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1. Un incontro particolare

San Francisco, California. Un giorno come tanti. Facilier, mentre rimetteva in ordine il suo emporio, sorrideva pensando a sua figlia. Celia lo aveva riportato in vita e gli dava una mano in ogni cosa e non c'era giorno in cui non le fosse grato per questo. Era una ragazza veramente in gamba, lavorava molto e, dopo il lavoro, trovava anche il tempo di aiutarlo col suo emporio. Ancora non era riuscito a realizzare il suo sogno, ma stavolta era più fiducioso. Con l'aiuto di sua figlia ce l'avrebbe finalmente fatta e presto avrebbero avuto una vita ricca e felice insieme. Erano passati alcuni anni da quando si trovavano lì, ma ancora non aveva trovato un piano per controllare la città. Sospirò, sedendosi al suo tavolo e mescolando il suo mazzo di tarocchi. "Padre, va tutto bene?". Celia entrò nell'emporio. Aveva appena finito di lavorare ed era stanca. Facilier alzò lo sguardo. Non era più una ragazzina, ormai sua figlia aveva ventisei anni. Era un po' preoccupato anche per lei. Stava invecchiando e temeva di non riuscire a realizzare il suo sogno in tempo per permettere anche a lei una vita come si deve prima che fosse stato troppo tardi. Non sopportava più di vederla tornare a casa distrutta. "E' tutto a posto, tranquilla", le rispose, sorridendole. Celia, però, sapeva che qualcosa non andava. Ormai conosceva bene suo padre e capiva quasi subito quando era turbato. Si sedette di fianco a lui e gli disse: "Se qualcosa non va, puoi dirmelo. Abbiamo sempre parlato". Lui le diede una carezza e le rispose: "Va tutto bene, davvero. Stavo solo pensando a un piano per poter realizzare il mio sogno, tutto qua", "Niente di nuovo, allora", "Esattamente". Celia lo abbracciò, poi continuò: "Ce la faremo, padre. Vedrai", "Lo spero tanto, tesoro mio". Lei, sorridendo, andò a preparare la cena.

Quella notte, Celia non riusciva a dormire. Suo padre era sempre più depresso per questa storia e temeva che potesse accadergli nuovamente qualcosa di brutto se avesse cercato di seguire la strada più facile per fare più in fretta. Non riuscendo a chiudere occhio, si alzò e andò a sfogliare alcuni libri di Facilier, coi serpenti James e Aisha al suo fianco. Lesse nuove cose sul Voodoo, tra cui un incantesimo che non aveva mai sentito nominare, neppure da suo padre. Il libro in cui era scritto le era proibito leggerlo, anche se Facilier non le aveva detto perché. Diceva solo che era roba molto pericolosa e che anche lui ci stava attento. Celia, però, voleva comunque darci un'occhiata, avendo già letto quasi tutti gli altri libri. Lesse con attenzione. Quel rituale serviva per trasportarsi rapidamente da un posto all'altro, a proprio piacere. Poteva tornare utile, magari poteva usarlo per tornare a New Orleans un giorno, o anche per avvicinarsi facilmente al sindaco della città, direttamente in casa sua. Per poterlo fare, tra le varie cose serviva anche il bastone di suo padre per lanciare quell'incantesimo. Aveva sempre creduto che fosse un semplice bastone da passeggio, mai lo aveva usato per fare magie. In ogni caso, decise di tentare con quel nuovo rituale per dare una mano a suo padre, ignara del pericolo a cui stava andando incontro.

