Capitolo 7
- È andata più o meno così -
Ho raccontato a Seth tutta la storia e fino ad adesso non ha espresso la sua opinione. Odio il suo silenzio, è così silenzioso!
- Ora che cosa farai? - mi chiede finito il mio monologo. Raddrizzo bene il telefono sulla spalla e mentre penso ad una risposta riguardo nuovamente la "pratica" che mi è stata assegnata dal professor Hitchinks. Si tratta di un caso di natura civile e con l'utilizzo delle informazioni fornite dovremmo capire chi deve risarcire chi.
- Niente. Le cose ritorneranno come due settimane fa, lui ignora me ed io ignoro lui - sospiro. - Mi aspettavo che mi riattaccassi il telefono e andassi a picchiare Harley.
- Se me lo nomini ancora lo farò sul serio. Come si fa ad essere così idioti? - esclama alzando la voce infuriato.
- E lo chiedi a me?
- Tra Harley e Blane non so chi sia il più stronzo - borbotta.
- Ovviamente Blane - rispondo.
- Ehi, Harley ti ha usata come un fazzoletto.
- E Blane ti ha tradito - ribatto.
- Anche Harley indirettamente uscendo con la tua migliore amica appena il giorno dopo essere stato a letto con te.
- La nostra ex migliore amica - lo correggo, infastidita che abbiamo tirato fuori l'argomento Evelin.
- Tua - ribatte - a me non è mai stata così simpatica; la tolleravo solo perché c'eri tu.
- Grazie tante dello sforzo - borbotto ironicamente dando uno strattone per girare la pagina del libro che sto consultando.
- Quando parliamo di lei finiamo sempre per litigare. Cambiamo discorso? - propone.
- Sei tu che l'hai tirata fuori. E comunque no, non possiamo cambiare discorso; devo finire questo compito e mi stai distraendo.
- D'accordo secchioncella, ti lascio in pace.
- Grazie, ti voglio bene.
- Anche io me ne voglio - ridacchia per la sua stessa battuta. - Ci vediamo domani, notte.
- Notte. - Gli mando un bacio virtuale e chiudo la chiamata per poi appoggiare il telefono di fianco al libro.
Ed ora concentriamoci.
Il campanello suona. Ritiro ciò che ho appena detto.
Mi alzo lanciando un grugnito maledicendo chiunque sia venuto qui a rompere. Passando lancio un'occhiata all'orologio. Le nove meno dieci. Aggrotto la fronte pensando a se aspetto qualche visita ma non mi viene in mente nessuno, a meno che non sia Seth cosa poco probabile visto che abbiamo parlato appena cinque minuti fa.
Il campanello suona
nuovamente e accelero il passo per aprire a quell'impaziente dietro la porta. Afferro il pomello senza neanche interessarmi di chi sia e socchiudo la porta tanto da poter vedere di chi si tratta. Il sangue mi si ghiaccia nelle vene quando riconosco la persona. Richiudo immediatamente la porta ma lui fa in tempo a mettere il piede e a bloccarla.
Cerco di spingere il più forte possibile ma la sua forza è maggiore e gli riesce facile aprirla completamente.
- È così che accogli il tuo ragazzo?
Tutto questo è impossibile. È un incubo.
- Noi due non stiamo più insieme, Gale.
La mia voce appare tremante benché avevo cercato di essere decisa.
- È proprio per questo che sono qui..per chiarire.
- Non c'è niente da chiarire. Vattene - affermo indicando la porta.
- No - urla di rimando. - mi hai lasciato e sei scappata senza dire niente. Non è stato molto carino da parte tua - biascica.
- Mi hai picchiata Gale! - E per poco anche stuprata. - Dovresti ringraziarmi per non averti denunciato.
Ride e si avvicina ancora di più a me barcollando. È ubriaco, come quella volta.
Mi afferra per un braccio e porta il viso all'altezza del mio.
- Ti ho già chiesto scusa - si giustifica riferendosi ai numerosi messaggi e chiamate fatte e a cui non ho risposo. Stringe la presa sul mio braccio. - Quindi ora devi tornare da me.
- No, lasciami. Mi fai male - piagnucolo mentre mi contorco cercando di liberarmi.
- Noi due siamo fatti l'uno per l'altra. Tu devi stare con me - dice a denti stretti.
Scuoto la testa energicamente. È completamente impazzito.
- Perché? - mi afferra per le spalle scuotendomi. - Perché non vuoi più stare con me?
Avevi detto di amarmi - mi urla in faccia prima di scaraventarmi all'indietro.
Sbatto contro il tavolino, facendo cadere il vaso che si rompe rovesciando tutti i fiori e bagnando per terra e atterro sul pavimento.
Sento una fitta di dolore al braccio e le lacrime cominciano a scendere copiose sulle mie guance.
Gale comincia camminare avanti e indietro davanti a me borbottando frasi sconnesse poi si ferma improvvisamente e si china.
- C'è un altro, non è così?
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