Perfect mixture
Cady si sistemò il berretto in testa, regolando le ciocche di capelli che cadevano sul petto piatto.
Si era vestita e truccata, ma non aveva la minima voglia di uscire.
Si sedette accanto alla porta della sua camera e ranicchiò le ginocchia al petto, schiacciando quei pochi grammi di seno che poteva contare sulle dita.
Odiava il fatto di abbracciare le proprie ossa quasi a nudo, ma mangiare stava diventando un problema per lei.
Era molto più facile sparire dalla cucina e mentire a tutti, dicendo che aveva fatto un panino sostanzioso e nascondendo il fatto che spostava alcuni ingredienti per rendere la cosa più credibile.
A volte si limitava a stropicciare il sacchetto di carta del pane, per dare l'impressione che avesse preso qualcosa.
Doveva andare dal dottor Tomphson per una seduta e aveva saltato il pranzo.
Era come se il peso dei problemi avesse sigillato il suo appetito.
Andò davanti allo specchio e arricciò le labbra.
C'erano così tante cose che avrebbe voluto vedere diversamente.
Si fece forza con il rumore cadenzato dei tacchi sul pavimento.
Si ricordò tutti gli insegnamenti di zia Esther, primo fra tutti quello di tenere sempre la resistenza salda fino all'ultimo.
Con il telefono in mano, cominciò a camminare per strada.
- Cady, dove diavolo sei sparita? - l'aggredì Nina al telefono.
- Io... Ehm... Non stavo molto bene. - questo almeno era vero.
- Okay. Pensi di stare bene stasera?
- Non lo so... Cosa c'è stasera?
- La partita.
Cady si morse il labbro.
Se ne era dimenticata. E aveva saltato gli ultimi tre allenamenti. Mr Tyson probabilmente era incazzato nero con lei.
- Ci sarò.
- Ricorda di venire prima per il riscaldamento e gli esercizi preparatori. - aggiunse Nina.
Riattaccò.
Cady affrettò il passo, con un'insolita voglia di vedere il dottor Tomphson.
Louis era un bel nome, pensò.
- Cady. Non ti aspettavo così presto... - sussurrò imbarazzato il dottore dal citofono.
- Vuole che me ne vada?
- No, no. Certo che no.
Cady rimase in ascolto.
Un fruscìo leggero faceva da rumore di sottofondo. Dormiva nudo e si stava vestendo?
O forse... C'era qualcuno con lui...
- Vado a farmi un giro, Tomphson. Torno tra una decina di minuti. - disse.
Tomphson non replicò.
Lei si allontanò dalla facciata principale del palazzo e si appostò dietro un albero stretto. Si mise di profilo e sporse leggermente la testa, per dare modo agli occhi di spiare.
- Sbrigati, Elena!
Era la voce di Tomphson probabilmente.
Chi era Elena?
Una Mini rossa con il tettuccio grigio metallizzato lasciò poco dopo il parcheggio, portandosi via la misteriosa Elena.
Da quel poco che aveva potuto vedere, era una donna alta, con lunghi capelli biondi e snella, ma con le curve.
Qualche minuto più tardi, Cady tornò davanti al palazzo del dottore, e risuonò il campanello.
Tomphson non usò il citofono, si limitò ad aprire.
- Cady, come mai oggi avevi tanta voglia di venire?
La ragazza pensò con disgusto alla scena che poteva aver interrotto.
Lei non lo faceva da quando aveva rotto con Jack. E questa era solo una fonte di tristezza.
- Chi è Elena? - chiese lei di getto.
Il dottor Tomphson rimase di sasso.
- Esiste il concetto di privacy, cara. Lo conosci?
- No. - rispose lei sorridendo con falsa innocenza.
Lui strinse gli occhi a fessura e cercò di farle capire che disapprovava.
Lei, imperterrita, fingeva ignoranza e continuava a sostenere sé stessa così com'era.
- Sorvoliamo. Per oggi. Parlami piuttosto del motivo per cui sei qui.
Gli occhi azzurri del giovane dottore si fecero seri, esprimendo una certa professionalità.
- Io... Uhm...
