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Capitolo 21 - Una spalla su cui ridere

La voce allegra di Ilaria rimbomba nel mio piccolo appartamento; probabilmente, la sta ascoltando l'intero vicinato, eppure in questo momento non me ne preoccupo, perché vorrei davvero possedere anche solo la metà della sua spensieratezza.

«Sono davvero emozionata, chissà quanti bei posti visiteremo!» esclama esaltata, mentre mi aiuta a piegare alcune magliette da riporre in valigia. «Però hai davvero troppi abiti tutti uguali, ci vorrebbe un po' di colore.»

«Ho sempre portato vestiti neri o molto scuri, non ho intenzione di cambiare» affermo.

«Certamente, signorina Addams. Ma almeno un vestitino elegante...» Insiste, con l'espressione di un gattino abbandonato stampata sul volto. 

«Senti, andiamo solamente in gita a Venezia, non nella città più chich d'Italia!» Osservo, guardandola sottecchi, sperando che afferri il concetto. 

Non ho mai amato indossare gonne, completi eleganti, scarpe alte e tutto ciò che comprende indirettamente la parola scomodo. Mi rendo conto di essere meno femminile e più impacciata di un manichino, ma non fa per me.

«Oh, forza. Saresti una bomba sexy con un abito che risalta le tue curve, invece dei soliti jeans con le scarpette!» esclama.

«E per chi dovrei vestirmi sexy? Per il venditore di rose abusivo in Piazza San Marco?» Ironizzo.

Ma lei non sorride. Anzi, diventa tremendamente seria. «Ti devo ricordare chi fa parte del nostro corso? Poi, a parte lui, dovresti farlo prima di tutto per te. Non sai quanto un po' di sano shopping migliori la giornata!» Afferma.

«Non mi interessa, lui con me ha chiuso. Ah, e odio anche lo shopping.»

Ilaria sembra rimanere perplessa dalla mia affermazione; il guardaroba è così importante?

«Perché?» mi chiede. 

«Beh, perché è una perdita di tempo al freddo e non ho intenzione di spendere i miei risparmi in vestiti...»

«Non mi riferivo all'abito, Sofia! Cosa è successo con Leonardo?»

Sospiro, raccontandole semplicemente di essermene andata lasciandomi Leonardo alle spalle, mentre baciava una ragazza. Senza dirgli nulla, senza intervenire, da vera codarda. Ma la loro immagine è ferma davanti ai miei occhi e sento ancora un leggero fastidio allo stomaco. Avrei voluto urlargli di essere un bugiardo calcolatore, ma non sarebbe servito a nulla. Allora indosso il mio sorriso più finto degli ultimi anni e continuo a piegare i miei indumenti uno a uno, meccanicamente, mentre finisco di spiegare.

«Sicura che fosse la sua ex? In ogni caso, è un grandissimo stronzo!» afferma. Scoppio a ridere, non per il momento triste, ma per la sua schiettezza; la sua femminilità, nei momenti d'ira, è pari a quella di un camionista. «Devi farlo diventare verde d'invidia! È ora di andare a comprare questo dannato vestitino, e non voglio sentire scuse!»

«A cosa servirebbe? In quale occasione potrei metterlo? Non ha senso, Ila...»

«All'occasione ci penseremo quando sarà il momento, adesso muovi il culo e andiamo a fare acquisti!»

Controbattere sarebbe inutile, con lei. Perciò afferro la borsetta e, semplicemente, la seguo in silenzio.

***

«Quello nero?» Domando, attirata da un lungo vestito da sera esposto in vetrina.

«Basta con questo nero! Guarda piuttosto quello rosso, è carinissimo!» Ilaria indica un abito color ciliegia a tubino, con dei minuscoli punti luce bianchi sulla scollatura a cuore. Sembra arrivare sopra al ginocchio.

«Non credo faccia per me...» Osservo titubante. 

Sul manichino sta bene, certo, altrimenti non sarebbe un vero manichino. Ma io lo indosserei con l'eleganza di un elefante.

Di tutta risposta Ilaria mi afferra il braccio e mi trascina all'interno, dove ci accoglie una luce calda, una commessa sorridente e piccoli outfit esposti. È un piccolo negozietto di borgo, che mi ricorda il mio paese per la sua semplicità.

«Salve ragazze, come posso aiutarvi?» Chiede la ragazza dal bancone.

