Capitolo 10 - Piccole rivelazioni - Prima parte
«Ragazzi? Volete guardare l'obiettivo invece di fissarvi imbambolati?» ci riprende Ilaria in tono allusivo. Mi volto verso di lei, incenerendola con lo sguardo.
Tutta colpa di quegli occhi verdi, talmente intensi da far incantare chiunque. Ogni volta che li guardo il mio cervello va in tilt senza darmi una spiegazione plausibile.
Cerco la fotocamera con lo sguardo forzando un sorriso, mentre Marco scatta una nuova fotografia di gruppo con la sua lente grandangolare a effetto fisheye, che gli invidio particolarmente.
«Ragazzi, voi avete concluso le fotografie del progetto? Oggi stesso o domani dovremmo stamparle, altrimenti mercoledì saremo nei guai!» afferma Laura in tono preoccupato. «Tra l'altro io ho finito di elaborare le mie e le ho qui con me.»
Emetto un lungo sospiro, pensando allo scatto minimalista per cui ancora non sono riuscita a trovare un'idea degna di questo progetto.
«Io ho finito già da parecchi giorni, in realtà. Aspettavo voi per le stampe.» esordisce Marco.
«Idem!» afferma Leonardo. Se le sue parole fossero un oggetto verde, dato che sono sempre poche, potrei fotografarle e avrei risolto il problema.
«Giusto ieri ho organizzato il set fotografico con la modella a parco Sempione, era presente anche Sofia e ci siamo divertite un mondo!» Ilaria mi guarda cercando un accenno consensuale, mentre la mia mente torna alla ragazza che ho incontrato con Leonardo al parco.
La guardo, fingendo un sorriso. «Però io non ho ancora trovato il particolare dedicato al minimalismo. Il verde è una tortura in questo genere, mi spiace...»
«Non ti preoccupare, Sofia. Fotografa qualsiasi cosa, pur di riuscire a stampare tutto domani, tanto non è un esame!» mi ripete Ilaria, essendosi accorta della mia frustrazione.
«Allora tanto vale attendere e tornare a casa, tanto ora non concludiamo nulla» riprende Laura, e ha ragione.
Mi sento lievemente in colpa; ho avuto tutto il tempo del mondo per pensare allo scatto, ma nonostante le mie prove con un qualsiasi oggetto verde minimamente interessante, non sono riuscita a trovare qualcosa che mi convincesse. Probabilmente è per la mia selettività quando riguarda una fotografia. Se un'immagine non mi convince, non mi comunica nulla, la scarto ancora prima di darle una possibilità.
«Allora a domani!» conclude Ilaria, mentre il gruppo si scioglie per destinazioni differenti.
Mi incammino verso la metro per tornare a casa, riflettendo su un possibile oggetto che attiri la mia attenzione.
«Sofia, aspetta!» Mi giro, distogliendomi dai miei pensieri e noto Leonardo che accelera il passo per raggiungermi. «Facciamo lo stesso tragitto, ho il turno al bar tra un'ora. Vengo con te, se non ti dispiace...»
«Oh, certo... cioè, non mi dispiace.» Accenno un sorriso e spero che le mie guance non decidano di prendere le sembianze di un pomodoro proprio in questo momento.
Saliamo in metro, prendendo posto in un vagone pieno di pendolari sfiniti e persone apatiche prese dai loro tablet. Leonardo si siede accanto a me e mi scruta, mentre si infila le sue cuffiette nelle orecchie. Tento di rimanere rilassata, ma averlo vicino a me, per qualche stupido motivo, mi fa sentire in perenne imbarazzo. Da quando l'ho visto con quella ragazza, ancora di più.
«Chiederti a cosa pensi sarebbe un azzardo?» mi sussurra in un orecchio. Sento il mio battito aumentare; le persone con problemi di tachicardia in questo momento mi fanno un baffo.
Sospiro, mentre alzo gli occhi su di lui. «Niente di interessante...» e mentre lo dico devo sembrare una completa stupida, a giudicare dalla sua espressione. Scuote la testa e alza le mani in segno di resa, mentre apre la play list dal suo ipod.
«Ascoltala con me.» mi sussurra, lievemente titubante, mentre afferro una delle sue cuffiette. Il suo viso cambia espressione, quasi come se si sentisse turbato.
Le note di Diary of a madman di Ozzy Osbourne, canzone che conosco fin troppo bene, si fanno spazio tra la folla presente nei miei pensieri.
Could I mistake myself for someone who lives behind my eyes?
Will he escape my soul, or will he live in me?
