III
fire’s in your eyes
And this chaos, it defies imagination
(Panic station – Muse)
L’aveva oltrepassata. Così, senza uno sguardo, senza un sorriso.
Pochi minuti prima le era sembrato così gentile, così diverso da come appariva di solito.
La realtà era ben diversa: era il ragazzo che tutte le sue compagne bramavano, ma che era lontano, su un Olimpo che le ragazze come Angie non potevano raggiungere. Ragazze che credevano nel vero amore e che aspettavano ancora il principe azzurro.
Lui?
Quale principe?
Era lontanissimo dalle favole, dal romanticismo e da tutto il mondo incantato dei sogni.
In una favola lui, al massimo, avrebbe interpretato il giullare o lo scemo del villaggio.
Lei lo sognava, lo sognava in un mondo diverso da quello scolastico, sognava di poter cantare con lui, di unire le sue mani e le loro voci in una sola, bellissima melodia.
Si era sbagliata: pensava di aver scorto, oltre quella corazza e quella maschera da cattivo ragazzo, un pizzico di dolcezza.
Tutti questi pensieri la assillavano e la distraevano dalla lezione di latino. Appoggiata col mento sul palmo della mano, fissava la lavagna senza realmente interessarsi alla spiegazione, la sua mente volava e suonava canzoni tristi.
“Angie cara” sospirò Mary, stiracchiandosi le braccia, mentre echeggiava il suono della campanella, che segnava la fine dell’ora “ la speranza è per i sognatori e per chi crede nel mondo delle favole.”
“ No” dissentì aspramente, accigliano lo sguardo verso la finestra da cui si udivano le grida dei ragazzi che giocavano a calcio, tra cui poteva esserci lui, quasi sicuramente “ L’amore spera ogni cosa e…soffre ogni cosa” rispose ad occhi lucidi, girandosi verso l’amica.
La campanella aveva suonato la fine dell’ora e tutti i ragazzi uscivano dalle aule come fiumi, invadendo i corridoi.
“ Rock in the casbha! Rock in the casbha!” canticchiava il giovane James, camminando lungo il corridoio, muovendo la testa al ritmo della batteria dei The Clash che risuonavano nelle sue orecchie dalle cuffiette del suo I-pod, infilate durante la lezione di storia.
Peter aveva appena finito l’ora di chimica e correva verso l’amico, sventolando il compito, con gli occhi di un bambino che ha ottenuto la cioccolata dopo aver fatto il bravo.
“ James! Ho preso una B! Ho preso una B, ti rendi conto?”
Lo raggiunse ma sembrava che non avesse sentito nulla, continuava a camminare fissando gli occhi sull’ i- pod e a far scorrere le playlist.
James si bloccò di colpo in mezzo al corridoio semi vuoto, spalancando gli occhi dalla sorpresa. Peter gli si avvicinò aggrottando la fronte, cercando di capire cosa gli fosse successo, guardò nella direzione verso cui guardava l’amico.
Il moro iniziò a schioccare le dita, chiudendo gli occhi e battendo il ritmo con il piede destro. Si diresse verso un aula vuota seguito dal biondo.
Saltò sulla cattedra e, facendo sbarrare gli occhi a Peter, iniziò a cantare a squarcia gola. Immaginando di trovarsi su un palco, suonava la sua chitarra, immaginaria.
“Bury it, I won't let you bury it, I won't let you smother it, I won't let you murder it.
Our time is running out” James cantava come se fosse su un palco, circondato dai suoi fan e, soprattutto, dalle sue fan.
“ Adesso ho capito…” sospirò l’amico, mettendosi il palmo della mano sugli occhi.
Ogni qual volta il ragazzo sentiva quella canzone non poteva fare a meno di suonarla e di cantarla: era una delle sue canzoni preferite.
Quella voce graffiante arrivò all’orecchio di Larry che, avendo finito la lezione di arte, si dirigeva verso l’aula di chimica, con le mani dentro le tasche, con la visiera del suo cappellino abbassata. Sentendo la voce del suo amico si diresse verso l’aula di matematica, l’aula della Smith, la professoressa più severa dell’istituto.
Allungò il collo verso l’interno della stanza e vide James, come al solito, posseduto dalla passione per quella canzone sulla cattedra e Peter che lo intimava a scendere con le mani sui fianchi. Purtroppo anche Larry non poteva resistere, dopo tutto il ritmo c’è l’aveva nel sangue.
Passò oltre Peter, prese le bacchette che portava sempre con sé come un porta fortuna, e accompagnò l’amico battendo il ritmo sui banchi.
“ Larry ti ci metti pure tu?” sbuffò Peter aprendo le braccia e puntando gli occhi al cielo disse “ ma Tu c’è l’hai con me vero?”
“Bene, bene. Di nuovo Collins!”
La professoressa Smith era sulla soglia e osservava il giovane cantante sulla cattedra che si dimenava in ginocchio imitando Matt Bellamy.
Peter sgranò gli occhi e impallidì a sol sentire la voce stridula della professoressa.
“ E lei signorino Jacobs ? Non dice nulla?” continuò l’insegnante incedendo verso il ragazzo, al quale era gelato il sangue. Peter si girò lentamente, deglutì, e con lo sguardo di un bambino colto in flagrante col vasetto della marmellata sorrise mostrando la dentatura perfetta.
“ Miss Smith” iniziò, mentre James continuava la sua esibizione senza che si fosse accorto di nulla. Larry invece si drizzò nascondendo le bacchette dietro la schiena con gli occhi sbarrati.
“ Miss, la prego” il giovane si avvicinò alla professoressa congiungendo le mani, con occhi supplichevoli “ lei non sa, non può immaginare cosa voglia dire vivere 24 ore su 24 con un tipo del genere” commentò indicandolo con la mano, mentre James faceva echeggiare il suo miglior acuto.
“ Ha visto? È ridotto malissimo, ha bisogno di una ragazza! Una ragazza che gli cambi i connotati. Non mi ascolterà mai. Spesso l’ho incitato a vivere rettamente, ad usare il cervello e la logica. L’ho più volte redarguito dicendogli di non servirsi di quel calderone di passioni che si trovano nel suo Es. Le chiedo solo di dargli un’ultima possibilità. Abbia pietà di questo derelitto. So che padre Einstein, che ci guarda da lassù, le infonderà un flusso benefico tale che, sono sicuro, potrà portare alla salvezza una scimmia come James Collins”
La professoressa Smith ascoltò l’orazione del giovane con interesse e massaggiandosi il mento pensò ad una punizione a doc per la piccola rock star.
“ Mi ha convinto Jacobs! Ho trovato la soluzione perfetta per il qui presente Collins!” esclamò con un ghigno la Miss.
Le capacità persuasive di Peter erano ampiamente riconosciute come infallibili, ed anche questa volta era riuscito ad evitare la sicura espulsione della sua piaga che aveva le sembianze del suo migliore amico.
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