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Rosa~Capitolo 2

Poi Mirco finita la pioggia incontra e si scontra con Licia e così…
Il dolce sorriso di Licia, nel loro pensiero ora c’è

Gaia aveva caldo, ma veramente molto molto caldo, ma non aveva intenzione di togliersi il suo giaccone, sebbene fuori ci fossero trenta gradi all’ombra.

Ed è solo maggio cazzo!

La scuola stava finendo, aveva tipo venti verifiche in una sola settimana e avrebbe dovuto essere a casa a studiare. E invece era in giro a farsi gli affari suoi mentre Gio se ne stava a casa di Brandon a fare il fidanzatino felice e innamorato.

Quel tipo mi sta monopolizzando l’amico! E io mi sono anche resa complice di questa cosa.

Si disse mentre si schermava gli occhi con una mano per proteggerli dal sole mentre passava davanti ad un bar pieno zeppo di persone.

Ma dimmi te, sabato pomeriggio e il centro pullula di gente. E io sono in giro perché la ciminiera vivente mi ha sequestrato l’amico. Che poi stanno sempre assieme, io non so, almeno questo weekend poteva lasciarlo a…

Prima ancora che Gaia potesse concludere il suo monologo interiore andò a sbattere contro qualcuno e sentì un qualcosa di freddo sulla giacca.

«Cazzo!»

Una voce maschile.

Ovvio! Ci mancava la figura di merda con un esponente del sesso opposto.

Pensò Gaia mentre riapriva gli occhi, che non si era resa conto di aver chiuso durante l’impatto, e si ritrovò davanti un ragazzo con un bicchiere di plastica in mano. Aveva la maglietta bagnata, così come lo era il suo giaccone.

«Merda! Mi dispiace, io…non stavo guardando dove andavo. Scusami, ti ripagherò il caffè, o qualsiasi cosa sia questa brodaglia. Davvero!»

Iniziò a dire parlando a macchinetta e sputando fuori le parole ad una velocità che avrebbe fatto impallidire lo stesso Eminem. Poi si bloccò di colpo e corrugò la fronte, nella sua mente, al ragazzo che aveva davanti, si sovrappose un’altra immagine, dello stesso identico ragazzo.

«Ma io ti conosco.»

Disse e Samir si passò una mano tra i capelli ricci imbarazzato da morire.

Gaia, invece, lo squadrava come se avesse davanti un alieno. Capelli ricci, pelle caffellatte, occhi marroni…cazzo sì che è lui!

«Sei quello della festa! Il ballerino. Merda, mi dispiace un sacco…»

«Tranquilla, non fa niente. Non era nemmeno tanto buono quel caffè.»

Provò a dire Samir ma ormai Gaia era partita in quarta e ci sarebbe voluto una bomba nucleare per fermarla.

«No, sul serio, a me dispiace moltissimo. Non volevo, dovevo stare più attenta e, cazzo, ho sempre il potere di fare queste figure di merda.»

Samir la guardò senza sapere che cosa dire, Gaia era così agitata che avrebbe potuto anche mettersi ad urlare e lei avrebbe continuato con il suo monologo di scuse.

«C’è…c’è qualcosa che posso fare? Per farmi perdonare intendo.»

Gaia non si rese nemmeno conto di che cosa aveva appena detto. Samir invece sì, e anche bene.

«Esci con me.»

La ragazza strabuzzò gli occhi e nella sua testa partirono un numero incalcolabile di pensieri, nessuno di questi era logico.

«Cosa?»

Il ragazzo si ficcò le mani in tasca e si strinse nelle spalle.

«Esci con me. Tipo appuntamento. Te lo volevo chiedere già alla festa ma sei sparita prima che io potessi avvicinarmi.»

Gaia rimase stupita da quella richiesta.

Un appuntamento? Con me? Ragazzo sei sicuro che non ti stai sbagliando con un’altra persona? E poi…alla festa? Quindi ti ricordi di me?

«Ah…io…sì, ok. Penso che si possa fare.»

Non sapeva veramente cosa dire e Samir sorrise intenerito nel guardarla. Se Gaia non fosse stata così sconvolta avrebbe notato che al ragazzo tremava la gamba per l’agitazione, ma, appunto, era troppo sconvolta per accorgersene.

«Posso…avere il tuo numero?»

Quel ragazzo era molto carino, Gaia lo pensava veramente, quindi perché non provarci? Perché non concedersi l’occasione?

Ci siamo scontrati come nei migliori film romantici…Gio non ci crederà mai.

«Sì! Certo, sì.»

Rispose in modo agitato tirando fuori dalla tasca della giacca il suo telefono e iniziando a sparare a raffica i numeri che Samir, con una velocità degna di flash, stava annotando sul suo telefono.

