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Capitolo 9

Mi stiracchio rigirandomi un paio di volte sul letto. Guardo l'orologio digitale sul comodino. Le otto e trenta del mattino.

Sono in ritardo per la lezione.
Mi alzo di scatto ma ricado immediatamente sul letto colpita da un forte mal di testa, probabilmente per il continuo pianto e i ricordi di ieri ritornano come uno schiaffo. Uno dei tanti che mi ha dato ieri Gale.

Harley.

Mi giro verso la parte destra del letto constatando che è completamente vuoto.
Un sorriso triste mi curva le labbra e mi do della stupida per aver creduto anche solo per un momento che lui sarebbe rimasto.

Non vuole avere niente a che fare con me; non lo voleva due anni fa e non lo vuole neanche adesso.

Mi alzo lentamente massaggiandomi le tempie e barcollo verso il bagno.

- Lo sapevo che c'era qualcosa sotto. Ma non capisco perché non..

Seth si interrompe ed entrambi si girano verso di me.

- Ti sei svegliata - constata Harley alzandosi e camminando verso di me. - Come stai?

Ignoro Harley e aggrotto la fronte guardandogli la faccia. Gli prendo il viso tra le mani e 'delicatamente' gli sposto la testa da una parte all'altra per vederlo meglio.

- Che cosa..Seth! - esclamo arrabbiata verso il mio migliore amico. Alterno lo sguardo tra lui, il livido sulla guancia di Harley e il suo labbro medicato.

- Ho agito e poi ho chiesto - si giustifica passandosi una mano tra i capelli.

Faccio per sgridarlo ma lui mi interrompe subito. - E comunque non è questa la questione più importante di cui parlare. Perché non mi hai detto niente di Gile?

- Gale - lo correggo con una smorfia disgustata.

- Fa lo stesso. Allora?
Abbasso la testa e intreccio le dita dei piedi.

- Dovremmo andare a lezione - cerco una scusa per sviare il discorso.

- No tu non vai da nessuna parte - interviene Harley. - Hai subito un' aggressione meno di ventiquattro ore fa. Sei ancora sotto shock e sei piena di lividi, non ti muovi di qui.

- Amico, non darle ordini - dice Seth facendo emergere la parte iperprotettiva - E comunque, l'idiota ha ragione. Tu resti qui.

Osservo Harley e vedo la lampadina immaginaria sulla sua testa mentre capisce che 'l'Idiota' al quale mi riferivo l'altro giorno è lui. Il suo viso si fa più serio e mi guarda dritto negli occhi.

- Possiamo parlare? -
So già di che cosa. Guardo Seth in cerca di aiuto ma lui si limita ad alzare le spalle indifferente. Credevo che fosse dalla mia parte e che odiasse Harley.

- Non mi interessa di ciò che volete dirvi perciò non mi trattengo oltre.

Si affretta a prendere la sua cartella e a uscire da casa mia. - Vado a lezione - ci informa salutandoci con un cenno della mano. Stringo i pugni e mi mordo il labbro.

Cha amico fantastico!

- Hanna.. - tenta di prendere parola Harley.

- No - lo interrompo parando il mio palmo sul suo torace. - Ho subito un' aggressione da meno di ventiquattro ore.. - gli faccio il verso - .. e non sono in condizione di affrontare questo discorso.

Gli do le spalle e vado verso la cucina. Prendo del succo d'arancia dal frigorifero e un bicchiere riempiendolo quasi completamente.

- Tu mi piacevi sul serio -
Al sentire quelle parole il succo mi va di traverso e rischio di soffocare.

- Davvero? - ribatto sarcastica mentre cerco di riprendere a respirare. - Bel modo di dimostrarlo.

- Ero spaventato, okay. Era la prima volta che provavo un sentimento così.. forte per qualcuna e.. - si blocca.

- Si trattava di me, giusto? La ragazzina timida e studiosa, neanche particolarmente bella. Insomma, non ero il tipo di ragazza che tu frequenti di solito: non all'altezza dei tuoi standard - finisco per lui.

- No, assolutamente no. Non si trattava di questo - aggira il tavolo. - Tu eri all'altezza dei miei standard anzi ne eri pienamente al disopra. Sei stata la prima ragazza che a cui ho permesso di conoscermi come Harley, la prima che voleva parlare e stare con me solo perché le piaceva la mia compagnia e non il sesso. Io..io ero solo confuso.

- E per schiarirti le idee avevi proprio bisogno di portarti a letto la mia migliore amica.
Cos'era una specie di prova per constatare se i tuoi sentimenti erano veri o si trattava solo dell'attrazione del momento?

Rimane in silenzio e capisco di aver colpito nel segno. Scuoto la testa incredula e le lacrime minacciano di scendere nuovamente. Ma non voglio piangere ancora.

- Non sapevo fosse tua amica e quando mi sono reso conto che volevo stare veramente con te, era troppo tardi perché tu avevi già cominciato ad ignorarmi.

- Harley, quando mi hai rivista due settimane fa non ti ricordavi nemmeno chi fossi - lo accuso.

- Che cosa vuoi che ti dica? - urla alla fine esasperato. - È vero non ti ho riconosciuta ma non ti avevo dimenticata solo è passato abbastanza tempo e tu sei cambiata.

Fa una pausa per prendere fiato e calmarsi e io ormai non riesco più a trattenere le lacrime. Cavolo, perché sono così debole.

- Vuoi sentirti dire che sono un emerito idiota? Beh si, lo sono, Hanna, sono un idiota e mi dispiace.

Si avvicina ancora di più a me e ora ci troviamo a pochi centimetri di distanza.
I suoi mi scrutano sinceramente dispiaciuti per capire come reagirò e mi rendo conto che quelle iridi oceano mi fanno esattamente lo stesso effetto di due anni fa.

Dopo due anni mi trovo di fronte allo stesso ragazzo che mi ha fatto soffrire e nonostante il buon senso mi dica che è una cattiva idea penso bene di non ascoltarlo e lo bacio. Ho provato a dimenticarlo. Ci ho provato davvero.

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