2. Crisi famigliari
Facilier e Celia passarono una lunga notte in bianco. Nessuno dei due riusciva a chiudere occhio, data la situazione in cui si trovavano. Dopo un po', Celia provò a parlare a suo padre per cercare conforto, ma soprattutto voleva scusarsi con lui, dato che erano finiti lì per causa sua e si sentiva in colpa per questo. "Padre...". Facilier, però, la zittì subito e le rispose in malo modo: "Ti avevo detto un sacco di volte che quel libro non dovevi leggerlo! E tu che hai fatto? Ti sei messa anche a praticare uno di quegli incantesimi, e guarda ora dove siamo finiti! Ma che ti è preso, si può sapere? Non eri tu a ripetermi continuamente di fare attenzione con queste cose?". Celia ci rimase parecchio male, ma riprovò comunque a parlargli: "Mi dispiace, io volevo solo aiutarti!", "Mettendoti a praticare incantesimi di cui ti avevo proibito anche solo di leggerli?! Mi hai sempre dato contro per il fatto che cerco sempre strade facili e tu per prima hai fatto una cosa stupida! Ora siamo prigionieri e al servizio di pirati di chissà quale posto e non potrò più realizzare il mio sogno!", "Perché solo il tuo? Perché non di entrambi?", "Sono io che voglio diventare ricco, a te quando mai è importato?", "Quello che importa a me è di stare bene insieme, come una vera famiglia! Cercavo di aiutarti col tuo sogno proprio perché volevo vederti felice!", "Certo, e ora per colpa tua non c'è neanche più una possibilità di riuscirci! Complimenti per la tua furbizia!". A Celia cominciarono a scenderle le lacrime. Suo padre era talmente infuriato con lei per il suo errore che non smetteva un attimo di dirle cattiverie. Si inginocchiò davanti a lui e lo supplicò: "Padre, ti prego...". Facilier si alzò e le tirò uno schiaffo, facendola cadere in terra. "Sta' zitta!", urlò, "Non ti voglio più sentire parlare, chiaro? Mi avrai anche riportato in vita, ma ora sei diventata una vera spina nel fianco! Ho sempre fatto tutto quello che volevi, ho anche lasciato New Orleans per te e tu mi ringrazi in questo modo! Avrei dovuto lasciarti perdere una volta tornato dall'Aldilà, così avrei realizzato il mio sogno da solo e senza nessuno attorno ad impedirmelo!". Dopo quest'ultima cattiveria, Celia si mise in un angolo della cella, si sedette e scoppiò a piangere. Aveva avuto altre discussioni con suo padre in passato, ma mai le aveva alzato le mani o detto che avrebbe preferito abbandonarla e non averla tra i piedi. Non riusciva a calmarsi. James e Aisha strisciarono verso di lei e si fermarono sulle sue spalle. Stavolta, però, nemmeno loro riuscivano a tirarla su. Facilier era veramente arrabbiato e Celia temeva di perdere suo padre e di ritrovarsi da sola.
La mattina dopo, Charlie si presentò davanti alla loro cella. "Sveglia, sveglia!", disse canticchiando, "Il capitano vuole vedervi!". Aprì la cella e li condusse fuori, fino alla cabina di James. Una volta lì, li fece entrare. "Prego, accomodatevi", disse loro James. Li fece sedere, poi continuò: "Orbene, vi spiego subito la situazione: io sono il temibile pirata Capitan Uncino e mi serve aiuto per sbarazzarmi di un moccioso insolente, una peste che non cresce mai e che vive nell'Isola che non c'è assieme ad altri ragazzini. Si è sempre preso gioco di me e mi ha anche tagliato una mano, come potete vedere. Ho provato in tutti i modi a sconfiggerlo, ma è sempre riuscito a battermi e a umiliarmi. Quindi, come ultima risorsa, chiedo a voi e alla vostra magia di aiutarmi a liberarmi di Peter Pan una volta per tutte! Tra tutti gli avversari che ho affrontato finora, si è rivelato una vera calamità!". Facilier, appena James finì di parlare, gli rispose: "Finché portiamo questo marchio, siamo obbligati ad aiutarti! Ma prima di fare qualsiasi cosa, dicci dove siamo e in che anno siamo!", "Ah, sì, giusto! Questo posto è un mondo diverso dal mondo reale, ci si arriva passando attraverso una stella. Nel vostro caso è bastato passare