III
Venti giorni e altrettante telefonate dopo, Simone ha una sola certezza, che a Manuel piace raccontargli di ciò che fa.
Dalla registrazione di nuovi audiolibri, alla tournée nei teatri che finalmente sta per terminare e che lo riporterà a Roma dopo oltre un mese di lontananza, non omette nessun evento.
Simone annuisce e stringe la cornetta più forte che può.
D'altronde non ha niente di particolare da dire per contraccambiare.
Delle sue giornate spese prima sul divano con Paco e dopo a correggere bozze di altri autori che - tra slanci di audacia e botte di autostima - sono arrivati più lontano di dove lui arriverà mai, l'unica parte interessante è racchiusa nello squillo metallico del telefono di casa.
Quello che più o meno verso le 22 risuona nel silenzio come la più dolce delle melodie.
L'indolenza covata durante le ore di luce si dissipa finalmente in polvere impalpabile sotto le carezze che la voce calda dell'altro gli regala.
Un dettaglio comunque lo nota sempre in ogni loro conversazione: Manuel non ha mai detto di essere impegnato con qualcuno.
Non ha detto nemmeno di non esserlo, pensa sconfortato.
Simone in questo dubbio si lascia cuocere per giorni interi, perso fra le tante telefonate e con la curiosità sempre lì a premergli sul petto.
Manuel intanto gli confida che manca sempre meno al suo rientro in città e che ne è entusiasta.
Lui concorda, Roma è bella - dice - specialmente d'estate, le strade vuote sembrano più grandi e pure le opportunità infinite.
E nel mentre che parla un po' di coraggio tenta di darselo davvero.
La soppesa sulla punta della lingua umida la domanda che vorrebbe porre, la carica come un colpo in canna pronto da scagliare.
Finché un altra, diversa, arriva ad azzittirlo.
Che diritto ha di chiederlo?
Alla fine è solo lui l'innamorato perso qui.
Lui a costruirsi futuri immaginari con uno che manco lo pensa.
E' sempre lui a-
"...io la prima cosa che faccio appena torno sarà venire da te. Non ne posso più di sentirti soltanto."
Oh.
Non lo trattiene Simone il sorriso che gli mangia la faccia e il tremolio alle cupole delle ginocchia che quasi battono fra loro.
"Tu da me?" prova poi ad accertarsi timidamente, temendo di aver capito male.
"Io da te. Sempre che tu voglia, ovvio."
E' il miao breve e acuto di Paco che decide di abbandonare la postazione sulle gambe, ad accavallarsi sul suo assenso e a far sbuffare una lieve risata dall'altra parte.
"Credimi certe sere mi pare di impazzire" continua Manuel dopo un attimo di pausa e inconsapevole della reazione che queste parole provocano "ti tirerei fuori dalla cornetta se potessi... per guardarti, toccarti, averti." enfatizza l'ultima parola con un tono serio che scioglie le gambe di Simone come due fragili ghiaccioli "Simò io ti voglio così tanto. E tutto. Sono stanco di dovermi fermare invece a sentire solo la tua voce e a farmela bastare sempre lì, chiusa in una cabina in mezzo alla strada o in uno stupido telefono di hotel" mormora piano "il tuo nome incastrato tra le mie labbra solo quando ci telefoniamo o quando-"
Freme sul posto per l'improvviso azzittirsi di Manuel e "quando?" sollecita irrequieto.
Gli sembra di star bussando sui vetri di una macchina appannata con lo squittio che emette, di alzarsi da una platea di silenziosi spettatori e intromettersi impunemente nella privacy di un monologo che nemmeno lo riguarda tanta ne è l'intensità.
Che forse ha pure capito dove sta andando a parare, ma è così difficile accettare che frasi del genere possano essere per lui, da necessitare un chiarimento, un'evidenza lampante del loro significato.
"Quando sarò lì da te" lo sorprende però Manuel sterzando bruscamente rispetto al percorso previsto "ti vorrò guardare negli occhi e prendere le mani."
"Potrai- potrai farlo" rassicura Simone aggrappandosi alla cornetta manco ne andasse della sua vita e cercando di calmare i palpiti del cuore e non solo per i pensieri appena prodotti.
"E vorrò dire il tuo nome, continuamente" insiste Manuel come se fosse in trance "ma tu non potrai dire il mio..."
"Io- io non potrò?"
"No" conferma affannato "che quella bocca rossa rossa ce l'ho stampata in testa da settimane e aspetto solo di vederla attorno al cazzo mio Simò" quasi ringhia "stretta e soffocata mentre te lo butto giù in gola e tu mi implori di non fermarmi e io non mi fermo finché sta voce meravigliosa che hai non scende almeno di qualche tono."
