Appena inizio a salire gli scalini che mi dividono dal palco il silenzio cade pesante sull'intero Auditorium, l'unico rumore che lo rompe è il suono veloce e secco dei miei tacchi che battono sul pavimento. Ho un compito importante... devo raccontare una storia, che molto probabilmente segnerà un solco profondo nei cuori di tutta quella gente che mi sta guardando.

Il mio cuore batte all'impazzata e ho paura che le persone sedute nelle prime file lo sentano. Non posso negare che provo molta ansia ora, su questo palco, davanti a tutta quella gente che mi guarda; non sono mai stata una persona carismatica o che sa attirare l'attenzione su di se, ma d'altronde questo è il compito della storia che andrò a raccontare.

Mi metto al centro del palco e posiziono il microfono in modo che posso parlare bene.

<<Buongiorno a tutti.>> dico con voce tremante dall'emozione.

<<Buongiorno>> risponde inaspettatamente quasi tutto l'Auditorium.

<<Spero che sappiate perché sono qui>> lascio la frase in sospeso studiando le facce delle persone che ho davanti ai miei occhi. Sembrano interessati, in attesa che io parli. Ci sono bambini, anziani, famiglie, dottori in camice, avvocati in giacca e cravatta, studenti... tutti già pronti per ciò che evidentemente dovranno fare dopo il mio discorso.

<<Sono qui per raccontarvi una storia>> dico dopo qualche secondo di "suspance".

<<Una storia che molto probabilmente vi cambierà la vita, o semplicemente un suo aspetto; di questo non ne sono sicura, ma so che vi rimarrà dentro, mi raccomando di una cosa: non dimenticatevi mai di questo racconto, tramandatelo di generazione in generazione perché non deve essere perso.>> aggiungo con orgoglio, anche se so che molta gente mi sta osservando e sta pensando se in qualche modo la donna che hanno davanti h" a qualche problema mentale. Ma non sono io che ho dei problemi, la storia della gente che gli andrò a raccontare ce li ha, problemi pericolosi che hanno rovinato una vita.

Prendo i fogli che ho sotto braccio, con mani sudate e inizio a leggere.