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primo capitolo


Come al solito sono in ritardo per la lezione.

Cerco con tutte le forze di correre verso la fermata, quando inciampo e cado a terra e con me tutto lo zaino, che si apre tirando fuori tutto il materiale scolastico.

Decido di rimanere a terra, troppo imbarazzata per le persone che mi stanno guardando

-Che giornata di merda!- dico con la faccia spiaccicata al suolo

-Stai bene?!- sento una voce dietro di me e inizio ad imprecare sperando che se ne vada, ma lo vedo afferrare il mio quaderno per gli appunti.

Mi alzo e raccolgo le cose mettendole nello zaino, senza alzare lo sguardo verso il ragazzo che mi sta aiutando

-Allora! Stai bene!?- dice , passandomi l'astuccio

-Si! Benissimo grazie!- afferro l'astuccio e lo ripongo nello zaino.

Sento l'autobus arrivare, mi alzo in tutta fretta voltandomi verso il veicolo e parto di corsa senza guardare davanti, quando vado a sbattere sul petto del tizio, lo sento ridere, una risata come quella dei bambini

-Certo che sei proprio buffa!- alzo il capo e incontro due occhi luminosi come le stelle.

Sono passati dieci anni da quando l'ho incontrato per la prima volta, da quel giorno non ci siamo più separati!

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Scendo dal letto, mi stropiccio gli occhi e mi dirigo in bagno per una doccia veloce.

Oggi è il mio primo giorno di lavoro!

Ho studiato alberghiero, con la speranza che un giorno avrei aperto un ristorante tutto mio, ma a distanza di anni questo sogno sta diventando sempre più difficile, quindi mi accontento di lavorare per qualcun altro.

Infilo i miei amati pantaloni neri e una maglia bianca, abbinata alla giacca, le mie vans, afferro le chiavi ed esco di casa.

Stavo per chiudere la porta, quando sento una voce molto alta farmi sussultare

-Buongiorno scricciolo!!-

-Sei impazzito?! Non urlare!- ribatto e lo vedo avvicinarsi e stringermi forte al suo corpo

-Jimin!! Mi stai strozzando! Lasciami!- dico, cercando di dimenarmi.

Ricordo che quando eravamo ragazzi e lui si avvicinava per abbracciarmi, con facilità riuscivo a sciogliere la sua presa, ma ora che è un uomo i suoi muscoli sono dannatamente cresciuti, impedendomi di reagire.

-Fatti guardare! Stai benissimo!- dice e faccio una piroletta per farmi riempire di complimenti

-Adesso devo andare!- dico scendendo la miriade di gradini che portano alla mia macchina

-Ti chiamo più tardi!- dice, continuando ad urlare, gli faccio cenno con le mani.

Arrivo al ristorante e parcheggio l'auto al posto riservato ai dipendenti, scendo dall'auto e mi precipito al suo interno.

Rimango sbalordita dalla bellezza del locale, composto da due piani; tavole ben imbandite, con tovaglie bianche e piatti in porcellana estremamente lucidi, bicchieri ben posizionati.

Abbasso il capo, affascinata da un marmo bianco laccato, un lampadario in cristallo che fa da padrone al centro della sala, tutto estremamente raffinato

-Signorina Lisa!?- mi volto verso quella voce che mi chiama e vedo un ragazzo vestito di tutto punto, con camicia bianca ben stirata e pantaloni neri.

....suppongo il cameriere!

-Si! Sono io!- lo vedo avvicinarsi e gli sorrido

-Lo Chef la sta aspettando!- e si volta facendomi strada.

Ci avviamo verso la cucina, sento già il profumo che esce dalla porta. Una ragazza dai capelli raccolti e vestita molto elegante è seduta alla cassa, intenta a prendere le prenotazioni.

La porta si spalanca, mostrandomi una cucina molto ampia, con grandi celle frigorifere, banchi da lavoro in acciaio per le portate e tanti fornelli enormi.

I cuochi sono intenti a cucinare, mentre gli passo dietro le spalle cercando di non urtarli, chino il capo per salutarli

-Chef Min! La commis-chef è arrivata!- vedo di spalle un ragazzo dai capelli rossi mogano, vestito con la divisa da cuoco, di un bianco splendente, intento a spadellare le verdure su di una grande padella in acciaio, si volta lasciandomi senza fiato

-Sei in ritardo!- dice, squadrandomi dalla testa ai piedi, non riesco a ribattere,

.....ma poi perchè mi sta dando del tu!?

