padre. Non riesco a smettere di pensare a lei. Devo riuscire a salvarla da lì, o non me lo perdonerò mai", "Se continui a perdere tempo invece di allenarti, non salverai neanche te stesso quando andremo in quel posto infernale! Quando saremo lì, succederà quel che succederà! Forza, ora! Ricominciamo! Ricordati che hai anche un debito da saldare, proprio come me!". Charlie annuì. Prese la sua spada e riprese ad allenarsi con suo padre. Aveva ragione. Se voleva salvare Isabelle, doveva essere pronto. Suo padre non sembrava convinto a voler salvare Isabelle, l'unico suo obiettivo era uccidere Peter Pan, e anche Charlie lo desiderava ora, vedendo di persona quanto fosse tremendo quel teppistello. Ma quella ragazzina doveva salvarla ad ogni costo, e ogni giorno pensò ad un modo per aiutarla una volta ritrovata, sperando anche che lei non lo odiasse per il suo abbandono, o che si fosse dimenticata di lui.

I giorni passavano e Charlie continuava a migliorare. Riuscì a partecipare di nuovo ai vari arrembaggi assieme al resto della famiglia, usando anche il suo nuovo uncino. 'Ora capisco cosa prova papà ad usarlo', pensò, mentre squartava i suoi nemici con la sua protesi. A fine mese, tornarono verso Paradise Island per il saldo del debito. Facilier, nel frattempo, aveva fatto apportare delle modifiche alla città, ora che ne era al comando. Ora quel posto era diventato un nuovo covo di pirati, grazie alle sue nuove leggi. La figlia del vecchio governatore l'aveva tenuta in ostaggio per un po', usandola anche per poter conquistare tutta l'isola in poco tempo, dopodiché donò ai suoi Amici dell'Aldilà anche la sua anima una volta che non gli serviva più. Appena James e la sua famiglia arrivarono, Facilier li fece accomodare nella sua nuova casa. "Ben arrivati", disse loro, togliendosi il cappello in segno di saluto, "Sarete stanchi. Vi faccio subito preparare le vostre stanze per stanotte". Chiamò un paio di servitori e disse loro di accompagnare gli ospiti nelle camere migliori della casa. Appena si furono sistemati, si riunirono tutti per la cena, raccontando ciò che era accaduto dall'ultima volta che si erano visti. Celia stava seduta vicino a suo padre, felice di rivederlo dopo un mese lontano da lui. Appena si furono rifocillati, alcuni di loro andarono a riposare in camera. Facilier abbracciò Celia. "Come procede, cara?", le disse, accarezzandole il ventre. "Benissimo, padre", gli rispose lei, prendendo la sua mano, "Non vedo l'ora che nasca", "Anch'io, tesoro. Hai già deciso come la chiamerai?", "Ecco, visto che sarà una femmina, io e Bethany pensavamo di chiamarla Sasha", "Bel nome, mi piace. Ottima scelta", "Grazie, padre", "Vai pure a riposare, ora. Sarai stanca dopo il viaggio. Domattina parleremo un po' di più". Celia, sbadigliando, augurò la buonanotte a suo padre. Lui le diede una carezza e un bacio sulla fronte, poi la salutò e andò in salone, dove lo attendeva James. Si sedette su una poltrona di fronte a lui, pronto a discutere sul loro piano contro Peter Pan. "Per prima cosa, suggerisco di attaccare di notte", gli disse Facilier, unendo le sue mani, "I miei Amici dell'Aldilà non possono stare sotto la luce, e poi così riusciremo a cogliere di sorpresa Peter e i suoi amichetti", "Un ottimo piano, ma ti ricordo che là ci sono delle fate veramente fastidiose", "Non mi sono dimenticato. Tu e i tuoi uomini vi occuperete di loro, mentre io farò uscire allo scoperto i mocciosi", "Bravo, e una volta che li avremo di fronte, sarò io a dare il colpo di grazia a Peter Pan!", "Certo, amico mio. Ma per non rischiare, avrei in mente anche qualcos'altro per attaccarli", "E cioè?", "Mi hai detto che il corpo del coccodrillo che ti dava la caccia lo hai impagliato e lasciato su di un'isola in quella zona, giusto?", "Certo, perché? Cosa c'entra quella bestiaccia ora?", "Perché conosco un incantesimo che lo può riportare in vita e al tuo servizio. Non tenterà più di divorarti e, anzi, eseguirà i tuoi ordini fino alla fine". James, udendo quest'ultima cosa, non ne fu convinto fino in fondo. Dover rivedere quel mostro lo faceva rabbrividire. Ancora faceva incubi su quell'animale. Ci pensò su, poi annuì. Più cose tentavano e meglio era. "D'accordo, mi hai convinto", gli rispose, "Quando farai questo incantesimo?", "Calma, non è così semplice. Mi serviranno degli ingredienti e poi dovrò farlo sul suo cadavere", "Non c'è problema, quando saremo lì ti aiuterò a procurarti tutto ciò che ti serve", "Molto bene. Quando hai intenzione di partire per l'Isola che non c'è?", "Se per te è lo stesso, io aspetterei la nascita di mio figlio e della nostra nipotina", "Idea saggia. Prima i marmocchi e poi saremo più concentrati su questa guerra", "Tra qualche mese nasceranno, festeggeremo la loro nascita a Family Island. Sarai presente, vero?", "Certo che sì! Non voglio perdermi la mia nipotina per nessun motivo!". Chiacchierarono ancora per un po'. Facilier prese da una vetrinetta una bottiglia di vino e riempì due bicchieri, uno per lui e uno per James. Brindarono alla realizzazione del sogno di Facilier. James si congratulò con lui per avercela finalmente fatta, sperando in cuor suo di riuscire anche lui ad ottenere ciò che voleva, uccidendo Peter Pan. Alla fine, dopo essersi messi d'accordo su altri dettagli del loro piano, andarono a dormire.