La mattina successiva, mentre Facilier andava in giro a leggere i tarocchi alla gente, Celia rimase a casa a provare l'incantesimo, con James e Aisha sulle sue spalle a farle compagnia. Suo padre aveva portato con sé il suo bastone, come al solito, ma per fortuna quell'oggetto serviva solo alla fine. Se Facilier si fosse accorto di ciò che stava facendo, di sicuro si sarebbe arrabbiato molto, ma se tutto fosse andato bene allora l'avrebbe ringraziata. Disegnò un cerchio per terra, si mise in mezzo ed eseguì il rituale fino alla fine. Tra le cose da fare, bisognava anche disegnare alla perfezione gli stessi simboli che c'erano sulla pagina dell'incantesimo, tutti all'interno del cerchio. Poi, serviva del sangue al centro di esso. Celia si fece un taglietto sulla mano e la appoggiò a terra nel punto indicato dal libro. Subito dopo, dinnanzi a lei apparve l'enorme mascherone dai denti acuminati, ma prima che Celia potesse dire qualcosa, la porta dell'emporio si aprì. "Celia, che stai facendo?!", urlò Facilier. Era tornato presto e, vedendo quello che stava facendo sua figlia, cominciò a sudare freddo. "Voglio solo aiutarti, padre", gli rispose lei, "Non posso più vederti stare male", "No, fermati subito! Non sai quello che fai! E' pericoloso!". Facilier corse verso di lei per fermarla, ma Celia, appena fu vicino, prese il suo bastone e, come ultimo gesto per completare il rituale, lo puntò per terra al centro del cerchio, rivolgendolo poi dalla parte della pietra verso l'enorme mascherone. Quello aprì la bocca, mostrando l'Aldilà. "Celia, che cosa hai fatto?!", gridò terrorizzato Facilier, "Non hai letto fino alla fine? Per spostarsi da un posto all'altro, bisogna sacrificare l'anima di qualcun altro, altrimenti sarà chi lancia l'incantesimo a morire!". Celia sgranò gli occhi. In effetti, l'aveva letta un po' in fretta l'ultima parte e la pagina era anche un po' rovinata. Volendo aiutare suo padre, aveva commesso il suo stesso errore. Terrorizzata, cercò di uscire dal cerchio, ma alcuni spiriti ombra uscirono dalla bocca del demone dai denti acuminati e afferrarono la sua ombra. Celia urlò, cercando di scappare. Facilier la prese per le mani e cercò di trascinarla lontano da lì. "Aspettate, vi prego!", gridò, implorando i demoni, "Vi porterò le anime che volete, ma vi supplico, lasciate andare mia figlia!". Quelli, però, non lo ascoltarono e trascinarono entrambi nella bocca del mostro. Una volta dentro, quello chiuse la bocca e sparì. Celia e suo padre erano entrambi finiti nell'Aldilà. Lei, avendo lanciato l'incantesimo, come aveva detto Facilier, poteva decidere in quale luogo teletrasportarsi, dato che suo padre era finito nell'Aldilà con lei e quindi poteva andarsene da lì, dicendo il nome del luogo in cui andare, ma non disse nulla. Sebbene terrorizzata, non aveva nessuna intenzione di lasciare suo padre in quell'orribile posto. Era tutto buio e spesso si sentiva ringhiare qualcosa. Facilier la teneva ancora per mano e lei lo abbracciò forte. Se restavano insieme, sarebbero riusciti a trovare una soluzione, anche se in quel momento sembravano perduti.

Mare che non c'è. In una bella giornata di sole, James e la sua famiglia stavano tornando con la Jolly Roger sull'isola del loro primo incontro, soprannominata da lui Family Island. Ci tornavano tutti gli anni, il giorno dell'anniversario della loro unione famigliare. Quando andavano lì, lasciavano la ciurma in uno dei nascondigli dei pirati, per poter avere la loro privacy, ma soprattutto non voleva che nessun altro vedesse il loro luogo personale. I bambini giocavano sulla spiaggia mentre James e Scarlett raccoglievano la frutta e si rilassavano. La sera accendevano un falò e cantavano e danzavano. Dal loro primo incontro erano passati alcuni anni. Ora Charlie e Bethany avevano diciotto e sedici anni e Glenn ne aveva sei. James era orgoglioso di tutti loro, crescevano bene ed erano sempre più bravi con la vita da pirati. Non era passato molto tempo dalla prima volta in cui insegnò a Charlie e Bethany ad infilzare qualcuno con la spada, e per fortuna non erano rimasti traumatizzati come era successo a lui da ragazzo. Per insegnare loro come si fa, lo aveva fatto nella maniera più tranquilla in assoluto, senza forzarli se non se la sentivano, non aveva nessuna intenzione di far loro del male, anche perché esperienze di questo tipo cambiano per sempre una persona e quindi stava attento su questo. Ci teneva molto a tutti loro e mai li avrebbe feriti in nessun modo, come anche avrebbe impedito a chiunque di far loro del male, altrimenti li avrebbe difesi in tutti i modi. Glenn, invece, era ancora troppo piccolo e decise di aspettare ad insegnargli ad uccidere, anche se il bimbo era impaziente di essere un vero pirata proprio come i suoi fratelli maggiori. Mentre aspettava che crescesse, gli trasmetteva tutta la passione per le opere Shakespeariane, proprio come aveva fatto Emily con lui, oltre a raccontargli le fiabe. Ben presto, Glenn cominciò a raccontare favole inventate da lui stesso. Proprio come suo padre, aveva talento su questo. James aveva insegnato a tutti i suoi figli tutto ciò che sapeva, oltre a dar loro un'ottima cultura, ripetendo continuamente che, anche se ora erano pirati, non dovevano vivere nell'ignoranza ed essere colti poteva rivelarsi un enorme vantaggio su chiunque. A Bethany aveva insegnato a suonare il suo clavicembalo e lei spesso suonava e cantava contemporaneamente. In più, come con Glenn, le leggeva le opere di Shakespeare e presto divenne un'entusiasta divoratrice di libri, poi divenne anche il cartografo e il navigatore della Jolly Roger. Charlie, invece, era diventato bravissimo a suonare il flauto e aveva anche imparato a cantare, tant'è che, crescendo, faceva cadere ai suoi piedi tutte le ragazze in questo modo. Inoltre, era da poco diventato il nostromo di fiducia di James, oltre ad essere il miglior musicista della nave.