«Perfetto! Allora ti scriverò. Ci vediamo…mh, come hai detto che ti chiami?»

«Gaia.»

Il ragazzo sorrise prima di buttare il suo bicchiere di plastica nel cestino che gli stava accanto.

«Bè, allora ci vediamo Gaia. Io sono Samir, comunque.»

E detto questo il ragazzo se ne andò lasciando Gaia in piedi, in mezzo al marciapiede, con la giacca ancora bagnata di caffè ma con un sorrisetto ebete che le stava comparendo sul volto.

***

«Gaia respira! Non ho capito niente di quello che mi hai appena detto.»

Gaia se ne stava in piedi, nel mezzo del salotto di Brandon, tutta agitata e con Gio che la guardava cercando di capire che cosa gli stesse effettivamente raccontando. Brandon uscì dalla cucina proprio in quel momento con un bicchiere d’acqua in mano, anche se l’avrebbe voluto con tutto sé stesso, non poteva lasciare morire la migliore amica del suo fidanzato.

Gaia deglutì mentre riprendeva fiato e afferrava il bicchiere che il ragazzo le porgeva. Le immagini di pochi istanti prima si susseguivano ancora nella sua testa e il fatto che dovesse anche descriverle a parole non aiutava per niente.

«Il ragazzo, quello là che si è messo a ballare alla festa dell’altra sera, te lo ricordi?»

Gio annuì, non capendo bene che cosa centrasse mentre Brandon, che aveva già capito chi era quel tipo e che probabilmente in quel momento si trovava anche nell’appartamento di fronte al suo da Annabella, preferì abbandonare con la ragazza il fidanzato con la scusa di dare da mangiare ai gatti.

«Bene! Oggi l’ho incontrato un’altra volta, e non un incontro normale. NO! Ci sono andata a sbattere contro come una vera cretina facendogli rovesciare un bicchiere di caffè, ti rendi conto? Come nei film!»

Gio annuiva e spostava ogni tanto lo sguardo sul continuo movimento delle mani di Gaia che si stava agitando come uno spaghetto in cottura.

«Allora io ho iniziato a scusarmi, che cos’altro avrei dovuto fare? E lui mi dice che, per farmi perdonare, potrei uscire con lui! Ti rendi conto? Me l’ha detto così! In modo diretto!»

«Sì Gaia, di solito è così che fanno le persone che vogliono uscire con te.»

Le rispose Brandon dall’altra stanza mentre Gio se ne stava zitto e buono sul divano non sapendo nemmeno lui che cosa dire.

«Oh sta zitto ciminiera! A te ti ci sono voluti ottantasette aiuti per chiedere a Gio di uscire!»

Brandon non disse più nulla e Gio divenne rosso come un peperone.

«Comunque! Io non sapevo che cosa dire e lui mi fa che è dalla festa che me lo vuole chiedere! Significa che mi aveva già vista e che si ricorda di me! Non è strano ma bello allo stesso tempo?»

«Sì, effettivamente è molto carina come cosa.»

Rispose finalmente Gio prima che l’amica ricominciasse nuovamente a parlare sovrastando, ancora, la sua voce.

«E allora io gli ho detto di sì e ora lui ha il mio numero. Fine, penso…ah sì! Si chiama Samir.»

Gio sorrise e si alzò per abbracciare l’amica.

«Ma è fantastico Gaia! Il tuo primo appuntamento!»

«Lo so! E poi con un incontro così…te l’avevo detto che certe cose accadevano anche nella vita vera!»

Gio scosse la testa e si staccò dalla ragazza.

«Ok ok, per una volta che hai ragione ti lascerò avere ragione.»

«Garda che io avevo ragione anche quando ti dicevo che piacevi a Brandon. Sei tu che non mi ascolti.»

In quel momento il ragazzo ritornò in salone e Gio scosse la testa.

«Cos’è che pensavi su di me?»

«Ciminiera? Hai mai pensato di farti una fila di cazzi tuoi ogni tanto?»

«No Gaia, mai pensato. Anche perché senza di me ora non potresti sapere che il tuo principe azzurro è esattamente nell’appartamento di fronte in questo momento, visto e considerato che Annabella è sua amica.»

Nel vedere la faccia di Gaia in quel momento a Gio venne da ridacchiare.

«Siete uno a zero ragazzi.»

Brandon scosse la testa e gli circondò le spalle con il braccio stringendoselo addosso mentre Gaia ancora metabolizzava quello che le era appena stato detto.

«Vaffanculo Brand, e te lo dico dal profondo del mio cuore.»

Gio scoppiò direttamente a ridere e Brandon lo seguì a ruota mentre Gaia scuoteva la testa e cercava di farli smettere.

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