Passarono altri mesi. Ogni fine mese, si ritrovavano tutti a Paradise Island nella nuova casa di Facilier per il saldo del debito, oltre ad organizzare bene il piano per l'assalto all'Isola che non c'è. Un giorno, a Scarlett si ruppero le acque. Accadde sulla Jolly Roger e James la accompagnò rapidamente nella sua cabina. Si fece aiutare da Celia e Bethany per il parto. Fortunatamente, il travaglio non fu troppo lungo e il parto andò bene. Nacque una bellissima bambina. Dopo averla pulita bene, James la tenne in braccio ancora un po', chiedendo a Scarlett come voleva chiamarla. "Ecco", rispose lei, "Pensavo... mi piacerebbe... Emily". James rimase in silenzio per alcuni secondi. Le aveva dato lo stesso nome della domestica che lo aveva accudito con amore quando era ancora piccolo e la cosa lo commosse molto. Scarlett conosceva bene la sua storia e sapeva che chiamare così la loro nuova figlia gli avrebbe fatto molto piacere. "Sì. Mi piace", rispose lui sorridendo. Poi diede la piccola in braccio a Scarlett e si sedette vicino a lei. A fine mese, tornarono da Facilier. Appena arrivati, Celia era sul punto di partorire. Suo padre la fece portare immediatamente in una camera e rimase lì con lei ad assisterla, assieme a Bethany. Charlie rimase fuori dalla porta, sospirando. Stava per nascere sua figlia e voleva almeno vederla appena nata. Per Celia il travaglio fu un po' più lungo e il parto doloroso, ma alla fine anche per lei andò tutto bene. Appena finito, svenne per lo sforzo. Come aveva previsto Facilier, nacque una femminuccia. La lavò bene, poi la diede in braccio a Bethany e mise un panno umido sulla fronte di Celia per aiutarla a rinvenire. Alcuni minuti dopo, si riprese e vide la bambina tra le braccia di Bethany. Sorrise, vedendo che era andato tutto bene. "La vostra Sasha è sana come un pesce", disse sorridendo Facilier, "Vi lascio sole, ora. Se avete bisogno, chiamatemi". Diede una carezza a sua figlia ed uscì. Fuori dalla porta vide Charlie e divenne serio. "Sei rimasto qui tutto il tempo?", gli disse, guardandolo in cagnesco. "Volevo solo assicurarmi che tutto andasse bene", gli rispose Charlie, "So perfettamente che non le farò mai da padre, ma rimarrà comunque mia figlia in fondo, ed ero preoccupato per il parto, tutto qui", "Non è successo niente di brutto e nessuno ha chiesto il tuo aiuto!", "Lo so. Ascolta, so che tu e Celia non mi perdonerete mai, ma faccio sempre parte della famiglia. Sarò comunque lo zio della piccola", "Hai detto bene, lo zio! Mai e poi mai il padre!", "Ho capito, non c'è bisogno di arrabbiarsi. Sasha non saprà mai nulla a riguardo", "Lo spero bene! Guai a te se proverai a parlargliene quando crescerà!". Detto questo, Facilier tornò verso il salone. Charlie non sarebbe mai stato accettato da lui dopo aver abusato di sua figlia e non aveva tutti i torti. A certi guai non esistono rimedi, nella vita. Fece per tornare in camera sua, quando udì la voce di Bethany che lo chiamava. Gli disse di entrare e di vedere la piccola appena nata. Charlie non riuscì a crederci. Entrò e vide Celia a letto con Sasha in braccio. "Saluta lo zio Charlie", disse, rivolta alla piccola. Poi la porse verso di lui per fargliela tenere in braccio. Charlie, ancora incredulo, la prese, cullandola. "Nonostante ciò che mi hai fatto, fai pur sempre parte della famiglia", disse Celia, "Meriti di passare del tempo con lei, come un bravo zio". Charlie non sapeva cosa dire. Celia gli permetteva di tenere tra le braccia quella dolce creatura generata dal suo abuso. Gli scese una lacrima. "Grazie, Celia", disse, ridandogliela, "Grazie a entrambe. Ora scusatemi, voglio restare un po' da solo". Uscì e si diresse verso la sua camera. Si chiuse dentro e pianse. Aveva generato con prepotenza ed egoismo una bimba dolcissima con la donna che amava e non poteva neanche stare insieme a loro. Era ancora innamorato di Celia, ma negli ultimi giorni i suoi pensieri erano diretti altrove. Pensava alla piccola Isabelle. Doveva salvarla a tutti i costi. Il tempo trascorso con lei gli aveva tirato fuori l'istinto paterno che mai avrebbe potuto usare con Sasha e si era decisamente affezionato. 'Se non riuscirà a ricordare dov'è casa sua, come farà?', pensò, 'Dove la porterò? Sicuramente non vorrà stare in mezzo ai pirati, allora che fare?'. Ci teneva a portarla con sé nel caso in cui Isabelle avesse perduto tutti i suoi ricordi, ma non poteva costringerla se non voleva. Si sedette sul letto, cercando di pensare a un modo per aiutarla una volta finita la guerra. Aveva ancora con sé il sacchetto con la polvere di fata che lei aveva raccolto la notte in cui vennero separati. Fortunatamente non era andato perduto durante il suo naufragio. Era riuscito a legarselo in vita mentre cercava la Jolly Roger e non era uscito nemmeno un granello di polvere. Ora si trovava nella sua camera sulla nave, ben riposta dentro a un cassetto. A suo padre aveva parlato anche di questo e lui gliel'aveva lasciata tenere. Poteva tornare utile anche per altre occasioni, ma Charlie sperava di usarla solamente per aiutare Isabelle. Mentre ripensava a lei, qualcuno bussò alla porta. Era Scarlett, accompagnata da Glenn. Lei teneva in braccio la piccola Emily. "Ciao, Charlie", gli disse, sedendosi accanto a lui, "Tutto bene?". Lui, sospirando, le rispose: "Sì, madre", "Stai ancora pensando a quella ragazzina, vero?", "Come potrei non pensarci? Mi ha salvato la vita e ora lei è nei guai. Dovevamo aiutarci a vicenda e invece...", "Hai fatto quello che hai potuto, non sentirti in colpa. Vedrai che, appena saremo lì, manterrai la tua promessa", "Lo spero proprio. Ha fatto tanto per me, non merita di essere prigioniera di quel branco di mocciosi". Dopo un po', Scarlett gli mise in braccio Emily. "Saluta la tua nuova sorellina", gli disse sorridendo. Charlie la cullò dolcemente, mentre la piccola gli sfiorava il mento con le sue manine. Glenn si avvicinò e le diede una carezza. Erano entrambi contenti di avere una nuova sorellina, oltre a Bethany. "Chi baderà a lei e a Sasha quando combatteremo contro Peter Pan?", disse Charlie preoccupato. "A questo penseremo poi", gli rispose Scarlett, "Qualcuno resterà a bordo ad occuparsi di loro, ma ancora non abbiamo deciso chi". Riprese Emily e uscì, diretta verso la stanza di James. Glenn rimase lì con lui, osservando il suo nuovo uncino. "Cosa si prova?", gli chiese. "Ti dirò", gli rispose Charlie, "Appena ti abitui, è fantastico. Quasi più bello che usare la spada", "E' bellissimo. Però ora non potrai più suonare il flauto", "Già, proprio come papà. Non importa, vuol dire che canterò. Almeno la voce ce l'ho ancora", "Ti ha fatto tanto male?", "Intendi quando Peter Pan mi ha tagliato la mano? Ebbene sì. E' stato atroce. Ora, però, sto bene. E' stato doloroso solo all'inizio", "Voglio partecipare anch'io a questa guerra, così ti aiuto a vendicarti! Peter Pan merita di morire!". Charlie, sentendo parlare così il suo fratellino, fu in parte sorpreso e in parte contento. Ormai Glenn cominciava a parlare come un uomo, anche se era ancora giovane. Era, però, contento della sua determinazione e del suo affetto. Voleva partecipare anche lui a tutti i costi per farla pagare al moccioso che aveva ferito suo fratello. Charlie lo abbracciò, dicendogli che avrebbe combattuto al suo fianco tutto il tempo. Pensò, anche, che rimanendo vicino a lui ci sarebbe stato un rischio minore che anche Glenn perdesse una mano, e non poteva assolutamente permettere che ciò accadesse. "Coraggio, ora riposiamoci", gli disse poi Charlie, "Più tardi ci ritroveremo in salone", "D'accordo. A dopo, fratellone". Glenn andò verso camera sua. Charlie si sdraiò sul letto, chiuse gli occhi e cercò di dormire, anche se fece molta fatica, con tutti i pensieri che lo tormentavano da settimane.