dall'Aldilà, ma la stella la preferisco come strada. In questo momento stiamo navigando nel Mare che non c'è. Per quanto riguarda l'anno, beh... Quando tornai l'ultima volta nel mondo reale era in atto una guerra, ma da allora sono passati altri anni e non so dirvi che anno preciso sia. Da queste parti è facile perdere la cognizione del tempo". Facilier sgranò gli occhi, confuso. "Una guerra?!", disse, sbigottito, "Un'altra? Ma quanti anni son passati? Accidenti, siamo stati nell'Aldilà così tanto?!", "Pare proprio di sì, ma di che ti lamenti? Ora siete liberi, no?", "Certo, e al vostro servizio, capitano! Bella libertà!", "Se preferisci che vi rimandi indietro, non fare complimenti! Se invece mi servirete fino alla fine, non avrete problemi!". Facilier non aveva scelta. Annuì, digrignando i denti. "Molto bene", continuò James, "Comunque, tra tutti e due, tu mi sembri molto più esperto con il Voodoo", "Certo, non siamo finiti nell'Aldilà per colpa mia!". Celia, dopo questa frase, cercò di trattenere le lacrime. Suo padre era ancora molto arrabbiato con lei e non smetteva di rinfacciarle il suo errore. James si rivolse poi a lei: "Tu saresti la sua apprendista, quindi?". Celia, tirando su col naso, gli rispose: "Sono sua figlia". Facilier fece una smorfia, girando la testa dall'altra parte. James continuò: "Come ti chiami, mia cara?", "Mi chiamo Celia, signore", "Qualcosa del Voodoo la conosci?", "Poche cose, capitano", "Beh, meglio di niente. Cos'altro sai fare?", "Ho sempre lavorato, sono un po' una tuttofare", "Bene, bene. Potresti essere utile in tante cose, allora". Detto questo, chiamò Charlie e, appena entrato, gli disse di portare Celia con lui, di accompagnarla in camera di Bethany e di spiegare anche a lei che d'ora in poi Celia li avrebbe serviti in ogni cosa, come una loro cameriera personale. Una volta portata fuori dalla cabina, James chiacchierò ancora con Facilier, spiegandogli altri dettagli sul luogo in cui si trovavano ora e sull'Isola che non c'è.
Charlie bussò alla porta della camera di Bethany. "Avanti", disse lei. Lui entrò e le presentò Celia, spiegandole cosa aveva detto di lei James. Bethany, osservandola bene, disse: "Molto bene. In effetti, ci farebbe proprio comodo una cameriera personale". Subito dopo arrivò Scarlett, curiosa anche lei di conoscere Celia. "Non avere paura, mia cara", le disse dolcemente, "Se farai come ti diciamo, non ti accadrà nulla. Basta che eseguirai gli ordini che ti verranno dati e non rischierai di tornare in quell'orribile posto in cui ti trovavi prima". Celia, anche se Scarlett e gli altri erano gentili con lei in quel momento, si sedette, si portò le mani al volto e scoppiò a piangere. Scarlett le si sedette di fianco, accarezzandole la schiena e i capelli, cercando di consolarla. "Cosa c'è che non va, tesoro?", le disse, "Non ti senti bene?". Celia, tra i singhiozzi, le rispose: "E' tutta colpa mia se io e mio padre siamo finiti nell'Aldilà! Mi aveva avvertito di non praticare quell'incantesimo e io non l'ho ascoltato! Ora lui mi odia!", "Oh, no, cara. Coraggio, non piangere. Hai commesso un errore, è vero. Ma tutti in famiglia sbagliamo e litighiamo. Anche se ora tuo padre è arrabbiato con te, non vuol dire che ti odia o che non ti voglia più accanto a lui", "Invece non mi vuole più tra i piedi, l'ha detto più volte!", "Quando si è arrabbiati, spesso si dicono cose che non si pensano. Vedrai che, appena le acque si saranno calmate, tornerà da te a chiederti scusa. Dagli un po' di tempo per ambientarsi in questo nuovo mondo e cambierà idea". Celia si sentì un po' meglio. 