Is he trying to get out, or trying to enter me?
Mi soffermo sulle parole e rabbrividisco, mentre Leonardo mi guarda dritta negli occhi. Dal suo sguardo intenso, duro, capisco che la canzone non è stata scelta dalla riproduzione casuale.
«Perché proprio questa canzone?» chiedo, consapevole della risposta che potrebbe darmi. Ho come la sensazione che voglia raccontarmi di lui.
Non proferisce parola per alcuni minuti, mentre la metro si ferma e ci affrettiamo a scendere in silenzio.
«Vieni con me.»
Lo seguo e dopo qualche passo mi accorgo che la strada porta direttamente da casa mia. Non al mio appartamento, ma a un parchetto che non avevo notato. Sono presenti solo alcune panchine malandate e un piccolo scivolo grigio, arrugginito. Un posto isolato, privo di vita e di persone, in cui gli unici colori presenti sono quelli degli alberi che stanno assumendo, con il tempo, alcune tonalità di verde, giallo e arancione.
«È triste» dico a bassa voce. Il moro si gira verso di me, alzando un sopracciglio. «Il parco, intendo.» mi affretto ad aggiungere.
«Sì, mi piace perché non ci viene mai nessuno. È un parchetto abbandonato a sé stesso» precisa, con un ghigno. «Sono una persona piuttosto solitaria, sai. Ma non ti ho portata qui per raccontarti la storia della mia vita, non c'è nulla di felice da sapere... solo per dirti che non sei brava a nasconderti!»
«C-cosa?» chiedo, confusa.
«Ti ho vista, ieri, mentre tentavi di nasconderti al parco. Ero con Giulia, mia sorella.» Mi illumina, compiaciuto.
Giulia? Sorella? Mi ha vista?
Strabuzzo gli occhi, arrossendo visibilmente. Distolgo lo sguardo, nell'attesa che qualcuno mi sotterri.
«Scusa, ho pensato... insomma... non volevo disturbare» dico infine, titubante.
«Hai pensato che fosse la mia ragazza, vuoi dire.» Mi alza il mento e mi fissa; colgo una leggera malizia nel suo sguardo. «Lei è l'unica persona a cui sono profondamente legato» confessa.
«N-non ti devi giustificare con me, tranquillo.» Sto letteralmente prendendo fuoco, per la figura appena fatta e per il suo avvicinamento.
È talmente vicino che il suo profumo, forte e al contempo dolce, inebria i miei sensi. Poggia la fronte sulla mia, sento il suo respiro sulle mie labbra e abbasso lo sguardo, non riuscendo più a sostenere il suo.
Perché mi sento così vulnerabile?
«Guardami.» La sua voce è un sussurro rauco. «Ti ho fatto ascoltare con me quella canzone per dirti che so di essere visto come quello solitario e fuori dal mondo, è sempre stato così. Se è per questo, non voglio nemmeno che le persone vedano altro. Però sono molto attento a ogni minimo dettaglio...» Le sue labbra sfiorano le mie, mentre mi stringe i fianchi con delicatezza, quasi come se avesse paura di spezzarmi. «E i tuoi dettagli mi piacciono.»
Improvvisamente sento qualcosa suonare ad alto volume. Non riesco a capire se sono campane immaginarie, date dalla sua affermazione, o la suoneria di un cellulare. Eppure deve essere la seconda, perché infila una mano in tasca, allontanandosi di poco da me e risponde alla chiamata.
Salvata in corner.
«Non mi sono dimenticato. Sì, scusa. Arrivo subito.» Farfuglia al telefono infastidito, poi lo ripone in tasca. I suoi smeraldi mi scrutano per qualche secondo, probabilmente alla ricerca di una risposta che non so dare nemmeno a me stessa.
«Devo andare, il lavoro era passato in secondo piano...» mi sussurra. «Ma sono in ritardo.» conclude.
«C-certo, allora... ciao.» lo saluto, con una punta di amarezza nella voce. Si avvia verso il bar, dandomi le spalle.
"Svegliati, sta andando via e tu sembri un pesce lesso!" irrompe Coscienza, ma la ignoro totalmente.
Mi giro, cercando di indurre le mie gambe molli a tornare verso casa. Ricomincio ad avere un battito cardiaco accettabile nonostante la situazione.
«Ah, Sofia...» Lo sento dire, dall'altra parte della strada. Mi volto, incontrando un sorriso dolce che ricambio. «Ero sincero!»
-
*Fisheye: lente grandangolare. Le fotografie scattate con questa lente adottano una forma a "occhio di pesce".
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