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Close to you


Michelle

Dopo il tiramolla si convinse finalmente a montare. Le sua braccia intorno, strinsero i miei fianchi, e non potei fare a meno di sentire una strana sensazione partirmi dai piedi per andarmi fino alla testa, come una scarica elettrica.

Girando la chiave e dando una spinta con il piede al pedale di accensione, il motore rombante prese vita. La mano stretta all'acceleratore, con una delicatezza acquisita dopo anni di pratica ci fece partire.

Aumentando di velocità al cambiare delle marce, mi sentii di nuovo in pace, come mi capitava sempre del resto. Quello era il mio mondo, solo in quel momento potevo percepire un senso di libertà che desideravo ardentemente avere con me tutto il tempo.

Il vento ci accompagnava verso l'interminabile strada che avevamo imboccato, e il sole tramontante non da meno, riscaldava quei momenti che sarebbero rimasti impressi nelle nostre menti per tanti, tantissimi anni.

La natura, un intricato intreccio di rami, foglie, arbusti e alberi, creava un gioco di luci e di ombre che marchiavano l'asfalto con macchie che si alternavano tra diverse tonalità di grigio.

Io ero abituata alla suggestionabile visione, perché il posto lo conoscevo come il palmo della mia mano, ma lo stesso non valeva per Flynn; i suoi occhi cristallini, rispecchiavano tutta la bellezza che li circondava.

Ad un tratto, dopo quelle che sembravano ore, cominciai ad rallentare e una volta fermi, tutti e due smontammo dalla due ruote d'oro.

"Perché siamo qui?": diede voce ai suoi pensieri il ragazzo dietro di me.

"Nessuno ci può disturbare": risposi laconica, incamminandomi verso una meta a lui sconosciuta, nascosta tra le vaste lande della boscaglia in cui ci trovavamo.

"Aspetta! Ma dove diavolo stai andando? Se mi hai portato qui per prendermi per il-": incominciò il giovane regista ma pensai bene di interromperlo : "-Sai non ti facevo tanto sboccato. Alla reggia non ti hanno insegnato il bon ton?".

"Oh andiamo, la smetti di assumere ciò che non sai?": si intromise lui scocciato impiantandosi sul posto.

Con uno sguardo di sfida gli risposi a tono : "Potrei domandarti lo stesso, e adesso cammina che sennò si fa notte".

Sbuffando e imprecando sottovoce Flynn mi seguì senza più obbiettare.

Giunti presso un piccolo laghetto mi fermai, e Flynn, dietro di me fece lo stesso. Un passo ci separava, il respiro caldo e imperturbabile di lui si infrangeva contro il mio collo. Una sensazione piacevole e allo stesso tempo familiare, mi attanagliò lo stomaco e così non avendo più scuse cominciai a parlare : "Sai non ho sempre vissuto qui. Quando ero più piccola, mia madre ed io abitavamo in città, ai piedi delle montagne. Mio padre era già venuto a mancare da tempo, avevamo bisogno di soldi e con il lavoro di Ruth faticavamo ad arrivare a fine mese. Poi quando Clyde si avvicinò a noi, le nostre vite cominciarono ad andare a rotoli".

"Chi è Clyde?": chiese lui confuso arrivatomi davanti.

"L'ex di mia madre": risposi io con voce rotta, sentendomi male al ricordo di quella vita passata.

"L-lui...": balbettai interrompendo il mio discorso, col respiro ansante e con la vista annebbiata.

Preoccupato il ragazzo, afferrò le mie spalle, per poi farmi stendere per terra sul manto erboso. Estraendo un fazzoletto dalle tasche dei pantaloni, avanzò verso il lago, e immergendo la punta del tessuto candido, lo bagnò appena. Ritornando da me, lo passò sulla mia fronte e sulle mie guance rinfrescandomi.

"Grazie": biascicai debole, mentre lui si prendeva cura di me.

Sospirando e chiudendo gli occhi, disse poi : "Non sei obbligata a dirmelo, forse son-".

"No, non è colpa di nessuno, o almeno, nessuno qui presente. Come ho scritto in quella lettera, vorrei tanto dirti quello che mi è successo ma è ancora troppo presto per riuscirci, quello che ho vissuto non è stato facile, pure tu hai visto quelle cicatrici... E poi c'è il fatto che non so ancora perché io stranamente, in qualche modo senta il bisogno di confessarlo a te, qualcuno che ho appena conosciuto, qualcuno che se fosse stato un altro, non avrei invitato dentro casa mia perché questo non è da me. Eppure eccoti qui, chissà come...": intervenni io mandando giù il groppo che mi era salito fino in gola, Flynn mi stava guardando con infinita tristezza, tristezza che mi fece sentire peggio del dovuto.

Prendendo un respiro profondo cercai di calmarmi per non crollare e non sopperire a quel dolore che mi portavo appresso da anni : " Sai, mi ricordi molto qualcuno che ho incontrato molto tempo fa, un ragazzo, il più dolce che io abbia mai conosciuto, umile, sensibile, sembrava vivesse in un mondo tutto suo, sognava ad occhi aperti... adesso che ci penso, la descrizione ti rappresenta un poco, e i suoi occhi... Due gemme preziose, come i tuoi..."

Intenta a parlare, dopo essere tornata in piedi, mi avvicinai a lui più del consentito, la mia mano involontariamente gli accarezzò una guancia un po' ispida per via della barba che non si era rasato da un paio di giorni.

Flynn impotente, restò immobile, e beandosi di quel piccolo contatto, chiuse gli occhi e questa volta quando mi avvicinai lui, chiusi quel minuscolo spazio che era rimasto tra i nostri corpi. Petto contro petto, restammo così, vicini vicini, ma purtroppo ancora lontani, perché un velo sottile e invisibile ci separava.

La verità, mancava così poco per arrivare ad una conclusione, un piccolo e irrilevante scalino che ci divideva.

Così poco, così poco, una lenta sofferenza che penetrava tra le ossa e che si insediava tra le vene che affluivano dirette ai nostri cuori.

Così poco...

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Buon anno a tutti, (speriamo che lo sia) :)

Ecco qui per voi uno scorcio del passato di Michelle, secondo voi qual è il pezzo che servirà a completare il puzzle?

Come sempre commentate le vostre opinini

A presto <3

CAM. 

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