Quel giorno, su Family Island, passarono tutti una bellissima giornata, ma verso sera James divenne serio in volto. "Va tutto bene, caro?", gli chiese Scarlett preoccupata. James si girò verso di lei. La sua dolce Scarlett. La amava davvero e non l'avrebbe mai abbandonata, né lei né i loro figli. Però c'era quel senso di colpa che lo consumava dentro, nato dall'aver abbandonato la sua dolce Elizabeth. Anche se ora le cose per lui erano andate meglio, non smetteva un attimo di pensare a lei e a come l'aveva trattata. Il suo primo amore, la dolce ragazzina che aveva salvato dall'Isola che non c'è. La meravigliosa fanciulla che sempre gli era stata fedele, e lui l'aveva lasciata sola. Anche se Elizabeth non si era arresa e aveva continuato la sua vita, James non smetteva comunque di incolparsi per ciò che le aveva fatto. Sorrise, poi rispose a Scarlett: "Va tutto benissimo, mio fiore. Davvero". Le diede una carezza e la baciò. "Meno male, amore mio", disse lei, ricambiando il bacio, "Sai, forse dovresti parlare con Bethany", "Perché? Cosa è successo?", "Ricordi i giorni scorsi, nell'ultimo porto in cui siamo stati?", "Certamente", "Ecco, aveva conosciuto un ragazzo, sembrava veramente innamorata, ma poi l'ha visto con un'altra e credo che non abbia ancora superato questa cosa". James, alzandosi, le disse: "Capisco. Non preoccuparti, ci penso io". Andò da Bethany. La trovò seduta vicino alla riva che osservava l'orizzonte, con lo sguardo triste. Si sedette di fianco a lei. "Ciao, Bethany", le disse sorridendo. Lei, senza voltarsi, gli rispose: "Ciao, padre". James, sorridendo, continuò: "Sai, quando ero poco più giovane di te, anch'io adoravo rimanere seduto sulla spiaggia ad osservare il mare. Mi rilassava molto". Continuò a parlarle. Bethany, ogni tanto, sorrideva ascoltando i suoi discorsi, ma poi tornava nuovamente seria e pensosa. "Tua madre mi ha detto cosa è successo qualche giorno fa", continuò James, "Non ti va di parlarne?". Lei, sospirando, gli rispose: "Non c'è niente di cui parlare". James le mise un braccio attorno alle spalle cercando di confortarla. "Lo sai che con me puoi parlare di tutto", le disse dolcemente, "Non tenerti tutto dentro, non ti fa bene". Bethany voleva molto bene a suo padre, ma certi discorsi li voleva evitare con lui. Alla fine, le scese una lacrima e gli raccontò quello che le era successo col suo fidanzatino. James le porse il suo fazzolettino rosa, poi la abbracciò, cercando di confortarla. "Li odio i maschi", disse poi Bethany. James, sempre abbracciandola, le rispose: "Quel ragazzino che ti ha fatto questo non la deve passare liscia, proprio no. Dovevi infilzarlo con la tua spada, almeno eri sicura che non l'avrebbe mai più rifatto. Non farti mai mettere i piedi in testa da nessuno", "Ti giuro, padre, che avrei tanto voluto, ma non ce l'ho fatta", "E' tutto a posto, tranquilla. Spesso i sentimenti ci frenano, ma vedrai che imparerai", "Una cosa che ho imparato è che non voglio più avere niente a che fare coi ragazzi, soprattutto se sono pirati", "Sei un pirata anche tu, ricordi? Non tutti i pirati sono così", "Sì, invece. Tutti disonesti", "Bethany, cara, ascoltami bene: da un disonesto puoi sempre contare che sia disonesto. Ma è da una persona onesta che ti devi guardare le spalle perché non sai mai che cosa potrebbe fare. E poi, tra pirati è raro trovare qualcuno che sia fedele, a meno che non si porti la famiglia con sé, come ho fatto io. Ma noi siamo speciali". Bethany sorrise. Dal discorso che James le aveva fatto, pensava a lui che aveva abbandonato la sua bis bisnonna, ma evitò di parlarne, sapendo quanto lo faceva stare male ricordare quell'episodio. Con lei, Charlie e Scarlett, però, era rimasto fedele e non li aveva mai abbandonati, rimediando in parte all'errore del suo passato. Lo abbracciò, poi gli disse: "Grazie, padre. Sto molto meglio ora". Lui ricambiò il suo abbraccio e le rispose: "Lieto di vederti di nuovo serena, figlia mia. Ora andiamo, gli altri ci stanno aspettando". Si alzarono e si diressero verso il resto della famiglia.