Ed è disorientante la facilità con cui le parole gli scivolano dalle labbra.
Fluide, ma certe, come se non stesse paventando una possibilità, ma piuttosto acclarando un evento cui manca solo lo scorrere del tempo affinché si compia.
Simone da questa granitica convinzione rimane travolto senza speranza di ripresa.
Il fiato gli si mozza in gola e avverte un familiare formicolio intorpidirlo dallo stomaco giù fino al bassoventre.
"Manu" lamenta in un guaito che non conosce pudore o decenza "Manu ti prego"
E' delirante, ubriaco d'amore ed estasi per qualcosa che non ha mai avuto contorni definiti o consistenza tangibile, ma che a lui non è mai parsa così vera.
"C'hai sti occhi enormi che li voglio solo vedé piagne tanto che te devi sforzà per me, mh?"
Ma la forza di rispondere Simone non la trova perché quel soffocamento promesso e solo rimandato a data da destinarsi, crede di starlo vivendo ora, con lo sguardo bagnato e fiero verso l'alto e la gola occupata fino all'inverosimile.
"E tu ti faresti venire in bocca, si?" incalza Manuel annaspando a sua volta "ti piacerebbe Simò?"
"Si... tantissimo"
"E invece no" lo contraddice sadico "che io più di tutto te voglio scopà, stringerti forte quei fianchi morbidi che hai e poi venirti in mezzo alle gambe e guardarti così pieno di me per dirti che sei tutto mio e non ci puoi fare niente."
E nel frattempo che annega nel mare di parole confezionate da Manuel per lui, Simone riesce a ripeterne solo una disperatamente.
"Quanto sei bravo... bravissimo" lo incoraggia la voce calda dell'altro "dillo bene il nome mio mo che puoi... facciamolo sentire pure ai vicini, mh? Glielo vuoi dire pure a loro di chi sei tu?"
Simone annuisce, chiama ancora "Manu", poi protende un braccio verso il basso e neanche arriva bene con le dita nei pantaloncini gonfi che già sta sciogliendosi contro il tessuto spesso dei boxer neri.
Porta una mano sul viso e lo copre subito, quasi a nascondere la vergogna.
Si è eccitato come un ragazzino e Manuel invece-
"Sto venendo... dio sto venendo" sente ansimare e per poco non gli cade il telefono dalle mani.
Una litania di "Simone" arriva febbricitante alle sue orecchie rosse e incredule.
E mai il suo nome ha avuto un ruolo tanto rilevante, un uso così convinto.
Che se ne avesse le forze probabilmente si darebbe piacere ancora e ancora.
Sul finale "dentro di te... voglio venire dentro di te" riesce a malapena a stringere di riflesso i muscoli chiamati in causa e mugolare piano, come se la richiesta ricevuta varcasse i confini del telefono per giungere direttamente nel suo ventre accogliente.
E' con una mano scorsa fra petto e stomaco, a riposizionare tutti gli organi dislocati da questo momento incredibile, che riprende fiato.
"Simo" esordisce Manuel dopo essersi ricomposto pure lui.
"Mh?"
"Dimme che non c'era Paco vicino..." mormora facendolo scoppiare a ridere.
"Sta dormendo sul divano" lo rassicura diventando comunque paonazzo in volto "io ci sto attento a-"
"Domani che sarò a casa" lo precede Manuel con fermezza "dovremo mettere na bella chiave alla camera da letto. Che non vorrei mai traumatizzarlo... gli animali so come i figli, mica le devono vedé certe cose... sei d'accordo?"
E Simone d'accordo lo è pure, anche se pensa che tra una telefonata e l'altra deve essersi distratto troppo, perdendosi così il momento in cui questa bettola dove vive è diventata casa anche per Manuel e Paco anche il suo gatto.
"Vuoi- vuoi venire qui?" soffia piano, col timore di distruggere un'atmosfera che non saprebbe più ricreare altrimenti.
"E dove altro dovrei andare sennò?" è l'ennesima replica che non lascia spazio a dubbi seguita però da un suono smorzato, sofferto in grado di metterlo subito in allarme.
"...Manu? Tutto bene?"
"Io non- Simò tu me lo devi dire se sto correndo troppo, mh?" supplica spiazzandolo "Se ti sembro un pazzo che si è infilato di prepotenza nella tua vita dopo che ha perso la testa per i tuoi occhi e la tua voce. Se ti faccio pena magari perché ti sembro solo e ti cerco sempre... Hai capito che intendo, no?"
Simone, occhi sbarrati e fissi nel vuoto, per la prima volta ha capito davvero.
