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Eye of the tiger


Pochi minuti all'inizio.

Pochi minuti per cambiare le cose.

Pochi minuti per forgiare il futuro.


Il trambusto sembrò scemare per lasciare spazio a qualcosa di più assordante, il battito del mio cuore.

Febbricitante, pulsava dentro alla mia cassa toracica, e l'adrenalina come carburante, bruciava facendolo pompare ed eccitare al massimo.

Le mani sudavano, sicché dovetti immergerle sotto il possente e fresco flusso d'acqua che fuoriusciva  dal lavandino vicino a me.

Chiudendo il rubinetto poi, il mio sguardo si fermò e si scontrò con qualcosa che a sua volta, era perso ad osservare me. Il mio riflesso sullo specchio attaccato al muro, scrutava con insistenza i miei occhi eterocromi intarsiati di mille sfumature, che però, non risaltavano tanto quanto quello che  colava splendendo da essi.

Lacrime, piccole traditrici della mia esistenza, scorrevano affrontando ed impregnando il mio viso sofferente.

Lacrime papà, lacrime per te, perché sapevo a cosa stavo andando incontro, ed ero certa che lo fossi stato pure tu.

Ero pronta, la determinazione impressa adesso su di loro, ne era la conferma.

Avrei fatto di tutto pur di vincere, perché te lo meritavi papà, e sebbene fossi stato il migliore, eri caduto, e tutta la tua sicurezza e forza di volontà con te.

Pure i più abili facevano una brutta fine, ma questo non giustificava il ritirarsi.

E no! Io non lo avrei fatto, anche se ne andava della mia incolumità, non mi sarei fatta indietro, perché il tuo sangue scorreva nelle mie vene, e così come tu non rinunciasti, io pure non lo avrei fatto.

Uscendo dal bagno in cui mi ero letteralmente barricata per un tete-à-tete con la mia parte più sensibile e preoccupata, mi diressi verso la pista, e la tua Honda era lì, bella e lucente, ad aspettarmi con la sua carrozzeria dorata. 

E sì, un po', lo era vanitosa, in mezzo alle altre, sembrava la regina, e sì, la nostra era stata una relazione complicata e frastagliata , ma che cos'era l'amore se non anche odio? Alla fine, c'era solamente una sottile linea a dividerli...

Dopo la tua morte, per anni, non ebbi neanche il coraggio di avvicinarmi a lei, tanto era il timore di rivivere il tutto.

Ma adesso, riguardandola, solo un pensiero s'azzardava a sfiorare la mia mente, un ricordo.


Quel giorno, c'eravamo solo io e te in quel piccolo garage, tu intento a lucidare il suo serbatoio, ed io, osservavo rapita, come tu con quanta naturalezza e bravura ti stessi prendendo cura della Cinquecento Four. 

I tuoi capelli color nocciola, raggiungevano appena le tue spalle, morbidi, addolcivano il tuo volto spigoloso, caratterizzato da due alti e prominenti zigomi e da una mascella quadrata.

E il tuo sorriso, semplice e rassicurante, poteva tirare su il morale al più triste dei tristi.

E i tuoi occhi, simili ai miei ma definitivamente cento volte più preziosi, brillavano di felicità e di gioia, come sempre li avevo visti fare.

Mentre passavi quel panno di daino sul suo manto, parlavi, e mi raccontavi tutte le tue esperienze, di come ogni tanto tu andassi su per le montagne con la tua compagnia di amici, e di tutte le volte che tu eri caduto senza farti un graffietto.

Quante volte avevi detto di essere fatto di gomma eh?

Sinceramente ne avevo perso il conto, ma ogni volta che me lo facevi notare, non potevo non ridere alla faccia buffa che facevi per farmi divertire; strabuzzavi quei due smeraldi espressivi, e un curioso cipiglio appariva tra le tue due sopracciglia.

Avrò avuto poco più di sette anni, e riuscivo ancora a sentire accarezzarmi da quell'odore stantio di vernice misto a benzina bruciata.

Già... Quelli si che erano bei tempi.


Facendo qualche passo verso di lei, un piccolo e persistente suono mi accompagnò; il tintinnare della cerniera dei miei stivali, ad ogni passo echeggiava forte e chiaro in mezzo alla confusione.

Trovatami davanti alla mia due ruote, vidi incisa quella lettera, M, l'iniziale dei nostri nomi, Marcus e Michelle.

Tutto quello che restava di te, una piccola firma.

Girandomi verso gli spalti, rimasi di pietra difronte a quanta gente fosse venuta a vederci, tutti contenti giovano per noi, schiamazzavano, e ridevano godendosi questi piccoli attimi di calma e pace.

Ritornando a me, mi avvicinai alla linea di partenza come tutti gli altri concorrenti avevano fatto. Eravamo in molti, ragazzi e ragazze di tutte le età, e pure qualche vecchio temerario. Molti sorridevano compiaciuti sapendo e credendo di avere la vittoria in pugno, altri sembravano alquanto nervosi, forse questa sarebbe stata la loro prima competizione.

Barnes, ad un certo punto arrivò e si posizionò vicino a me, e con quel ghigno spavaldo disse : "Bene siamo giunti alla fine dei giochi".

"Così sembra": pronunciai indossando prima gli occhiali e poi il casco nero.

"Prova a starmi dietro Cafe Racer": sghignazzò lui sedendosi sopra alla sua BMW.

"Scherza quanto vuoi, poi solo alla fine vedremo chi riderà per ultimo": sibilai io stringendo i denti.

"Che c'è? Paura di perdere?": chiese lui beffandosi di me con quello sguardo presuntuoso.

"Neanche per idea": risposi io schietta, montando sulla mia motocicletta.

"Bene, allora ci si vede al traguardo Mitch": concluse lui guardando davanti a sé speranzoso, immaginandoselo quello che sarebbe accaduto, pianificando, e percependo quel legame che lo connetteva alla sua motocicletta.

Ed io feci lo stesso, la mia Honda sembrava un'estensione del mio corpo, un qualcosa che non poteva vivere senza di me, come del resto, io non potevo fare senza di lei. Un tutt'uno armonico e indescrivibile.

Di fronte a tutti noi poi, arrivò una ragazza, e con destrezza, mostrò a tutti una bandierina.

Offrendoci un sorriso malizioso, iniziò a sventolarla in aria.

Al primo giro, i partecipanti misero in moto i loro veicoli, i quali furiosi iniziarono a ruggire.

Al secondo, le mani ben strette agli acceleratori cominciarono a mandare su di giri i motori.

Al terzo, tutto sembrò ammutolirsi per un attimo, folla compresa, solo una cosa diede segno di una possibile vita:

lo sgommare delle moto appena partite, quando la ragazza abbassò quel pezzo di stoffa.

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Ahahahah credevate ci fosse subito la corsa eh?

Invece ho deciso di inserire una parte del suo passato, che ne dite?

CAM.

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