Passarono quattro anni. Tra arrembaggi e soste nei porti, James continuava a pensare a un modo per uccidere Peter Pan. Questa ossessione era tornata a tormentarlo e rischiava di perdere di nuovo se stesso. La sua famiglia lo sosteneva su tutto, però erano preoccupati per questa storia. L'ultima volta che aveva cercato di uccidere Peter, per lui era finita molto male. Pensarono a qualcosa che non avesse ancora provato contro quel moccioso. Bethany, grande amante della lettura, in mezzo al loro bottino nella stiva aveva trovato alcuni libri molto interessanti. Parlavano di magia, incantesimi diversi provenienti da tutto il mondo. Un giorno, trovò un libro che parlava del Voodoo. "Ehi, ancora qui a leggere?", le disse un giorno Charlie, prendendola in giro. Bethany, senza alzare lo sguardo, gli rispose: "Dovresti provarci anche tu, invece di fare il cascamorto con tutte le donne che incontri", "Almeno io, ogni tanto, me la spasso. Tu, invece? Vuoi già fare la zitella a vent'anni?". Dopo questa frase, lei prese la sua spada e gliela puntò alla gola, facendogli cadere il suo flauto di mano. "Ritieniti fortunato che sei mio fratello, altrimenti ti avrei infilzato come uno spiedino, proprio come l'ultimo che ha osato darmi fastidio!", gli disse minacciosamente. "Ma dai, scherzavo!", rispose lui, ridendo e tremando contemporaneamente. Bethany era molto più aggressiva di Charlie quando veniva provocata e con la spada era molto brava. Anche Charlie lo era, ma aveva un'indole più bonaria. "Per Giove e Saturno, che sta succedendo qui?". Era la voce di James. "Bethany, abbassa immediatamente la spada! Mai puntare le armi contro la famiglia!", "Ha cominciato lui!", "Se c'è un problema tra di noi, se ne parla! Ma senza minacce di morte! La famiglia è una cosa molto importante, lo sai bene!". Bethany, in preda alla rabbia, gli rispose: "Certo, e vogliamo parlare di quando hai abbandonato la nostra bis bisnonna Elizabeth? Si vede quanto era importante per te!". Charlie andò in subbuglio. James, dopo questa frase tagliente, estrasse la sua spada, la disarmò e subito dopo le tirò uno schiaffo. Bethany si portò la mano al volto, sorpresa. James non le aveva mai alzato le mani prima e questo gesto la fece rimanere molto male. Prese il suo libro e corse nella sua stanza. Una volta lì, si buttò sul letto e pianse. Sapeva della fragilità emotiva di suo padre e che uccideva a sangue freddo all'improvviso, a volte anche se solo qualcuno osava interromperlo. Si spaventò moltissimo, pensando anche a quanto fosse fortunata ad essere sua figlia, altrimenti, dopo una cosa del genere, chissà cosa avrebbe potuto farle se non fosse stata della famiglia. Dopo un po', sentì bussare alla porta e udì la voce di Scarlett che chiedeva se poteva entrare. Bethany non disse nulla. La porta si aprì e Scarlett entrò. Si sedette vicino a lei e le disse: "Bethany, capisco che prima eri arrabbiata, ma sai benissimo che certi argomenti non vanno toccati con tuo padre", "Lo so, madre. E' solo che Charlie non smetteva di prendermi in giro e poi papà sembrava che stesse dalla sua parte e mi sono sentita sola contro tutti", "Tuo padre non stava dalla parte di nessuno, cercava solo di mettere pace fra voi, e poi sei tu per prima che hai estratto la spada. Lo so, a volte Charlie provoca, ma non è cattivo. Ti vuole molto bene e lo sai. Ti è sempre stato accanto quando avevi bisogno di aiuto ed è sempre stato disponibile anche per aiutarti ad esercitarti con la spada", "Questo lo so, però non può permettersi di giudicare la mia vita. Lui fa quello che vuole e non gli dico nulla, e anch'io vorrei decidere da me come vivere, senza nessuno che critica le mie scelte", "Ci sarà sempre qualcuno che critica nella vita, ma questo non deve fermarci. Comunque, come ha detto prima tuo padre, la famiglia è molto importante. Tutte le famiglie litigano, ma questi momenti si superano, e senza uccidere nessuno. Mai e poi mai bisogna anche solo pensare di fare del male a un solo membro della famiglia. Ora ci parlo io con lui e cercherò di spiegargli che non era tua intenzione parlargli così, ma appena ti sarai calmata faresti meglio a chiedergli scusa. Lui ancora ne soffre per quello che ha fatto in passato", "Va bene, va bene. Più tardi mi scuserò con lui". Bethany si sentì un po' meglio, ma ancora era arrabbiata e delusa. Appena Scarlett uscì dalla sua stanza, rimase lì tutto il pomeriggio a leggere il suo libro. Appena finito, le venne un'idea. Pensò che, forse, usando la magia nera su Peter Pan, magari suo padre avrebbe avuto una possibilità questa volta. Più tardi, appena avrebbero fatto pace, gliel'avrebbe chiesto.

