Capitolo 15
" 11/04/2014
Mi alzai presto la mattina. Mi vestii bene e aspettai il bus. Era in ritardo, così mi sembrava, in realtà ero io troppo in anticipo, ma non m'importava, potevo aspettare ancora dieci minuti prima di vederla,no!? No... non ce la posso fare. Mi sarei messo a correre solo per arrivare prima, anzi, solo per partire prima. Ma un po' di buonsenso mi era rimasto e aspettai i rimanenti dieci minuti a pensare come poteva essere Kicca dopo tutti questi giorni. Sarà cambiata? Non credo. Le avranno fatto del male? Credo. Tanto male? Credo. Almeno è viva! Ma mi riconoscerà? Probabile. Lo spero. Per favore.
Arrivò l'autobus e dopo un quarto d'ora riuscii ad oltrepassare la porta d'ingresso dell'ospedale. Mi misi a correre per i corridoi, schivando carrelli, infermiere e bambini che correvano tra i piedi. Arrivai davanti alla stanza 13 al terzo piano, stavo per entrare quando uscì la madre di Kicca. Subito le chiesi – Posso entrare?- lei mi fece cenno di sì e rimasi solo nella stanza.
Iniziai ad osservarla dalla soglia della porta, dopo tutto quel tempo la vidi, bella come sempre, dormiva, respirava. Mi avvicinai di più e la vidi meglio, aveva un gesso al braccio, era attaccata a due flebo, una per braccio e con le cannule nel naso. Il viso era pieno di lividi e la parte di gambe che non erano coperte dalla camicia da notte vidi che era piena di tagli e lividi. Era proprio messa male. L'avevano toccata e sfigurata. Non si muoveva e guardandola meglio, non so se ce l'avrebbe fatta. Kicca mia, ma come ti hanno ridotta? Hanno rovinato il fiore che era e l'hanno distrutta.
Rimasi lì tutta la notte.
Ad un tratto, verso le tre e mezzo, lei si mosse leggermente, la sua mano si posò sulla mia. Poi sussurrò qualcosa -Aiuto...- mi avvicinai con l'orecchio alla sua bocca. -Loro, picchiata...- riprese fiato e ancora più mormorato di prima continuò – toccata, imprigionata, tortu... - smise con un attacco di tosse. Ma io avevo capito tutto. Lei si mise a piangere in silenzio e io piansi con lei. Ora non mi sarei staccato da lei, le sarei rimasto accanto e non l'avrei protetta e non le sarebbe mai più capitato nulla di simile."
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