Hello, I love you
Flynn
Dopo infiniti battibecchi, riuscimmo finalmente a pranzare e a conversare in un clima discretamente pacifico...
Pacifico per dire, perché per poco Rafe non ribaltò il tavolo con tutti i piatti sopra per la frecciatina che gli avevo appena lanciato.
Intanto gli altri due, non facevano altro che sghignazzare, gettando così altra benzina sul fuoco che avevo appiccato con il mio fine sarcasmo.
E la faccia del mio caro amico non dimostrava segni di miglioramento, anzi mi guardava e sembrava proprio volermi fare secco.
"Dai Rafe non te la prenderai per così poco": intervenne suo fratello sbeffeggiandolo con un sorrisetto sornione, mollandogli una pacca affettuosa sulla sua spalla.
"Va' a farti friggere": bofonchiò il più grande, riempiendosi la bocca con dell'insalata, masticando lentamente per poi mandare giù il boccone amaro.
"Cos'hai detto? Non ho sentito bene": chiese Daniel ridacchiando.
"Dovresti portarmi rispetto fratellino impudente": brontolò l'interpellato sbattendo un pugno contro la panca di legno, fulminandolo con lo sguardo.
"Calmatevi": sbuffò Michelle alzandosi, osservando il cielo poi, la sua espressione in viso cambiò.
"Guardate!": ci ordinò indicandoci i cumuli neri che avevano coperto il sole rabbuiando di colpo l'area circostante : "- tra poco inizia a piovere... Ci conviene tornare indietro".
"Sì, hai ragione": concordai io avvicinandomi a lei, porgendole la mia giacca per coprirsi dalle raffiche di vento che presto s'innalzarono su di noi.
"Andate a casa visto che siete venuti qui con la moto, ci arrangiamo noi a sparecchiare": propose Daniel offrendoci un sorriso.
"Grazie amico": dissi per poi rivolgermi a Rafe : "Ci vediamo domani?".
"Certo": rispose lui, mentre indaffarato aiutava il fratello, raccogliendo il tutto, sbrigandosi per non beccare la tempesta imminente.
Detto questo, Michelle ed io montammo sulla due ruote dorata, e con i fulmini ed i tuoni ad accompagnarci, partimmo sgommando sull'asfalto rovente.
* * * * * *
Una volta arrivati presso la baita in mezzo al bosco, vi entrammo di fretta.
I vestiti insieme ai capelli che non furono risparmiati dalla pioggia, sgocciolarono sui tasselli intarsiati del parquet d'olivo.
"Siamo bagnati fradici": rise Michelle osservando come il suo abito le si fosse appiccicato addosso.
E intenta a sbellicarsi, neanche se ne accorse che io non la stavo accompagnando, perché dannazione, le gocce d'acqua che le scorrevano sul petto non fecero altro che peggiorare la situazione.
Deglutendo faticosamente, le diedi le spalle cercando di calmare il respiro accelerato che non accennava a darmi pace, facendo così muovere il mio torace ad un ritmo frenetico.
"Flynn": sussurrò lei preoccupata avvicinandosi a me, appoggiando la sua mano sopra alla mia spalla coperta da un cosiddetto fine strato di tessuto.
"C'è qualcosa che non va?": continuò Michelle accarezzandomi il braccio con una lentezza disarmante ma allo stesso tempo sinuosa ed eccitante, che come il canto di sirena mi attirò verso di sé, inebriandomi del suo profumo dolciastro.
Rigirandomi verso di lei, mi fermai ad osservare le sue labbra succulente come il nettare delle api, arrossate appena per via del calo della temperatura, morbide ed invitanti pronte per essere acclamate dalle mie, intrepide di cogliere il suo sapore.
"Michelle, non sai nemmeno quanto ti desideri in questo preciso momento... Ma... Ho paura di commettere un grosso errore, ho paura di perderti, ed io non voglio questo. Quindi ti prego, dimmelo se mi vuoi, dimmelo ed io ti renderò mia": biascicai io ubriaco della sua presenza, del suo calore e delle sue forme perfette, che si irradiarono nella mia testa imprimendosi nella mia memoria, come per dirmi di non azzardarmi a dimenticare un bene così prezioso.