'Sono gentili, per essere pirati', pensò. Abbracciò Scarlett, in cerca di conforto. "Su, coraggio", le disse lei, ricambiando il suo abbraccio, "Mi sembri una ragazza in gamba. Sono sicura che farai un ottimo lavoro a bordo della Jolly Roger. Dai, ora asciugati gli occhi. Vado a preparare del thé, vedrai che dopo ti sentirai meglio", "Vi ringrazio, signora", "Chiamami Scarlett, cara. Mi sei simpatica, sono sicura che andremo tutti d'accordo", "Grazie, Scarlett. Sei molto gentile", "Figurati, tesorino". Detto questo, Scarlett uscì dalla stanza. Celia rimase sola con Charlie e Bethany, che la osservavano incuriositi. "E tua madre?", le domandò improvvisamente Bethany. Celia, sospirando, le rispose: "E' morta anni fa. Mi è rimasto solo mio padre, e ora lui non mi vuole più". Bethany provò a consolarla: "Mi dispiace. Certo che ne hai passate tante, finora", "Già. Da quando sono nata, la sofferenza e il dolore mi hanno sempre accompagnata fino ad oggi. Mio padre lo conobbi solo pochi anni fa e mi era rimasto solo lui, ma ora sono di nuovo sola", "Non dire così, anch'io con mio padre ho avuto pesanti discussioni, nemmeno lui ha un carattere facile, ma non mi ha mai abbandonata. Alla fine abbiamo sempre fatto pace, qualunque cosa succedeva", "Ma tu hai mai messo tuo padre in pericolo di vita?", "Ehm... che io ricordi, no. Non credo. Ad ogni modo, qualunque cosa tu abbia combinato, presto risolverete. E' tuo padre, perché non dovrebbe farlo? Perché dovrebbe abbandonarti?", "Perché prima che io nascessi lo aveva già fatto. Lasciò mia madre quando era incinta di me, la cacciò via in malo modo solo per cercare di riuscire a diventare ricco, senza mai riuscirci". Bethany ascoltava sbigottita i discorsi di Celia. Le loro storie non erano completamente differenti, a parte qualche dettaglio. Cominciò a provare compassione per lei. Fece per dirle qualcos'altro, poi Scarlett entrò nella stanza con in mano un vassoio, con sopra una teiera e delle tazze. "Eccomi di ritorno", disse, appoggiando il vassoio su un tavolino, "Tra poco arrivano anche i biscotti". Subito dopo entrò Glenn con in mano una scatola, accompagnato da Jack sulla sua spalla destra. "Ehi, Glenn. Spero che non te li sia mangiati quasi tutti, come al solito", disse Charlie. "No, stavolta ne ho presi pochissimi, lo giuro", rispose Glenn. Charlie, prendendo la scatola, continuò: "Sarà meglio per te, piccolo ingordo. Stavolta abbiamo anche un'ospite. Lei è Celia, e da oggi in poi sarà al nostro servizio". Poi si rivolse a Celia: "Lui è l'ultimo arrivato della famiglia, il piccolo Glenn. Accompagnato da Jack, il suo amico pennuto". Celia sorrise, salutando il bimbo. "Davvero posso chiederti tutto ciò che voglio?", le chiese Glenn. "Non adesso, è appena arrivata. Lasciala respirare", gli disse Scarlett. Celia gli rispose: "Puoi chiedermi qualunque cosa, caro", "Forte! Allora la prima cosa che ti chiedo è: dammi il cinque!". Glenn tese la sua mano in avanti e Celia lo accontentò, poi risero entrambi. Dopo qualche risata, si sedettero tutti a bere il thé. Poi, Bethany prese da parte Scarlett e le disse: "Madre, Celia mi è simpatica. Non me la sento di farla dormire in cella", "Hai ragione. E' una ragazza così sensibile, e in ogni caso non può far nulla finché è al nostro servizio. Però dove vorresti sistemarla?", "Ecco... pensavo... di farla dormire qui con me. Le preparo un comodo letto qui nella mia stanza, in questo modo posso anche tenerla d'occhio", "Sei sicura?", "Sì, madre. Non temere, me ne occuperò io". Si girò a guardare Celia. Stava finendo di bere il suo thé, davanti a Charlie che la fissava di continuo, sorridendo. 'Mio fratello non perde mai occasione per provarci con tutte le donne che incontra!', pensò Bethany. Glenn, intanto, mostrava a Celia il suo pappagallo Jack. Gli faceva ripetere le parole, facendola divertire. "Che carino!", disse lei, "I miei unici animali da compagnia sono sempre stati i serpenti di mio padre, James e Aisha". "James è anche il nome di nostro padre", disse Glenn, "James Uncino", "Una bella coincidenza. Chissà, magari andranno d'accordo", "Non credo che a papà piacciano i serpenti", "Capisco. Comunque, ora sono entrambi con mio padre. Non sempre vengono da me". Chiacchierarono a lungo, fino all'ora di pranzo.