Ogni dichiarazione celata dietro quelle parole ammalianti e che credeva di aver afferrato, lo colpisce invece solo ora e pure in pieno petto con la sua potenza devastante.
Le parti si sono invertite - realizza stravolto - adesso è lui il conforto di Manuel.
L'urgenza di dire la sua, di rassicurare l'altro con dolcezza è talmente impellente da quasi farlo strozzare.
Le ordina alla rinfusa le lettere che cerca, le rilascia con una fretta incomprensibile, costringendosi poi a prendere un respiro profondo e ripartire.
"Io sono mesi che riesco a dormire solo se prima ti sento" scandisce più chiaramente che può mentre Manuel emette un sospiro sorpreso nella cornetta "mesi che ti idealizzo e ti dò forma Manu... all'inizio eri alto e biondo, poi avevi gli occhi azzurri e il naso sottile, ma alla fine c'era sempre e solo questa immagine ferma in testa e non sapevo se avrebbe mai corrisposto a te, eppure una parte di me era certa che saresti stato proprio così e-"
"E ti va bene?" e la punta di insicurezza a colorare il timbro è talmente inedita che Simone si chiede da quanto tempo anche Manuel covasse dubbi mai chiesti, proprio come ha fatto lui.
"Certo che mi va bene... pure parecchio" ammette subito, non volendogli lasciare il tempo di fare altre elucubrazioni.
"Non ne sei... che ne so, deluso?"
"Ne sono innamorato Manuel."
E' cosi onesto nel suo ammetterlo che nemmeno si premura delle eventuali conseguenze spiacevoli di questa estemporanea presa di coraggio.
Per quanto prematuro, lui sa di amare Manuel e-
"Anche io lo sono."
e che Manuel ama lui.
"...Si?"
"Da matti Simò."
E matti ci si sentono davvero mentre si sorridono al telefono e si ascoltano sospirare senza aggiungere altro.
Come se avessero messo fuori la testa dall'acqua e finalmente potessero riempirsi i polmoni d'aria.
Tanto basta a far sorridere entrambi.
*
Le ha pulite fino allo sfinimento le finestre del piccolo salotto Simone.
Si è impegnato oltremodo a riordinare la scrivania piena di bozze lasciate lì a marcire e a dare un senso all'ammasso informe di tomi che precariamente pendeva dall'esile libreria in corridoio.
Ha pure infilato un minuscolo fiocchetto in raso addosso a Paco che ora lo guarda offeso mentre sembra uno di quegli impressionanti conigli pasquali tenuti in ostaggio da carta velina.
Certo, non era tra gli obiettivi del giorno farsi odiare dall'amato micio, ma l'ansia ha preso il sopravvento e il confine fra le azioni sensate e quelle inutili si è dissolto sotto i suoi occhi inquieti.
E' intento ad allacciare e slacciare compulsivamente i primi due bottoni della camicia, a decidere che tipo di messaggio dare - se lasciare un'ammiccante accenno di peluria scoperta o tenere la parvenza di un povero castigato che non hai mai visto mondo - quando il citofono suona feroce facendolo quasi sbattere di testa alla lastra di vetro.
L'ansia gli balla nella pancia mentre si accosta allo stipite della porta e attende sul pianerottolo.
Che non ha ancora capito in che modo dovrebbe presentarsi.
Stringere la mano è anni luce da ciò che vorrebbe fare, ma cercare da subito un approccio diverso nemmeno gli pare il caso.
La scomoda scelta comunque gli viene strappata via dalle mani quando, senza neanche capire come, si ritrova premuto contro l'anta alle spalle e Manuel che annunciandosi solo con un incantato "amò" lo attira in un bacio violento.
Gli ansima addosso mentre la valigia scivola a terra senza cura, lo stringe dalla vita e lo solleva per caricarselo in braccio.
Simone intanto sente di star vivendo un'esperienza extra corporea, preso com'è a farsi travolgere da un contatto che neanche nei sogni immaginava tanto passionale.
Intreccia le gambe sul fondoschiena dell'altro e spinge il bassoventre in avanti per ricevere una minima frizione.
"Entriamo..." annaspa Manuel staccandosi appena "entriamo dentro o finisce che ti prendo qua."
E lui disperato com'è manifesta tutto il suo assenso cercando ancora le labbra schiuse e gonfie del compagno.
Che però le scansa.
"Tu vuoi questo" attesta sorpreso e con occhi infuocati "eh Simò?" provoca mordendogli il lobo adornato di cerchietto "ce vuoi incasinà subito coi vicini, è vero?"
Simone non sa manco più a cosa sta annuendo ormai, per cui si limita solo a socchiudere le palpebre e lasciarsi andare a qualsiasi volontà Manuel decida di avere.