Ricominciando a ridere la giovane mi domandò : "Ti ho reso così disperato?".
"Ed io che sto cercando di trattenermi per non prenderti e sbatterti contro la porta di casa tua... Tu non ci metti proprio niente di tuo per impedirmelo a quanto pare": le sussurrai all'orecchio, lambendo il suo collo con le mie labbra avide di lei, mordendo la sua pelle olivastra, marchiandola, dimostrandole che solo io potevo farle questo.
E il suo sussulto mi fece sorridere perché non se lo aspettava lei questo, non lo aveva mai percepito questo lato di me, questa facciata un poco possessiva e assetata, un altra maschera che copriva un me ferito ed insicuro di perdere un altra persona a me cara.
"Tanto fumo e poco arrosto, ecco cosa sei": mi canzonò lei tracciando il mio petto con le sue longilinee dita di fata, disegnando ghirigori contro l'unica barriera che mi divideva da quelle tentatrici.
"Te lo faccio vedere io l'arrosto, e una volta che inizierò a banchettare, di certo non ci sarà nulla a fermarmi": ruggii io afferrando le sue cosce che pronte, si avvilupparono attorno ai miei fianchi, e così mosso dall'orgoglio e dal più profondo desiderio, m'incamminai verso la sua stanza, impossessandomi delle sue labbra come un assetato in mezzo al deserto.
"E chi ti ferma?": sghignazzò la mia ragazza passando le sue mani contro le ciocche bionde dei miei capelli, tirandoli facendomi gemere dal piacere.
"Esatto baby": risi anch'io giacendo con delicatezza il suo corpo contro il soffice materasso sovrastandolo con il mio. Distribuendo il peso sugli avambracci, restrinsi lo spazio tra di noi, riprendendo a baciarla con passione, facendo danzare le nostre lingue, gustandomi il dolce sapore della sua bocca, e Michelle non da meno rispose con ardore alla mia presa di comando.
Facendo scontrare i nostri bacini, un mugolio le scappò, lasciando quelle due peccatrici socchiuse.
"Lo senti?": dissi tracciando una scia di baci dalla sua mascella fino ad una clavicola : "Lo senti il desiderio che ho di te? Ti voglio tremendamente tanto che fa male il solo pensiero di esserti lontano, e attualmente è come se ci fosse ancora qualcosa a separarci...".
"Sentire? Cos'è che dovrei sentire?": chiese lei mordendosi un labbro per non scoppiare a ridere, offendendo apparentemente la mia mascolinità.
"Sei proprio...": cominciai io imbestialito afferrandole i polsi con una mano impedendole qualsiasi movimento dato che pressai il mio corpo contro il suo, per poi venire interrotto da lei : "Sono cosa?".
"Un'arpia, e se devo essere sincero, sono stato anche gentile": ribattei io mordendole la spalla destra lasciata scoperta dal suo vestito plissettato.
"Beh se devo essere sincera anch'io, tu invece sei uno stronzetto figlio di papà": mi sfidò lei, cominciando a strusciarsi contro di me senza ritegno.
"Questo è giocare sporco, e non mi sto riferendo alle tue parole...": sibilai io contraendo la mascella cercando l'ultimo spiraglio di lucidità prima di avventarmi su di lei, : "-Ma dove è finita la pudica verginella che fino adesso pensavo di aver conosciuto?".
"E' andata a farsi un giretto in mezzo ai campi di grano, e tanto per la cronaca non sono vergine": sbuffò lei imbronciandosi di colpo, cosa che le fece arricciare il naso.
"Sei troppo carina quando ti indispettisci": sorrisi io accarezzandole le guance arrossate, spostandole via i ciuffi ribelli dei suoi capelli dal viso.
Tornando serio poi la guardai dritto negli occhi chiedendole : "Sicura di volerlo?".
Esitando per un attimo, non disse nulla, ma poi notando qualcosa in me, si decise a rispondere : "Sì, lo voglio".
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Hola!
Come va?
Domani comincia l'estate... Yey, chi non vede l'ora di andare al mare?
CAM.
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