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Take me now


Una volta lontani, la maschera cadde a terra, e subito dopo furono le parole a seguire : "Grazie per avermi tenuto il gioco".

"C'era d'aspettarselo": sbuffai io scocciato incrociando le braccia al petto.

"Cosa vuoi che ti dica? E' da una vita vera che me lo ritrovo stretto alle calcagna, ora dovrà ripensarci prima d'avvicinarsi": disse lei esasperata mentre faceva avanti indietro con passo agitato.

"Già non scorre buon sangue tra di noi, adesso mi vorrà far fuori in un colpo solo": borbottai annoiato con un accenno di timore udibile dal tono di voce utilizzato.

"Non ti preoccupare, avrà pure quell'aura da cattivo ribelle, ma in realtà è un pezzo di pane": intervenne lei fermandosi di colpo, guardandomi dritto negli occhi per un'attimo, per poi ricominciare con l'andirivieni.

"Beh chiaramente hai visto male prima, quello voleva sbranarmi, neanche fossimo stati nella savana, e lui un leone alquanto affamato ed io la sua dolce e succosa preda": sibilai io adirato, poggiando le mie mani sopra alle sue spalle per fermare il ritmo frenetico che aveva appena assunto.

"Che c'è?": chiese lei ancora spaesata, guardandosi attorno, tremando leggermente.

"Forse dovrei chiedertelo io? Perché sei così scombussolata? E' per la corsa?": domandai io di rimando, accarezzando leggermente le sue braccia tese per tranquillizzarla.

"In parte sì": sospirò Michelle chiudendo gli occhi come se avesse voluto scordarsi di tutto per un poco, quel tanto che le avrebbe servito per calmare i nervi.

Inspirando profondamente poi continuò : "Non so cosa ti abbia detto il tuo amico, ma penso che la sua, sia proprio una versione romanzata della realtà dei fatti. Molta gente è morta partecipando a questa gara, tutti quelli che vedi qui, sono al corrente dei rischi inclusi nel pacchetto, ed io pure lo sono-".

"Mi stai dicendo che se succedesse qualcosa, tu potresti n-non farcela?": la interruppi io sbigottito dalla sua decisione suicida.

"Ma sei impazzita!? Se sono i soldi che ti servono, te li posso dare io, perché hai fatto questa decisione, t-tu non puoi lasciare tutti qui, che ne sarà di tua madre, delle persone che conosci...": continuai io fuori di me, scuotendo lievemente il suo corpo come per infilarle del buon senso in quella testa bacata che si ritrovava.

Alla fine di quella frase avrei tanto voluto aggiungere un 'e che ne sarebbe stato di me?', perché sì, ammettiamolo, mi sarei sentito morire se solo qualcuno l'avesse maltrattata, figuriamoci se lei fosse morta, lasciandomi qui solo, solo come son sempre stato, solo come son destinato ad essere.

"Ti prego riconsidera la tua scelta, puoi ancora dire di no-": cominciai, ma quando lei scosse la testa in diniego capii di non avere nessuna possibilità nel convincerla.

"No Flynn, va oltre a quello, non è solo per i soldi, è una questione di dovere. Mio padre quindici anni ne ha fatto parte, ricordo ancora quanto tutti fossimo eccitati non vedendo l'ora di essere partecipi noi stessi, anche se al momento lo eravamo solamente interiormente, a quella dannata corsa. Sai, non l'ho più rivisto da quel giorno, lui era il migliore, eppure non ha più fatto ritorno, solo la sua moto si è 'salvata', lui invece ha avuto fine peggiore. Capisci? Io glielo devo, mi sento in obbligo a farlo, per rispetto e onore": spiegò lei con voce ferma, per quanto la cosa da dentro la stesse uccidendo, e nel suo sguardo riuscii a scorgere quella fascinazione per suo padre, quell'ammirazione, tutto l'amore che provava per lui, il suo eroe.

"E Ruth cosa pensa?": mormorai io afflitto con il cuore in gola, scalpitante e volenteroso di uscire fuori allo scoperto.

"Sono anni che ho smesso di ascoltarla": rispose la motociclista con un sorrisetto birbante, e a quello non seppi resistere che l'abbracciai d'impeto, stringendo la sua esile figura alla mia, fregandomene del caldo estivo, e pure delle occhiate indiscrete che la gente ogni tanto si degnava di lanciarci.

I nostri petti combaciavano, e tutti e due si muovevano velocemente, ancora scossi dall'impatto. Appoggiando la mia testa sull'incavo del suo collo, inspirai a pieni polmoni il suo profumo muschiato, come se la mia vita ne dipendesse, come se lei fosse l'unica aria per me necessaria alla sopravvivenza.

Restammo così per qualche minuto, ognuno dei due, impresse nella propria memoria tutti i particolari dell'altro, poi, ci allontanammo di poco.

Mandando giù il groppo salitomi in bocca, e incastonando i nostri occhi, selvaggi e pieni di qualcosa che ancora non mi azzardavo a nominare, aprii bocca in uno di quei larghi sorrisi : "Facciamo una scommessa!".

"Una scommessa?": rise lei perplessa dal cambio d'umore improvviso.

"Sì, però prima devi dirmi se ti interessa": controbattei io.

"Forse, ma tu dimmi su cosa scommettiamo e poi magari ci penso": disse Michelle avvicinandosi di nuovo a me, mentre con quell'aria da tentatrice, pensava bene a stuzzicarmi. E sì, noi eravamo quello, un tira e molla infinito, senza capo né coda, ci attraevamo come due calamite dai poli opposti, e il momento successivo ci respingevamo come repulsi da noi stessi e da quello che sentivamo. Eppure, bastava uno sguardo per farci ritornare il sorriso sulle labbra, uno sguardo per parlarci e rivelarci ciò che non avevamo il coraggio di dire, uno sguardo per capire che quello che c'era tra di noi, non era solo una semplice intesa, ma qualcosa di più profondo, qualcosa di effimero che c'era sempre stato, e che avuto origine molto tempo fa, quando era ancora impossibile che noi ci conoscessimo.

"Va bene ci sto": si convinse poi la ragazza per cui avevo proprio preso una bella sbandata.

"Una volta dentro non si può tornare indietro": l'avvisai io facendomi di colpo serio e cupo in volto.

"Dovresti fare l'attore... Comunque sì accetto": sussurrò lei facendosi ancora più vicina, lasciando davvero poca distanza tra di noi.

"Bene, i termini sono, che se vinci mi devi un'appuntamento e niente discussioni": dissi io mostrandole il mio tipico sorrisetto malizioso.

"E se dovessi perdere?": mormorò lei ad un soffio dal mio viso, con lo sguardo rivolto solo ed esclusivamente alle mie labbra, che in quel momento sembravano così secche, che debbi leccarmele. E lo vidi come i suoi occhi si oscurarono di quel desiderio fatale al mio gesto.

"Beh-": cominciai sussurrandoglielo all'orecchio cosa sarebbe successo, e da come le sue guance s'accesero di rosso, non potei non sorridere appena compiaciuto del fatto che per una volta fossi riuscito a metterla in imbarazzo, quando il resto delle volte era sempre lei quella a dominare la scena.

"Vedi di vincere": finii stampandole un dolce e casto bacio sulle sue labbra per poi lasciarla lì allibita.

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Hi guys! What's gucci?

hahahh amo le slang....

So... che cosa mai le avrà detto il nostro caro Flynn, eh? ;)

Lo verremo mai a scoprire?

Beh questo dipende solamente dall'esito che questa competizione avrà.

A presto ^^/

CAM.

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