Arrivò il giorno di tornare a Family Island. Facilier, prima di partire, aveva fatto un incantesimo di protezione sulla casa, in modo che nessuno entrasse mentre non c'era. Non si fidava molto dei suoi domestici, per cui ricorreva sempre alla magia per certe situazioni. Lasciarono la loro nuova ciurma in un porto, poi arrivarono sull'isola e passarono la giornata a raccogliere frutta e a divertirsi. Facilier passò la maggior parte del suo tempo con Celia, tenendo in braccio la sua nuova nipotina. Avrebbe rivisto Charlie in lei e questa cosa gli dava repulsione, ma era pur sempre la figlia di Celia e ci si affezionò, nonostante tutto. 'Magari insegnerò anche a lei il mio mestiere', pensava, mentre la cullava, 'Un giorno potrebbe anche prendere il mio posto'. Mentre Facilier e Celia passavano il loro tempo con Sasha, Bethany rimase con Charlie. Quest'ultimo era seduto sulla riva ad osservare le onde. Si sedette accanto a lui, provando a parlargli per confortarlo. Dopo tutto ciò che era accaduto mesi prima, non era più lo stesso. Era più serio e loro due si parlavano sempre meno. "Mi manca il vecchio Charlie", disse poi Bethany, "Il mio fratellone allegro, sempre in vena di far battute. Non mi piace vederti ridotto così". In tutta risposta, Charlie appoggiò la sua testa sulla sua spalla. Lei gli accarezzò i capelli. Gli aveva sempre voluto molto bene, fin da quando erano piccoli. "Vedrai che, appena vinta la guerra, saremo tutti liberi", gli disse infine. "Lo spero proprio", le rispose lui, "Non voglio che altri rimangano vittime di quel mostro. E tu e Celia fate bene attenzione a Sasha, stessa cosa per la nostra nuova sorellina. Se dovesse capitare loro qualcosa, io...", "Stai tranquillo, non permetteremo a nessuno di far loro del male. Vedrai, andrà tutto bene". Rimasero sulla riva per un po'. Nel frattempo, Glenn giocava con Jack, agitando le braccia facendo finta di volare assieme a lui. James e Scarlett erano seduti sulla sabbia cullando Emily. Poco dopo, Glenn si avvicinò e disse loro: "Non vedo l'ora di mostrarle Jack tra qualche anno. Sono sicuro che le piacerà moltissimo". James, sorridendo, gli rispose: "Ne sono certo, ometto". Era felice della sua nuova figlioletta, ma non fece a meno di notare i capelli che le erano spuntati. Erano rossi e non capì da chi potesse aver preso. Pensò che probabilmente avesse preso da qualcuno della famiglia di Scarlett. Essendo orfana, non sapeva chi fossero i suoi veri genitori o come fossero fatti, ma magari uno di loro poteva avere i capelli dello stesso colore di Emily. Nella famiglia di James, suo padre aveva i capelli neri, proprio come lui. Sua madre, non avendola mai conosciuta, non poteva saperlo. L'aveva vista solo nei ritratti che c'erano in casa, ma essendo in bianco e nero non poteva sapere com'erano i suoi capelli. 'Potrebbe anche aver preso dai miei nonni', pensò, 'Ma poi, di che mi preoccupo? Scarlett è la donna più fedele che io conosca e di lei mi fido ciecamente. E Emily è così dolce. Sarà una piratessa stupenda, proprio come sua madre'. I suoi pensieri vennero interrotti da Scarlett: "A che stai pensando, caro?". Lui la baciò e le rispose: "Pensavo a che meravigliosa creatura hai messo al mondo, mio dolcissimo angelo", "Oh, James. Sei molto dolce". Verso sera, James volle vedere la sua nipotina. Celia e Bethany gliela porsero. "Ciao, Sasha", le disse dolcemente, "Un giorno anche tu sarai una grande piratessa, proprio come tuo nonno". Dopo questa frase, Facilier intervenne: "Oppure diventerà una potentissima strega". James lo guardò male. Prima che cominciassero a discutere, Celia riprese in braccio Sasha e disse seria: "Quando crescerà, deciderà lei. Ora è ancora piccola e ha ancora tanto da imparare, ma la cosa più importante è che possa ricevere l'affetto da parte di tutti, nessuno escluso". Bethany si intromise: "Ha ragione. A me non importa cosa vorrà fare da grande, è nostra figlia e le vogliamo bene comunque, qualunque sarà la sua scelta". Detto questo, entrambe si allontanarono. James e Facilier si guardarono stupefatti. Non si aspettavano questo rimprovero dalle loro figlie. Poco dopo, arrivò Scarlett con Emily in braccio. "Possiamo sempre insegnarle ciò che sappiamo", disse loro, "Sia a Sasha che ad Emily. Ma poi la scelta sarà unicamente la loro". Si diresse verso Celia e Bethany, e Facilier disse tra sé: "Una moglie è proprio un cappio al collo". James lo udì e, minacciandolo col suo uncino, gli disse: "Ti spiace ripetere?!", "Oh, niente. Pensavo ad alta voce", "Sarà meglio!". Anche se ora erano migliori amici, non smettevano comunque di battibeccare su molte cose.

Il giorno dopo, ripartirono presto. Ripresero a bordo la ciurma e poi navigarono verso Monster Island, l'isola in cui James aveva impagliato il corpo del coccodrillo. Appena arrivati, James scese a terra con Facilier e Celia, seguiti da alcuni pirati. Lo stregone aveva chiamato sua figlia per aiutarlo con l'incantesimo per poter fare più in fretta. Camminarono per alcuni minuti, finché giunsero ad una radura. Lì in bella mostra c'era il cadavere del coccodrillo. James lo aveva fatto posizionare su due zampe, come se fosse seduto. Alcuni pirati tremarono alla vista. Facilier aveva portato con sé una borsa con alcuni ingredienti per l'incantesimo, ma ne mancavano alcuni. Fortunatamente, erano cose che si potevano trovare anche su quell'isola, come alcuni tipi di piante. James ordinò ai suoi uomini di andare a recuperarli, per poi tornare sulla nave. I pirati obbedirono e andarono alla ricerca degli ingredienti mancanti. Alcuni minuti dopo, li trovarono tutti e tornarono verso la Jolly Roger, come da ordini. Facilier si mise all'opera. Celia lo aiutò a preparare il tutto, e alla fine lo stregone si rivolse a James: "Ora manca solo una cosa". Quest'ultimo gli rispose: "Cosa manca?", "Mi serve il tuo sangue per completare l'opera". James saltò su un albero, abbracciando il tronco con quanta forza aveva in quel momento, urlando di paura. Facilier sospirò, non riuscendo a credere che James avesse paura del suo stesso sangue. Siccome avevano aspettato a lungo per questa guerra, decise di usare un'alternativa e gli disse: "Se ti da troppo fastidio, puoi donarmi anche un'altra cosa". James scese poco a poco dall'albero, rimanendo distante. "E che cosa?", disse, senza avvicinarsi. Facilier ghignò: "Il tuo seme", "Cosa?! Ma che...", "O quello o il tuo sangue, scegli tu". James non aveva scelta. Si avvicinò, annuendo. Prima che potesse dire qualcosa, Facilier prese una manciata della sua polvere viola e gliela soffiò in faccia. James dapprima arretrò, tossendo, poi cadde in ginocchio e infine si distese a pancia in su. Si teneva la testa con la mano. All'inizio vide tutto sfocato, come se avesse bevuto in abbondanza, poi dinnanzi a lui comparve una giovane donna. Guardò meglio e riconobbe Elizabeth. 'Ma com'è possibile?', pensò, confuso. Non riuscì a pensare ad altro, che la figura di Elizabeth si mise sopra di lui, eccitandolo. James le teneva i fianchi mentre pensava a lei. Gli scesero le lacrime ripensando al loro ultimo incontro nell'Aldilà, ma allo stesso tempo non voleva lasciarla andar via. Lei gli mise una mano nei pantaloni e da lì James non capì più nulla. Chiuse gli occhi, travolto da un piacere immenso. Lo stesso piacere che provò quando era con lei anni fa. Appena quel momento magico fu finito, per James divenne tutto buio. Alcuni minuti dopo, si risvegliò. Gli girava la testa dopo quell'esperienza. Appena si riprese notò di avere i pantaloni abbassati. Li tirò su, alzandosi, poi notò Facilier con un barattolo di vetro in mano e dentro c'era un liquido bianco. Capì subito di cosa si trattava. "Ma che cosa mi hai fatto?!", urlò James, puntando il suo uncino verso lo stregone, "Razza di pervertito! Come ti sei permesso?!". Facilier, puntando il suo bastone nella sua direzione, gli rispose in malo modo: "Non m'insultare, amico mio!". Poi si calmò, portando l'ultimo ingrediente verso il luogo del rituale. "Io non ti ho fatto proprio niente", gli disse, sistemando le sue cose, "Hai solo avuto un'allucinazione, niente di serio. Comunque, l'importante è che ora abbiamo il necessario per cominciare", "Finalmente! Per tutti i diavoli, basta sorprese, ti prego!". Facilier ghignò, vedendolo così turbato. Per l'incantesimo ci sarebbero volute circa due ore per terminarlo, così James ne approfittò per farsi una camminata, cercando di non pensare a ciò che aveva dovuto fare poco fa. Celia aiutò suo padre con l'incantesimo. A un certo punto gli disse seria: "Padre, non farmi fare mai più una cosa del genere, ti prego". Facilier le accarezzò i capelli. "Stai tranquilla, tesoro", le disse dolcemente, "Non dovrai mai più rifarlo con nessuno, davvero. Purtroppo abbiamo fretta e se il capitano non collabora ci vorrà ancora più tempo. Ma ora, finalmente, abbiamo tutto l'occorrente e possiamo cominciare".