Intanto, James aveva appena finito di spiegare a Facilier cosa si trovava sull'Isola che non c'è, mostrandogli la mappa. "Hai detto che ci sono delle fate?", intervenne Facilier. "Esattamente", gli rispose James, "Ci sono fate ovunque e sono davvero fastidiose!", "Se ci sono le fate, allora i miei Amici dell'Aldilà possono fare ben poco! Le fate emettono luce e la luce è il punto debole dei miei amici! Prima bisogna sbarazzarsi di loro e poi potrò avvolgere l'isola e i suoi abitanti nell'oscurità!", "Piano eccellente! D'accordo, io penserò alle fate e tu farai il resto!", "Hai detto anche che questo Peter Pan non riesce a controllare la sua ombra, a volte?", "Sì, è già successo in passato che avesse questo problema", "Molto interessante. Questo mi da moltissime altre idee", "Fantastico! Allora partiamo subito!", "Non così in fretta, ricordi che ogni mese devi portare il maggior numero possibile di anime umane a Tata Zulie?", "Certo, non mi sono scordato! E quindi?", "Quindi oggi siamo già quasi alla fine del mese, se non vuoi rimetterci la tua anima, meglio pensare subito a saldare questo debito mensile, e poi potremo pensare con calma al nostro piano!". James, sbuffando, gli rispose: "Ero così preso dal voler uccidere Peter Pan che mi ero scordato di che giorno fosse! E va bene, non ho problemi a recidere vite umane, e qui le navi e i villaggi da saccheggiare non mancano. Ma tu mi darai una mano per fare più in fretta", "Visto che ora sono al tuo servizio, non ho altra scelta, caro capitano. Mentre aspettiamo, comunque, ti va una lettura di tarocchi?", "Tarocchi? Ma sì, perché no?", "D'accordo, cominciamo". Facilier tirò fuori le sue carte, gliene fece scegliere tre e le dispose sul tavolo. "Hai avuto un passato molto turbolento, James", gli disse, mostrandogli la prima carta, "Abbandono, sensi di colpa, tradimento, paura, dolore, solitudine... Ne hai passate parecchie", "Ti prego, basta! Non dirmi più niente!", "Il passato è doloroso per tutti, io ne so qualcosa. Ma nel presente sei una figura molto importante e ti sei riscattato". Infine, sollevò l'ultima carta e gli disse: "Nel futuro, dopo mille battaglie, avrai ciò che vorrai". Gli mostrò la carta, dove c'era disegnato James sorridente e soddisfatto, con l'uncino proteso. "Fantastico!", esultò quest'ultimo, "Finalmente, dopo tutti questi anni, le cose andranno bene! Grazie per questa lettura di carte! Direi che ti sei appena guadagnato da bere!". Detto questo, tirò fuori dal suo clavicembalo una bottiglia di rum della sua scorta personale. "Versa due boccali belli pieni e brindiamo", gli disse. Facilier, alzandosi, gli rispose: "Di solito bevo vino, ma un sorso di rum lo bevo volentieri". Riempì due boccali e cominciarono a bere. Subito dopo, James prese dei sigari, ne mise due nel suo bocchino personale e ne porse un altro a Facilier. Fumando, quest'ultimo gli disse: "Rum e sigari. Anche colui che mi ha insegnato la magia nera ne faceva uso", "Ah, bene. Doveva essere un tipo in gamba". Facilier, digrignando i denti, urlò: "Non era affatto in gamba e mi sono sbarazzato di lui appena ho potuto! Non voglio neanche nominare il suo nome! Ha provato a tenermi in pugno e ci ha rimesso solo lui! E' stata una fortuna non averlo ritrovato nell'Aldilà!", "Non alzare la voce con me, stregone!", "Va bene, va bene, ma chiamami per nome!", "Basta che non alzi la voce finché sei sulla mia nave!". James era infastidito da alcuni modi di fare di Facilier, ma gli ricordava anche quando anche lui era finito nelle mani di Barbanera e alla fine era riuscito ad ucciderlo, ritrovando la sua libertà. Le loro storie non erano molto diverse. Cominciò a prenderlo in simpatia. "E dimmi, tua figlia invece?", gli chiese, "Quando ha cominciato a praticare il Voodoo?". Facilier, sbuffando, gli rispose: "Alcune cose le ha imparate da sola e all'inizio è stata una fortuna, dato che mi ha aiutato a tornare in vita", "Ma quante volte sei stato nell'Aldilà?", "Troppe volte! Ad ogni modo, mi è sempre stata accanto anche dopo avermi salvato, ma poi si è spinta oltre, proprio come feci io anni fa, e ora siamo qui a causa sua", "Dovresti, invece, ringraziare mia figlia per avermi convinto a provare con il Voodoo contro Peter Pan, o non sareste qui ora", "Certo, e se mia figlia non avesse fatto quella sciocchezza, saremmo ancora a casa nostra!", "Ma ora siete in un posto migliore, qui le opportunità non mancano", "Se lo dici tu... Comunque, a mia figlia le proibirò di praticare incantesimi, d'ora in poi. Non voglio che faccia altri danni. E' una gran lavoratrice, ma con la magia ha ancora molto da imparare", "Non c'è problema, basta lavorare a bordo della mia nave. Non importa cosa farà, o si lavora o si muore", "Lavorerà, lavorerà. Su questo almeno non mi ha mai deluso", "Allora non c'è da preoccuparsi". James, appena finì di bere, si tirò su e disse: "Ora facciamo rotta verso nuovi posti da depredare". Facilier, sorridendo, gli rispose: "Ma certo, capitano. Ai vostri ordini". Si alzarono e uscirono dalla cabina.
