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1 - Cadere

Deidra

Il termine inglese fall in love letteralmente significa "cadere in amore".

Io non voglio cadere in amore.

Solo le persone fragili cadono, scivolano e cadono in amore. Se, in qualche modo, riuscivano a stare in piedi, non saranno in grado di farlo per sempre... incontrano qualcuno e si perdono.

Saranno sempre pronte a cadere e a strisciare, non hanno spina dorsale che permette di stare in piedi, non hanno l'integrità che permette loro di stare da sole.

Una persona forte possiede la totalità per essere sola e quando una persona forte dà amore, lo dà senza vincoli: semplicemente dona.

Quando due persone forti sono in amore accade uno dei controsensi della vita più belli: sono insieme ma tremendamente sole; sono insieme al punto di completarsi ed essere quasi una sola persona. Ma la loro unione non distrugge la loro singolarità, anzi l'aumenta.

Due persone forti in amore si aiutano a vicenda per diventare più libere, senza morali, né astuzia, né tentativi di dominare. Come si domina la persona che ami?

Il dominio ha a che fare con l'odio, con la rabbia, con il rancore.

Vorresti vedere la persona che ami libera.
Non vuoi dominarla, vuoi che sia libera.

Quando due persone forti sono in amore accade un controsenso: persone simili sono insieme a tal punto di essere quasi uno, ma il quell'unità sono ancora individui. Le loro singolarità non sono eliminate, si sono rafforzate.

La libertà ci arricchisce.

Le persone fragili che cadono in amore distruggono individualmente la loro libertà.

Le persone forti in amore si aiutano a essere libere; si aiutano a distruggere ogni legame.

E quando l'amore scorre nella libertà c'è bellezza, quando l'amore scorre nella dipendenza c'è squallore.

La libertà è un valore più alto dell'amore. Se l'amore distrugge la libertà non ha alcun valore.

L'amore può essere lasciato cadere; la libertà deve essere salvata; è un valore più elevato.

Io non voglio cadere in amore.

Mio padre e io non ci siamo parlati per tanto tempo. Da tanti anni a questa parte.

Non abbiamo più avuto momenti nostri. Non c'è stato nessun momento. Nessun "ti voglio bene", nessun abbraccio, niente. A malapena ci guardavamo. Io ignoravo lui e lui faceva finta di non avere una figlia. Solo finché non è arrivato il giorno in cui ho impugnato la pistola al suo petto. Feci la stessa cosa con sua moglie.

In quel momento mi trovavo dall'altra parte del mondo perché essere Deidra Stuart, ed essere la figlia scomparsa con un miliardo di dollari dal patrimonio del padre morto non era di buon occhio alle autorità e agli uomini ancora devoti a mio padre.

«Deidra, un appuntamento per te. Un certo Asher White tra dieci minuti».

Capelli rosso fuoco, long bob, un vestitino attillato di jeans, una giacca di pelle, collant neri strappati, un paio di Converse bianche e una voce squillante mi disse che tra poco il mio cliente avrebbe varcato la soglia del "Not only tattoos" di River.

Io ero seduta al salottino del negozio pieno di poster di tatuaggi e piercing, leggevo giusto una rivista di moda quando il campanellino posto sopra la porta suonò.

Mi alzai di scatto.

«Sei quello del corpo di donna, senza volto e con solo un ala. La sinistra, giusto?» Lui annuì.

«Dove abbiamo deciso?» Lo scrutai. Giacca, camicia, pantaloni neri, tutto elegante, poi c'erano le scarpe: un paio di anfibi scuri.

Tutto di lui mi urlava "mostro, mostro, sei un mostro!"

«Non lo abbiamo ancora fatto». Mi guardò imperscrutabile.

«Trix?» Voltai il capo verso di lei. Era dietro il bancone: con il polso teneva su il capo, con l'altra mano sfogliava i disegni di River. Tra quei due prima o poi sarebbe nato qualcosa.