Due ore dopo, James tornò da Facilier e Celia, sperando che avessero finito. Lo stregone eseguì l'ultima parte del rituale davanti al corpo del coccodrillo e, pochi secondi dopo, il mostro cominciò a muoversi. Abbassò il muso verso James, poi si mise a quattro zampe e camminò lentamente verso di lui. Quest'ultimo urlò terrorizzato e saltò in braccio a Facilier, facendolo barcollare all'indietro. "Aiuto! Ti prego, salvami! Non voglio che mi mangi!", gridò James, arrampicandosi sulle spalle dello stregone, facendogli cadere in terra il cappello. Facilier riuscì a scrollarselo di dosso. "Vuoi darti una calmata?", gli disse nervosamente, recuperando il suo cappello da terra, "Non ti farà nulla di male!", "No, non è vero! E' tornato per mangiarmi!", "Rilassati e osserva meglio! Ti segue perché ti vede come il suo nuovo padrone!". James chiuse gli occhi, mettendosi in ginocchio. Le gambe gli tremavano e non riusciva più a reggersi in piedi. Sentì il muso del coccodrillo sfiorargli il braccio. Urlò di nuovo, rannicchiandosi in posizione fetale. La bestia, però, non faceva altro che continuare a sfregare delicatamente il suo muso contro di lui. Poco a poco, James si fece coraggio e aprì gli occhi. La sua vista lo terrorizzava, ma vedendolo lì fermo immobile senza che provasse a sgranocchiarlo, lo tranquillizzò. Allungò la mano destra e, con cautela, lo accarezzò sul muso. Il mostro non si mosse. James gli girò intorno, con quello che continuava a fissarlo. "Prova a dargli un ordine", gli disse Facilier. Il capitano, allora, disse al coccodrillo di rotolare. L'animale obbedì all'istante, tornando poi a quattro zampe in attesa di nuovi ordini. "Ma è sbalorditivo!", esultò James, "Fantastico! Questa cosa mi sarà molto utile!", "E continuerà a seguirti fino alla fine dei tuoi giorni", "Meraviglioso! Una nuova arma segreta!", "Già. Ora direi che siamo pronti e possiamo partire. Quando calerà la notte, attaccheremo l'Isola che non c'è", "Certamente, amico mio! Presto, torniamo alla Jolly Roger!". Tutti e tre si incamminarono verso la nave, seguiti dal coccodrillo appena riportato in vita. James gli ordinò di entrare in acqua e di rimanere sempre vicino alla nave, e così fece. Poi, presero il largo e si diressero verso l'Isola che non c'è. La grande guerra stava per cominciare.

Era sera quando arrivarono. James fece gettare l'ancora nella stessa laguna dove si scontrava sempre con Peter in passato. "Non è sempre sull'isola", disse a Facilier, "A volte se ne va a cercare altri mocciosi da tenere in questo posto infernale. Se ora non c'è, io mando subito alcuni dei miei uomini a perlustrare il posto, così cominceremo a sbarazzarci delle fate che incontriamo", "Sì, d'accordo. Così i miei Amici dell'Aldilà avranno via libera, senza imprevisti". James ordinò ad alcuni pirati di scendere a terra e di sterminare tutte le fate che incontravano. Nel frattempo, lui disse a Celia e Glenn di rimanere a bordo e di prendersi cura di Sasha ed Emily. "Papà, anch'io voglio combattere!", si lamentò Glenn, "Voglio aiutarvi!". James gli accarezzò i capelli e gli rispose: "Oggi no, ometto. Lo dico per il tuo bene, non voglio correre rischi. Guarda cosa è successo a Charlie, e anche per Bethany ho paura. Per questa guerra preferisco che tu stia qui al sicuro. E poi devi prenderti cura della tua nuova sorellina. Un giorno le racconterai una storia bellissima". Glenn, anche se in disaccordo, annuì. Rimase lì con Celia nella stanza di Bethany a prendersi cura delle due bimbe. Poi, James ordinò al coccodrillo di nuotare attorno all'isola senza farsi vedere, ma di restare vicino alla terraferma pronto a ricevere ordini. Infine, si preparò assieme a Scarlett, Charlie e Bethany, pronti ad attaccare.

Arrivò la notte. I pirati non tornavano. James mandò altri uomini sull'isola in avanscoperta e, alcuni minuti dopo, scese a terra anche lui assieme alla sua famiglia e a Facilier. Perlustrarono il posto, rimanendo sempre vicini. Poco dopo, arrivò verso di loro uno dei pirati della ciurma. "Capitano!", disse agitato, "Siamo riusciti ad eliminare la maggior parte delle fate, ma le altre ci sono sfuggite! Mentre le inseguivamo, Peter Pan ci ha attaccati! Io sono riuscito a fuggire, ma gli altri non ce l'hanno fatta! Quel ragazzino è un demonio!". James lo afferrò per la maglietta con l'uncino e urlò: "Dannato imbecille! E tu lo hai attirato fino a noi?". Il pirata tremò, vedendo la furia del suo capitano. James lo fece cadere per terra, dopodiché lo infilzò con la sua spada. "Avanti, proseguiamo! E state tutti in guardia!", disse agli altri. Anche se molte fate erano sopravvissute, Facilier decise comunque di mandare avanti i suoi Amici dell'Aldilà verso la casa di Peter. Anche se non fossero riusciti nell'intento, sarebbero serviti come diversivo prima del loro arrivo. Mentre si avviavano verso l'Albero dell'Impiccato, Charlie sperava di riuscire a liberare Isabelle. In quel momento non poteva separarsi dal gruppo, ma sperò comunque di trovarla presto. In quel momento, dagli alberi arrivò veloce Peter Pan. Rubò il cappello di James e lo fece a pezzi con la sua spada, schernendolo. "Hai visto, Trilli? Il vecchio stoccafisso è tornato!", disse, ridendo assieme alla sua fatina. "Peter! Non ne posso più dei tuoi stupidi scherzi!", urlò James, minacciandolo con la sua spada. Peter Pan volava intorno a loro, schernendoli di continuo. Prima di scappare, però, qualcosa lo bloccò di colpo. L'ombra di Facilier aveva afferrato la sua e gli impediva di andarsene. "Perché tanta fretta?", gli disse lo stregone, "Dovresti almeno chiedere scusa, brutto maleducato!". Peter si dimenava di continuo, ma ogni tentativo di fuga era inutile. Infine, la sua ombra si staccò, rimanendo prigioniera dell'ombra di Facilier. Il ragazzino volò via, ma dopo pochi metri dovette fermarsi di nuovo. La sua ombra veniva continuamente tormentata e Peter subiva lo stesso dolore. Trilli, rapida come un fulmine, volò in suo soccorso. L'ombra di Facilier si scostò, infastidito dalla sua luce, lasciando la presa. L'ombra di Peter volò via, ma ora era separata dal suo padrone. Peter Pan si mise ad inseguirla per riaverla con sé. "Questo lo terrà occupato", disse lo stregone, "Se ora pensiamo ai suoi amichetti, poi finiremo di occuparci di lui". James annuì, dando l'ordine di proseguire.