Nei giorni successivi, James e la sua famiglia, assieme alla ciurma, saccheggiarono e massacrarono nuove navi e villaggi, aiutati da Facilier e dalla sua magia. Celia, invece, rimaneva a bordo con Glenn e i suoi serpenti. Arrivò poi il giorno di tornare a Black Island per saldare il debito mensile con Tata Zulie. Scesero a terra solo James e Facilier e, una volta lì, Tata Zulie si complimentò con entrambi. "Siete puntualissimi", disse, sghignazzando, "Bene, le anime di questo mese possono essere sufficienti. Ci vediamo per il prossimo versamento". Fecero per uscire, quando la strega chiamo Facilier: "Aspetta, ho qualcosa da dirti. Da solo". James uscì. "Ti aspetto qua fuori", gli disse a Facilier, "Ma fai in fretta". Una volta uscito, Tata Zulie continuò: "Sono contenta di averti potuto vedere di persona, Kiros". Quest'ultimo ebbe un leggero sussulto. Essendo anche lei una strega, era inevitabile che sapesse il suo vero nome, ma non si aspettava comunque che lo chiamasse col suo nome di nascita. "Sai, qualcuno mi ha parlato molto di te", continuò lei, "Qualcuno che ti conosce molto bene". Facilier non capì. Non fece in tempo a dire nulla che qualcuno uscì dall'ombra. Appena lo vide, rimase a bocca aperta. Gli mancava il fiato e cominciò anche a sudare freddo. "No...", disse, deglutendo, "No... Non è possibile...". La figura misteriosa ghignò, poi disse: "Ciao, Kiros. E' da tanto che non ci si vede". Facilier arretrò, trovandosi con le spalle al muro. Perfino la sua ombra era terrorizzata. "No, non può essere!", urlò, "Non è vero, non è possibile!". Tata Zulie si mise tra loro: "Che cos'hai? Non sei contento di rivedere il tuo vecchio maestro?", "Io ti avevo ucciso! Che cosa ci fai qui?". L'uomo misterioso gli si avvicinò e gli rispose: "Pensavi davvero di avermi sconfitto? Povero illuso!". Facilier era fuori di sé. Ritrovarsi davanti il suo vecchio nemico dopo tutti quegli anni lo terrorizzò molto. "Sai, Kiros", continuò Tata Zulie, "Forse Samdi non te lo ha mai detto, ma lui, prima di stabilirsi definitivamente a New Orleans, abitava da queste parti. Eravamo molto potenti insieme, ma poi un giorno decise di andare nel mondo reale. Voleva poter regnare su entrambi i mondi, e come prima tappa scelse proprio New Orleans, ma fu un grave errore. Laggiù ci abitava anche quella fastidiosa di Mamma Odie e gli metteva in continuazione i bastoni tra le ruote, oltre a ripetergli che sbagliava in quello che faceva e sciocchezze simili. Purtroppo, un giorno si indebitò così tanto con l'Aldilà che non poté più tornare indietro. Provò a farsi aiutare da molte persone, fino ad arrivare a te. Ma poi, quando tu lo feci finire nell'Aldilà, io trovai il modo di tirarlo fuori, donando anime a sufficienza per saldare il suo debito e riportarlo qui da me. Fortunatamente, anni fa un vecchio pirata mi portava dai suoi arrembaggi tutte le anime che gli chiedevo in cambio dell'immortalità". Facilier ascoltava sbigottito quei discorsi. Samdi non gli aveva mai detto nulla di tutto questo. Sapeva che gli nascondeva qualcosa, da quel che aveva letto nei libri con l'incantesimo che aveva usato Celia, e infatti evitava di usare quegli incantesimi per paura che potesse tornare o roba simile. 'Avrei dovuto bruciare quei vecchi libri anni fa!', pensò, 'Almeno Celia non li avrebbe letti e ora non sarei qui davanti a lui di nuovo!'. "A proposito", disse poi Samdi, "Rivoglio indietro il mio bastone e il mio cappello. Soprattutto il bastone, è molto importante per me. E' in questo luogo che venne creato da me e Tata Zulie e per alcuni incantesimi è veramente utile. E' proprio con quello che mi spostai facilmente da questo mondo fino a New Orleans", "Io non ti darò proprio niente! Non ho dimenticato ciò che mi hai fatto! Hai ucciso mia madre e mi hai trascinato su questa strada!", "Non dire assurdità! Prima o poi ci saresti finito comunque! Per quanto riguarda tua madre, se l'è cercata!", "Maledetto! Non ti permettere!". Facilier perse il controllo e gli scagliò contro un potente incantesimo. Samdi, però, lo annullò con un contro-incantesimo. "Non sembri affatto migliorato", lo schernì quest'ultimo, "Sei sempre punto e a capo", "Tu dici? Ora ti faccio vedere io!". L'ombra di Facilier attaccò quella di Samdi, mentre i due si lanciavano contro altri incantesimi, ma le loro forze erano pari. Tata Zulie fermò entrambi e disse loro: "Ora basta! Avrete tutto il tempo che volete per discutere nei prossimi giorni, ma non qui! Mi state buttando tutto all'aria!". Facilier si sistemò la giacca e le rispose: "Benissimo! Allora, se non c'è altro, io me ne vado!". Fece per uscire, ma la strega lo fermò. "Aspetta, c'è un ultima cosa", gli disse, "La prossima volta, portami tua figlia", "Cosa?! E perché?", "Sei in debito di un'anima per averti tirato fuori dall'Aldilà", "Ti porto tutte le anime che ti servono, non ti bastano?!", "Quelle sono per il debito di James. Tu, invece, per averti riportato in vita assieme a tua