Nel frattempo, Scarlett parlava con James, seduta di fianco a lui nella sua cabina. "Bethany è molto dolce, ma è sempre stata anche vivace rispetto a Charlie. Quando è arrabbiata, ancora non si controlla in ciò che dice e fa, ma vedrai che non si ripeterà mai più". James, ancora offeso per il litigio con sua figlia, le rispose: "Io voglio molto bene a Bethany, non voglio mai vederla infelice. Non era mia intenzione schiaffeggiarla prima, ma quello che ha detto è stato parecchio grave", "Lo so, James. Vedrai che presto verrà qui a chiederti scusa e potrete fare pace", "Sì, Bethany ha un carattere forte, ma è anche molto educata. Lo farà, lo so. Lo ha sempre fatto dopo che sbagliava in qualcosa". Sorrise, guardando Scarlett. Poi, però, tornò serio e gli scese una lacrima. Lei se ne accorse e lo abbracciò. Si erano sempre sostenuti a vicenda in tutto, ma in questo periodo erano tutti sull'orlo di una crisi. James era sempre preso dal suo odio verso Peter Pan, peggiorando gli altri problemi che aveva già. "Ah, poi tra qualche giorno sarà il compleanno di Glenn", continuò Scarlett, "Dobbiamo preparare tutto per la sua festa", "Il nostro ometto cresce così in fretta. Gli cercherò un regalo stupendo che sicuramente apprezzerà", "Qualunque cosa gli regalerai, sarà fantastica per lui, mio bel capitano. A proposito, vado a vedere che sta combinando. Negli ultimi giorni andava sempre a nascondersi da qualche parte sulla nave. Ha sempre adorato giocare a nascondino", "Già, ancora è piccolo e vuol giocare. D'accordo, ci vediamo più tardi, cara", "E tu stai tranquillo, nel frattempo. Vedrai che tra poco Bethany verrà qui a scusarsi". Detto questo, Scarlett uscì dalla cabina. James suonò il clavicembalo per rilassarsi, cercando di non pensare a ciò che era successo prima. Pochi minuti dopo, Bethany bussò alla porta. "Avanti", disse James. Lei entrò e si sedette di fianco a lui. "Scusami, padre", gli disse con un filo di voce, "Non volevo dire quelle cose prima. Credevo che stessi dando ragione solo a Charlie e mi sono arrabbiata. Mi dispiace molto". James le sorrise, le diede una carezza e le rispose: "Scuse accettate, figlia mia. Comunque non preoccuparti, anche Charlie si è preso la sua bella sgridata. Ma la prossima volta, se c'è un problema tra di voi, non voglio più vedere nessuno puntare le armi contro nessun membro della famiglia, d'accordo?", "Sì, padre. Non succederà mai più, lo prometto", "Brava ragazza. Ora ti va di suonare un po' con me, come una volta?", "Molto volentieri, padre". Bethany si sedette anche lei al clavicembalo e suonò assieme a James. Suonarono per parecchi minuti. Lui, intanto, ricordava quando le insegnò a suonare anni fa e si commosse, vedendo quanto era cresciuta sua figlia. Allo stesso tempo, però, era preoccupato del tempo che volava via così velocemente. Voleva poter passare molto più tempo con la sua famiglia, ma presto non sarebbe più stato possibile. Aveva paura di morire, anche perché non sapeva cosa lo aspettava dopo. Spesso ripeteva a se stesso che morire poteva essere una grande avventura, ma non sempre la pensava così. Cercò di non pensarci e riprese a suonare assieme a sua figlia. Appena finito, lei gli disse: "Sai, padre: c'è una cosa di cui volevo parlarti", "Di che si tratta, mia cara?", "Ecco, nella stiva ho trovato un libro molto interessante e...". Non fece in tempo a finire la frase che qualcuno bussò alla porta. Era Charlie. "Padre, il ponte è pulito. Ora posso suonare un po' il mio flauto?", disse. "Un momento, giovanotto", gli rispose James, "Vieni qui". Charlie si avvicinò e James continuò: "Non hai niente da dire a tua sorella?", "Ah, sì. Scusami per prima, Bethany. Non volevo prenderti in giro, volevo solo ridere un po', senza volerti offendere". Lei, senza alzare lo sguardo, gli rispose: "Scuse accettate". James, alzandosi, invitò entrambi a stringersi la mano, da bravi fratelli. Charlie e Bethany obbedirono, poi James ricordò loro del compleanno di Glenn e di trovare un regalo per lui. Charlie sapeva già cosa prendergli, mentre Bethany ancora non ci aveva pensato. Decise quindi di parlare del Voodoo a suo padre un altro giorno, Glenn era molto più importante.