Arrivarono all'Albero dell'Impiccato. Gli Amici dell'Aldilà di Facilier uscirono allo scoperto. Con Trilli in circolazione, erano riusciti a fare ben poco. Ora, però, erano pronti a rientrare in azione. "Portate fuori quei mocciosi!", disse loro lo stregone, "E portateli vivi! Ci penseremo noi a dar loro una bella lezione!". Quelli obbedirono. Entrarono nella tana e in pochi minuti trascinarono fuori tutti i Bimbi Sperduti. Quelli urlarono terrorizzati, non riuscendo a scappare. Scarlett e Bethany lanciarono su di loro una grossa rete, intrappolandoli. "Ben fatto!", esultò James, tirandosi un baffo con l'uncino, "Portateli sulla nave! Io e Charlie ci occuperemo di Peter Pan!". Scarlett e Bethany trascinarono i bambini verso la Jolly Roger, mentre Facilier seguì James e Charlie. Quest'ultimo udì piangere in lontananza. Chiese a suo padre il permesso di andare a vedere di chi si trattava, convinto che fosse Isabelle. James non voleva che si separassero, ma siccome erano in vantaggio loro rispetto a Peter, decise di mandarlo verso il luogo del pianto, dicendogli di essere prudente. Charlie corse più veloce che poté, col fiato in gola. Sperò vivamente che si trattasse di Isabelle. Lungo il cammino, incrociò una fata. Si fermò di colpo, pronto a finirla. Prima di colpirla, notò dove si trovava: era dentro ad un'enorme pozza d'acqua e si reggeva a fatica ad una radice di un albero lì vicino alla riva. 'Le fate non sanno nuotare', pensò Charlie. Voleva lasciarla lì, ma poi tornò indietro. Era arrabbiato con Peter Pan e con chiunque lo sosteneva, ma vedere quella creatura in quelle condizioni gli dava fastidio. 'Ma dai, Charlie!', pensò furioso, 'Perché dovrebbe farti pena? Hai una missione da compiere, coraggio!'. Però, non riuscì ad andarsene. Non sapeva perché, ma gli faceva pena vedere quella fatina mentre cercava di uscire dall'acqua. Alla fine, si decise e fece per andarsene, quando notò un enorme pesce nuotare verso di lei e divorarla. Charlie, a quella vista, istintivamente prese la sua spada e infilzò il pesce, lo trascinò fuori dall'acqua e gli aprì la pancia. Tirò fuori la fata che aveva mangiato. 'Sarà morta?', pensò. Invece, pochi secondi dopo, la fatina riprese a respirare. La mise sul ramo di un albero, allontanandosi velocemente. Aveva perso abbastanza tempo e doveva ancora trovare Isabelle. Si ricordò della radura dove Peter lo teneva rinchiuso dentro ad una gabbia, e infatti il pianto veniva da lì. Trovò la stessa gabbia dell'altra volta e dentro c'era lei, la ragazzina che gli salvò la vita. "Isabelle...", disse Charlie, avvicinandosi. Lei si girò di scatto, con le lacrime agli occhi. Lo guardava spaventata e sorpresa, come se non lo riconoscesse. "Oh, no", commentò lui, "Ti sei dimenticata di me?". Lei, alcuni secondi dopo, gli rispose: "Tu mi hai abbandonata!". Charlie tirò un sospiro di sollievo sentendo questa frase. "Meno male, mi riconosci ancora!", le disse, "E comunque mi dispiace! Ti giuro che non volevo abbandonarti, ma non sapevo cos'altro fare quella notte! Peter mi aveva già tagliato una mano e se lo avessi inseguito chissà cos'altro poteva farmi! Così sono tornato con i rinforzi!", "Cosa? Quali rinforzi?", "Li vedrai! Sono qui con la mia famiglia!". Isabelle non si era dimenticata di Charlie, ma aveva perso la fiducia che aveva in lui, anche se era tornato da lei. Charlie non sapeva più come convincerla, così ruppe la gabbia con la spada e le disse: "Io intendo mantenere la mia promessa, anche se in ritardo. Sei libera, ora. Se vorrai seguirmi, intendo davvero riportati a casa, seduta stante". Isabelle, però, non si mosse. Charlie fece per andarsene, quando udì la sua voce dietro di lui: "Aspetta!". Isabelle gli corse incontro, poi continuò: "Grazie di essere tornato". Charlie le sorrise, accarezzandole i capelli. "Coraggio, andiamo!", le disse, prendendola per mano, "Ho ancora la polvere di fata che avevi raccolto per me! E' sulla nave di mio padre!", "Ma io non so volare!", "Non ti preoccupare, volerò io per te!", "Sei sicuro di farcela?", "Certo, stai tranquilla! Vedere che stai bene e saperti al sicuro mi da abbastanza pensieri felici per potermi sollevare da terra!". Isabelle sorrise. Charlie era così dolce, anche se era un pirata. Corsero a lungo, ignari di ciò che sarebbe potuto succedere loro.

Intanto, James e Facilier erano sulle tracce di Peter Pan. A un certo punto, Trilli volò su di loro, cercando di scacciarli per proteggere Peter. Gli Amici dell'Aldilà di Facilier non potevano nulla contro la sua luce e lei li fece sparire tutti. Nella lotta, non si accorse che lo stregone si era avvicinato a lei, per poi colpirla con la mano facendola finire contro un albero e poi in terra. Trilli fece molta fatica a rialzarsi dopo la botta che aveva preso e Facilier cercò di schiacciarla, ma venne fermato da Peter Pan che, volando dietro di lui, gli schiacciò il cappello sulla testa, accecandolo. "Maledetto moccioso!", gridò, cercando di liberarsi, "Me la pagherai cara!". Peter, tenendo in mano la fatina, gli disse: "Lascia stare Trilli o sarà peggio per te!". Mentre Facilier si toglieva il cappello dalla faccia, James combatté contro Peter. Il ragazzino volante fece volare Trilli al sicuro durante la lotta e rideva mentre parava i colpi. James cercò di colpirlo con spada e uncino. "Non farai del male a nessun altro membro della mia famiglia!", gridò minaccioso. "Ah, davvero?", gli rispose Peter, ridendo, "Allora prova ad impedirmelo!". Volò via, con James alle calcagna. Poco dopo, giunsero in una radura, e quello che vide il capitano lo sconvolse molto. Trovò Charlie e la ragazzina dentro ad una rete sospesi da terra. "Nessuno se ne andrà di qui finché non lo dico io!", disse Peter volando intorno alla rete. James provò a liberarli, ma Peter gli impediva di avvicinarsi. A Charlie era caduta la spada e con l'uncino non riusciva a spezzare le corde. Come se non bastasse, uscirono allo scoperto anche alcuni indiani armati di arco e frecce. James si fermò, temendo il peggio. Erano circondati e nei guai.