figlia, devi portarmi un'anima per conto tuo. Ma non una qualunque. Cerco l'anima di qualcuno che ti sta a cuore e che ricambia il tuo affetto. E chi altri, se non la tua adorata Celia?". Facilier rimase in silenzio. Abbassò lo sguardo, non sapendo cosa dire in quel momento. "Pensaci bene", continuò la strega, "Un piccolo sacrificio, poi sarai libero. Dopo che avrai saldato il tuo debito con Capitan Uncino, potrai fare ciò che vorrai. Non dovrai neanche più stare a preoccuparti di tua figlia e dei suoi disastri", "Mia figlia ha fatto uno sbaglio, ma mi ha anche riportato in vita! Nessun altro lo avrebbe fatto!", "Da quando ti preoccupi per qualcuno? Non è da te", "Tu non mi conosci veramente!", "Ma davvero? Conosco bene il tuo cuore, Kiros". Detto questo, la strega tirò fuori dalla tasca una bambola Voodoo col suo aspetto. Facilier rabbrividì. Tata Zulie rise, indicando il suo cuore sulla bambola. "Fossi in te, non tenterei trucchi", gli disse, "Portami tua figlia il mese prossimo. Fai come ti ho detto, altrimenti ti rimando nell'Aldilà come un puntaspilli!". Prese poi uno spillone e lo conficcò nella gamba destra della bambola, facendolo urlare di dolore. Facilier, terrorizzato, annuì. La strega e Samdi risero e lo lasciarono andare. Appena uscì di lì, andò incontro a James. "Per la trippa di Nettuno! Ma che hai combinato, là dentro?", gli chiese quest'ultimo, "Che è successo?", "Niente, niente! Andiamocene da qui, subito!". James non chiese più nulla, ma fu d'accordo a lasciare quel posto infernale il più presto possibile. Tornarono sulla Jolly Roger e ripartirono.
Passarono alcune ore. Facilier era ancora scosso per quello che era successo prima. Il Dottor Samdi era tornato e ora doveva subire nuovamente i suoi ricatti, assieme a Tata Zulie. Celia aveva provato a riappacificarsi con suo padre appena era tornato a bordo, ma purtroppo per lei, lui la respinse in malo modo. Ancora era arrabbiato per ciò che aveva fatto, in più ora era costretto a consegnarla a Tata Zulie se voleva avere salva la vita. James sapeva che qualcosa era successo là dentro. Lo fece entrare nella sua cabina, gli offrì da bere e gli disse: "Per combattere contro quel moccioso di Peter Pan, devi essere concentrato! Se sei ridotto così, non mi sarai di grande aiuto!", "Grazie, lo so! Non temere, ti aiuterò con la tua stupida guerra! Dammi solo il tempo di riprendermi!", "Ma si può sapere che hai combinato, prima? Ho sentito un gran fracasso, ma non ho osato avvicinarmi! Non volevo venire colpito da qualche malocchio!". Facilier, sorseggiando il rum, gli raccontò cosa era accaduto in quella casa. James lo ascoltava rapito. Spesso faceva incubi su Barbanera che tornava in vita e che cercava di ucciderlo per vendicarsi, ma per fortuna non era mai successo. Temeva, però, che quella strega potesse farlo, un giorno, dopo quello che era appena successo a Facilier col suo vecchio nemico. James non sapeva se Barbanera avesse mai avuto a che fare col Voodoo, non gliene aveva mai parlato in tutti quegli anni che era al suo servizio, ma gli venne comunque il dubbio. Questo poteva spiegare come mai quel vecchio pirata del 1700 fosse ancora vivo quando si incontrarono e non invecchiasse oltre, dato che non rimaneva sempre all'Isola che non c'è e lasciato quel posto si riprendeva ad invecchiare, anche stando solamente nelle isole vicine. Ebbe un leggero sussulto, temendo che forse anche il vecchio Barbanera poteva aver avuto a che fare con Tata Zulie. "Tutto bene?", gli chiese Facilier. "Sì, sì, benissimo", gli rispose James. Poi, quest'ultimo si alzò e si mise a suonare il suo clavicembalo per rilassarsi. Facilier lo raggiunse e gli disse: "Bello strumento. Io a New Orleans suonavo il pianoforte", "Ma davvero? Non sapevo che anche tu amassi la musica", "Beh, ora lo sai. Perché non mi fai provare? Non sembra molto diverso dal mio pianoforte", "Fammi prima finire la mia canzone, poi mi farai sentire di cosa sei capace", "Va bene, come vuoi". Appena James finì di suonare, fece sedere Facilier di fianco a lui e lo fece provare. Il clavicembalo è diverso dal pianoforte, ma Facilier imparò subito e suonò una delle tante canzoni che aveva imparato a New Orleans. "Niente male, davvero", gli disse James, sorridendo, "Anche se è un genere diverso da quello che suono io, ammetto che mi è piaciuto". Facilier, mettendogli una mano sulla spalla, gli rispose sorridendo: "Sai una cosa? Devo ammettere che mi sei simpatico. Ti avevo mal giudicato all'inizio, ma ora credo proprio che andremo d'accordo", "Ehi, piano con la confidenza! Solo perché ti ho permesso di suonare il mio clavicembalo, non vuol dire che siamo amici, chiaro?", "Come preferisci. Allora, non vuoi continuare a parlare del nostro piano contro Peter Pan? Ora sto meglio e riesco a pensare più lucidamente", "Benissimo, allora cominciamo". James gli mostrò nuovamente la mappa dell'Isola che non c'è ed entrambi si misero d'impegno per poter vincere quella lunga guerra.