"Non pensare nemmeno per un attimo che non ti scoperei pure qua" sente sussurrare all'orecchio "ma mo non se po' fa... mo me voglio solo mette in mezzo alle cosce tue e farti venire ancora e ancora finché non piagni..." confessa tutto d'un fiato facendolo avvampare.
E "va bene amore mio?" conclude con un tono antitetico alle azioni furiose che sta compiendo.
A questa domanda comunque Simone non si fa cogliere impreparato e il "va benissimo" che pigola gli esce dritto dal cuore e le lacrime che già cominciano a pizzicargli gli occhi altro non sono che il preludio di quanto avverrà di lì a poco.
Tanto basta a Manuel per sbatterlo un'ultima volta alla parete e poi portarlo dentro casa ancora avvinghiato al suo corpo.
E' barbaro nei gesti con cui gli tira i capelli e "ti giuro che non vedo l'ora di vedere tutto amò, te lo giuro... ma mo dimmi solo dove cazzo sta la camera da letto" chiede trafelato.
Simone, fremente quanto lui, solleva un braccio verso il corridoio, pronto ad indicare la stanza socchiusa che li attende e-
"Miao" lo scampanellìo di un collarino lo interrompe.
Manuel da questo rumore viene ammaliato come da un incantesimo.
Quasi lo smolla lì a terra in mezzo al salotto per piegarsi di corsa sul cucciolo che gli sta bellamente martoriando le caviglie.
Un attimo prima sembrava dovesse abbattere ogni ostacolo sul suo cammino pur di arrivare a letto e quello dopo è curvo sul pavimento con il naso rivolto al gatto che continua a strofinarsi su di lui.
Gli occhi sono immensi mentre carezza Paco con tutta la calma del mondo e gli sussurra a ripetizione "ma come sei bello con questo collarino tu... come sei bello..."
Simone è indeciso se mettersi a piangere dalla felicità, chinarsi lì con loro o sperare di ricevere lo stesso trattamento quanto prima.
L'ultimo pensiero alla fine è quello che prevale.
"Posso avere anch'io una coccola?" mormora infatti abbassandosi fino a battere con le ginocchia a terra e lo sguardo impertinente rivolto verso su.
Imbroncia il viso meglio che può e, senza mai distogliere l'attenzione da Manuel che adesso lo osserva in trance, porta entrambi i palmi delle mani sul pavimento.
"Puoi metterlo anche su di me un collarino se la cosa ti fa piacere..." aggiunge piegando il capo e con un piccolo sospiro che sembra finire direttamente nella bocca dell'altro che la spalanca allibito.
Non fa in tempo a perdere definitivamente ogni dignità con un impercettibile miagolio che già Manuel gli ha intrappolato il viso in una stretta ferrea e ficcato la lingua in gola.
Lo prende di forza dal pavimento, se lo carica di nuovo in braccio e "a scenata di gelosia per il micio amò? Davvero?" ride incredulo portandolo nella camera.
Che chiude a chiave.
E' troppo impegnato a tenersi alla testiera del letto e piangere Simone, mentre Manuel - soffocato fra le sue cosce - gli scava l'anima un colpo di lingua alla volta, per rendersi conto che la voce che ha sognato per mesi è viva e presente con lui.
Ci vorrà qualche ora prima che, dalla sua posizione comoda e appagata contro il petto del compagno, realizzi davvero quanto successo.
I bisbìgli confortevoli che sente direttamente nell'orecchio e la mano che scorre leggera dalla base del collo fino alle ultime vertebre della schiena gli danno immediata percezione della realtà del momento.
Lo intenerisce il ricordo di tutte le sere spese ad abbracciare in solitudine la piccola cassettina ancora chiusa nell'armadio.
Sembrano una vita fa quei giorni cupi, così come ogni altro vissuto senza conoscere Manuel.
Manuel che adesso però, sollevandosi di scatto e travolgendolo nei movimenti, si precipita come una furia verso la porta.
Simone quasi ci cade dal letto tanta è la velocità con cui si tira su a sedere.
"Do- dove vai Manu?"
"E dove vado..." ribatte senza neanche girarsi "a prendere Paco amò, così possiamo metterci a dormire."
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nota dell'autrice:
che cosa devo dire se non NANNI PERDONAMI PER FAVORE???
Grazie sempre, sempre, SEMPRE, di tutto l'affetto.
Lo avverto più forte che mai e ci provo più che posso a rendermene meritevole.
Non è detto che ci riesca ogni volta.
P.s: Il titolo viene da un brano di The Weeknd.
P.p.s: 🥔🥔 vi amo ♥️
Ciao! 🧚♀️
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