Qualche giorno dopo, lasciata la ciurma in un porto, festeggiarono Glenn tutto il giorno sulla Jolly Roger. Suonavano, cantavano e ballavano e il piccolo si divertiva molto. Arrivò il momento dei regali. Scarlett aveva preso per lui un bellissimo cappello da pirata, mentre Charlie gli aveva regalato un orecchino, dicendogli che era perfetto per un vero pirata. Bethany aveva trovato per lui dei nuovi stivali, e per ultimo James arrivò con la sorpresa più bella di tutte: gli porse una gabbietta e dentro c'era un bellissimo pappagallo. Glenn, tutto contento, prese la gabbia, ringraziando suo padre. "Come lo vuoi chiamare?", gli disse James, sorridendogli. "Lo chiamerò Jack. Sarà il mio migliore amico per sempre", "Gran bel nome, davvero. Trattalo bene e ti sarà fedele". Poi gli porse dei biscotti, dicendogli di dargliene uno. Arrivarono a sera, stanchi ma felici. La festa di Glenn era stata stupenda. Andarono a prendere la ciurma e ripartirono.

Qualche giorno dopo, Bethany si fece coraggio e andò a parlare a suo padre del libro che aveva letto, dicendogli che forse dovevano tentare questa cosa. Lui, serio in volto, le disse: "Ho sentito parlare di pirati che hanno avuto a che fare con il Voodoo, ma la maggior parte di loro non sono tornati indietro vivi, dopo aver preso questa strada. Non voglio avere niente a che fare con la magia nera", "Ma, padre...", "Ho detto di no! Niente malocchi o cose simili qui sulla mia nave! Non voglio che succeda niente di brutto a me o a voi!", "Questo lo so, ma è anche vero che le hai provate tutte contro quel moccioso di Peter Pan. E poi, il Voodoo potrebbe dare del filo da torcere anche a lui. Potremmo provare, e se lo faremo assieme andrà tutto bene, come abbiamo sempre fatto". James le prese la mano e continuò: "Bethany, cara, mi fa molto piacere che tutti voi vogliate aiutarmi, ma questa cosa è veramente pericolosa. Se qualcosa dovesse andare storto, io...". Bethany lo abbracciò e gli rispose: "No, padre. Ti prego, anch'io ammetto di essere un po' spaventata all'idea di provare, ma non posso più vederti stare male. Nessuno di noi. Vogliamo vederti felice. Proviamoci. Ho letto tutto il libro, dall'inizio alla fine. I giorni successivi ne ho trovati altri simili e so quanto basta. In uno di questi libri c'era anche il nome di una strega Voodoo, Tata Zulie, che abitava in un'isola del Mare che non c'è. Black Island, si chiama. Ho letto che era molto potente e che molti pirati si sono rivolti a lei, chi per essere invincibile in battaglia, chi per essere immortale. Se è ancora viva, potremmo provare a chiederle aiuto per questa cosa di Peter Pan". James, però, non ne era ancora convinto. Tutta questa cosa lo spaventava, mai nella sua vita aveva pensato di avere a che fare con la magia nera in generale, però forse poteva davvero rivelarsi una cosa utile per distruggere Peter e tutta la magia dell'Isola che non c'è. Forse stavolta avrebbe avuto un vantaggio in più verso quel moccioso. Sorrise, baciò sulla fronte sua figlia e le disse: "D'accordo, proviamoci". Lei, abbracciandolo, gli rispose: "Sul libro c'è anche la mappa per arrivare alla sua isola. Vado a prenderlo". Andò nella sua stanza a prendere il libro, poi tornò e lo porse a suo padre. Lui, tenendolo in mano, uscì dalla cabina, si mise al timone e, dopo aver fatto radunare la ciurma da Charlie, urlò: "Cambio di programma, miei squali! Facciamo rotta verso Black Island!". I pirati esultarono, anche se alcuni di loro erano spaventati, sapendo dove erano diretti. "Mollate gli ormeggi, cani rognosi!", continuò James, "Issate l'ancora, si parte!". Subito dopo, iniziò il loro viaggio verso Black Island.