- Non lo sai ancora. Va bene. Cady, voglio che ti sia chiara una cosa: poiché io non conosco bene la tua vita privata e le circostanze in cui vivi non mi permettono di agire direttamente, tutto quello che mi dici non può avere per me alcun vantaggio. Quindi va solo a beneficio tuo sfogarti e parlare liberamente senza pensare che io sia un professore che ti sta interrogando. Io non ti voglio dare alcun voto: voglio che tu stessa migliori la tua concezione di te e che non smetta mai di credere nel cambiamento. - spiegò Tomphson.
Cady capiva. Ma era difficile trasformare la conoscenza in abilità.
- Mi sento triste. - mormorò poi.
Era una frase che aveva pensato spesso ultimamente. E trovava liberatorio poterlo finalmente dire.
- Sai perché ti senti triste?
- No.
- Sei sicura?
- Forse.
- Cosa ti fa dubitare?
Cady alzò gli occhi su di lui, una miscela di pensieri ed emozioni diverse.
- È importante. Dimmelo.
- Jake.
- Posso sapere chi è?
- Io voglio sapere chi è Elena.
- Smettila. Dimmi chi è Jake. - sbuffò il dottore.
- Solo se lei mi dice chi è Elena.
Il dottore la fissò, allarmato.
Perse il filo del discorso nelle screziature azzurrine delle sue iridi chiare.
Poi guardò le labbra prorompenti. Osservò il loro movimento mentre dicevano "Ora."
Si morse la parte del polpastrello del pollice che rimaneva scoperta dell'unghia corta. Morse forte.
Voleva risvegliare il senso del dolore per volgere l'attenzione altrove.
- È una donna che frequento. - tagliò corto.
Cady annuì. Era capace di carpire tutte le informazioni che la interessavano da quelle poche parole.
- Jake è l'ultimo ragazzo con cui ho troncato.
Tomphson tirò un sospiro di sollievo mentalmente per aver evitato di andare oltre con l'argomento di Elena.
- È stato importante per te?
- Abbastanza.
- Quanto?
- Tanto da perderci le notti insieme e poi scoprire che era solo questione di corpo e istinto disgustosamente animale.
Tomphson cominciava a faticare a svolgere il suo lavoro. Non era abituato a ricevere spesso ragazze così giovani e complesse... In un certo senso anche affaniscanti.
- E questo ti suscita dubbi su quale piano logico?
- Forse non sono in grado di farmi amare. Perché non poteva amarmi come amava baciarmi e possedermi?
Tomphson rimase un po' spiazzato. Non si aspettava tanto mistero e tanta schiettezza allo stesso tempo.
- Forse sono nata con concentrazioni fallate di gentilezza e amabilità. Mi dica qualcosa lei.
- Sono convinto che ognuno sia una miscela perfetta di ogni elemento necessario. E sono altrettanto convinto che non conosci bene la concentrazione che hai di ogni elemento. È un po' come la chimica: miscele di sostanze perfette, composte da elementi che reagiscono bene solo con certi elementi. Se non hai tanta gentilezza, potresti avere tanta intelligenza. Se non hai tanta amabilità, potresti aver bisogno di amore esterno per compensare la tua mancanza.
- Lei ha studiato chimica?
- Questo non c'entra.
- Risponda.
- No. E comunque qui le domande le faccio io.
- Si vede. Il suo ragionamento fa schifo. Non si capisce un cazzo.
- Non osare. Sono qui per aiutarti, Cady. Insultarmi non porterà a nulla di buono. - replicò Tomphson minaccioso.
- Si calmi... Louis? Si chiama Louis vero?
Cady cercò di sdrammatizzare. Ad aiutarla fu però la spontaneità che dimostrava e il sorriso ammaliante e non le parole che diceva.
- Mmh.
- Quindi... Miscele?
- Miscela.
- Miscela... Okay.
- Miscela perfetta. - aggiunse sottovoce.
Cady non udì, perché ripensava al discorso senza senso del dottore.
O forse pensava più a una certa Elena... Con una venatura leggermente da stalker.
Avrebbe scoperto chi era esattamente questa Elena. E stavolta avrebbe dovuto fare da sola.
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