-No! Ecco io..- il suo sguardo si fa duro e percepisco alcuni cuochi voltarsi per guardarmi.

Il ragazzo cameriere si accosta leggermente verso di me sussurrando

-Qui nessuno gli risponde! Quindi annuisci, chiedi perdono e abbassa il capo!- dice; lo guardo scioccata

-Jin! Fagli vedere dove sono gli spogliatoi e dagli la divisa, sperando che ci sia una adatta a lei!!- dice, per poi voltarsi e tornare a spadellare.

Ci avviamo al piano di sopra dove ci sono gli spogliatoi

-E' sempre così gentile!?- dico al moro accanto a me, lo sento ridere

-E' fatto così! Ma sa il fatto suo!- ribatte aprendo la porta

-Questo è il tuo cambio!- dice, porgendomi la busta con la divisa ben piegata e stirata

-Io sono Jin!- dice

-Lisa! Ma già lo sapevi!- sbottiamo a ridere

-Ti lascio cambiare e buona fortuna!!- dice, stringendo un pugno davanti al suo bel faccino, annuisco.

Entro in cucina e mi fermo , non sapendo cosa devo fare

-Vieni con me!- una voce roca dietro le mie spalle mi fa sussultare

-Si! Chef Min!- lo seguo fino ad arrivare davanti ad un grande lavabo

-Cipolle, patate e aglio!! Tutto spellato e messo negli appositi contenitori!- dice, indicando dove sono

.....ecco lo sapevo! Dopo anni che pelavo, credevo sarei passata a fare altro!!

-Ecco Chef..io credevo che avrei...- non mi fa terminare la frase

-Di cucinare?? Prima di vederti davanti ai miei fornelli dovrai morirci a spellare le cipolle! Quando vedrò le tue mani gonfie e gli occhi altrettanto gonfi, allora potrai iniziare a cucinare!- dice, con un tono molto duro

-Muoviti!- dice urlando, facendomi scattare nel prendere il coltello.

Afferro la cipolla, iniziando a imprecargli contro.

Asciugo i miei occhi con il bordo della divisa

-Ultima cipolla!!- dico guardandola, mentre una lacrima mi riga il volto, mi volto a guardare la miriade di patate e aglio, ben sistemato nei contenitori.

Percepisco una presenza alle mie spalle, poggio la cipolla e mi volto.

Lo vedo appoggiarsi al tavolo in acciaio con le braccia incrociate, che guarda con un sopracciglio alzato il mio lavoro

-Quello lo chiami sbucciare!- dice, si avvicina e prende lo scarto sul tavolo

-Le cipolle vanno capate a filo! Io le pago, nessuno mi regala nulla!!- dice per poi prendere un'altro cesto dietro di me e sbatterlo sul tavolo

-Ci sono anche queste! E vedi di farle alla perfezione!!- si volta per poi sparire tra i cuochi, che ridono guardandomi.

Vedo i cuochi andarsene uno ad uno e mi rendo conto di essere rimasta da sola.

Poggio l'ultima patata, quando lo vedo entrare nella cucina.

E' senza divisa e per un'attimo ho dovuto assottigliare gli occhi, non riconoscendolo.

Indossa un paio di jeans chiari e una camicia bianca leggermente sbottonata sul davanti, con le maniche arrotolate fino ai polsi, sento l'ansia trascorrermi addosso, man mano che si avvicina

-Le ho pelate alla perfezione!- dico, cercando di incoraggiare me stessa, lo vedo scuotere la testa

-Se non fosse che voglio tornare a casa ti avrei tenuta tutta la notte chiusa qui dentro!- dice guardandomi con il solito sguardo duro

-Ho fatto del mio meglio Chef!- ribatto, tenendo il volto basso

-Qui nessuno si permette di rispondermi!- dice

-Se voglio replicare lo faccio Chef!- dico, cercando di mantenere rispetto; lo sento sbuffare pesantemente

-Vatti a cambiare!- dice, mi inchino e sparisco dalla sua visuale, sento il cuore pomparmi dentro. Cristo ha uno sguardo che ti uccide!

Lo vedo aspettarmi fuori

-Buona notte Chef!- gli dico e lo vedo annuire, mi avvio alla mia macchina, pronta per tornare a casa.

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