Fu un viaggio molto lungo, ma dopo alcuni giorni approdarono a destinazione. James lasciò Glenn nella sua stanza, era ancora troppo piccolo e non voleva che gli accadesse nulla. Gli disse di rimanere lì al sicuro assieme a Jack finché non tornavano. Glenn, anche se a malincuore, obbedì. Voleva andare anche lui in questa avventura, ma non volle disobbedire a suo padre. Gettata l'ancora, scesero a terra in ricognizione. Sull'isola c'era nebbia ovunque e la sabbia era nera. "Ecco perché si chiama Black Island", intervenne Charlie. Trovarono alcune case disabitate, poi, poco più in là, ne videro una con una luce accesa all'interno. James ordinò alla sua ciurma di rimanere di guardia, mentre lui, Scarlett e i loro figli entrarono. Pareva non ci fosse nessuno, ma poi udirono un suono spaventoso, simile a un ruggito e al cigolio di una porta messi assieme. James, spaventato, si nascose dietro a Scarlett. "Chi va là?", disse una voce. Si girarono e trovarono seduta al tavolo un'anziana signora che li osservava. James, prendendo coraggio, uscì allo scoperto e le domandò: "Tu sei Tata Zulie?". Quella, ghignando, gli rispose: "Esatto, James", "Sai come mi chiamo?", "Certo, io so tutto. So anche perché tutti voi siete qui. Un unico obiettivo per te, caro capitano, assieme alla tua dolce famigliola", "Orbene, visto che sai già tutto, vengo subito al sodo: conosci un modo per liberarmi di Peter Pan una volta per tutte?", "Peter Pan, il ragazzino che non cresce mai. Ma certo, c'è un modo, ma ti costerà caro, James", "Il prezzo non ha importanza, dimmi quanto vuoi e sarai accontentata", "Non è il denaro ciò che voglio, ma un'anima umana". James cominciò a sudare freddo. Anche se spaventato, si mise davanti alla sua famiglia e urlò: "Non ti azzardare, strega! La mia famiglia non si tocca!". Tata Zulie rise, poi gli rispose: "Non ho detto l'anima di uno di loro, ma un'anima qualsiasi. Non agitarti, non torcerò loro un solo capello", "E se ti dessi l'anima di un membro della mia ciurma? Ti andrebbe bene?", "Ma certo, tu portamene uno e io penserò al resto. Poi ti dirò cosa ti serve contro Peter Pan". Detto questo, James mandò Charlie a chiamare Edward, il mozzo. Aveva lavorato bene a bordo della Jolly Roger, ma non si preoccupò a sacrificare lui. Portava lo stesso nome di Barbanera e, vista la brutta esperienza con quest'ultimo, decise di sacrificare il suo mozzo, non volendo più avere il minimo ricordo del suo ex capitano. Charlie lo fece entrare e, subito dopo, la strega gli disse di avvicinarsi. Poi lo fece sedere all'interno di un cerchio disegnato per terra, gli soffiò in faccia una strana polvere colorata e Edward si addormentò. Dopodiché, Tata Zulie eseguì un rituale dentro al cerchio. Prima di concludere, si rivolse a James: "Ora mi serve il tuo sangue". Lui, spaventato, si mise contro la parete, urlando: "Spugna, salvami!". Anche se non lo aveva più visto per molti anni dopo il suo tradimento, non aveva perso il vizio di chiedere il suo aiuto quando ne aveva bisogno, essendo stato il suo migliore amico e la sua figura paterna per molto tempo. Scarlett cercò di calmarlo, anche se non fu facile. "Mi bastano poche gocce, non ti devo mica uccidere", disse la strega, divertita. James, però, aveva paura del suo stesso sangue e non volle farsi nemmeno un misero taglietto. Bethany si sentiva sempre in imbarazzo quando suo padre si comportava così. Era un feroce pirata, ma quando aveva paura era peggio un bimbo di tre anni. "Coraggio, James", gli disse dolcemente Scarlett, "Tu chiudi gli occhi, non sarà una cosa tremenda", "No, non voglio!", "Fai