Intanto, Celia era sul ponte ad osservare il mare. Il sole era quasi tramontato e si intravedevano le prime stelle in cielo. All'improvviso, qualcuno le prese la mano. Lei, sorpresa, si girò di scatto. Era Charlie. "Buonasera", le disse, "Che fai qui tutta sola?". Lei, tirando indietro la mano, gli rispose: "Sono venuta qui proprio per restare sola. Troppe cose sono successe e avevo bisogno di rilassarmi", "Ma ci sono io, per questo", "Che vuoi dire?", "Se vuoi un po' di relax, io sono il tipo giusto". Charlie le fece l'occhiolino, sorridendo, poi prese il suo flauto e cominciò a suonare un allegro motivetto. "Ti piace la musica?", le chiese. Celia annuì, poi si girò nuovamente a guardare il mare. "Non sei molto loquace, stasera", continuò Charlie, "Ma almeno stavolta non piangi", "Senti, lasciami stare, per piacere!", "Dai, stavo scherzando! Sei bella anche quando piangi, comunque!". Continuava a riempirla di complimenti e a suonare il flauto, ma Celia cercava di ignorarlo. Voleva restare tranquilla e Charlie era veramente invadente. "Coraggio, balla con me", le disse poi, prendendola per mano, "Lasciati andare, vedrai che poi starai meglio". Celia, dopo quest'ultima insistenza, urlò: "Ti ho detto di lasciarmi in pace, hai capito?!?". Lo spinse via e, subito dopo, l'ombra di Celia attaccò l'ombra di Charlie, immobilizzandolo e premendo sulla sua gola. Charlie si sentì soffocare. "No, ferma!", disse, mezzo soffocato, "Ti prego!". Cercò di prendere la sua spada, ma senza riuscirci. All'improvviso, Bethany arrivò di corsa. "Celia, fermati!", urlò, "Che stai facendo?! Lascia stare mio fratello!". Fece per estrarre la sua spada, ma Celia, dopo averla sentita gridare, si calmò e richiamò la sua ombra. Charlie cadde in terra, tossendo nel cercare di respirare. Mentre Bethany aiutava Charlie a riprendersi, Scarlett immobilizzò Celia e le puntò la spada alla gola. "Fai un solo movimento e ti apro la giugulare!", le disse minacciosamente. Celia si spaventò. Non osò fiatare, nemmeno per spiegare ciò che era successo. Poco dopo, arrivarono anche James e Facilier: "Per tutti i diavoli, cosa è successo?", urlò James. "Questa strega ha tentato di uccidermi!", disse Charlie, tossendo nuovamente. James si mise davanti a Celia e la minacciò col suo uncino: "E' la verità? Hai osato far questo a uno dei miei figli?". Celia, tremando, cercò di spiegare che era stato un incidente e non aveva nessuna intenzione di fare una cosa del genere. Bethany si mise in mezzo: "E' stato Charlie a cominciare, lui l'ha provocata e lei si è arrabbiata". Charlie intervenne: "Cosa?! Perché prendi le sue difese?", "Perché ti ho visto! Lei voleva stare tranquilla e tu continuavi a darle fastidio! Non sai mai accettare un 'no' come risposta!", "Ok, ma perché cercare di uccidermi? Alla faccia che non era molto brava col Voodoo! Chissà cos'altro sa fare che noi non sappiamo!". James prese Celia per un braccio. Voleva gettarla in mare, ma Facilier lo fermò: "Aspetta, che stai facendo a mia figlia?", "Chi si ammutina, finisce in mare!", "Non l'ha ucciso, capisco che vuoi punirla, ma non così! Piuttosto, ti suggerisco di lasciarla da sola in cella per tutta la notte, e vedrai che domattina avrà cambiato atteggiamento!", "E va bene, d'accordo! Ma solo perché è tua figlia, altrimenti avrebbe già fatto una brutta fine!". Chiamò Scarlett e le disse di rinchiuderla sottocoperta. Lei la prese per il vestito e, mentre la portava verso la cella, le disse: "Ti abbiamo accolta come se fossi una di famiglia e tu ci ripaghi in questo modo? Vergognati!", "Scarlett, io...", "Fa' silenzio! Se ti rivedo fare una cosa del genere ai miei figli, non avrò pietà per te!". La mise in prigione, chiuse a chiave e se ne andò. Celia si mise in un angolo, ancora scossa per ciò che era accaduto. Non voleva far del male a Charlie, ma visto quanto era insistente, aveva perso il controllo. 