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Call Me, Please?- pt. 2

Gabi riprovò tre volte a richiamare Aitor prima di arrendersi.
Una nel mentre che si avviava a casa.
Una proprio lì, dopo esser stato accolto affettuosamente dai genitori ed essere entrato nella propria camera, lasciando il materiale sparso qui e là, tutto il contrario del generico ordine in cui, in altre situazioni, lo avrebbe disposto.
L'ultima chiamata era stata a sera tarda, scorrendo tra l'annoiato ed una sensazione di angoscia in mezzo alla quintalata dei messaggi del gruppo whatsapp, sperando di trovarne almeno uno di Aitor, sempre senza risultato... e trovandosi a pensare che, magari, avrebbe potuto fare un altro tentativo.
Il cellulare dell'altro non aveva neppure squillato: era subito caduto nella segreteria telefonica.
Ancora.
Quella voce risultava davvero insopportabile per Gabi, ogni volta che la sentiva un po'di più.
E quindi le risposte rimasero esattamente zero.
Zero spaccato, proprio come zero erano stati i momenti in cui l'azzurro era anche solo apparso online: L'ultimo accesso, puntato alle 14:40, lampeggiava davanti al suo sguardo, danzando, quasi prendendolo in giro.
Zero.

Solo pensare a tale numero gli stringeva lo stomaco ed il petto in una morsa soffocante, riportandolo a fissare lo schermo del cellulare con insistenza, sperando che qualcosa potesse cambiare.
Percepiva un enorme peso su di esso, qualcosa che non sopportava, qualcosa che non permetteva che lui respirasse decentemente, tanto che quasi soffocava.
Gabi non riusciva a capire di preciso perché continuasse a stare cosí male.
Non afferrava il motivo per cui il suo corpo, la sua mente, il suo pensiero in tutte le sue sfumature, rigettassero cosí follemente il fatto di non aver ricevuto la possibilità di dire qualcosa di decente ad Aitor... E soprattutto di...
Di cosa? Accettare i sentimenti dell'altro ? Rifiutarli con garbo, cercando di non offenderlo e provando a rimanere amici? Ma erano amici, in partenza?
Il rosa era così confuso... Tutto questo scannarsi la testa per una soluzione gli stava facendo venire la nausea e perfino dei giramenti.
Cosa avrebbe dovuto dirgli, nel caso in cui fosse riuscito a rintracciarlo?
Lui non lo sapeva.
Non lo sapeva proprio per niente, cosa alquanto fastidiosa, anche perché proprio lo faceva sentire alle strette, incapace di formulare un pensiero sensato.
Diamine, forse era un bene che Aitor non avesse risposto ai suoi tentativi di telefonata... Avrebbe finito soltanto per fare una lunga chiamata di puro mutismo e poco altro, con anche più disagio di quanto il giovane dagli occhi oro doveva aver provato a quella stupidissima domanda che Gabi gli aveva fatto - quello 'Stai Scherzando?' continuava a ruotargli per la mente senza sosta, facendogli desiderare di poter tornare indietro nel tempo ed annullarlo, in qualche modo -.
Però.
C'era un però.
Il centro del suo petto continuava a fargli male in ogni caso.
Non riusciva a sopportarlo.
Nascose la testa nel cuscino, premendola contro la sua consistenza con frustrazione, sperando di riuscire a dormire.

Ma nulla da fare.
Sembrava proprio incapace di prendere sonno: la sua mente non si spegneva, cercava qualsiasi vibrazione che potesse essere emessa dal cellulare, sperava in qualcosa di cui non aveva idea se ci sarebbe stata l'occasione, se dopo quella risposta, semplicemente, Gabi avesse ferito Aitor al punto tale da non poter neppure leggere il suo nome.
Sbuffò, tirandosi su dal materasso, cacciandosi le mani tra i capelli con disperazione, spostandoseli dal volto con estrema lentezza: alcune ciocche ballerine proprio non volevano saperne di starsene ferme, portandolo a litigare sempre con esse.
Riafferrò lo smartphone, mordendosi il labbro inferiore e cercando di prendere ossigeno, ricomponendo il numero e ricliccando il verde.
Neppure lui sapeva perché continuava a tentare.
Semplicemente lo faceva, che avesse senso o meno.

Nulla da fare.
Di nuovo.
Ancora la segreteria.

Per poco non scaraventò il cellulare a terra per un attacco di isteria, scuotendo la testa fino a farsi venire davvero un capogiro, serrando le palpebre.
-Merda- borbottò, trattenendo un singhiozzo, prendendo a strofinare le proprie braccia sui suoi stessi occhi, impedendo alle lacrime di uscirne e semplicemente spegnendo l'aggeggio elettronico, ritornando al piano inferiore della casa per prepararsi un the.
Gabi aveva bisogno di qualcosa di calmarsi i nervi e cosí rilassarsi... E bere una bevanda calda, fumante, funzionava sempre, riscaldandolo dall'interno.
Non importava che fossero le undici, non importava che sarebbe sembrato strano: the o tisana, lui la necessitava con tutto sé stesso e quindi la avrebbe bevuta.
"Non pensare ad Aitor" questo si disse mentre accendeva la fiamma al di sotto dell'acqua.
"Non pensare ad Aitor" si ripeté nel mentre che ci ficcava dentro varie erbe dentro, cosí da ottenere il sapore giusto, mischiato ovviamente a due cucchiaiate di zucchero, sciolte e ben diffuse nel liquido.
"Non pensare ad Aitor" riaggiunse, versando il contenuto nella piccola tazza a stelline, bianca e rossa, che Riccardo gli aveva regalato a Natale di quell'anno stesso.
Solo a guardarla, gli veniva in mente il casino che vi era stato in quel giorno, tutti che si erano scambiati doni... E perfino il ragazzo dagli occhi oro gliene aveva fatto uno.
Era stato un braccialetto con sopra una palla da calcio.
Ricordava perfettamente come l'azzurro avesse detto che , bhe, lo aveva preso da Amazon per qualcun altro, ma poi quel qualcuno era stato assente, svignandosela con un commentino tipo 'ho dunque pensato che a te, con i tuoi gusti da ragazzina, potesse piacere' .
Quella frase aveva irritato parecchio Gabi, ai tempi, ma in quel momento lo portò solo ad una crisi isterica.
"Non devi pensare ad Aitor!" quasi ruggí nella sua stessa mente, emettendo suoni sibilati e versi incomprensibili.
Quasi si scottò la lingua, nel bere la tisana.

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