Capitolo 14
Sospiro. Tutti sono in silenzio. Nessuno parla. Tanto non c'è niente da dire. Lo so, e lo sanno pure loro.
<< Ora il nostro amico ci racconta una cosa, una cosa terribile. Hanno rapito Kicca, non ci spiega perché, come, dove. Ci dice solo che l'hanno rapita e che dopo trentasei giorni l'hanno ritrovata. Se ci pensate sono moltissimi tutti questi giorni. Sappiamo che è viva, ma in gravi condizioni. L'amico è contento, ma quanto lo potrà essere lei?>> tutti mi guardano, come pietrificati, e io li riguardo a mia volta e annuisco come per dare ragione ai loro pensieri che ho capito chiaramente.
<<Kicca è all'ospedale, l'hanno ricoverata d'urgenza e stanno aspettando che si riprenda per sottoporla a qualche domanda e farle fare una cura con una psicologa. Aspettano con impazienza che lei riprenda conoscenza perché è in uno stato di dormi-veglia e non è in grado di rispondere a domande, forse neanche a muoversi e ad alzarsi. Comunque, quello che il nostro amico non sa è che è stata proprio lei a chiedere, con un filo di voce, di farlo venire.>>
Il pubblico non ha proferito parola da quando avevo iniziato a parlare, e ciò è molto bello perché questa storia deve entrare in quelle piccole teste che sono rivolte verso di me, e lì deve stare. Questa è la vita.
<<Ora vi leggerò sempre le pagine di diario del nostro amico, perché è l'unico che è stato vicino a Kicca e ha scritto cosa era successo. >>
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