uno sforzo, ti prego. Poi potremo sapere cosa ti servirà per vincere la tua guerra contro Peter Pan". James, aiutato da Scarlett, si fece fare un taglietto sulla mano da Tata Zulie. Lui teneva gli occhi chiusi e stringeva i denti, poi Scarlett gli coprì in fretta la ferita con una benda. La strega mise poi il sangue di James al centro del cerchio e subito dopo apparve un enorme mascherone minaccioso davanti a lei. "Quello che vi serve", disse poi, "E' un aiuto. Ma non un aiuto qualunque. Ora, direttamente dall'Aldilà, porterò qui per voi qualcuno che potrà aiutarvi là dove non siete riusciti da soli". Detto questo, recitò una formula magica e il demone spalancò la bocca, risucchiando al suo interno il corpo di Edward. Poi sputò fuori qualcosa. James notò due persone ai piedi di Tata Zulie, un uomo e una donna. Sembravano svenuti, ma pochi secondi dopo lui si alzò. Sembrava spaesato. Si guardò attorno e disse: "Dove sono? Che posto è questo?". La strega gli sorrise e gli rispose: "Ben arrivato, Dottor Facilier. Sei su Black Island, nel Mare che non c'è". Facilier, sgranando gli occhi, disse: "Black Island? Mare che non c'è? Di cosa stai parlando?", "Ti ho condotto io qui, direttamente dall'Aldilà. I signori qui presenti cercavano un aiuto per la loro guerra e qui entri in gioco tu. Ora sei al loro servizio, e anche tua figlia", disse lei, indicando Celia. Ancora era svenuta. Facilier si chinò verso di lei per svegliarla e, appena si riprese, anche lei si guardò attorno, completamente spaesata. Tata Zulie spiegò anche a lei la situazione, poi li presentò a James e alla sua famiglia. "Ora loro sono al tuo servizio", spiegò la strega a James, "Potrai chiedere loro ciò che vorrai, e se si rifiutano di obbedire ad un solo ordine, torneranno immediatamente nell'Aldilà. Praticano il Voodoo, proprio come me, e ti saranno molto utili". James li osservò bene. Pareva che non ci fossero trucchi, la strega non sembrava averlo ingannato, perciò si fidò. "Molto bene", disse, "Allora posso tornare sulla mia nave? O ti serve altro?". Tata Zulie gli rispose: "In effetti, qualcosa c'è", "Lo immaginavo. Cosa vuoi in cambio?", "Ogni mese dovrai portarmi il maggior numero possibile di anime umane. Se non lo farai, sarà la tua anima che prenderò, assieme alla tua famigliola", "Avrai tutte le anime che vorrai, non temere. Se questo è tutto, io ora andrei", "Ancora un momento, aspetta". La strega gli mise al collo un talismano. Sopra c'era disegnato uno strano simbolo. Poi prese la mano di Facilier e di Celia e ci fece sopra un marchio, lo stesso che c'era sul talismano. "Finché portano questo marchio, non possono scappare dal compito che è stato loro assegnato", spiegò, "Va', ora, capitano. E buona fortuna". Detto questo, James condusse fuori Facilier e Celia e andò verso la nave con la sua famiglia e la ciurma. Una volta a bordo, fece rinchiudere Facilier e sua figlia sottocoperta, dopodiché ripartì.

Facilier, ancora spaesato, si sedette, con la testa che gli girava. Cercava di capire se fossero davvero usciti dall'Aldilà. Sembrava tutto così assurdo, non poteva essere reale. Celia gli si sedette di fianco, spaesata quanto lui. I loro serpenti, James e Aisha, strisciarono lungo le loro spalle. Anche loro erano stati risucchiati nell'Aldilà assieme ai loro padroni. Ora Facilier e Celia erano prigionieri su una nave pirata, in un posto che nemmeno conoscevano, ed erano anche al servizio del capitano di quel vascello. Troppe cose stavano succedendo, e presto sarebbe accaduto molto altro...


[continua]...

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