«Sto cercando di convincere la mia amica a provare il vestito rosso a tubino, quello presente in vetrina. Le dica anche lei che per una volta potrebbe azzardare un po'!» esclama Ilaria, come se avesse confidenza con lei. Non ho idea di come riesca a essere così spontanea, mentre io arrossisco persino a prenotare due pizze da asporto; la invidio spesso, ultimamente.

«Il modello in vetrina è un ultimo pezzo, ma dovrebbe essere della taglia giusta. Vado a prenderlo subito» risponde la commessa, mentre sparisce verso la vetrina.

«Vedrai, Sofia, ti starà benissimo. Fidati di me.» Disse la pioggia al fuoco.

Infilo l'abito in fretta e furia; ho sempre odiato provare i capi direttamente in negozio. Solitamente prendo ciò che cattura il mio occhio, cerco una taglia che possa andare bene e porto tutto direttamente a casa. 

Esco dal camerino e noto lo sguardo malizioso di Ilaria che mi fissa dalla testa ai piedi.

«Che bomba!» esclama. «Fossi un uomo ti bacerei all'istante!»

«Non esagerare...» Le intimo.

Mi volto verso lo specchio con poca convinzione e fisso il mio fisico minuto fasciato dal vestito.
Se non vedessi realmente la mia immagine riflessa non mi riconoscerei, ma devo ammettere che mi piace; è elegante al punto giusto, non esagerato.

«La accendiamo?» Chiede la mia amica.

«Siamo per caso in uno show televisivo?» rispondo ironicamente. «Non so ancora dove lo indosserò, ma lo prendo.»

«Leonardo si pentirà della sua scelta, te lo assicuro!»

«Ila...»

«Va bene, va bene, sto zitta. Ma rimango del pensiero che...»

Fortunatamente, viene interrotta dalla cassiera che mi porge lo scontrino. Cerca di migliorare il mio umore e non è cosa da poco, ma un semplice vestito non può certo cambiare la situazione; questo lo sa anche lei.

***

Continuo a cambiare canale televisivo stesa sul letto, senza trovare nessun programma che catturi il mio interesse. Il mio sguardo distratto vaga verso l'abito, steso fuori dall'armadio. Non avrei mai pensato di acquistare un indumento così sofisticato e sfavillante.

Lo indosso per la seconda volta, presa dalla curiosità di osservarmi meglio. La taglia è davvero perfetta e non è nemmeno così corto come pensavo. I brillantini mettono in risalto persino i miei lisci capelli blu, ormai lunghi fin sotto al seno. Il mio viso sembra prendere luce grazie ai brillantini sulla scollatura. 

Mi concedo un leggero sorriso in quell'attimo di apprezzamento personale, cosa che raramente succede. Mi sento stranamente più bella, estremamente diversa, ma a mio agio; forse, per il netto contrasto con il mio stile solitamente trasandato.

"Dovresti solo avere un po' più di autostima" mi ricorda Coscienza, la mia peggior nemica. Non posso darle torto.

Sto osservando me stessa sotto un altro punto di vista, come sono solita fare con le fotografie. Quando guardo un palazzo antico che apparentemente è un rudere, cerco ugualmente il dettaglio che potrebbe renderlo interessante: una finestra illuminata dal sole, una porta che ha cambiato colore negli anni, crepe che hanno assunto forme strane con il passare del tempo. Avrei dovuto farlo prima anche con me stessa, perché alla fine sta tutto nel provare. E ciò lo devo anche a Ilaria. 

Come se avesse sentito il mio pensiero, sento il cellulare squillare per un suo messaggio.

Ilaria: Non scherzavo nel dirti che il vestito ti sta benissimo. Se lui non ti vuole, ti vorrà un altro più bello! ;)

Un lieve sorriso accompagna la mia risposta.

Sofia: Grazie, ma sto bene anche da sola! ;)

Ilaria: Chi fa da sé, fa per tre? ;) Tralasciando questo, se hai bisogno sai dove cercarmi, a qualsiasi ora. Buonanotte.

Sofia: Grazie, sei un'amica. Buonanotte.

Ripongo il cellulare a terra, non avendo ancora un appoggio degno per la notte.

Nonostante tutto, ho avuto la fortuna di trovare una persona disponibile, con cui condividere gioie e dispiaceri. Per la prima volta nella mia vita, posso affermare di avere una vera amica; una di quelle che ti prende per i fondelli, ma il sorriso nel frattempo non te lo fa mancare mai. La sconosciuta che ho trovato nell'ultimo posto in fondo all'aula, pronta a scoppiare la mia bolla solitaria e che mi ha fatto credere che qualcosa di bello, in me, forse c'è.

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