'Sono sempre più simile a mio padre', pensò, 'Ma che mi sta succedendo?'. Dopo un po', arrivò Bethany. "Ehi, ciao", le disse, "Va tutto bene?". Celia non rispose. Rimase lì, immobile. "Ti ho portato qualcosa da mangiare", continuò Bethany, porgendole una ciotola con dentro una buona zuppa di pesce, "Tranquilla, non è avvelenata. Nessuno ha intenzione di ucciderti. Almeno per ora". Celia, dopo un po', si avvicinò. Prese in mano la ciotola e, mangiando, le disse: "Grazie di avermi difesa, prima", "Ma ti pare? Conosco mio fratello, fa così anche con me, dopo un po' è veramente pesante da sopportare", "Senti, mi dispiace per prima, io...", "Stai tranquilla, non devi giustificarti. E poi, in fondo sapevo che non lo avresti ucciso. Quando ti ho detto di fermarti, lo hai fatto. Se volevi, potevi spingerti oltre, ma non è stato così", "Non era mia intenzione neanche aggredirlo. Non so cosa sia successo. Mio padre mi insegnò anni fa a dare vita alla mia ombra, ma non era mai successa una cosa del genere. Quando mi sono arrabbiata, la mia ombra è partita da sola all'attacco", "Dovresti fare più pratica, allora, e cercare di dominarla", "Hai ragione. Cercherò di stare più attenta, d'ora in poi". Chiacchierarono a lungo. Poi, quando Celia finì di mangiare, Bethany prese la ciotola e fece per andarsene. Dopo pochi passi, tornò indietro e le disse: "Lo sai? Non ho mai avuto una vera amica, prima. In mezzo ai pirati è raro trovare qualcuno con cui chiacchierare così bene". Celia, sorpresa, le rispose: "Tu mi consideri una tua amica?", "Certo! Perché, non ti sta bene?", "Mi sta benissimo. Solo non pensavo di esserti simpatica, soprattutto dopo ciò che ho fatto a tuo fratello", "Non pensarci più, non è successo niente. Tu mi piaci davvero. Con te sento di potermi fidare veramente. Posso parlarti di tutto ed essere me stessa. In mezzo ai pirati, beh, bisogna stare attenti a come si parla", "Grazie della fiducia che mi dai, ma non so se me la merito", "Non dire così! Ne ho conosciute di persone spregevoli, tra pirati so di cosa parlo. E ti assicuro che tu non sei così". Celia sorrise. Non aveva mai avuto amici in vita sua e parlare con Bethany la faceva stare veramente bene e si sentiva a suo agio. "Tutto bene?", le chiese Bethany. "Oh, sì, benissimo", le rispose Celia, "E' solo che nella mia vita mi hanno sempre trattata come un demonio. Tu, forse, sei la prima a dirmi che mi trovi simpatica e cose simili", "Beh, allora sei capitata bene qui. Ora devo andare, tu riposati. Vedrai che domani andrà meglio. A domani, cara", "A domani". Appena Bethany se ne andò, Celia rimase sola. Dopo quella chiacchierata con lei, si sentiva molto meglio. Qualche minuto dopo, sentì un rumore. Si girò e vide James e Aisha strisciare a fatica verso di lei. Entrambi avevano attaccato al corpo un sacchettino. Li aprì e ci trovò dentro alcune cose che le aveva mandato suo padre, assieme ad un foglio con scritto sopra cosa farci. 'Ma perché?', pensò Celia, 'Che strano, mi chiede di fare questo e non mi spiega neanche il motivo. Vabbè, meglio non fare domande'. Si mise al lavoro, eseguendo correttamente ciò che Facilier le aveva scritto sul foglio, con gli oggetti che le aveva mandato. Ci lavorò per quasi tutta la notte, poi si addormentò, con James e Aisha accanto a lei. Ancora non sapeva che la sua vita era in grave pericolo...
[continua]...
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