Sulla Jolly Roger, Scarlett e Bethany avevano fatto legare dal resto della ciurma i Bimbi Sperduti all'albero della nave. Poi, Celia arrivò di corsa e disse: "Bethany, devo parlarti urgentemente!". Lei, preoccupata, le rispose: "Che è successo?", "Mentre curavo Sasha, ho fatto un incantesimo per ingannare il tempo. Ero curiosa di saperne di più su Peter Pan e sull'Isola che non c'è, ma quello che ho visto non me lo aspettavo proprio!", "Non capisco, che cosa vuoi dire?", "Vieni, devo mostrartelo!". Bethany, sorpresa, la seguì. Celia chiamò anche Scarlett, dicendole che doveva assolutamente vederlo anche lei. Andarono nella stanza di Bethany, dove le attendeva Glenn. Lui aveva già visto tutto ed era rimasto con gli occhi sbarrati per la sorpresa. Celia rifece l'incantesimo di prima e mostrò loro cosa aveva visto.

James, Charlie e Isabelle si stavano preparando al peggio, mentre gli indiani si avvicinavano minacciosi con gli archi tesi e pronti a scoccare le frecce. Poi, però, i pellerossa cominciarono a gridare e a cadere in terra uno a uno. Non capirono cosa stesse succedendo, poi James notò delle ombre che li attaccavano. 'Ma bene, sono tornati!', pensò sollevato. Mentre gli indiani morivano, Peter tagliò la rete, facendo cadere Charlie e Isabelle. Prese in braccio la ragazzina e volò via, mentre lei gridava aiuto. Charlie, recuperata la spada, si rialzò e lo inseguì. "Non ti lascerò stavolta, Isabelle!", urlò, "Ti riporterò a casa!". James corse dietro a suo figlio, preoccupato per la sua impulsività. Peter lasciò Isabelle vicino ad una scogliera, lo stesso posto dove tagliò la mano a Charlie. Quest'ultimo corse verso di lei, stando attento ad eventuali attacchi a sorpresa. Quando fu vicino, Peter attaccò, ma stavolta Charlie era pronto. Cercò di colpirlo anche col suo nuovo uncino, senza mai riuscirci. Mentre combattevano, si avvicinarono al bordo e Charlie temette di fare la fine della volta scorsa. Guardò di sotto e notò l'enorme piovra della volta precedente uscire dall'acqua e osservarlo con l'acquolina in bocca. Ebbe i brividi. In un attimo di distrazione, Peter lo spinse e lo fece cadere di sotto. Appena fu in acqua, la piovra lo afferrò coi suoi tentacoli, portandolo verso la sua bocca. Charlie urlava, cercando inutilmente di liberarsi. James, spaventato, chiamò rapidamente il coccodrillo, ordinandogli di attaccare la piovra senza far del male a Charlie. La bestia arrivò velocemente e iniziò una furiosa lotta tra i due animali. Nello scontro, Charlie riuscì a liberarsi e nuotò a riva più veloce che poté. Appena fu in salvo, si accasciò a terra, privo di forze. James, nel frattempo, era rimasto sulla scogliera a proteggere Isabelle. Avendo salvato la vita di suo figlio, decise di aiutarla. Riuscì a tenere a bada Peter, poi le disse di scappare finché poteva e di raggiungere Charlie. Isabelle corse verso la spiaggia e lo trovò sdraiato sulla sabbia. Si sedette di fianco a lui, accarezzandogli i capelli. Poco dopo, Charlie riaprì gli occhi. "Grazie per non avermi abbandonata, questa volta", gli disse dolcemente Isabelle. Lui le diede una carezza, felice di averla lì accanto a lui. Poco dopo, James li raggiunse. Era distrutto, non sapeva più come fare per fermare Peter Pan. Si sedette accanto a loro, completamente stanco. Peter arrivò volando, sfoderando la sua spada. "Oh, andiamo!", disse loro, "Tutto qui quello che sapete fare?". Charlie abbracciò Isabelle, pronto a proteggerla. James si mise davanti a entrambi con l'uncino proteso. Poi ghignò e si rivolse a Peter: "Per te è finita, maledetto moccioso!". Il ragazzino volante fece per ribattere, quando qualcosa lo colpì sulla schiena, frantumandosi. Cadde sulla sabbia per la sorpresa, non capendo cosa fosse successo. Poi, d'un tratto, il suo corpo cambiò forma, rimpicciolendosi. "Ma che mi sta succedendo?", gemette Peter. Dietro di lui, arrivò Facilier. "Piaciuta la sorpresa?", gli disse, ridendo di gusto, "Mentre eri impegnato, ho avuto il tempo per preparare una piccola pozione apposta per te! Ora tornerai ad essere un neonato e non sarai più in grado di fare nulla!", "Cosa?! No, no!", "Sì, invece! Hai finito di fare danni, piccola peste!". Peter pianse, non sapendo cosa fare. In pochi secondi, il suo corpo divenne quello di un poppante. James si avvicinò, ancora incredulo. Vedere il suo valoroso avversario in quelle condizioni gli fece provare euforia e altre emozioni simili tutte assieme. "Per tutti i diavoli! Che mossa astuta, amico mio! Ridotto così, sarà molto più facile eliminarlo!". Peter pianse. In quelle condizioni, non capiva cosa stesse succedendo, ma era comunque molto spaventato. Isabelle abbracciò forte Charlie. Era arrabbiata con Peter Pan per ciò che aveva fatto, ma rimanere a vedere Capitan Uncino mentre lo uccideva a sangue freddo la fece spaventare, soprattutto ora che quel ragazzino era impotente, ridotto a un neonato. James, però, lo prese in braccio, dicendo che avrebbe preferito dargli il colpo di grazia sulla Jolly Roger davanti ai Bimbi Sperduti, per mostrare a tutti la fine del loro capo. Prima di dirigersi verso la nave, si rivolse a Isabelle: "Grazie per ciò che hai fatto per mio figlio, madamigella. Charlie sarà ben lieto di riportarti a casa, appena saremo sul mio vascello". Isabelle, timidamente, fece un inchino e rispose: "Grazie, capitano. Vi sarò per sempre riconoscente per il vostro aiuto", "Sei molto gentile ed educata. Mi piace questo in una signorina. Porti anche il nome di una mia carissima insegnante di Eton, lo sai?". Isabelle arrossì. Era colpita dai suoi modi da gentiluomo. Poi, Charlie la prese in braccio e si incamminò con suo padre e Facilier verso la nave.