«Lo deciderete nel tuo studio, Deidra». Lo disse alzando gli occhi al cielo, talmente era ovvio.

«'Fanculo T.»

Lei mi mandò un bacio svogliato.

«Allora. Hai idea di dove voler permanentemente la tua donna nuda?» Il mio cliente rise piano, la sua risata era profonda.

Camminammo poco, e lui non aveva saputo darmi una risposta prima che io potessi aprire la tenda e far vedere il mio studio con lettino nero, vari aghi e gli inchiostri adatti.

Lui si tolse la giacca e sbottonò la camicia con un mezzo sorriso, mentre mi osservava.

«Sul fianco destro, Deidra».

Conosceva il mio nome. M'irrigidii. Poi mi ricordai di avere la targhetta da dipendente sul maglione e mi tranquillizzai. Feci un sorriso, mi spostai la frangia dagli occhi e velocemente misi a posto il mio bun. Lui mi osservava.

«È un ottimo posto. La vuoi tutta nera, immagino. Ah! Hai portato il disegno?»

«Solo il contorno, propio come è disegnata». Mi porse il foglio, le nostre dita si toccarono e lui alzò il capo, io tenni gli occhi bassi nonostante avessi sentito una scarica elettrica farmi venire la pelle d'oca sotto il maglione.

«Accomodati io torno tra un istante con la carta stancil». Presi il foglio e scappai dal mio studio con i miei stivali con il tacco.

«Trix, Trix», sibilai.

«Che c'è?» Sbucò da sotto il bancone con la paletta.

«Devi venire con me. Non ce la faccio con quell'uomo da sola», piagnucolai.

«Forse quel White ha bussato al tuo lurido cuore. Ma che dico! Tu non ne hai uno. Io me ne sto in disparte».

«Oh non fare la stronza! Ci vorranno tre ore per quel tatuaggio Trix».

«Niente da fare».

«Stronza ingrata».

E me ne andai non davvero arrabbiata con lei ma tremendamente spaventata da quell'uomo, non perché fosse cattivo, ma perché non volevo cadere.

Tornai con lo stancil e insieme decidemmo in che punto appoggiarlo.

«Esatto, lì va bene». Io annuii.

«Togli pure la camicia del tutto e sdraiati a pancia in su sul lettino».

Lui fece come gli avevo detto, io nel frattempo preparavo l'ago perché le linee erano a tratti fine.

Erano passate due ore e trenta in silenzio, tranne per il ronzio dell'ago e per me che chiedevo se andasse tutto bene, visto che non lo sentivo fiatare.

«Deidra è arrivato River», sbucò dalla tenda nera, Trix.

«Sì, devo parlargli. Puoi chiedere se può passare?»

Lei mi ignorò.

«Non sono la tua puttana, Deidra». Lo sentii urlare dal salotto, io sorrisi.

«Cazzo, che meraviglia!» Trix si mise le mani sui fianchi e si sporse per vedere meglio.

«È un suo disegno», spiegai.

«Cosa avete detto? Il cliente disegna?» River sbucò dietro la mia collega.

«Sì. Scarabocchio qualcosa nel tempo libero. Piacere comunque, sono Asher White. Mi alzerei in altre circostanze».

«So chi sei, ragazzo». I due si strinsero la mano.

«Sei assunto».

«Cosa?» Scattai.

«No, li faccio saltuariamente e ho già un lavoro». Spiegò.

«Non me ne importa un accidente, sei assunto. Cento dollari a disegno decente».

«Prende più di me, se fa più di sette disegni a settimana, River!» Dissi frustata.

«Qualcosa non va, ragazzina?» Gli occhi di ghiaccio si voltarono verso di me e in quel momento lo odiai tanto.

«Cosa te lo fa pensare?» Risposi a denti stretti. Poi continuai il mio - cioè il suo - disegno.

Tutti erano usciti dal mio studio. Trix mi aveva sorriso ed era corsa dietro River. Dietro l'affascinante e strafottente River. Odiavo anche lui.

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