Liar
Come qualche poeta, di cui Cady non ricordava il nome, aveva detto, il sabato era l'attesa gioiosa prima della deludente tristezza domenicale.
Lei era intenzionata a sfruttare a pieno quell'attimo di speranza e di godersi tutti i sabati sera della sua gioventù. D'altronde, quel bel vestitino nero dalla lunghezza ambigua non avrebbe potuto metterlo a quarant'anni: perché perdere tempo?
Agguantò le scarpe alte, sistemò i capelli lunghi e lisci davanti alle spalle, ad attraversare il contorno del busto, e passò un velo di rossetto opaco sulle labbra come tocco finale.
Erano le dieci. Probabilmente erano già tutti al locale.
- Cady, è tardi! Muoviti! - gridò sua madre dal pianterreno.
- Senza fretta, è sempre meglio un lieve ritardo. - sorrise Cady, mentre scendeva le scale.
La madre scosse la testa, poi uscirono di casa insieme e salirono in macchina.
- Dove hai detto che abita Ced?
- Seth, mamma, Seth. Non è difficile. - la corresse Cady
- Va bene, ma dove abita? - la liquidò la donna senza nemmeno ascoltare.
- Prendi la prima a destra qui, poi dritto fino al semaforo e a sinistra. Lì dovremmo vedere qualcosa come un casinò dall'insegna lampeggiante e proseguire dritto in quella direzione. Seth abita appena di fianco a quella che dovrebbe essere una panetteria con le tendine rosse. - spiegò Cady, leggendo sul foglietto che aveva scritto.
- Ma non aveva una macchina Ced? - chiese ancora la signora Wharton.
- Seth! Cristo. La sua macchina ha avuto un problema ed è ancora dal meccanico. Dovrebbe ritirarla martedì.
- Okay. Uh, ecco il casinò!
***
Il locale era pieno di gente. Come Cady si aspettava, molti erano perfetti sconosciuti. Perfetti, perché quello che aveva bisogno quella sera era proprio l'aria di festa e la confusione della gente.
- Non bere troppo stasera. - le disse Seth.
- Ah no? E perché?
- Voglio che tu sia consapevole di quello che fai. - le sorrise.
- E sentiamo... Cosa potrei fare? - gli accarezzò il collo facendo scorrere piano le unghie sulla pelle.
- Non mi provocare. - rise lui.
Cady lo prese per mano e lo trascinò a ballare con sé.
Posizionò le sue mani sulle spalle larghe di Seth e rimase vicina a lui, inebriata dalla sua presenza. Non voleva staccarsi per nessun motivo.
Una biondina cominciò presto ad adocchiare Seth, facendo innervosire Cady.
Le lanciò un'occhiata inceneritrice.
Non servì: la biondina continuò a tenere lo sguardo fisso, accompagnato da qualche vago gesto invitante rivolto a Seth.
Cady si sforzò di mantenere la calma.
Incapace di essere indifferente, poiché le sembrava una grossa presa per il culo, con nonchalance si staccò da Seth e gli disse che sarebbe andata a prendere un drink.
La biondina era con una sua amica e aveva appena posato il bicchiere vuoto sul tavolo.
Cady pizzicò il braccio del tizio di fianco a lei e si beccò una leggera gomitata sul fianco. Questo però riuscì a darle la scusa di gettare il drink addosso alla biondina.
- Scusami! - esclamò.
La biondina la incenerì con lo sguardo.
- Tu. Lo sai quanto costa questo vestito?! È un Versace! - strillò.
- Sono davvero mortificata! Oh, mi dispiace così tanto!
Un istante di occhiate omicide.
- Scolla gli occhi dal mio ragazzo o ti scollo i capelli dalla testa, chiaro? - sibilò Cady a denti stretti.
- Scordatelo tesoro. - replicò la biondina.
Cady le si avvicinò, sovrastandola.
- Osa disobbedire e vedi quanti Versace ti rovino. - le strappò una ciocca di capelli con forza - Adesso sparisci, e ricordati che chi comanda qui sono io. Troia.
La biondina quasi pianse dal dolore alla nuca, dove era stata ferita dallo strappo, e si dileguò in fretta, umiliata e sconfitta.
Nel silenzio della scena, l'unico spettatore era stato Seth, lo stesso oggetto della lite. Nessun altro aveva notato il mormorio ostile in mezzo al baccano della festa.
The party must go on, giusto?
- E così sono il tuo ragazzo... - sorrise Seth, abbracciandola da dietro.
Appoggiò il mento sulla sua spalla e le lasciò un bacio sul collo.
Cady si fece cullare, dai baci di Seth e dalla musica. Bevve mezzo bicchiere di un drink dal colore scuro e riprese a ballare con Seth.
Un bel po' di tempo dopo, andò a cercare un bagno.
Si fece largo tra i corpi sudati, buona parte miseramente coperti da abiti che rasentavano la volgarità, a differenza del suo che restava grazioso e pur sempre decente, nonostante la lunghezza.
Le luci colorate la disorientavano e la massa di gente in movimento la sballottava un po' a destra e un po' a sinistra, tanto che rischiò di non sapere più dove stava andando.
Un paio di mani sui suoi glutei la fecero fermare e girare di scatto.
- Ma che cazzo fai? - esclamò, infuriata, al ragazzo gigante di fronte a lei con lo sguardo languido.
- Ehi bellissima...
- Non toccarla ti spezzo l'osso del collo. - tuonò Seth, dietro di lui.
Il tipo rise.
- Tu, insignificante moscerino, vorresti spezzarmi l'osso del collo? Ma per favore! - sghignazzò.
- È la mia ragazza e tu n...
Cady tirò un calcio in mezzo alle gambe del tizio.
- Oggi hai grinta, eh? - disse Seth.
Lei sorrise, mentre il tizio gemeva piegato in due.
Oltrepassato un altro mezzo maniaco, riuscirono ad arrivare ai bagni.
- Che razza di gente c'è a questa festa? - fece Seth.
- Lascia perdere.
Entrata nel bagno delle ragazze, Cady rimase sconvolta più di prima.
Una bionda si stava slinguazzando con Jake contro la parete.
Cady si avvicinò.
- Jake, tu e la tua zoccola potreste anche prendervi una camera. - lo rimproverò.
Lui diede tregua alle sue labbra e si voltò verso di lei, al che Cady poté riconoscere il viso della "zoccola".
Fu senza parole.
L'abito rosso ampiamente scollato era leggermente scostato laddove Jake aveva messo la mano, ovvero su un seno.
- Copriti, va'. - disse Cady disgustata.
Lei si coprì di scatto, più rossa del suo vestito per l'imbarazzo.
- Cady...
- No, Cady niente. Cady adesso se ne va, vi lascia continuare e domani deciderà se farvi parlare o meno. Per stasera mi avete fatto schifo abbastanza.
Jake, osservandola andare via, si maledisse per aver ceduto alle moine di Nina. Ma che cosa gli era saltato in testa? E soprattutto, dove aveva la testa in quel momento?
Si morse la lingua per non urlare, poi andò via lasciando Nina sola a sé stessa.
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