Una volta lì, James mise Peter in terra, davanti ai Bimbi Sperduti. "Ecco il vostro capo che tanto ammirate!", disse loro, "Ed ecco la sua fine!". Fece per colpirlo, ma venne fermato da Bethany e Scarlett. "Ehi, che cosa vi prende?", disse James. "C'è una cosa che dovresti assolutamente vedere", disse sua moglie, "Riguarda Peter Pan", "Che cosa ha fatto? E' successo qualcosa mentre tornavate a bordo?", "No, ma c'entra comunque lui. E anche tu", "Non capisco, cosa vuoi dire?", "Vieni in camera di Bethany e te lo mostreremo". James non capì. Andò con loro, seguito da Charlie, curioso anche lui di questa cosa. Quest'ultimo disse a Isabelle di non perdere di vista Peter Pan finché non fossero tornati. Lei obbedì, aspettando pazientemente. Una volta in camera di Bethany, Celia spiegò anche a James dell'incantesimo e lo rifece un'altra volta davanti a lui. Al centro della stanza apparirono delle immagini in movimento, come delle visioni. James riconobbe la sua vecchia casa a Kensington. Vide poi suo padre in compagnia di una donna dai capelli rossi. Riconobbe il suo viso e capì che si trattava di sua madre. Lei teneva in braccio un bambino. 'Avevano avuto un altro figlio oltre a me?', pensò, 'Nessuno me ne aveva mai parlato!'. Il resto della visione mostrò altri avvenimenti accaduti dopo. Il bimbo di qualche anno più grande. Era parecchio spensierato, ma il padre non sopportava questo suo atteggiamento e gli ripeteva continuamente che doveva crescere ed essere serio e posato come lui. Glielo ripeteva di continuo e quando provava a divertirsi prendeva solo bastonate. Il piccolo divenne triste. Sentendo poi i genitori che discutevano sul suo futuro, una notte scappò di casa, diretto verso i giardini di Kensington, dove incontrò una fata. Fecero subito amicizia e lei gli insegnò a volare, portandolo all'Isola che non c'è. Tempo dopo, il bambino volle tornare a casa perché gli mancava la mamma. Lei lo trattava sempre con dolcezza, a differenza di suo padre che lo picchiava solo perché aveva la gioia e la spensieratezza di un bambino e a lui non andava bene, volendo che diventasse grande subito. Quando, però, il piccolo tornò a casa, la finestra di camera sua era chiusa. Nella stanza c'era sua madre seduta sul letto che si massaggiava il ventre gonfio. Si era dimenticata del suo primogenito e stava aspettando un altro bambino. Nella visione udì sua madre dire questa frase: "Se sarai un maschietto, ti chiamerai James". Poi, udì il ragazzino fuori dalla finestra che provò a chiamare sua madre: "Mamma! Mamma, sono io, Peter! Ti prego, non dimenticarmi!". Sua madre, però, non lo udiva, avendolo scordato completamente. Essendo stato troppo a lungo all'Isola che non c'è, aveva perso completamente il suo ricordo. Subito dopo, la visione finì. James, dopo aver visto ciò, rimase paralizzato con gli occhi sbarrati. Scarlett preparò una sedia dietro di lui, nel caso fosse caduto per lo shock. Bethany si mise davanti a lui, pronta anche lei a sostenerlo. Dopo svariati secondi, James lanciò un urlo che fece arretrare tutti quanti nella stanza. "Non è possibile!", disse, mettendosi la mano e l'uncino tra i capelli, "Per la trippa di Nettuno, non ci posso credere! No, non ci voglio credere! Non è vero, non è possibile!". Si sedette di colpo sulla sedia dietro di lui. Ciò che aveva visto lo aveva sconvolto. Dopo tutto quel tempo e dopo lunghe battaglie contro quel moccioso, alla fine non aveva fatto altro che combattere contro suo fratello. Peter era scappato di casa per colpa di suo padre e quando voleva tornare era troppo tardi. Nessuno dei due fino a quel momento sapeva che erano fratelli e si sono sfidati per tanti anni. A James venne una crisi di pianto. Scarlett disse a tutti di uscire e di lasciarlo solo finché non si fosse sfogato. Celia prese in braccio Sasha e Bethany prese Emily e uscirono di corsa, seguite da Charlie e Glenn. Scarlett rimase con James, sperando di poter fare qualcosa. Ci vollero parecchi minuti, poi cominciò a calmarsi. Gli accarezzò le spalle, chiedendogli come si sentiva. "Dal principio è sempre stata colpa di mio padre!", disse James tra i singhiozzi, " Io, però, a differenza sua non sono scappato, mentre quel moccioso codardo sì! Se non fosse scappato, potevamo crescere insieme e sostenerci a vicenda, e invece mi ha abbandonato! E come se non bastasse, mi ha anche rovinato la vita anni dopo! No, basta! Va eliminato, e non voglio mai più sentirlo nominare da nessuno, d'ora in poi!". Si alzò di scatto e uscì, intento a finire l'opera. Scarlett e gli altri lo fermarono ancora, dicendogli che poteva esserci un'altra punizione per Peter. "Non dite assurdità!", disse James furioso, "Non ne posso più di questa storia! Fratello o no, non cancella ciò che mi ha fatto!". L'unico che lo sosteneva era Charlie, avendo subìto anche lui lo stesso brutto scherzo da parte di Peter. Nessuno sapeva più cosa dire, ma prima che l'uncino di James colpisse il viso di Peter, quest'ultimo si bloccò. In un attimo di lucidità, ripensò alla visione. Non era affatto cattivo, era suo padre la causa di tutto, Peter era un ragazzino proprio come tutti gli altri. Solamente che, finendo all'Isola che non c'è senza più nessuno ad insegnargli l'educazione e tutto il resto, era diventato un piccolo selvaggio. James, a differenza sua, era stato più forte. Anche senza la madre e la sua adorata zia Emily, era riuscito comunque ad andare avanti da solo. 'In qualcosa sono più bravo di te, alla fine!', pensò. Poi tornò a guardare Peter. Piangeva disperato, in preda al terrore. Non aveva più il suo solito sorriso beffardo e vederlo così non gli dava più l'irritazione di prima. Non sapendo cosa dire o fare, se ne andò silenziosamente verso la sua cabina e si chiuse dentro.

Poco dopo, Scarlett bussò alla porta. James la fece entrare e insieme a lei entrarono anche Celia e Bethany. Quest'ultima teneva in braccio Peter. "Portalo fuori di qui!", gridò James, girando il volto disgustato. Bethany, però, non si mosse e gli rispose: "Io e Celia avremmo un'idea su di lui, padre", "Idea? Quale idea?", "Ecco, pensavamo: ora Peter non ricorda più il suo passato e dovrà ricominciare da zero, magari potremmo crescerlo noi ed educarlo come si deve. Diventerà un pirata proprio come noi, come punizione per le sue bravate mi pare buona. Anche se non capirà". James non rispose, guardando altrove. "Inoltre, pensavamo di cambiargli nome. Lo chiameremo Bartolomeo. Crescerà con una nuova vita e una nuova identità", continuò Bethany. Dopo questa frase, James fu quasi convinto. Annuì, senza guardare il bambino. Era ancora scosso per ciò che aveva scoperto su di lui, ma almeno grazie alla visione aveva visto com'era fatta sua madre e capì da chi avesse preso la piccola Emily, proprio come Peter. "Purché non mi stia tra i piedi!", disse James, "E se oserà fare un solo dispetto, lo arpionerò col mio uncino!". Bethany lo convinse che lei e Celia lo avrebbero educato bene e non sarebbe successo nulla di spiacevole. Era convinta che sarebbe potuto essere un buon fratellino per Sasha. Uscirono, dirette verso la stanza di Bethany. Poco dopo, James uscì anche lui, diretto verso i Bimbi Sperduti. "Ora il vostro capo crescerà e diventerà un pirata!", disse loro, ghignando, "Se volete unirvi a me, lo diventerete anche voi! Abbiamo bisogno di nuovi mozzi!". Quelli, però, gli fecero gli sberleffi. Erano tristi e arrabbiati per la perdita del loro amico e non vollero avere niente a che fare con James. Quest'ultimo, in preda alla rabbia, fece per infilzarli con la spada, ma Isabelle si mise in mezzo per fermarlo. "No, Isabelle!", urlò Charlie preoccupato. Lei, però, non si mosse. James si infuriò ancora di più, ma la ragazzina provò a parlargli: "Hanno tutti bisogno di una mamma. Una vera mamma. Se la trovassero, magari si comporterebbero meglio". James si calmò. Lei, poi, si rivolse ai bambini e provò a convincerli ad andare con lei, per avere tutti una famiglia. I più piccoli accettarono e James li liberò. I più grandi, invece, erano irremovibili. Il capitano li lasciò legati, aspettando che cambiassero idea. Nel frattempo, Charlie andò a prendere il sacchetto con la polvere di fata, pronto a riportare a casa Isabelle e gli altri bambini. Prese una manciata e se la tirò addosso, sollevandosi da terra. Poi la lanciò anche a Isabelle e ai Bimbi Sperduti. Volarono tutti, ma la ragazzina ci mise un po' di più. Poco a poco ci riuscì, guardando Charlie negli occhi. 

Lui la prese per mano, rivolgendosi anche agli altri bambini: "Seguitemi, tutti verso la seconda stella!". Detto questo, volarono tutti in cielo.

Tornati nel mondo reale, Isabelle si ricordò della casa di Margaret. Nonostante il suo abbandono sull'isola, pensò di affidare a lei e alla sua famiglia la custodia dei Bimbi Sperduti. Tutti adoravano la famiglia Darling dai tempi di Wendy e di sicuro si sarebbero trovati bene lì. Ma soprattutto non sapeva a chi altri affidarli. Volarono lì e disse ai bambini di bussare alla finestra. Quelli obbedirono, mentre Charlie e Isabelle rimasero nascosti ad osservare. Poco dopo, qualcuno aprì. La ragazzina riconobbe Margaret. Quest'ultima, vedendo i Bimbi Sperduti fuori dalla sua finestra, fu in parte sorpresa e in parte felice di rivederli. Quelli entrarono volando ed esultando. Nella stanza c'era anche Jane. All'inizio non la riconobbero, ma poi lei raccontò loro della bella avventura che avevano passato insieme quando lei era piccola. Corsero ad abbracciare lei e Margaret. Fu una bella riunione, e Jane era molto felice di accoglierli e decise di adottarli tutti. Charlie e Isabelle furono sollevati. Non c'era stato bisogno di ucciderli, alla fine bastava cercar loro una mamma affettuosa. "Però, tutti nella famiglia di Margaret odiano Capitan Uncino", disse all'improvviso Isabelle, "Con me tuo padre è stato dolcissimo, mi ha anche protetta. Vorrei che lo capissero anche loro". Lui le sorrise e le rispose: "Magari un giorno lo capiranno il motivo di molti suoi comportamenti. Farò scrivere moltissime copie del suo libro e tutto il mondo lo saprà. Coraggio, ora cerchiamo casa tua". Volarono verso altre case, ma Isabelle non riconobbe nessuna di queste. Poi, Charlie volò verso la sua vecchia casa a Kensington. Mentre aspettava che Isabelle ricordasse qualcosa, voleva mostrarle le sue origini. Appena furono davanti alla dimora, improvvisamente lei cominciò a ricordare. "La mia famiglia vive qui!", esclamò, quasi senza fiato. Charlie non riuscì a crederci. Le persone che avevano comprato la sua vecchia casa erano parenti di Isabelle! "Com'è piccolo il mondo", le disse, ancora sorpreso. Lei ricordò anche quando si trasferirono lì, suo padre che comprò la casa e la fece ristrutturare. Non vedeva l'ora di entrare, ma era anche preoccupata che i suoi genitori non si ricordassero più di lei. "Stai tranquilla", la rassicurò Charlie, "Vedrai che ti riconosceranno. Nessuno può scordarsi di una ragazzina dolce e coraggiosa come te". Isabelle sorrise. Fece per andare verso la casa, ma poi tornò indietro. "Resta", gli disse, fissandolo dritto negli occhi. Charlie divenne serio. La ragazzina voleva che lui rimanesse con lei per sempre. "Non posso", le rispose, abbassando lo sguardo, "Non posso restare, e lo sai". Lei si intristì. Lui continuò, spiegandole che non c'era futuro nel mondo reale per lui, e che il suo posto era con la sua famiglia nel Mare che non c'è. Dopo un po', Isabelle si arrese. "Tornerai a trovarmi?", gli chiese, con lo sguardo pieno di speranza. "Farò il possibile", le disse, "Non posso promettere cose che poi rischio di non mantenere, ma posso assicurarti che troverò del tempo per passare a salutarti", "Io, però, vorrei che restassi qui con me per sempre", "Lo so, e mi fa molto piacere questo. Ma ti ho già spiegato che non è possibile", "Vuoi sapere almeno come sono riuscita a volare?", "Dimmi", "Il mio pensiero felice che mi ha fatto arrivare fin qui sei tu". Charlie, dopo questa frase, la abbracciò, commosso. "E tu sei il mio", le rispose, accarezzandole i capelli. Le cantò una canzone dolcissima, come una ninna nanna. Lei ricambiò il suo abbraccio, poi gli disse: "Senti, prima di salutarci c'è una cosa che vorrei fare, e vorrei farla prima di sentirmi troppo bambina". Charlie non capì, poi lei gli prese il volto tra le mani e lo baciò sulle labbra. Il suo cuore palpitò dopo questo suo dolcissimo gesto. "Grazie, Isabelle", le disse, guardandola nei suoi grandi occhi color nocciola, "Sarai sempre nel mio cuore". Gli scese una lacrima. Anche lui non voleva perderla, essendosi affezionato a lei. Ma Isabelle doveva vivere la sua vita con la sua famiglia e andare avanti. "Coraggio, torna a casa ora", le disse, mettendole in mano il sacchetto con la polvere di fata avanzata, "Adesso potrai finalmente crescere e fare ciò che vorrai. Ma non scordarti mai del tuo passato. Un giorno potrai raccontare ai tuoi figli della grande avventura che hai vissuto. E con questa potrai volare con loro, mostrando che tutto ciò che è successo è reale". Lei pianse per la gioia. Lo abbracciò un ultima volta. "Mi mancherai tanto", gli sussurrò all'orecchio. "Anche tu, ragazzina", le rispose lui. Poi Isabelle gli diede una carezza e andò verso l'ingresso di casa sua. Prima di andarsene, Charlie le disse del clavicembalo nella soffitta e che, se riusciva a convincere suo padre a riportarlo nel salone, magari poteva anche imparare a suonarlo se lo desiderava. Lei annuì. Poi, Charlie tirò fuori dalla tasca l'ultima manciata di polvere di fata e se la lanciò addosso, volando verso la seconda stella. Mentre si sollevava verso il cielo, guardò Isabelle un'ultima volta. Anche lei rimaneva ferma a fissarlo, finché non fosse sparito. Charlie oltrepassò la seconda stella e volò rapido verso la Jolly Roger. Mentre tornava dalla sua famiglia, non sapeva quali altre sorprese lo attendevano...


[continua]...

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